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Regione CAMPANIA

Capoluogo: Nápoli

Scheda

 
Stemma della regione Campania
   

Regione Campania - Statistiche

Campania felix fu il nome che i romani diedero al territorio pianeggiante che si estendeva intorno alla città di Capua, tra il mar Tirreno, il Lazio, la penisola sorrentina e i rilievi appenninici: per la presenza di porti accoglienti, luoghi incantevoli per la villeggiatura, clima mite e suolo fertile, tale zona era considerata la più ricca della penisola. L'odierna regione è più vasta e nel complesso appare più simile alle terre appenniniche dell'Italia centrale e meridionale, per via delle montagne aspre, delle comunicazioni difficili e degli scenari selvaggi e spopolati. La popolazione risulta, infatti, distribuita in modo molto ineguale, concentrandosi nella fascia costiera che si estende tra i Campi Flegrei e Salerno e in particolare nel Napoletano, cui si contrappongono vaste aree scarsamente popolate sulla dorsale appenninica; inoltre, nel capoluogo regionale si sono concentrate le principali funzioni urbane della regione (amministrazione, istruzione superiore, servizi rari e avanzati, ecc.), cosa che ha posto il resto del territorio in una situazione di dipendenza da esso. Trovare una soluzione a questo squilibrio tra zone interne, divenute una sacca di depressione e sottosviluppo, e fascia costiera, economicamente più ricca ma afflitta dai mali del sovraffollamento demografico, della disoccupazione e di uno sviluppo urbanistico caotico e incontrollato, è il problema affrontato negli ultimi anni dalla classe dirigente campana.  

Collegamenti. È interessata da alcuni fondamentali assi di collegamento tra il nord e il sud della penisola nonché con la costa adriatica: essi sono rappresentati dalle linee ferroviarie Roma-Napoli, Roma-Cassino-Caserta, Napoli-Reggio Calabria e Caserta-Benevento-Foggia, dalle autostrade A1 del Sole (Milano-Roma-Napoli), Napoli-Reggio Calabria (A3), Caserta-Salerno (A30) e Napoli-Canosa di Puglia (A16) e dalle strade statali n. 7 Appia, n. 7 quater Domiziana, n. 88 dei Due Principati, n. 18 Tirrena Inferiore e n. 19 delle Calabrie. Diverse arterie viarie e ferroviarie secondarie collegano i comuni più piccoli e più interni. Il sistema regionale dei collegamenti è completato dagli aeroporti di Napoli/Capodichino, che rappresenta uno dei principali scali internazionali italiani, e di Salerno/Pontecagnano. Tra i porti spicca per movimento di passeggeri e merci quello di Napoli, il più importante del basso Tirreno; va sottolineata anche l'importanza dei porti commerciali di Pozzuoli, Torre Annunziata, Castellammare di Stabia e Salerno. Scali marittimi minori, alcuni dei quali impegnati in vivaci traffici commerciali e tutti più o meno attrezzati per la navigazione da diporto, si trovano, inoltre, in diversi altri comuni costieri e nelle isole di Ischia, Capri e Procida.  

