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O' Pallo'. Storia del Pallone (o Mongolfiera) di Ventotene, di Luigi Coraggio

Il testo che segue è il frutto di una ricerca molto accurata condotta da Luigi Coraggio al quale va il nostro ringraziamento per la gentile concessione all'utilizzo. Le prime notizie di lanci di mongolfiere a Ventotene risalgono al 1855, come risulta dal libro di Giuseppe Tricoli, "Monografia per le isole del gruppo ponziano" pubblicato nel 1855. In origine vi era la tradizione delle mongolfiere anche a Ponza, ma poi qui è andata perduta. Raffaele Sportiello è il primo pallonaro ventotenese di cui si hanno notizie. Non sappiamo da chi apprese le nozioni per costruire i palloni, così come coloro che li facevano prima di lui di cui non abbiamo notizie sulla loro identità. Quello che si può ipotizzare è che furono i sacerdoti in servizio a Ventotene a rivelare le tecniche di costruzione dei palloni, perché storicamente sono stati sempre i religiosi i depositari di queste conoscenze. Raffaele Sportiello, detto Zì Rafele, nacque a Ventotene il 23 marzo 1878. Dopo una breve esperienza matrimoniale con Bettina Verde, detta Zì Bettina, condusse la sua vita da solo. La sua abitazione era situata dove ora è sorto il bar “Il Giardino”. Accanto alla sua casa aveva realizzato una baracca di legno, dove si cimentava nella costruzione delle mongolfiere. Quella dei palloni non era l’unica sua passione. Egli infatti costruiva aquiloni e gabbie per uccelli e li vendeva ai bambini. Aveva inoltre un piccolo appezzamento di terra ed era un ottimo contadino. Era un esperto nel costruire le “cannicciate” e sapeva lavorare bene la pietra che utilizzava per realizzare le “parracine”, cioè i cosiddetti muri a secco. Zì Rafele amava molto i bambini e costruiva per loro anche i telefoni-giocattolo, realizzati con due barattoli e uno spago che era collegato alle due estremità. Era rispettato e voluto bene da tutti. Spesso organizzava delle cene con gli amici, cucinando con il forno a pietra che lui stesso aveva fabbricato. Zì Rafele non rivelò mai come si costruivano le mongolfiere e teneva gelosamente custodito questo segreto, fino a quando un giorno intorno al 1949, Silvano Santomauro spiando Zì Rafele mentre era intento a realizzare un pallone, rivelò il segreto all’amico Gabriele Pepe. L’anno successivo i due tentarono il primo lancio di fortuna a piazza Castello che però non andò a buon fine. Zì Rafele vide i due delusi dal lancio non riuscito e disse loro:” Ma avete mai visto come si costruiscono i palloni?”. Zì Rafele allora rivelò che per poter volare, il pallone doveva avere la circonferenza pari al doppio dell’altezza. Fu così che nel 1952 Gabriele Pepe, Giuseppe Santomauro (fratello di Silvano) e Giuseppe Cangiano, iniziarono a collaborare nella costruzione dei palloni con Zì Rafele sperimentando nuove forme come la botte e il polpo. Zì Rafele morì il 23 dicembre 1953. Gabriele Pepe, Giuseppe Santomauro e Giuseppe Cangiano continuarono la tradizione ancora un paio di anni, per poi lasciare il posto a Gennaro Picariello. Gennaro Picariello era di origini nobili (i Picariello erano Conti) e nacque a Napoli il 19 settembre 1888. Era sposato con Concetta Gargiulo di Procida da cui ebbe quattro figli: Vittorio, Umberto, Elena, e Antonio. Di questi solo Umberto e Antonio si appassionarono da ragazzini all’arte aerostatica e seguirono il padre durante le sue trasferte. Gennaro Picariello era l’unico in tutta Napoli che sapeva costruire le mongolfiere. Oltre a lavorare nell’OSRAM, nota azienda fornitrice di lampade e lampadine, si arrangiava a fare il pittore, districandosi negli ornamenti dei soffitti. Intanto affinava sempre di più la tecnica costruttiva delle mongolfiere, fino a farlo diventare un lavoro. Le occasioni in cui venivano lanciate, erano legate alle varie feste religiose che si tenevano nei quartieri di Napoli, come a