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Provincia di BOLZANO - BOZEN

Capoluogo: Bolzano / Bozen

Scheda

 
Stemma della provincia Bolzano - Bozen
   

Provincia di Bolzano - Bozen - Statistiche

Territorio. Corrisponde all'attuale Alto Adige, che in ladino e tedesco è il Südtirol, e comprende 116 comuni di cui solo cinque a maggioranza demografica italiana e otto ladina mentre i rimanenti sono a maggioranza demografica tedesca. Confina a sud con la provincia di Trento, a sud-est con la provincia veneta di Belluno, a nord e a nord-est con l'Austria, a ovest con la Svizzera e verso sud-ovest con la provincia lombarda di Sondrio. Decisamente montuoso, è totalmente compreso nella regione Alpina, con le Dolomiti che sorgono imponenti nella zona a cavallo fra Alto Adige-Südtirol, Trentino e Veneto. I due più importanti corsi d'acqua sono l'Adige-Etsch (che è il secondo fiume d'Italia per lunghezza) e l'Isarco-Eisack, che si incontrano nella periferia meridionale di Bolzano-Bozen dopo aver attraversato le omonime valli. Altri fiumi di dimensioni rilevanti sono: il Passiro-Passaier, il Rio Valsura-Valschauerbach, il Talvera-Talfer e il torrente Aurino-Ahr. I laghi sono incastonati in scenari naturalistici spettacolari. I principali sono quelli di Braies-Pragser Wildsee, di Gioveretto-Zufrittsee, di Caldaro-Kalterer See, di Monticolo-Montiggler See e di Dobbiaco-Toblacher See. Numerosi sono i parchi naturali: dello Sciliar-Naturpark Schlern, Gruppo di Tessa-Texelgruppe, Puez/Odle-Naturpark Puez/Geisler, di Fanes/Sennes/Braies-Naturpark Fanes/Sennes/Prags, Monte Corno-Naturpark Trudner Horn, delle Dolomiti di Sesto-Naturpark Sextener Dolomiten, delle Vedrette di Ries-Naturpark Rieserferner, delle Alpi Sarentine-Sarntaler Alpen Naturpark e quello nazionale dello Stelvio-Stilfs Nationalpark. Nello stemma provinciale, argenteo, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, figura l'aquila rossa del Tirolo con i caratteristici sostegni d'oro sulle ali. L'insegna deriva dall'arma della prima dinastia dei conti di Tirolo, che comparve sul territorio intorno al 1150.

Comunicazioni. La più importante direttrice di traffico è l'autostrada A22 Brennero-Modena, che costeggia Bolzano-Bozen collegandola verso nord al Passo del Brennero-Brennerpass, appunto; verso sud giunge prima a Trento e poi, attraversando parte del Veneto, in Emilia-Romagna. Non manca un'efficace rete viaria costituita da strade statali e provinciali, molte delle quali attraversano i luoghi più suggestivi dell'Alto Adige-Südtirol. Le più importanti sono: la statale n. 12 dell'Abetone e del Brennero, che affianca l'autostrada A22 sia verso nord che verso sud, proseguendo poi per Pisa, in Toscana; la n. 38 dello Stelvio, che da Bolzano-Bozen si dirige verso nord-ovest e giunge al passo da cui prende il nome; la n. 44 Passo di Giovo, che collega Merano-Meran e Vipiteno-Sterzing attraversando la Val Passiria-Passeiertal; la n. 49 della Pusteria, che collega Bressanone-Brixen all'Austria attraversando la Val Pusteria-Pustertal; la n. 241 di Val d'Ega e Passo di Costa Lunga, che collega Bolzano-Bozen alla n. 48 delle Dolomiti; la n. 242 di Val Gardena e Passo Sella, che attraversa la Val Gardena-Grödner Tal; e infine la n. 508 della Val Sarentina e del Passo di Vizze, che da Bolzano-Bozen si dirige verso nord attraversando la Val Sarentina-Sarntal e la Val di Pennes-Penser Tal, snodandosi parallela al torrente Talvera-Talfer e raggiungendo poi Vipiteno-Sterzing e l'Austria. La rete ferroviaria interna al territorio provinciale è costituita dalla Verona-Brennero, che unisce Bolzano-Bozen al passo del Brennero-Brennerpass, verso nord, nonché a Trento e Verona (in Veneto), verso sud; dalla Bolzano-Merano, che collega il capoluogo provinciale con Merano-Meran; dalla Fortezza-Prato alla Drava, che si diparte dalla Verona-Brennero per raggiungere l'Austria verso est. Sul territorio non sono presenti aeroporti, fatta eccezione per quello di Bolzano/San Giacomo, che però non ha voli di linea; quelli di riferimento sono a Innsbruck (Austria), Milano/Linate (Lombardia), Verona/Villafranca e Venezia/Tessera (ambedue in Veneto), per i voli nazionali e internazionali, nonché a Milano-Malpensa, per i voli di linea intercontinentali. Le esigenze di trasporto marittimo sono soddisfatte dal sistema portuale del capoluogo regionale veneto. Sono inoltre numerose le funivie e seggiovie che collegano soprattutto le zone di interesse turistico.

