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Provincia di BENEVENTO

Capoluogo: Benevento

Scheda

 
Stemma della provincia Benevento
   

Provincia di Benevento - Ambiti

DEFINIZIONE La provincia beneventana è nota anche con il nome di Sannio ma in realtà abbraccia solo una parte della storica regione abitata dai sanniti, che, nel periodo della sua massima espansione (attorno al IV sec. a.C.), includeva buona parte dell'Italia centro-meridionale -per la precisione racchiudeva la parte montuosa del Lazio, della Campania, della Lucania e dell'Apulia e le alte valli dei fiumi Volturno, Sangro, Biferno e Trigno-. Oggi il Sannio è identificato approssimativamente con la sezione dell'Appennino centrale che comprende l'alta valle del fiume Sangro, la parte centro-meridionale del Molise, il massiccio calcareo del Matese e il bacino del fiume Tammaro; amministrativamente appartiene quindi, all'Abruzzo, al Molise e alla provincia di Benevento. Si può così individuare nell'attuale Sannio beneventano un ben definito ambito sub-provinciale; quest'area presenta, inoltre, una certa omogeneità anche dal punto di vista insediativo ed economico. In base a criteri demografici ed economici si possono distinguere altri due ambiti omogenei: il primo, che comprende la parte meridionale del territorio provinciale, vale a dire il massiccio montuoso del Taburno-Camposauro e la conca occupata dal capoluogo provinciale, rappresenta la zona più popolosa della provincia e la più sviluppata economicamente; il secondo abbraccia la sezione nord-orientale del comprensorio provinciale, bagnata dal fiume Fortore e occupata da una serie di rilievi montuosi che degradano verso i monti della Daunia; è scarsamente popolata e anche la meno ricca dal punto di vista economico.

Sannio beneventano: Amorosi, Campolattaro, Casalduni, Castelvènere, Cerreto Sànnita, Cusano Mutri, Faìcchio, Guàrdia Sanframondi, Morcone, Pietraroja, Ponte, Pontelandolfo, Puglianello, San Lorenzello, San Lorenzo Maggiore, San Lupo, San Salvatore Telesino, Sassinoro, Telese Terme.

Taburno e area beneventana: Airola, Apollosa, Arpàia, Arpìse, Benevento, Bonèa, Bucciano, Calvi, Càmpoli del Monte Taburno, Castelpoto, Cautano, Ceppaloni, Dugenta, Durazzano, Foglianise, Fòrchia, Fragneto Monforte, Frasso Telesino, Limàtola, Melizzano, Moiano, Montesàrchio, Pannarano, Paduli, Paolisi, Paupisi, Pesco Sannita, Pietrelcina, San Giòrgio del Sànnio, San Lèucio del Sànnio, San Martino Sannita, San Nazzaro, San Nicola Manfrèdi, Sant'Agàta de' Goti, Sant'Angelo a Cùpolo, Solopaca, Tocco Càudio, Torrecuso, Vitulano.

Appennino Sannita: Àpice, Basèlice, Buonalbergo, Castelfranco in Miscano, Castelpagano, Castelvètere in Val Fortore, Circello, Colle Sannita, Fragneto l'Abate, Foiano di Val Fortore, Ginestra degli Schiavoni, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Pago Veiano, Reìno, San Bartolomeo in Galdo, San Giòrgio La Molara, San Marco dei Cavoti, Santa Croce del Sànnio, Sant'Arcàngelo Trimonte.

