L'arrivo di una nuova epidemia: Il Colera a Soragna.

Nel corso dell'Ottocento, neanche Soragna fu risparmiata dall'epidemia di Colera che aveva colpito l'Europa. In paese si allestì un ospedale atto a ricoverare i colpiti da tale morbo e l'iniziativa fu resa possibile grazie alle offerte del popolo che aveva donato letti, indumenti, granaglie e alimenti vari. Dodici invece furono i morti in ospedale più tre che morirono presso il proprio domicilio. A tale somma tragica si aggiunsero altri quattro morti presso Carzeto, tre a Diolo mentre Castellina non ebbe nessun morto. Una figura che merita di essere ricordats in relazione a tale tragico periodo fu quella di Don Luigi Violi, curato di Soragna; da quanto viene riportato, fu un grande sostegno al popolo e agli ammalati: "... con esemplare coraggio e con vero amore di carità, avvicinò in ogni ora e e in ogni tempo gli infermi cholerosi, confortando questi con parole di sollievo: ed ai moribondi compresi da tal morbo, amministrava in tempo utile i Santissimi Sacramenti, per cui nessuno morì senza i cinforti della nostra Santa Religione perloché fu di pubblica e vera soddisfazione". Altra figura che merita di essere ricordata per il suo contributo al paese durante l'epidemia di Colera è quella di Don Scardovi, che si era anche lui prodigato al sostegno della comunità soragnese colpita, visitando gli stabilimenti in cui risiedevano i colerosi per dare loro conforto e dare l'unzione ai moribondi che spesso richiedevano la sua presenza. Verso la fine dell'anno, l'epidemia cessò e la chiesa volle commemorare tutte quelle vite che il colera si era portato via; una solenne funzione di "rendimento grazie a Dio per aver preservato i più dell'orribile flagello del cholera" e il discorso fu tenuto "da scelto oratore" e canti della "Filarmonica di Soragna". Fonte: "Soragna, feudo e comune" di Bruno Colombi. Dipinto "Bambino malato" di Arturo Michelena (1886)