Piedigrotta o al Vomero, al rione Antignano, in occasione della processione di Pasqua, come risulta da un breve filmato che ho estrapolato dal film “Napoli Milionaria” del 1950; ma anche nei paesi vicini come Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano, Procida e a Gragnano in occasione della sagra della pasta e del famoso “panuozzo”, realizzò una mongolfiera sponsorizzata su cui disegnò un pacco di pasta. Gli fu commissionata da Emilio Di Nola, imprenditore dell’omonimo pastificio. Le mongolfiere di Picariello furono molto apprezzate dai napoletani, tanto che vennero richieste anche al di fuori del tradizionale uso religioso. In particolare in occasione delle partite di calcio del Napoli contro le squadre più blasonate come Milan, Inter, e Juventus come rito propiziatorio, prima dell’incontro o tra il primo e il secondo tempo. Prima allo stadio Collana al Vomero e dopo allo stadio San Paolo a Fuorigrotta. Le notizie di questi lanci venivano spesso pubblicizzate sul giornale “Il Mattino”. Solitamente Picariello si occupava personalmente del lancio della mongolfiera, in quanto la fase del gonfiaggio è quella più delicata. Succedeva però che in qualche occasione non poteva essere presente e i committenti dei paesi vicini, si preoccupavano di ritirare le mongolfiere giungendo a Napoli con dei furgoni su cui le caricavano. Accadeva a volte che qualcuno usurpasse il suo nome (approfittando della sua assenza), spacciandosi indebitamente come il costruttore dei palloni e facendo mettere il proprio nome sui manifesti. Gennaro Picariello venne chiamato dal comitato festeggiamenti di Santa Candida a prestare la sua opera anche a Ventotene dopo la morte di Raffaele Sportiello. Egli costruiva i palloni a Napoli e poi li spediva sull’isola tramite la nave che collegava Napoli alle isole ponziane. Picariello come sua abitudine, anche a Ventotene si occupava personalmente dei lanci. Questi avvenivano incendiando prima della paglia, il cui fumo riempiva il pallone. Una volta gonfio, Picariello stabilizzava la mongolfiera poggiandola a terra, quindi procedeva ad inserire lo “stuppolo” imbevuto di nafta. La mongolfiera era controllata da terra con uno spago che Picariello teneva ben stretto e solo dopo un paio di metri che il pallone aveva preso la giusta direzione, lo lasciava andare via. Spesso applicava sotto al pallone teli, manifesti o altri piccoli oggetti per rendere più suggestivo il lancio. Gennaro Picariello morì a Napoli il 2 maggio 1971 lasciando tra l’altro alla figlia Elena che viveva con lui, ben 18 mongolfiere inutilizzate e a dir poco ingombranti. Contattò quindi il comitato di Ventotene affinché le prendessero per la festa di Santa Candida e furono lanciate postume nel 1971 e nel 1972. Gabriele Pepe è nato a Ventotene il 14 agosto 1934 da Giuseppe Pepe e Maria Tuccillo. Dopo aver passato l’infanzia sull’isola, nel 1952 a 18 anni entra nella scuola Carabinieri di Iglesias in Sardegna. Nel 1966 viene trasferito a Rodi Garganico in provincia di Foggia e qui nel 1962 conosce Maria Inglese che sposa nel 1964. Prima delle nozze viene trasferito a Roseto degli Abruzzi in provincia di Teramo e dopo le nozze a Cantalupo nel Sannio in provincia di Isernia e nel 1970 ad Isernia dove rimane fino al 1993 per poi stabilirsi definitivamente a Ventotene. Dal matrimonio con Maria Inglese, avrà due figli: Giuseppe nato nel 1965 e Sonia nata nel 1972. Gabriele Pepe collaborò alla realizzazione delle mongolfiere per la festa di Santa Candida un paio di anni, nei primi anni ’50 in seguito alla morte di Raffaele Sportiello. Ritornò a contribuire alla realizzazione dei palloni per la festa nei primi anni ’70 in seguito alla morte di Gennaro Picariello. Insegnò ad alcuni ragazzi dell’isola la tecnica di costruzione dei palloni. Non ha mai partecipato alla gara delle mongolfiere, ma ha sempre aiutato altri ragazzi a realizzare le mongolfiere, come ad esempio