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Provincia di BENEVENTO

Capoluogo: Benevento

Scheda

 
Stemma della provincia Benevento
   

Provincia di Benevento - Statistiche

Territorio. Provincia situata nella porzione nord-orientale della Campania, con una morfologia collinare e montuosa; la sua economia, sostenuta principalmente dal terziario, è caratterizzata inoltre da un'elevata incidenza delle attività rurali. Interessata negli anni Sessanta del Novecento da un sensibile fenomeno di emigrazione verso i centri industriali dell'Italia settentrionale nonché verso Roma e Napoli, è la provincia meno popolosa tra quelle campane -nelle aree montane il numero degli abitanti è tuttora in diminuzione-; la popolazione, che presenta un indice di vecchiaia nella media, si distribuisce in 78 comuni e si concentra per la stragrande maggioranza nella porzione sud-occidentale del territorio. Quest'ultimo, posto al confine con le province di Campobasso, in Molise, e di Foggia, in Puglia, e contiguo alle province campane di Caserta, Napoli e Avellino, si distende tra due grandi pianure dell'Italia meridionale, quella campana ad ovest e il Tavoliere delle Puglie a est; comprende il bacino medio e inferiore del fiume Calore, o Calore Irpino, ma è per la maggior parte montuoso, essendo occupato nella sua porzione nord-orientale dai rilievi argillosi dell'Appennino Sannita, a nord-ovest dal versante sud-orientale della catena del Matese e a sud-ovest dal massiccio calcareo che culmina con i monti Taburno (1.393 m) e Camposauro (1.388 m). Il Taburno-Camposauro, chiamato anche “dormiente del Sannio” per il suo profilo che ricorda quello di una persona distesa, domina la vasta conca di Benevento, sulla quale convergono le valli dei fiumi Calore, Sabato e Tammaro; queste, insieme alla Valle Caudina, percorsa dal fiume Isclero, alla valle del fiume Fortore e a quelle scavate da numerosi altri corsi d'acqua, interrompono la successione dei rilievi montuosi, conferendo al territorio provinciale un profilo geometrico oltremodo vario. L'irregolare conformazione geologica e geografica del comprensorio ha solo in parte salvaguardato l'ambiente naturale -ben più della metà della superficie territoriale provinciale è occupata dalle aziende agricole-; l'originaria copertura vegetale resiste solo alle alte quote ed è caratterizzata dal predominio del faggio, al di sopra dei 900 metri di altitudine, ma anche dalla presenza del cerro nei terreni ad un alto tenore di argilla, del castagno sui suoli vulcanici -l'attività del vulcano Vesuvio ha arricchito il territorio di materiali piroclastici-, del leccio, dell'ontano e della roverella. Nelle valli fluviali e sui rilievi più bassi, sede degli insediamenti umani e delle attività produttive, la flora originaria è rappresentata per lo più dalla vegetazione che incornicia i corsi d'acqua (salici, ontani, corbezzoli, tamerici) e da ridotte distese di macchia mediterranea. Nello stemma provinciale, concesso con Regio Decreto, compare un toro rampante, in ricordo degli animali sacrificati dai sanniti nel corso delle “Primavere sacre”, al termine delle quali essi partivano alla conquista di nuove terre. L'animale è inserito in uno scudo, coronato di foglie e bacche di quercia, sovrapposto alle armi dei sanniti, dei romani e dei longobardi.

Comunicazioni. Già nell'antichità il territorio era percorso da importanti vie di comunicazione che collegavano Roma ai porti pugliesi per la Grecia, ossia dalle vie Appia e Traiana -quest'ultima si dipartiva dall'Appia nei pressi di Benevento e consentiva di raggiungere Brindisi con un nuovo e più spedito percorso, che passava per Canosa e Bari-. Tale funzione di collegamento tra il versante tirrenico e quello adriatico della penisola e tra il centro e il sud d'Italia si mantiene anche oggi: sfiorato dall'autostrada Napoli-Canosa di Puglia (A16), il territorio beneventano è percorso da est a ovest dalle strade statali di grande comunicazione n. 7 Appia e n. 90 bis delle Puglie nonché dalla linea ferroviaria Caserta-Benevento-Foggia; è inoltre attraversato da nord a sud dalla strada statale di rilievo interregionale n. 88 dei Due Principati e dalle linee ferroviarie Benevento-Campobasso e Benevento-Avellino. Il sistema provinciale dei collegamenti è completato dalle statali di rilievo interregionale n. 212 della Val Fortore, n. 372 Telesina, che mette in comunicazione il Beneventano con l'autostrada A1 del Sole (Milano-Roma-Napoli), e n. 87 Sannitica; di rilievo locale sono, invece, la linea ferroviaria Cancello-Benevento e le statali n. 369 Appulo Fortorina, n. 265 dei Ponti della Valle e n. 625 della valle del Tammaro.

