GLI EBREI A SORAGNA: LE PRIME TESTIMONIANZE NEL 1500

Quando Parma passò sotto il dominio pontificio, per una bolla di Papa Paolo IV, fu impedito agli stessi ebrei di vivere in mezzo alla popolazione cristiana della città; di qui il loro allontanamento dalla capitale e ed il conseguente formarsi di nuove comunità ebraiche in diversi paesi della provincia, tra cui nel feudo dei marchesi Lupi di Soragna. E’ infatti del 1547 uno dei primi documenti che accennano ad un Giuseppe Foà di religione ebraica che in paese gestiva “un banco feneratizio” per il prestito di denaro ad interesse e su pegno di preziosi e di mercanzie di pregiata qualità. Il grdario dei feudatari di Soragna ci ha tramandato le varie concessioni fatte agli ebrei per la gestione di banchi di pegno, autorizzanti il prestito a tasso d’interesse del 15 per cento, che saliva al 18 per cento se avveniva senza pegno, da utilizzare per esigenze familiari o per spese belliche, o per assoldare milizie, o per corrompere emissari e nemici, raggiungendo così il fine desiderato per la politica del momento. La stessa marchesa di Soragna Isabella Pallavicino si servì più volte di queste istituzioni finanziarie per spese di lusso, per feste e viaggi, per arredare la Rocca e chiamare a corte artisti artisti e personaggi importanti, non esitando ad impegnare i suoi gioielli, prezioso vasellame e stoffe finissime. Fonte: Testo di Bruno Colombi (Cara Val Stirone 2012, Gli ebrei a Soragna, pag.78) Foto: Skuola.net