SANNIO BENEVENTANO

Territorio. Delimitato dall'alto corso del fiume Volturno a sud-ovest, dal fiume Calore a sud e dal fiume Tammaro a est, il massiccio calcareo del Matese occupa la parte nord-occidentale della provincia; il monte Mutria (m 1.823), il più elevato del Beneventano, il monte Tre Confini, il monte Moschiaturo ed il monte Monaco di Gioia (tutti al di sotto dei m 1.500) sono le cime più alte di questo versante e segnano il confine con la provincia di Caserta e con il Molise. Il territorio, di natura prevalentemente calcarea, presenta spettacolari fenomeni carsici, quali doline, inghiottitoi, grotte, pozzi, come i cosiddetti “puri” sul monte Pugliano, e abbondanti sorgenti pedemontane (come quelle del torrente Grassano a San Salvatore Telesino). Notevole è il patrimonio forestale e faunistico: il faggio, associato all'agrifoglio e più raramente al tasso, è l'essenza tipica al di sopra dei 900-1.000 metri mentre più in basso abbondano le specie quercine (cerro, farnia, acero, roverella, carpino, leccio, orniello); tra gli animali, oltre alla comune fauna appenninica (martora, lepre, fagiano, volpe, ghiro, tasso, scoiattolo, donnola), figurano il lupo, il gatto selvatico, l'aquila reale, il cinghiale e il capriolo -l'orso invece si è estinto-; le rive dei numerosi corsi d'acqua che solcano il territorio e dei piccoli laghi che lo punteggiano (tra questi figura quello di Telese, di origine vulcanica) ospitano, inoltre, il martin pescatore, la cicogna bianca, la gru, l'airone, lo svasso maggiore e il falco di palude -è stata segnalata anche la presenza della lontra-. A Pietraroja le rocce calcaree del Matese hanno poi restituito i fossili di oltre 400 esemplari di animali preistorici (rettili, pesci, anfibi, molluschi) vissuti nel cretaceo: tra essi spicca quello di un cucciolo di dinosauro carnivoro appartenente alla specie chiamata SCIPIONYX SAMNITICUS.

Comunicazioni. Le principali arterie viarie della zona sono rappresentate dalle strade statali di rilievo interregionale e interprovinciale n. 372 Telesina, che collega Benevento all'Alto Casertano, passando per Telese Terme, n. 87 Sannitica, che unisce l'area metropolitana partenopea a Campobasso, in Molise, e n. 88 dei Due Principati, arteria di grande comunicazione che collega l'area metropolitana di Salerno a Campobasso, in Molise, passando per Avellino e Benevento. I comuni situati lungo le pendici meridionali del massiccio del Matese sono inoltre serviti dalla linea ferroviaria Caserta-Benevento-Foggia mentre parallela al corso del fiume Tammaro corre la linea Benevento-Campobasso.

Storia. La presenza umana nella zona risale almeno al neolitico, come testimonia il ritrovamento nel 1898 nel territorio di Castelvenere di una palafitta appoggiata su 99 pali conficcati verticalmente nel terreno. Più tardi il comprensorio fu abitato dai sanniti, fondatori della fiorente TELESIA, e al termine delle guerre sannitiche fu sottomesso dai romani. Durante la seconda guerra punica diversi centri sanniti, compresa TELESIA, si ribellarono a Roma ma furono riconquistati da Quinto Fabio Massimo; una nuova sollevazione durante la guerra sociale fu sedata da Silla. In epoca medievale il comprensorio fu inserito nel ducato poi principato longobardo di Benevento e nel IX-X secolo fu teatro delle incursioni dei saraceni, che tra l'altro distrussero TELESIA. Entrò poi a far parte del regno normanno di Sicilia e da allora seguì le sorti dell'Italia meridionale; tra le illustri famiglie campane che lo governarono si ricordano i Sanframondo, i Carafa e i Gaetani. Subito dopo l'unità d'Italia, gli anfratti montani del comprensorio offrirono rifugio a bande di briganti, come quella del cerretese Cosimo Giordano.

