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Provincia di AOSTA

Capoluogo: Aosta

Scheda

 
Stemma della provincia Aosta
   

Provincia di Aosta - Ambiti

DEFINIZIONE Dal punto di vista della distribuzione delle masse orografiche e dell'idrografia l'assetto della circoscrizione si presenta alquanto regolare e simmetrico: una lunga valle trasversale, percorsa dal fiume Dora Baltea, solca la parte mediana del territorio provinciale e numerose valli laterali con andamento pressoché longitudinale si innestano a pettine su questo bacino idrografico. La valle centrale costituisce un ambito ben definito, le cui peculiarità risultano immediatamente evidenti anche ad un'analisi superficiale: basta pensare alla sua funzione di corridoio naturale per le comunicazioni transalpine e al fatto non secondario che, con l'ampia conca di Aosta e con quella più piccola di Châtillon, costituisce l'unica parte della circoscrizione che morfologicamente si presti all'impianto di stabilimenti industriali di un certo rilievo. Le valli laterali, invece, rappresentano vere e proprie cellule montane indipendenti, separate le une dalle altre da creste che a volte superano i 3.000 metri ma che non hanno mai costituito un serio ostacolo alle relazioni grazie a una fitta rete di sentieri. Pur in regime di scambi e di mutue influenze, però, alcune delle valli laterali hanno sviluppato nei secoli manifeste peculiarità di ordine storico, culturale, ambientale e socio-economico, che ne impongono una trattazione distinta e circostanziata. È possibile quindi suddividere la circoscrizione in cinque ambiti: la valle centrale, la Valdigne, la valle del Gran San Bernardo con la Valpelline, la valle del Lys o di Gressoney e le vallate del Gran Paradiso. Questa suddivisione del territorio non include:

Valgrisenche : Valgrisenche.

Valtournenche e valle d'Ayas : Antey-Saint-André, Ayas, Brusson, Challand-Saint-Anselme, Challand-Saint-Victor, Chamois, Emarèse, La Magdeleine, Torgnon e Valtournenche. [Si tratta di territori esclusi dalle grandi vie di comunicazione, che fin dall'antichità hanno percorso la Valle d'Aosta puntando verso i suoi due valichi più importanti, i colli del Grande e del Piccolo San Bernardo; la funzione svolta nel corso dei secoli dal Col du Mont per la Valgrisenche e dal Colle del Teódulo per la Valtournenche e la valle d'Ayas è stata invece esclusivamente quella di passaggio tra i versanti svizzero, francese e italiano della catena alpina per la transumanza delle greggi e delle mandrie. Si tratta, inoltre, di territori poco caratterizzati dal punto di vista storico-antropologico o ambientale. La VALGRISENCHE, comunque, rappresenta uno dei comprensori naturalistici più intatti dell'intera regione, oltre ad essere quello in cui più copiose sono le precipitazioni nevose. È famosa per la produzione dei "draps", pesanti tessuti di lana lavorati a mano su telai di legno, come avveniva nei secoli passati durante i lunghi inverni in cui la valle restava completamente isolata dal mondo esterno. Anche la produzione di fontina concorre alla notorietà di questa valle nascosta che possiede tre sciovie al servizio di 10 km di piste di sci alpino e quattro anelli per lo sci di fondo. La VALTOURNENCHE e la VALLE D'AYAS rappresentano una delle "miniere d'oro" dell'economia regionale, per la spiccata vocazione turistica che le ha portate a dotarsi di un complesso di infrastrutture ricettive e di impianti di risalita che ha pochi eguali sulle Alpi; racchiuse tra il monte Cervino (4.478 m) a nord-ovest e il Monte Rosa (4.637 m) a nord-est, si fregiano di alcuni dei panorami e degli ambienti naturali più straordinari dell'intero arco alpino. I vasti "plateau" nevosi e i ghiacciai dei due massicci sono collegati tra loro da cabinovie, seggiovie e sciovie che formano il comprensorio sciistico "Monterosa Ski" -le moderne cabinovie e funivie del Plateau Rosa e del Fürggen, in particolare, collegano la rinomata stazione sciistica di Breuil-Cervinia rispettivamente al Plateau Rosa e alla Cresta della Forca (3.492 m), da dove lo sguardo è libero di spaziare dagli imponenti Quattromila del Vallese svizzero al Gran Paradiso-. La valle d'Ayas è nota inoltre per l'attività dei "sabotiers", artigiani specializzati nella realizzazione dei sabots nonché di oggetti decorativi e di uso domestico; questi ultimi sono prodotti anche in Valtournenche insieme a gerle in vimini intrecciati.]