Storia. Numerosi ritrovamenti di microliti, appartenuti con ogni probabilità a pastori e cacciatori non necessariamente stanziali, dimostrano la frequentazione umana di questi luoghi sin dall'età della pietra. Nei pressi del rifugio di Similaun è stato rinvenuto un corpo mummificato risalente al neolitico inferiore. Fra l'età del bronzo e l'età del ferro aumentarono significativamente gli insediamenti stabili legati alla pastorizia e all'agricoltura, come testimonia il gran numero di castellieri ancora oggi rintracciabili in molti centri storici. È intorno al castelliere che si svilupparono i primi insediamenti stanziali, anche se non si è tuttora sicuri di chi effettivamente li abitasse. Con la romanizzazione i castellieri vennero spesso ampliati e utilizzati come fortificazioni dalle truppe romane. La conquista di questi territori iniziò nel 15 a.C. con una spedizione che vide come protagonisti Druso e Tiberio, figliastri di Augusto. Successivamente, nel I secolo d.C., l'imperatore Claudio ordinò la costruzione di una strada, la VIA CLAUDIA AUGUSTA, appunto, che fece di quest'area uno snodo viario fondamentale. Caduto l'Impero Romano, durante l'alto medioevo l'intera zona fu teatro di scontri fra le varie popolazioni nordiche intenzionate a stabilirsi in Italia, soprattutto goti, longobardi, baiuvari e franchi, almeno fin quando, nel 788, tutto il Tirolo non venne a far parte dell'Impero di Carlo Magno. Nel 1207 i vescovi di Bressanone e Trento furono investiti del potere temporale, a seguito della donazione di terre da parte di Corrado II il Salico. Con questa donazione il territorio, occupato perlopiù da baiuvari, venne diviso fra i due principati, a cui fecero ufficialmente capo almeno fino al 1803 (anno della definitiva secolarizzazione del potere politico). In questo lungo arco di tempo, però, furono diversi i casati (più potente fra tutti quello dei conti del Tirolo) che si alternarono nell'esercizio del potere, considerando anche una breve annessione alla Repubblica di Venezia, nel XV secolo. Sul finire del Quattrocento il Tirolo si ampliò notevolmente, sia verso la parte germanica, sia verso quella italiana. Regnava, allora, Massimiliano I (1490-1519). Fu in quel periodo che si combatté la Guerra dell'Engadina, conclusasi con la Battaglia della Calva (1499), che però vide i tirolesi sonoramente sconfitti. Nel 1519 il nipote di Massimiliano, Carlo V, fu incoronato re. Due anni dopo, lui e il fratello Ferdinando I si spartirono i territori e nel 1522, col Trattato di Bruxelles, il Tirolo fu annesso a quelli austriaci di Ferdinando I. Nel 1525 ci fu la Rivolta contadina e nel 1564 la terza spartizione dei territori da parte degli Asburgici, in virtù della quale il Tirolo divenne autonomo. Estinti gli Asburgici del Tirolo nel 1665, ottenne la loro eredità l'imperatore Leopoldo I, che con la Prammatica Sanzione del 1670 assicurò l'indivisibilità dei territori austriaci. Per l'autonomia del Tirolo fu un duro colpo. Con il regno di Maria Teresa (1740-1790) si aprì un'epoca densa di mutamenti, che doveva poi portare, attraverso la Rivoluzione francese e gli sconvolgimenti dell'epoca napoleonica, alla caduta del cosiddetto ancien régime in Europa. I principati ecclesiastici dell'impero romano-germanico, tra cui quello di Trento, e la stessa compagine imperiale non sopravvissero a quegli eventi. Particolarmente importante fu per il Sudtirolo la guerra dell'Austria contro la Francia (1796-1797). Fu durante l'occupazione napoleonica del 1796 che venne coniata la definizione “Alto Adige”. In seguito all'abolizione dei principati vescovili (Trattato di Lunéville del 1803), il territorio entrò definitivamente nell'Impero Asburgico, in cui rimase fino alla fine della prima guerra mondiale, fatta salva la parentesi del dominio franco-bavarese, nei primissimi anni dell'Ottocento. Il Congresso di Vienna, infatti, nel 1815 sanciva definitivamente il rientro del Tirolo e degli ex principati vescovili di Trento e Bressanone nei possedimenti asburgici. I moti risorgimentali in Tirolo ebbero svolgimento analogo a quello dei moti di tutt'Europa e col 1848 iniziò il declino inarrestabile dell'Impero austriaco: nel 1859, sconfitto dai franco-piemontesi, perse la Lombardia; nel 1866, sconfitto dalla Prussia, perse il Veneto; nel mentre, nel 1861, era stato costretto a emanare una nuova costituzione dell'Austria; cogliendo l'occasione, anche il Tirolo aveva ricevuto un nuovo statuto. Dal 1867, sotto l'incalzare degli eventi, iniziò ad adottare una serie di interventi, tra cui l'introduzione del suffragio universale maschile per l'elezione del Consiglio dell'Impero (1907) e la riforma elettorale per la dieta regionale del Tirolo. Si era arrivati, così, al 1914, quando però scoppiò la prima guerra mondiale. Subito, all'inizio del 1915, l'Italia richiese la cessione di Trento e Trieste; l'Austria offrì il Tirolo meridionale fino a Lavis (comune confinante con Trento, immediatamente a nord della città). Ad aprile, l'Italia richiese il Trentino coi confini del 1811, dunque fino all'Asclerbach; l'Austria dichiarò inaccettabile la richiesta. Nel frattempo, il 26 aprile, a Londra la coalizione antimperiale prometteva all'Italia tutto il Sudtirolo fino al Brennero. Il 15 maggio l'Austria reagì con una propria nuova proposta, offrendo il territorio fino a Salorno-Salurn (rifiutandosi, quindi, di cedere sia Bolzano-Bozen che quasi tutta l'attuale sua provincia) ma era troppo tardi e l'Italia lo ritenne troppo poco. Così otto giorno dopo, il 23 maggio 1915, dichiarava guerra all'Austria. Uscita vincitrice dalla guerra, col trattato di Saint Germain (10 dicembre 1919) l'Italia ricevette il Tirolo meridionale fino al Passo del Brennero-Brennerpass. Il fascismo adottò, qualche anno dopo, una politica estremamente discriminatrice nei confronti della popolazione di lingua tedesca, che venne sottoposta a una forzata “italianizzazione”. In seguito, buona parte di quel gruppo etnico fu praticamente costretta a emigrare in Germania e dopo l'8 settembre fu il Terzo Reich a governare l'attuale Alto Adige-Südtirol, per 600 giorni. Dopo la seconda guerra mondiale la questione dell'Alto Adige-Südtirol venne posta nel vertice di Parigi del 1946 e portò alla firma del Patto Degasperi-Gruber, con cui si sancì l'autonomia della provincia di Bolzano-Alto Adige e il rispetto del bilinguismo locale (in realtà trilinguismo, tenendo conto anche del ladino). La mancata applicazione del Patto, insieme a un generale malcontento nei confronti del governo italiano, portò negli anni Sessanta del Novecento a un'ondata di violenza che ebbe termine solo nel 1972, quando la popolazione ottenne grandi concessioni (contenute nel cosiddetto “Pacchetto”) in merito all'autonomia economica, amministrativa e legislativa. Una volta attuate quelle norme nel corso del ventennio successivo, finalmente, nel 1992, la chiusura della lunga vertenza fu sancita con il rilascio della prevista cosiddetta “quietanza liberatoria” da parte dell'Austria.