Struttura socio-economica. L'economia locale sta attraversando una fase di trasformazione: le tradizionali attività rurali si stanno infatti contraendo in favore dell'industria, attiva per lo più nei comparti alimentare, tessile, dei materiali da costruzione, del legno, del vetro e dei metalli, ma soprattutto a vantaggio del terziario, che sta traendo impulso dalla valorizzazione turistica delle notevoli bellezze ambientali, storico-architettoniche e archeologiche della zona nonché dalla presenza di sorgenti termali a Telese Terme -queste ultime sono sfruttate dalla fine dell'Ottocento-. Le attività del settore primario si articolano nella coltivazione di cereali, frutta, olive e uva, nella silvicoltura e nell'allevamento (alla base, quest'ultimo, della produzione di pregiati salumi, come il prosciutto di Pietraroja, e apprezzati formaggi). Le ceramiche di San Lorenzello e Cerreto Sannita rappresentano il prodotto più famoso e pregiato dell'artigianato artistico locale. Cerreto Sannita costituisce un fondamentale punto di riferimento del comprensorio per ciò che riguarda i rapporti con le istituzioni; Telese Terme rappresenta invece il principale polo di attrazione commerciale.

TABURNO E AREA BENEVENTANA

Territorio. Presenta un profilo geometrico assai vario e sensibili oscillazioni altimetriche, comprendendo da un lato una vasta conca incorniciata da rilievi collinari, intensamente coltivata e fortemente urbanizzata, ed essendo occupato nella sua sezione occidentale dal massiccio del Taburno-Camposauro, delimitato a nord dalla Valle Telesina, che lo separa dalla catena montuosa del Matese, a sud dalla Valle Caudina, che lo divide dai monti del Partenio, e a ovest dalla valle del fiume Volturno, che segna per un tratto il confine occidentale della provincia beneventana con quella di Caserta. A causa dell'elevata pressione antropica la natura del comprensorio appare piuttosto degradata: alle basse quote la vegetazione originaria (boschi misti di roverella) convive con l'olivo mentre il leccio sopravvive sui costoni rocciosi più assolati ed esposti a meridione; sono tuttavia ancora presenti folti castagneti e al di sopra dei 900 metri accanto al faggio domina l'abete bianco. La fauna è piuttosto abbondante ma è costituita per lo più da specie comuni (lepri, fagiani, volpi, cinghiali, uccelli rapaci diurni e notturni). Anche sul massiccio del Taburno sono presenti fenomeni carsici: ne costituiscono un interessante esempio il campo di Cepino, il campo di Trellica e il campo di Camposauro, tre conche chiuse dotate di inghiottitoi, in cui spesso però l'acqua ristagna; l'affioramento di fossili, spesso visibili anche nei marmi che vi si estraggono (pregiati sono quelli di Vitulano, utilizzati in passato per costruire, tra l'altro, il Cremlino a Mosca e la reggia di Caserta), attesta inoltre che in tempi remoti questi monti erano sommersi dalle acque marine.

Comunicazioni. Le principali arterie viarie del comprensorio sono rappresentate dalla strada statale n. 7 Appia, arteria di grande comunicazione che collega Roma a Brindisi, in Puglia, dalla statale n. 88 dei Due Principati, arteria di rilevanza interregionale che unisce l'area metropolitana di Salerno a Campobasso, in Molise, passando per Avellino e Benevento, dalla n. 372 Telesina, che collega Benevento all'Alto Casertano, passando per Telese Terme, e dalla n. 265 dei Ponti della Valle, che da Maddaloni, alla periferia orientale della conurbazione casertana, punta verso il Sannio -la n. 7 Appia, la n. 265 dei Ponti della Valle e la n. 372 Telesina costeggiano rispettivamente i versanti meridionale, occidentale e nord-orientale del massiccio del Taburno-Camposauro-. Dal capoluogo provinciale si dipartono inoltre le statali n. 90 bis, che punta verso Foggia, in Puglia, innestandosi sulla statale n. 90 delle Puglie, e n. 212 della Val Fortore, arteria di rilievo interregionale che si dirige verso il Sannio molisano. La statale n. 372 di Summonte e Montevergine, che costeggia a oriente i monti del Partenio congiungendo Avellino con la Valle Caudina, serve il comune di Pannarano, che si trova all'estremità settentrionale della provincia avellinese tra i comuni di Avella (AV), Pietrastornina (AV), Roccabascerana (AV), San Martino Valle Caudina (AV) e Summonte (AV). Il quadro delle comunicazioni è completato dalla tangenziale di Benevento, che collega il capoluogo provinciale all'autostrada Napoli-Canosa di Puglia (A16), e dalle linee ferroviarie Caserta-Benevento-Foggia, Cancello-Benevento e Benevento-Avellino.