Valle centrale : Aosta, Arnad, Arvier, Avise, Aymavilles, Bard, Brissogne, Chambave, Champdepraz, Champorcher, Charvensod, Châtillon, Donnas, Fénis, Gressan, Hône, Introd, Issogne, Jovençan, Montjovet, Nus, Pollein, Pontboset, Pontey, Pont-Saint-Martin, Quart, Saint-Cristophe, Saint-Denis, Saint-Marcel, Saint-Nicolas, Saint-Pierre, Saint-Vincent, Sarre, Verrayes, Verrès e Villeneuve.

Valdigne : Courmayeur, La Salle, La Thuile, Morgex e Pré-Saint-Didier.

Valle del Gran San Bernardo e Valpelline : Allain, Bionaz, Doues, Etroubles, Gignod, Ollomont, Oyace, Roisan, Saint-Oyen, Saint-Rhémy-en-Bosses e Valpelline.

Valle del Lys o di Gressoney : Fontainemore, Gaby, Gressoney-La-Trinité, Gressoney-Saint-Jean, Issime, Lillianes e Perloz.

Vallate del Gran Paradiso : Cogne, Rhêmes-Saint-Georges, Rhêmes-Notre-Dame e Valsavarenche.

VALLE CENTRALE

Territorio. Nel contesto regionale il fondovalle del fiume Dora Baltea riveste un'importanza primaria. Formatosi in seguito alla stabilizzazione di massicci cristallini nati 300 milioni di anni or sono, è compreso tra la stretta di Pierre-Taillée, che a nord lo separa dalla Valdigne, e la gola di Bellegarde, che a sud lo divide dalla fertile piana piemontese di Ivrea (TO). Presenta le caratteristiche tipiche dei solchi vallivi intermontani, modellatisi definitivamente nel corso della glaciazione quaternaria, quando un'enorme calotta di ghiaccio ricoprì metà della regione; in una fase successiva il lento scivolamento dei ghiacci causò un'intensa attività erosiva sui fianchi della valle, che ne risultò ulteriormente approfondita assumendo la tipica sezione a U. Gli abitati della valle centrale si dispongono a nastro lungo il solco vallivo principale, nelle conche, soprattutto in quella di Aosta, e sui terrazzi morenici terminali delle valli laterali. L'ecosistema di questo territorio conserva caratteri di grande interesse, a dispetto dell'intenso processo di antropizzazione e della scomparsa quasi totale degli ambienti umidi, anticamente assai diffusi lungo il corso della Dora Baltea e oggi ridotti a poche oasi, tra cui la Riserva naturale Les Iles. La vegetazione comprende, endemismi a parte, l'intero campionario floreale e arboreo della regione -genziana, giglio martagone, viola, linaria, potentilla, primula, castagno, rovere, roverella, pino cembro, abete rosso e bianco, pino silvestre e larice, solo per citare le specie principali; il Parco regionale del Mont-Avic, inoltre, ospita una nutrita colonia di pino uncinato-. Altrettanto variegata la fauna, malgrado l'irreparabile perdita di alcune specie causata dall'attività venatoria del secolo scorso: non è difficile avvistare volpi, faine, ghiri, marmotte, stambecchi, camosci, martore, gufi reali, aquile reali e tritoni alpini all'ombra dei boschi o su radure, sentieri e rupi isolate.