Territorio. Costituita in prevalenza da monti e colline -le pianure occupano meno di un sesto del territorio-, presenta una morfologia assai varia. All'interno si elevano i grandi massicci montuosi di natura calcarea appartenenti all'Appennino Campano: da nord a sud, intervallati da conche intermontane, si susseguono il massiccio del Matese, al quale appartiene la cima più alta della regione, ossia il monte Miletto (2.050 m), il massiccio del Taburno-Camposauro (1.393 m), i Monti Picentini (1.809 m), i monti Alburni (1.742 m) e il massiccio del Cilento (1.899 m). Lungo la costa si dispongono le principali pianure, cioè quelle formate dai depositi alluvionali dei fiumi Garigliano, Volturno, Sarno e Sele, rese fertili dai materiali piroclastici eruttati dai vulcani. Queste sono interrotte da gruppi montuosi preappenninici isolati, di origine calcarea (monte Massico, monte Maggiore) o vulcanica (l'apparato inattivo di Roccamonfina, i Campi Flegrei e il vulcano Vesuvio); il preappennino si prolunga inoltre nel mare, con le isole costiere di Capri (calcarea), Ischia, Procida, Vivara e Nisida (vulcaniche). L'andamento della costa, che si estende per 360 km tra la foce del fiume Garigliano e la baia di Sapri (golfo di Policastro), riflette la successione e la posizione delle pianure e dei rilievi costieri; vi si aprono, inoltre, quattro golfi nettamente separati da altrettanti promontori rocciosi. A nord il golfo di Gaeta, che prosegue nel Lazio, è l'unico dal litorale basso e sabbioso ed è spesso orlato da specchi lagunari. Segue il golfo di Napoli, uno dei più pittoreschi e famosi del mondo, dominato dalla mole del Vesuvio e delimitato a nord dal capo Miseno e a sud dalla lunga penisola sorrentina, occupata dai monti Lattari. Più a sud la costiera amalfitana, che si estende sul lato meridionale della penisola sorrentina, cinge il golfo di Salerno, che include la piana del Sele e termina a punta Licosa. Infine, oltre il tratto scosceso in cui il massiccio del Cilento giunge sino al Tirreno e dal quale si protende capo Palinuro, si apre il golfo di Policastro. Il sottosuolo è sede di molteplici manifestazioni di vulcanismo: il Vesuvio è un vulcano ancora attivo -l'ultima eruzione ha avuto luogo nella primavera del 1944 e famosissima è quella del 79 d.C. che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia- mentre nella zona dei Campi Flegrei e sull'isola di Ischia sono diffuse svariate manifestazioni di vulcanismo secondario (fenomeni bradisismici, fumarole, solfatare, sorgenti termali, ecc.). Nel territorio abbondano inoltre le sorgenti carsiche -quelle del fiume Sele, sui Monti Picentini, alimentano l'acquedotto pugliese-; il carsismo dà origine anche a spettacolari grotte sia sulla terraferma (celebri sono quelle di Pertosa, in provincia di Salerno, contenenti un lago sotterraneo) sia sull'isola di Capri. I giacimenti di argilla e zolfo e le cave di marmo, pozzolana e tufo alimentano l'attività dell'industria estrattiva locale. Nelle pianure litoranee e sui rilievi più bassi rivolti verso il mare la vegetazione originaria è rappresentata principalmente dalla macchia mediterranea, sia ad arbusti sia arborata (leccio, mirto, lentisco, oleandro, ginestra, erica, timo, ecc.); tuttavia, fino ai 400-500 metri di quota essa è stata estirpata dalla millenaria azione dell'uomo per far posto agli insediamenti e alle attività produttive, oppure convive con le colture legnose (vite, olivo, agrumi). Più in alto si hanno associazioni di querce e castagni o cerri; sui massicci calcarei dell'Appennino Campano domina invece il faggio. La flora locale annovera anche specie rare e insolite, come il pino d'Aleppo, la betulla, l'abete bianco e l'ontano napoletano; la regione, tuttavia, mostra alcuni ritardi nella loro tutela -solo negli anni Novanta del Novecento sono stati istituiti il Parco Nazionale del Vesuvio e il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano-. L'idrografia campana conta pochi importanti corsi d'acqua. Oltre metà del territorio è compresa nei bacini dei fiumi Volturno e Sele: alimentati l'uno dal fiume Calore Irpino, l'altro dai fiumi Tanagro e Calore Lucano, essi sono ampiamente utilizzati per l'irrigazione e la produzione di energia elettrica. Altri importanti corsi d'acqua sono il Garigliano, che segna per un breve tratto il confine con il Lazio, e l'Ofanto, che nasce in Irpinia e, a differenza della maggior parte dei fiumi della regione, sfocia nell'Adriatico; a questi si affiancano diversi corsi d'acqua minori spesso a carattere torrentizio. I laghi sono piccoli e poco numerosi: alcuni sono di origine carsica (lago del Matese, lago Laceno), altri vulcanici, come il celebre lago d'Averno, altri costieri (lago del Fusaro, lago di Patria, lago Lucrino).  

Clima. La distribuzione spaziale delle precipitazioni riproduce fedelmente la conformazione orografica avendosi dei massimi medi di circa 150 cm annui in prossimità dell'Appennino Campano e del Cilento e sulla fascia montuosa interna, che fa parte dell'Appennino Meridionale. Il maggior numero di precipitazioni temporalesche sono localizzate nella parte centro-meridionale. In generale le precipitazioni sono più frequenti nei periodi autunnale e invernale e sulla maggior parte della regione piove mediamente per 100 giorni l'anno. I venti prevalenti sono legati  al transito delle perturbazioni provenienti dall'Atlantico: da sud-ovest (Libeccio) prima del transito, da nord (tramontana) o da nord-ovest  (maestrale), generalmente freddi,  dopo il passaggio. In estate il regime dei venti è prevalentemente quello di brezza, che sul litorale settentrionale mitiga, anche se parzialmente, la sensazione di afa generata dall'umidità e dalle alte temperature dovute all'insolazione e alla massiccia cementificazione.  