Storia. Popolata almeno dal neolitico, la zona fu abitata a partire dal V secolo a.C. dalle tribù sannitiche degli irpini e dei caudini e successivamente dai romani; questi ultimi fecero dell'irpina MALEVENTUM (ribattezzata BENEVENTUM dopo la sconfitta da essi inflitta a Pirro nel 275 a.C.) un'importante colonia, la ornarono di splendidi monumenti e vi fecero passare due strade per la Puglia, l'Appia e la Traiana. La caduta dell'impero romano comportò anche per il comprensorio un periodo di decadenza, che si interruppe con la costituzione della “Longobardia minore” (distinta da quella “maggiore”, con capitale Pavia). Situato tra le grandi capitali del mondo di allora (Roma e Bisanzio) e punto di passaggio obbligato per i pellegrini in viaggio verso la Terra Santa, il ducato di Benevento divenne, oltre che un'importante entità politica, anche centro di commerci e di cultura (in questo periodo si svilupparono la “scrittura beneventana” e il “canto beneventano”). Al periodo longobardo risale la fama di “città delle streghe” di cui gode Benevento, originata dai riti pagani del popolo longobardo. Con l'estinzione del principato, nel 1077, la città e i suoi immediati dintorni furono inclusi nei domini della Chiesa e per otto secoli, salvo brevi interruzioni, costituirono un'isola pontificia all'interno del regno di Napoli; il resto del comprensorio seguì le vicende storiche dell'Italia meridionale e fu governato da illustri famiglie campane, quali i Carafa, i Caracciolo, i D'Avalos D'Aquino, i Della Leonessa, i Della Ratta e gli Orsini. Il 3 settembre 1860 il governo pontificio di Benevento fu deposto e, come Garibaldi aveva promesso ai patrioti locali, la città divenne capoluogo della nuova provincia.

Struttura socio-economica. Nell'ambito del settore primario, ancora vitale anche se in contrazione, la coltivazione dei cereali è andata diminuendo in favore di produzioni più redditizie, quali la frutta, gli ortaggi (rinomati sono il carciofo di Pietrelcina e il cardone di Benevento), le olive e l'uva -nel comprensorio si producono apprezzati vini Doc, quali l'Aglianico del Taburno, il Guardiolo, il Sannio, il Sant'Agata dei Goti e il Solopaca-; prosegue invece la coltivazione e la lavorazione della varietà di tabacco chiamata beneventana, così come l'allevamento di bovini, ovini e suini. L'industria, che appare distribuita piuttosto uniformemente all'interno del comprensorio (oltre che Benevento, poli industriali di una certa importanza sono Airola, Sant'Agata dei Goti, Solopaca e San Giorgio del Sannio), è attiva innanzitutto nel comparto alimentare, in particolare nei rami dolciario e della distillazione (Benevento è la patria di un notissimo liquore), ma comprende anche i comparti delle confezioni, tessile, dei materiali da costruzione, elettronico, della gomma e della plastica e dell'estrazione e lavorazione della pietra. Per quanto riguarda il terziario, in continua espansione, il turismo appare in crescita ma rappresenta ancora una voce minoritaria all'interno del quadro economico locale. Il capoluogo provinciale rappresenta un fondamentale polo burocratico-amministrativo e commerciale per i comuni del comprensorio; punto di riferimento per ciò che riguarda i consumi è anche Montesarchio.