Comunicazioni. Sebbene in larghezza, fatta eccezione per l'ampio bacino di Aosta, non superi mediamente i 2 chilometri, la vallata della Dora Baltea rappresenta la direttrice sovrana di penetrazione nel cuore della Valle d'Aosta; la sua scarsa pendenza, infatti, ne ha fatto una naturale via di circolazione fin da epoche assai remote. Sul fondovalle, parallelamente al corso del fiume, si snodano la strada statale n. 26 della Valle d'Aosta, che grazie al traforo del Monte Bianco e al colle del Piccolo San Bernardo costituisce una direttrice fondamentale del traffico internazionale tra la Francia e l'Italia, le autostrade (A5) Torino-Ivrea-Aosta e Aosta-Traforo del Monte Bianco, in fase di completamento nel tratto Morgex-Courmayeur, nonché la linea ferroviaria Chivasso-Aosta-Pré-Saint-Didier -su queste arterie gravita l'intera struttura urbana, residenziale e produttiva del comprensorio-. Alla periferia di Aosta, e più precisamente nel comprensorio di Saint-Christophe, è attivo inoltre l'aeroporto regionale "Corrado Gex".

Storia. Popolato fin dalla fase finale del neolitico (3.000-2.500 a. C.), come attestano numerosi manufatti e sepolture rinvenuti prevalentemente sulle terrazze moreniche che si affacciano sulla Dora Baltea, il territorio fu colonizzato in epoca preromana dai salassi. Dopo il crollo dell'impero romano, a cui si deve la fondazione di AUGUSTA PRAETORIA e la realizzazione della strada romana delle Gallie, si avvicendarono al potere burgundi, bizantini, goti, longobardi e franchi; il periodo alto-medievale fu dunque caratterizzato dalle lunghe e aspre guerre condotte da queste genti per il controllo della vallata della Dora Baltea. Durante il basso Medioevo il frazionamento del territorio, suddiviso tra diverse famiglie feudali (gli Challant, i signori di Bard, quelli di Montjovet, i Vallaise e i vescovi di Aosta), andò gradualmente ricomponendosi attorno ai conti di Savoia: con un'abile e determinata politica di conquista, costoro riuscirono a imporre la loro autorità sui nobili dell'intera regione, che si riconobbero vassalli dei Savoia a partire dalle udienze generali del 1287. Da allora l'intero comprensorio seguì le alterne vicende storiche di questa potente casata fino all'unità d'Italia.

Struttura socio-economica. In questo fondamentale comprensorio si concentrano tutte le principali realtà industriali della Valle d'Aosta (imprese meccaniche, metallurgiche, alimentari, tessili, elettroniche, chimiche, edili e per la produzione di energia elettrica), oltre a gran parte delle attività del terziario, collegate al turismo e alla pubblica amministrazione. L'artigianato, inoltre, ha conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo assai pronunciato, assorbendo una parte della manodopera liberata dall'industria pesante e da quella estrattiva, entrate in crisi all'inizio degli anni Ottanta. Il settore primario, che negli ultimi decenni ha subito anch'esso una netta contrazione, ha dato segni di lieve ripresa intorno alla fine degli anni Ottanta, grazie al sostegno pubblico regionale motivato dalla preziosa opera di riequilibrio che l'agricoltura svolge nei confronti del dissesto idrogeologico del territorio. La produzione agricola della valle centrale comprende cereali, mele, pere e uva da vino ed è in gran parte destinata all'autoconsumo o a modesta integrazione del reddito; il ridimensionamento del settore primario ha interessato anche il patrimonio zootecnico, composto in prevalenza di capi bovini, nel quale oggi prevale il sistema di conduzione imprenditoriale -il che significa che raramente i conduttori di un alpeggio ne sono anche i proprietari-. Grazie all'ampia e qualificata dotazione di infrastrutture, disseminate in quasi tutti i comuni del comprensorio, alle bellezze monumentali e naturalistiche nonché alla diversificata offerta d'intrattenimento, che va dai 70 chilometri di piste da sci di Pila (Gressan) al casinò e alle terme di Saint-Vincent, il turismo rappresenta una delle voci portanti dell'economia locale. Sul comprensorio della valle centrale, il più vasto della regione, gravitano per i servizi, il commercio e i rapporti con le istituzioni tutti gli altri ambiti.