Storia. Popolata fin dalla preistoria, la zona compresa grossomodo tra il massiccio del Matese a nord, il fiume Volturno ad ovest, i monti del Partenio e del Terminio a sud ed i monti della Daunia con il fiume Fortore a est fu in seguito dimora delle tribù sannitiche degli irpini, che erano stanziati nelle valli dei fiumi Sabato, Calore ed Ofanto e fondarono l'odierna Benevento, dei pentri, che abitavano il massiccio del Matese, e dei caudini, che avevano in CAUDIUM (l'odierna Montesarchio) il loro centro principale. Bellicosi e desiderosi di espandersi, i sanniti entrarono nel IV secolo a.C. in conflitto con i romani: ne seguì un'aspra lotta divisa in tre fasi, le cosiddette guerre sannitiche, combattute tra il 343 e il 290 a.C., in seguito alle quali Roma rimase padrona di tutto il territorio. Particolarmente accanita e sanguinosa fu la seconda (326-304 a.C.), durante la quale i sanniti, sotto la guida di Caio Ponzio, riuscirono a battere e a umiliare alle Forche Caudine, in prossimità dell'attuale Arpaia, i nemici spintisi nel loro impervio territorio (321 a.C.). In epoca romana il comprensorio costituì un serbatoio da cui Roma attingeva frumento, olio e vino; con la divisione amministrativa augustea fu inserito per la maggior parte nella REGIO II (APULIA ET CALABRIA). Dopo la caduta dell'impero romano subì le devastazioni dei goti, dei bizantini e, a partire dal 568, l'invasione dei longobardi. Questi ultimi, con Zottone, nel 570 fecero di Benevento la capitale di un potente ducato, che presto si rese indipendente dalla corte regia. Il ducato di Benevento raggiunse la massima estensione nei primi decenni dell'VIII secolo, quando era composto da 32 distretti sparsi per la Campania, l'Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Lucania e la Calabria e affidati ad altrettanti gastaldi; inoltre, nel 774, dopo la dissoluzione del regno longobardo con capitale Pavia in seguito alla discesa dei franchi in Italia, fu elevato al rango di principato da Arechi II, che poi ne trasferì la capitale a Salerno. Nell'840, tuttavia, Salerno e Capua si resero indipendenti e per un breve periodo il principato di Benevento, detto anche LONGOBARDIA MINOR, fu addirittura soggetto all'impero bizantino (891-895); dal 900 al 981, inoltre, fece parte del principato longobardo di Capua. Nell'XI secolo, estenuato da guerre esterne e contese interne, l'ultimo duca, Landolfo IV, si sottomise alla Chiesa in cambio del suo aiuto: così, nel 1077, la città di Benevento passò sotto la dominazione pontificia, che durò, salvo brevi intervalli, fino all'unità d'Italia -il governo della Chiesa su Benevento fu interrotto da Federico II di Svevia, dal suo successore Manfredi, che vi trovò la morte combattendo contro Carlo d'Angiò, dai re di Napoli, dai Borboni e dai francesi (negli anni della Repubblica Partenopea e nel periodo napoleonico)-; il resto del comprensorio seguì le vicende dell'Italia meridionale: appartenne ai normanni e agli Svevi, fu conteso tra Angioini e Aragonesi e tra spagnoli e francesi, fu soggetto al dominio spagnolo e a quello dei Borboni. Nel 1820-21 e nel 1848 la zona fu teatro di moti carbonari e nel 1860 fu annessa al regno d'Italia; il 25 ottobre dello stesso anno nacque la provincia di Benevento. Dopo l'unità d'Italia il comprensorio fu afflitto dal brigantaggio e da un massiccio fenomeno di emigrazione, che aggravarono la condizione di marginalità economica di cui già soffriva.

Struttura socio-economica. L'economia provinciale presenta caratteristiche comuni a molte zone interne del Mezzogiorno d'Italia; è contraddistinta, cioè, da un modesto sviluppo industriale, da una notevole incidenza del terziario e da un peso ancora rilevante delle attività del settore primario. Più della metà della popolazione attiva locale trae infatti sostentamento dal terziario non qualificato (piccolo commercio e pubblica amministrazione) mentre il 20% circa è occupato nell'agricoltura. Quest'ultima, caratterizzata da notevole polverizzazione fondiaria e scarso impiego di tecnologie, è specializzata nella produzione di cereali, frutta, ortaggi e tabacco; di sicuro rilievo qualitativo e quantitativo è inoltre la viticoltura, da cui si ottengono pregiati vini Doc, e l'olivicoltura, cui è collegata la produzione di apprezzati oli extra-vergine (il Sannio caudino telesino e il Sannio colline beneventane sono in attesa del riconoscimento Dop). Le attività rurali comprendono anche la zootecnia, da cui si ottengono formaggi e salumi molto apprezzati, e la silvicoltura. L'industria beneventana è attiva prevalentemente in comparti tradizionali, quali quello alimentare, tessile, dei materiali da costruzione, edile, metallurgico e del legno. Le bellezze naturalistiche, la presenza di stazioni termali e di centri di interesse storico, archeologico e religioso (frequentatissimi sono i luoghi di padre Pio a Pietrelcina) favoriscono il turismo, che tuttavia non è ancora sorretto da un adeguato apparato ricettivo. Oltre al capoluogo provinciale, costituiscono poli di gravitazione Cerreto Sannita, Montesarchio, Telese Terme e San Bartolomeo in Galdo.

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