Attività produttive. Il quadro dell'economia campana, caratterizzata dalla netta prevalenza del terziario sull'industria e sull'agricoltura, evidenzia la presenza di gravi problemi soprattutto nelle aree interne e lungo la fascia costiera, dove la scarsità di risorse naturali, l'insufficienza degli investimenti pubblici e privati e la sovrappopolazione determinano malessere sociale, depressione dei consumi e disoccupazione. In qualche caso gli incentivi pubblici erogati dopo il terremoto che il 23 novembre 1980 ha colpito l'Irpinia hanno prodotto qualche miglioramento, favorendo l'insediamento dell'industria e la razionalizzazione fondiaria in agricoltura. La maggior parte del reddito prodotto dal settore primario deriva dalle colture ortofrutticole, che soprattutto nelle zone più fertili (Terra di Lavoro, piana del Sele, agro nolano e sarnese), dove sono stati eseguiti miglioramenti infrastrutturali e opere di bonifica, hanno gradualmente sostituito la coltivazione dei cereali, un tempo peculiare della regione, confinandola nelle aree interne (province di Benevento e Avellino). La Campania è ai primissimi posti in Italia nella produzione di patate, albicocche, nocciole, legumi (fave, fagioli, piselli), pomodori, peperoni, melanzane, carciofi, insalate, pesche, prugne, ciliege, noci, mele e pere; notevoli sono, inoltre, le produzioni di agrumi, tabacco, canapa, olive e olio, uva da tavola e da vino. Tali prodotti, oltre a rifornire i grandi mercati urbani di Napoli, di Roma e dell'Italia settentrionale, alimentano anche il volume delle esportazioni. Nell'ambito del settore primario un ruolo di minor rilievo rivestono la zootecnia, all'interno della quale spicca l'allevamento di bufale da latte, e la pesca, che appare meno sviluppata che in altre regioni costiere. Per quanto riguarda il settore secondario, la regione appare come una delle più industrializzate dell'Italia meridionale, anche se il ruolo dell'industria non può certo essere paragonato a quello che essa svolge nell'economia delle regioni settentrionali. La distribuzione delle imprese evidenzia forti squilibri territoriali: la stragrande maggioranza di esse è infatti concentrata intorno a Napoli, a Caserta, a Salerno e ad Avellino e nell'alta valle del fiume Ofanto. Notevole è il numero di piccole e medie aziende che operano nei comparti tradizionali dei prodotti alimentari (conserve alimentari, pasta, derivati del latte, bibite e liquori tipici, vini), tessile, delle confezioni, delle calzature e della lavorazione di cuoio e pelli; comunque, negli ultimi decenni un certo sviluppo hanno conosciuto i comparti chimico, elettronico, meccanico e automobilistico, in seguito all'apertura di grandi stabilimenti da parte di importanti imprese nazionali e multinazionali. La siderurgia, che aveva in Bagnoli il principale polo produttivo, è invece entrata in crisi all'inizio degli anni Novanta del Novecento -Bagnoli è attualmente in fase di riconversione-. Tra le attività del terziario prevale il pubblico impiego, seguito dal piccolo commercio; rilevante, inoltre, è il contributo dato dal movimento portuale: il porto di Napoli è ai primi posti in Italia per numero di passeggeri imbarcati e sbarcati e nel traffico di merci. Piuttosto sviluppato è il turismo, che tuttavia interessa prevalentemente aree di antica tradizione, come le isole di Capri e Ischia, le zone archeologiche di Pompei, Ercolano e Paestum, Amalfi e le altre località balneari e climatiche della penisola sorrentina. Da qualche tempo, comunque, sono stati avviati il rilancio del turismo d'arte e di cultura a Napoli e la promozione di quello ecologico-culturale nelle aree interne.  

Analisi statistica. Area sociale. Le statistiche culturali e sociali varie vedono la Campania collocarsi, nel complesso, molto al di sotto dei valori medi nazionali. Le statistiche della sanità la indicano come la regione "peggio servita" sul versante pubblico (3,5 posti letto per 1.000 abitanti contro la media italiana di 5,3 posti letto). Una vita media e un indice di vecchiaia tra i più bassi d'Italia hanno provocato una espansione del sistema pensionistico meno accentuata che nelle altre regioni (la percentuale di pensioni erogate sulla popolazione è del 25,5% contro il valore nazionale di 34,8). Area economica. L'apporto più consistente al Prodotto Interno Lordo è dato dal terziario, con una percentuale superiore alla media nazionale; si colloca sensibilmente al di sotto dei valori medi il valore aggiunto del settore industriale mentre l'apporto percentuale fornito dal settore agricolo è lievissimamente inferiore alla media nazionale; notevolmente inferiori ai valori medi nazionali sono le percentuali degli occupati, il P.I.L. pro-capite (32,6% in meno della media italiana), i consumi per abitante (21,2% in meno della media italiana). Area demografica. Seconda regione per numero di abitanti è la prima per densità (431 abitanti per km² contro i 192 dell'Italia). La classe di ampiezza demografica che va dai 1.001 ai 2.000 abitanti è quella che comprende il maggior numero di comuni (124); gli altri solitamente non superano i 4.000 abitanti. La città più popolosa è il capoluogo regionale  che supera il milione di abitanti. Nella graduatoria della vita media occupa l'ultimo posto per le donne (78,5 anni rispetto alla media italiana di 80 anni) e il sedicesimo posto per gli uomini (72,9 anni rispetto alla media italiana di 73,4 anni). Con un indice di vecchiaia pari a 56,2 è la regione "più giovane" d'Italia. Area ambientale. La percentuale di superficie collinare (50,8%) è superiore alla media nazionale (41,6%); quella della pianura, invece, è sensibilmente inferiore (14,7% contro il 23,2% della media italiana). Il 72% del territorio è classificato, secondo il grado di sismicità, ad un livello medio-alto. Mentre la qualità delle acque marine balneabili supera di poco le percentuali nazionali, la percentuale di costa non balneabile per inquinamento è la più alta d'Italia (31,2% contro il valore medio nazionale di 7,6%).

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