VALDIGNE

Territorio. All'estremità occidentale della regione, subito a monte dell'orrido di Pierre Taillée, incuneato tra il Vallese svizzero e la Savoia francese, si sviluppa questo antico comprensorio, caratterizzato da imponenti dorsali solcate da valli profonde. Quattro grandi complessi montuosi ne compongono l'ossatura: la catena del Monte Bianco, il gruppo del monte Berrio Blanc, quello della Grand Rochère-Grand Golliat e il massiccio del Rutor-Mont Colmet-Mont Paramont. Gli estesi ghiacciai del Monte Bianco alimentano numerosi ruscelli e torrenti, tra i quali la Dora di Veny e la Dora di Ferret che, unendosi poco a monte di Courmayeur, originano il fiume Dora Baltea; numerosi sono inoltre gli specchi d'acqua grandi e piccoli, che trapuntano le conche glaciali come gemme lucenti. Il comprensorio è ricco di acque minerali, che sgorgano particolarmente copiose nei comprensori di Pré-Saint-Didier e Courmayeur: sono di tipo bicarbonato-solfato-calcico e magnesiaco nonché solfato-cloruro-sodico, indicate per la cura di una vasta gamma di patologie, che vanno dalle malattie articolari alle paresi e dalle affezioni dermatologiche a quelle dell'apparato digerente e uropoietico. La popolazione locale ha trovato le condizioni più idonee all'insediamento nella conca di Courmayeur, nel fondovalle della Dora Baltea e nella valle laterale di La Thuile; i versanti più intensamente antropizzati sono quelli rivolti a sud, dove i villaggi, i pascoli e le colture hanno sottratto spazio ai fitti boschi di conifere. La grande varietà di ambienti e di sostrati ha favorito lo sviluppo di uno tra i più ricchi patrimoni floristici dell'intera regione: la cannuccia di palude, le rare elleborine e le pericolari palustri negli ambienti umidi di fondovalle, la rarissima orchidea detta "pianella della Madonna" nella Val Ferret, la violaciocca alpina e il giunco artico ai piedi del Monte Bianco sono solo una piccola parte dell'eccezionale campionario di specie floreali che ingentiliscono il paesaggio della Valdigne. Quest'ultimo, modellato dall'incessante lavorio delle acque, caratterizzato da straordinari dislivelli tra i fondovalle e le cime e dalla diversa natura geologica delle rocce, possiede grande fascino e forza primordiale.

Comunicazioni. All'altezza dell'abitato di Pré-Saint-Didier il tracciato della statale n. 26 della Valle d'Aosta si biforca, raggiungendo a nord il traforo del Monte Bianco e a sud-ovest il colle del Piccolo San Bernardo. Questa importante arteria di traffico internazionale, insieme al nuovo tronco dell'autostrada Aosta-Traforo del Monte Bianco, che prolunga il vecchio tracciato della Torino-Ivrea-Aosta (A5) rappresenta la principale via di comunicazione della Valdigne; su di essa si innestano le innumerevoli strade che si arrampicano fino alle località più lontane, situate a quote talora molto elevate. La valle della Dora Baltea, inoltre, ospita la linea ferroviaria che risale la Valle d'Aosta fino alla stazione di Pré-Saint-Didier.

Storia. Le vicende storiche di questo comprensorio sono strettamente legate alla presenza del valico del Piccolo San Bernardo che, fin da epoche assai remote, fu nodo strategico dei collegamenti tra i due versanti delle Alpi -lo attestano, fra l'altro, i resti di un cromlech risalente alla seconda metà del III millennio a. C.-. In età preromana la Valdigne fu sempre sotto il saldo controllo dei salassi, signori indiscussi della regione fino all'arrivo delle legioni di Roma. Dopo la caduta dell'impero romano fu occupata brevemente dai burgundi (490-510), per poi passare sotto il dominio formale dei bizantini; fu quindi a lungo contesa dai goti e dai longobardi, prima di essere annessa ai domini franchi. Tra il 1025 e il 1032 conobbe l'avvento della potente famiglia borgognona degli Umbertini e venne a costituire il primo nucleo, al di qua del versante italiano delle Alpi, dei possedimenti di Umberto I Biancamano, capostipite della famiglia Savoia; di questa famosa casata seguì nei secoli successivi le complesse vicende fino all'unità d'Italia.