con la prima edizione della gara delle mongolfiere nel 1973 vinta da Biagio Bosso e in palio non vi era la coppa, ma un premio in denaro di 50000 lire. Spesso ha fatto parte della giuria che valuta le mongolfiere in gara. Gabriele Pepe è morto a Ventotene il 27 settembre 2008. Dopo la morte di Gennaro Picariello furono dei giovani dell’isola che aprendo una delle sue mongolfiere, scoprirono la struttura interna “a spicchio” e incominciarono a cimentarsi nella costruzione. Per incentivare i ragazzi a continuare la tradizione, su proposta di Franco Schiano, nel 1973 venne inserita all’interno dei giochi che si svolgono il 19 settembre, (giorno della vigilia della festa di Santa Candida), la gara delle mongolfiere e un premio in denaro per il primo classificato. Negli anni successivi il premio in denaro fu sostituito da una coppa. La prima edizione venne vinta da Biagio Bosso, ma la mongolfiera era stata costruita con la collaborazione di Gabriele Pepe. Uno degli eredi principali di Picariello è stato Giovanni Soria. Questi era nato a Napoli il 13 dicembre 1923, ma era ventotenese d’adozione. All’età di 17 anni si arruolò come specialista nell’Aeronautica Militare, frequentando a Milano il corso di radiotelegrafista. Partecipò agli eventi bellici della seconda guerra mondiale e nel 1943 si trovò tra le montagne di Cassino. Dopo la guerra ha continuato la sua carriera militare prestando servizio all’aeroporto Capodichino di Napoli, poi all’Istituto Medico Legale di Posillipo e negli ultimi anni, prima di andare in pensione, all’Accademia Militare dell’Aeronautica di Pozzuoli. Si sposò con Bianca Panniello da cui ebbe un solo figlio che si chiama Massimo. Fin da ragazzo aveva la passione per la pittura e, nel corso degli anni ha affinato questo suo hobby, dimostrando di possedere un notevole talento. Molti tra i suoi colleghi dell’Aeronautica, erano a conoscenza di questa sua passione. I suoi amici, tra cui l’Ufficiale Montessori ed il critico d’arte Gentile, avrebbero voluto allestire una mostra dei suoi lavori, ma lui non volle mai aderire a questo desiderio. Preferiva regalare i suoi quadri agli amici che gradivano moltissimo questi doni. Un altro dei suoi passatempi era il modellismo navale. Molti sono i modelli in scala di navi antiche e galeoni da lui magistralmente costruiti. D’estate veniva a Ventotene per trascorrere le ferie e fu così che cominciò ad interessarsi e appassionarsi alle mongolfiere. Egli si occupava principalmente della parte artistica. I palloni realizzati da Giovanni Soria negli anni ’80 erano delle opere d’arte ed era coadiuvato da Magda Bava, molto abile anche lei nel disegno. Giovanni Soria è morto a Latina il 29 settembre 1994. Antonio Santomauro è nato il 28 marzo 1954 a Ventotene, ha frequentato la scuola fino alla terza media. Dopo le scuole iniziò a lavorare come muratore insieme ad Aniello Gargiulo, Gabriele Pepe ed Enrico Curcio. Successivamente a 19 anni lavorò con Luigi Assenso per circa 11 anni facendo una serie di lavori come idraulico ed elettricista. Per alcune settimane lavorò a Gaeta per la riparazione del motore di una delle imbarcazioni dell’armatore Nicola Assenso. Nel luglio 1983 prese servizio nella centrale elettrica fino al luglio 2016 in cui va in prepensionamento. All’età di 15 anni entra ufficialmente a far parte del comitato. Inizialmente dava una mano nell’allestimento della chiesa e nel 1973 vedendo come erano strutturate internamente, le mongolfiere lanciate postume che aveva fatto nei due anni precedenti Gennaro Picariello, iniziò a collaborare alla realizzazione delle mongolfiere. Una passione che ha continuato a coltivare fino agli ultimi anni della sua vita. Antonio Santomauro è morto il 6 maggio 2023. Le mongolfiere di carta oltre ad essere realizzate in altri comuni italiani, vengono realizzate anche in Brasile, Colombia, Messico, Francia, Portogallo, Myanmar, Indonesia e Giappone.