APPENNINO SANNITA

Territorio. La sezione nord-orientale della provincia è caratterizzata dal susseguirsi degli aspri rilievi di natura prevalentemente argillosa dell'Appennino Sannita; separati gli uni dagli altri da strette valli scavate dal fiume Fortore e da altri numerosi corsi d'acqua a regime torrentizio, raggiungono la massima elevazione con il monte San Marco, che supera di poco i mille metri di altitudine. Il manto vegetale che li ricopre è piuttosto vario e comprende il leccio, la roverella, il cerro, l'acero, l'orniello, il carpino, il castagno, il faggio e, lungo i corsi d'acqua, l'ontano, il pioppo e il salice; nelle zone più favorevoli prendono però il sopravvento i seminativi. Il territorio è attraversato dal regio tratturo Pescasseroli-Candela, usato dai pastori abruzzesi per la transumanza verso il Tavoliere delle Puglie: qui la vegetazione originaria, composta soprattutto da croco, menta, timo, lavanda, ginestra e orchidea selvatica, si conserva pressoché intatta.

Comunicazioni. L'irregolare morfologia del territorio si riflette nella tortuosità dei principali tracciati viari, rappresentati dalle strade statali n. 212 della Val Fortore, arteria di rilievo interregionale che si snoda tra Benevento e il Sannio molisano, e n. 369 Appulo Fortorina, che attraversa la Val Fortore spingendosi fino al versante campano dei monti della Daunia; minore importanza riveste la statale n. 625 della valle del Tammaro, che si snoda tra la n. 88 dei Due Principati e la n. 212 della Val Fortore. L'estremità meridionale del comprensorio è inoltre servita dalla statale di grande comunicazione n. 90 bis, che si stacca dalla n. 7 Appia all'altezza di Benevento e punta verso Foggia, in Puglia, innestandosi sulla statale n. 90 delle Puglie, e dalla linea ferroviaria Caserta-Benevento-Foggia -vale la pena di evidenziare che questo ambito sub-provinciale è per il resto completamente escluso dalla rete ferroviaria-.

Storia. Abitato fin da epoche molto remote, il territorio fu dimora in epoca storica dei sanniti e dei romani; questi ultimi nel 180 a.C. vi deportarono circa 50.000 liguri, che si insediarono presso le odierne Circello e San Bartolomeo in Galdo. La storia successiva del comprensorio coincide con quella dell'Italia meridionale: dopo le invasioni barbariche e la dominazione longobarda e normanna, infatti, la zona fu inserita per la maggior parte nel regno di Napoli e ne seguì le vicende; tra le varie illustri casate campane che esercitarono il loro dominio su queste terre figurano i Carafa, i Caracciolo gli Sforza, i Somma e gli Spinelli. Nel 1860 il comprensorio è stato inserito nella provincia di Benevento -in precedenza aveva fatto parte prevalentemente della provincia di Capitanata-.

Struttura socio-economica. L'irregolare conformazione morfologica, le condizioni climatiche e le carenze nelle comunicazioni sono alcuni dei fattori che hanno determinato la marginalità del territorio dal punto di vista economico e un consistente fenomeno di spopolamento tuttora in atto. Come spesso accade in questi casi, sono ancora le attività del settore primario a rappresentare la base dell'economia locale: cereali, foraggio, frutta, legumi, tabacco, olive e uva costituiscono le principali produzioni agricole mentre la zootecnia si articola soprattutto nell'allevamento di bovini e ovini e dà luogo a un'apprezzata produzione di formaggi (pecorino del Fortore e caciocavallo di Castelfranco in Miscano) e insaccati (prosciutto del Fortore, salsiccia, soppressata e capocollo del Sannio). Tra i comparti industriali presenti spicca quello delle confezioni, affiancato da quelli dei prodotti alimentari, della lavorazione dei metalli, dei materiali da costruzione e del legno. Il territorio presenta inoltre buone potenzialità turistiche, che cominciano a ricevere un'adeguata valorizzazione. San Bartolomeo in Galdo rappresenta un fondamentale punto di riferimento per i comuni di questa zona per ciò che riguarda i rapporti con le istituzioni e i consumi.

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