Struttura socio-economica. La vocazione turistica della Valdigne ha radici antiche: fiorita nella seconda metà del Seicento, in seguito alla scoperta delle sorgenti minerali e curative di Courmayeur e Pré-Saint-Didier, si è sviluppata con caratteri più moderni dal secolo scorso grazie all'alpinismo. La sua dotazione di infrastrutture ricettive è tra le più ricche della regione e la pone ai primi posti tra i territori alpini; anche il commercio e l'artigianato -particolarmente raffinato quello dell'intaglio del legno- hanno conosciuto un costante sviluppo grazie all'effetto trainante del movimento turistico. La produzione agricola per abitante, particolarmente bassa in tutta la regione, in Valdigne è ancora più modesta a causa della ridotta percentuale di terreno coltivabile; predominano i cereali, le patate e, strano a dirsi, la vite: i comuni di Morgex e di La Salle sono due dei più importanti centri di produzione vitivinicola della regione e possiedono i vigneti più alti d'Europa; da Morgex proviene inoltre più della metà del quantitativo totale di fontina, la cui produzione avviene sia in moderni impianti caseari sia negli alpeggi. Fatta eccezione per la breve parentesi di sfruttamento dei giacimenti di antracite della zona mineraria di La Thuile, durata dai primi del Novecento agli anni Sessanta, le attività industriali non hanno mai conosciuto un vero e proprio sviluppo; nella zona, tuttavia, accanto a piccole e piccolissime imprese attive in diversi comparti (tessile, del legno, elettronico, della produzione e distribuzione di energia elettrica e dell'estrazione di ghiaia, sabbia e argilla), è presente una delle più antiche industrie europee specializzate nella produzione di attrezzature per l'alpinismo. La presenza del traforo del Monte Bianco, inaugurato nel 1965, ha apportato notevoli benefici all'economia di questo comprensorio: ogni anno si registra il passaggio di circa 2 milioni di veicoli adibiti al trasporto di merci, senza contare che il transito turistico risulta complessivamente superiore a quello commerciale, anche se il divario va sempre più assottigliandosi di anno in anno.

VALLE DEL GRAN SAN BERNARDO E VALPELLINE

Territorio. Questo ambito territoriale, che occupa la parte centro-settentrionale della regione, al confine col Vallese svizzero, è delimitato a nord-est dalla catena che culmina con il Dent d'Hérens (4.171 m), a nord dal colle del Gran San Bernardo, a meridione dalla conca di Aosta e a oriente dalla Testa di Serena (2.830 m), che lo separa dalla Valdigne. La testata della Valpelline, sovrastata dal ghiacciaio di Tsa de Tsan, che origina il torrente Buthier, è chiusa dal grande anfiteatro glaciale di Prarayer, in parte occupato dal lago artificiale di Place Moulin; la valle del Gran San Bernardo, aperta sul colle omonimo, brullo e selvaggio, ricoperto di neve per molti mesi l'anno, è solcata invece dal torrente Artanavaz, affluente del Buthier; parallela alla valle del Gran San Bernardo, inoltre, si sviluppa a oriente per 11 chilometri la valle d'Ollomont, tributaria da nord della Valpelline. Gli abitati si dispongono sui declivi esposti a meridione dei fondovalle e dei contrafforti montuosi, tra boschi e pascoli verdissimi, inserendosi armoniosamente nel grandioso paesaggio naturale che li circonda. A causa del clima rigido il manto arboreo è costituito principalmente da boschi di conifere, con prevalenza di pini rossi e bianchi, che si affiancano a larici e a piccole formazioni di castagni; fitte macchie di rododendri, mirtilli rossi e neri, salici e ginepri nani, inoltre, si arrampicano fino al limitare delle praterie estive di alta quota.