Struttura socio-economica. La composizione etnica della popolazione vede una prevalenza di cittadini di lingua tedesca (circa due terzi del totale), mentre quelli di lingua italiana sono meno di un terzo e la restante percentuale appartiene alla comunità ladina. La densità demografica è fra le più basse d'Italia; la popolazione è concentrata prevalentemente nei fondovalle, dove maggiore è lo sviluppo economico legato a industria e commercio. L'agricoltura ha avuto un ruolo fondamentale nell'economia della provincia anche successivamente al dopoguerra ed è tuttora strettamente legata alla cultura popolare, soprattutto nei centri minori; negli ultimi decenni, però, il settore è passato in secondo piano rispetto a industria, turismo e commercio, e la maggioranza degli agricoltori non sopravvivrebbe se non avesse una seconda fonte di reddito. La proprietà contadina media dell'Alto Adige-Südtirol è, comunque, piuttosto vasta, grazie alla cosiddetta regola del “maso chiuso”, secondo cui la proprietà terriera di una famiglia passa in eredità al primogenito senza possibilità di suddivisione. Le zone coltivate però sono complessivamente poco estese poiché la gran parte del territorio è occupata da boschi o rilievi montuosi. Si è quindi puntato soprattutto sulla qualità e sulla produzione di alimenti tipici come il vino e la frutta. Un'altra attività tradizionale che tuttora occupa una propria inattaccabile nicchia è l'artigianato, vanto della cultura sud-tirolese, che in alcuni casi è riuscito a imporsi anche nella larga produzione. Grazie alla posizione strategica e di confine, il Tirolo meridionale ha sempre rappresentato un importante snodo per il transito di merci, e il commercio ha quindi rivestito un ruolo molto importante nell'economia locale sin dal medioevo. Le zone industriali più sviluppate si trovano prevalentemente nei centri maggiori e nel capoluogo provinciale, mentre negli altri comuni si registra una maggiore presenza di piccole aziende, spesso legate ai comparti edile, del legno e alimentare. Il tasso di disoccupazione è bassissimo. Lo sviluppo maggiore è stato senz'altro quello del turismo, che può contare su un'efficientissima organizzazione e soprattutto sul forte richiamo rappresentato del territorio, che ben si presta, tra l'altro, agli sport invernali. Grazie alla floridezza dell'economia il fenomeno dell'emigrazione è stato di entità decisamente inferiore rispetto a molte altre zone montane. Dal 1997 l'Alto Adige-Südtirol è dotato anche di università, con sede a Bolzano / Bozen.

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