Comunicazioni. Dal capoluogo provinciale e regionale la strada statale n. 27 del Gran San Bernardo risale la valle omonima conducendo al confine di stato, situato sul colle del Gran San Bernardo, che da tempi antichissimi è luogo di transito tra il nord e il sud dell'Europa. A questa importante arteria si collegano i due tracciati minori, di rilievo comprensoriale ma di grande importanza turistica, che risalgono la Valpelline e la valle di Ollomont, oltre a quello che si snoda sul fianco sinistro della valle del Gran San Bernardo tra Etroubles e Variney (Gignod). Grazie all'apertura del traforo del Gran San Bernardo (1964), inoltre, i collegamenti tra i due versanti delle Alpi non subiscono più le lunghe interruzioni del passato -da 200 a 220 giorni l'anno-, permettendo la circolazione di passeggeri e merci anche durante la brutta stagione. Il comprensorio non è servito da alcuna tratta ferroviaria e gravita sulla linea Chivasso-Aosta-Pré-Saint-Didier, che corre sul fondovalle della Dora Baltea; qui si sviluppano anche le autostrade Torino-Ivrea-Aosta (A5) e Aosta-Traforo del Monte Bianco.

Storia. Al pari della Valdigne, anche questo comprensorio ha sempre rivestito una fondamentale funzione strategica per ciò che concerne i collegamenti tra il versante italiano e quello svizzero delle Alpi, lungo la valle del fiume Rodano. Anticamente compreso nei domini dei salassi, fu successivamente conquistato dai romani; dopo il declino dell'impero di Roma, durante i tumultuosi secoli alto-medievali, numerosi popoli germanici e nordici (burgundi, goti, longobardi e franchi) contesero ai bizantini il controllo del valico del Gran San Bernardo, a lungo occupato anche dai saraceni. Dall'anno mille in poi, con lo sviluppo del potere signorile, il territorio soggiacque al dominio della potente famiglia dei Gignod, vassalli dei Savoia. Nel 1050 Bernardo, arcidiacono della cattedrale di Aosta, fondò sul valico un famoso ospizio, che da allora ha dato rifugio a migliaia di semplici pellegrini, oltre che a re e imperatori -tra questi Napoleone, sceso in Italia alla testa della sua armata nel maggio del 1800-. Alla storia del valico è legata quella dei "marrons" o "marroniers", nome locale degli abitanti di Etroubles e Saint-Rhémy-en-Bosses, che detennero dal Medioevo fino al secolo scorso il monopolio del trasporto di merci e persone attraverso il valico.

Struttura socio-economica. La maggior parte dei comuni dell'area sono dediti alle attività turistiche, ancora limitate ma suscettibili di promettenti sviluppi, e all'allevamento delle due razze bovine valdostane -pezzata rossa e pezzata nera castana-, la cui produzione di latte è destinata ad essere trasformata sul posto in pregiate forme di fontina. L'agricoltura, che incide in maniera non significativa sulla formazione del reddito, produce quantità modeste di cereali, patate, castagne, pere e mele, destinate all'autoconsumo o all'integrazione dei redditi di altre attività, oltre che alla realizzazione di alcuni tipici piatti della gastronomia locale. Le attività industriali sono quasi del tutto assenti, fatta eccezione per un industria di medie dimensioni che produce articoli sportivi, per alcuni stabilimenti lattiero-caseari, la maggior parte dei quali di dimensioni davvero modeste, e per una nutrita schiera di botteghe artigiane specializzate nella lavorazione del legno e del ferro battuto. A parziale compensazione di questa situazione, tuttavia, il comparto edile si presenta assai vitale, legato com'è alla realizzazione di strutture residenziali destinate al turismo, alla ristrutturazione di abitazioni private e alle grandi opere pubbliche, delle quali la Regione è il maggiore committente. L'alta Valpelline ospita la diga più grande della Valle d'Aosta -è alta 153 metri e lunga 663-, che ha originato il lago artificiale di Place Moulin e determinato la nascita di un'importante centrale idroelettrica. La valle del Gran San Bernardo ha da sempre ruotato intorno all'importante valico omonimo e al traffico di merci e viaggiatori. In seguito all'apertura del traforo del Gran San Bernardo (1964), il flusso di veicoli ha assunto proporzioni imponenti: nonostante la concorrenza del traforo del Gottardo, ne transitano ogni anno circa mezzo milione -si tratta di un traffico quasi esclusivamente turistico, poiché solo un veicolo su dieci trasporta merci-.

VALLE DEL LYS O DI GRESSONEY

Territorio. Questo comprensorio, che abbraccia l'estremità orientale della regione, è delimitato a est e a meridione dal Piemonte, mentre a settentrione il confine con il Vallese svizzero è segnato dalla mole imponente del massiccio del Monte Rosa; elevati contrafforti montuosi, che comprendono diverse cime di oltre 3.000 m, lo separano dalla valle d'Ayas a occidente. La valle, assai stretta, è percorsa in tutta la sua lunghezza dal torrente omonimo e si sviluppa per circa 40 chilometri fin sotto i ghiacciai del Lys e d'Indren. La sua iniziale sezione a V, tipica dell'erosione fluviale, con orridi e pareti strapiombanti, si allarga man mano, addolcendosi, e dopo l'abitato di Gressoney-Saint-Jean la valle assume la caratteristica sezione trasversale a U, modellata dall'azione dei ghiacciai quaternari. Entrambi i suoi versanti presentano caratteristiche favorevoli agli insediamenti abitativi, pittorescamente disposti tra pascoli e boschi. Le cime, perennemente innevate, proiettano le loro ombre su una delle ultime colonie di ontani della regione, mentre alle quote più elevate il paesaggio è caratterizzato dal verde cupo degli abeti rossi e bianchi e dei longilinei larici; tra le radure e sui pascoli occhieggiano genziane, gigli martagoni e rododendri.

Comunicazioni. Un'unica strada, la statale n. 505 della valle del Lys, lungo la quale si dispongono a nastro tutti gli abitati, serve l'intero comprensorio, risalendo dal fondovalle del fiume Dora Baltea fino agli ultimi villaggi situati alla testata della valle. Si tratta di un tracciato di rilievo turistico, oltre che di vitale importanza per le comunità locali, che se ne servono per collegarsi con le grandi arterie di traffico ubicate lungo l'alveo della Dora Baltea.

Storia. Le vicende storiche di questo comprensorio, che nella sua parte settentrionale fu soggetto durante il Medioevo ai vescovi di Sion, nel Vallese svizzero, sono indissolubilmente legate a quelle dei walser che, a partire dal XIII secolo, furono inviati a colonizzarlo. In un secondo tempo la zona divenne possedimento della potentissima famiglia Challant, visconti della Valle d'Aosta, e solo una piccola porzione meridionale della valle del Lys fu infeudata ai Vallaise o Vallesa. Forti della protezione dei nuovi signori, le operose comunità walser, dedite all'allevamento di bestiame, all'agricoltura d'alta quota e al commercio con la Svizzera tedesca, prosperarono anche durante i lunghi secoli in cui i Savoia unificarono amministrativamente e politicamente l'intera regione. Nella parte meridionale del comprensorio, di cultura e lingua franco-provenzale, rimase isolata una piccola comunità walser (Issime), che ha mantenuto nel corso dei secoli le sue tradizioni e la lingua tedesca.

Struttura socio-economica. Le attività legate al turismo rappresentano la principale fonte di reddito: la natura splendida dei luoghi, infatti, ha favorito la nascita e lo sviluppo di molte strutture per il soggiorno, particolarmente nella zona alta e centrale della vallata. Il settore primario dà cereali, patate e castagne; gran parte dei prati, inoltre, sono adibiti a pascolo estivo per i capi di bestiame o coltivati a foraggio. Il settore industriale riveste invece un ruolo marginale, se si escludono alcuni stabilimenti tessili di medie e piccole dimensioni e il comparto dell'edilizia, che impiega una buona fetta della manodopera locale. L'artigianato del legno, tuttora presente, contribuisce a mantenere vive tradizioni secolari, mentre è stato recentemente riscoperto quello della manifattura delle "piun", comode e calde pantofole di pezza caratteristiche di questa vallata.

VALLATE DEL GRAN PARADISO

Territorio. Il versante settentrionale del massiccio del Gran Paradiso (4.061 m), che il colle Losòn separa dal monte La Grivola (3.969 m), domina incontrastato, con le sue guglie scintillanti, sull'intero comprensorio. Si tratta di un massiccio cristallino vecchio di 300 milioni di anni, successivamente ricoperto dal mare e riemerso, in seguito all'orogenesi alpina, circa 70 milioni di anni fa. Grosso modo perpendicolarmente a questo gruppo montuoso si dispongono da occidente a oriente la valle di Rhêmes, la Valsavarenche e la valle di Cogne, che si biforca nella Valnontey e nel vallone dell'Urtier. Le tre vallate principali del comprensorio, tutte di origine glaciale, sono solcate da importanti tributari del fiume Dora Baltea -il torrente Grand Evya lungo la valle di Cogne, il Savara nella Valsavarenche e la Dora di Rhêmes nella vallata omonima-. La densità abitativa di quest'ambito territoriale, inserito quasi per intero nel magnifico Parco nazionale del Gran Paradiso, è molto bassa; gli abitati principali sorgono in vaste conche prative, formatesi alla confluenza di torrenti e ruscelli. Vasti e incontaminati boschi di larici e abeti rossi, associati a castagni, frassini e pini silvestri alle quote più basse, offrono un sicuro asilo a numerose specie animali endemiche, come le rare farfalle PARNASSIUS DELIUS PARADISIACUS e PARNASSIUS APOLLO, oltre che a volpi, faine, donnole, ghiri, ermellini, tassi e martore; sulle praterie di alta quota e sui dirupi, al di sotto dell'orizzonte nivale, dominano invece stambecchi, camosci, marmotte e aquile reali. Anche la ricchissima flora annovera preziosi endemismi, come la POTENTILLA PENNSYLVANICA e l'ASTRAGALUS CENTROALPINUS.

Comunicazioni. La strada statale n. 507 di Cogne rappresenta la principale arteria di questo comprensorio, attraversato da altri due tracciati di grande rilevanza turistica, che risalgono la valle di Rhêmes e la Valsavarenche; d'altro canto, la giusta salvaguardia di un ecosistema così fragile e unico, qual è il Parco nazionale del Gran Paradiso, non permette ulteriori sviluppi della rete stradale. I suddetti tracciati convergono sulla direttrice di traffico internazionale che si snoda lungo il fondovalle della Dora Baltea.

Storia. I primi abitanti di questo comprensorio furono alcune tribù salasse dedite alla pastorizia, provenienti dalla Val Soana, in Piemonte; le testimonianze archeologiche più antiche risalgono alla tarda età del bronzo (1.000 a. C. circa) e concernono un castelliere, tipico insediamento dell'epoca sviluppatosi ulteriormente nella successiva età del ferro. Durante i secoli del Medioevo e oltre, fino al 1829, gran parte del territorio fu soggetto al vescovo di Aosta e solo una piccola porzione di esso venne infeudata ai Sarriod d'Introd, vassalli dei Savoia. Ad un esponente della casa reale italiana, Vittorio Emanuele II di Savoia, si deve l'istituzione, nel 1856, della Riserva reale di caccia del Gran Paradiso, che ha rappresentato dal punto vista amministrativo il primo nucleo del futuro Parco nazionale, istituito con Regio Decreto il 3 dicembre 1922.

Struttura socio-economica. L'istituzione del Parco nazionale del Gran Paradiso, motivata dalle straordinarie peculiarità naturalistiche di questo comprensorio, ha fatto sì che l'economia locale ruotasse quasi esclusivamente intorno alle attività turistiche e al loro indotto commerciale, nonostante una certa resistenza da parte delle comunità locali, costrette a convivere con le necessità di salvaguardia di un ecosistema così fragile. Le attività industriali, per contro, dopo la chiusura della miniera di magnetite di Cogne, sono praticamente scomparse, fatta eccezione per qualche opificio manifatturiero. Si mantiene invece vitale l'artigianato, che eccelle nella produzione di "draps", caratteristici tessuti della Valsavarenche, e di preziosi "dentelles", pizzi al tombolo di Cogne, la cui lavorazione, con il contributo finanziario dell'amministrazione regionale, viene insegnata alle bambine fin dalle scuole elementari. L'agricoltura è limitata alla coltivazione di patate e segale per autoconsumo, poiché la gran parte dei terreni disponibili vengono utilizzati per il pascolo del bestiame e la raccolta di foraggio; la produzione di fontina, di conseguenza, rappresenta una voce importante dell'economia del comprensorio.

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