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Provincia di TRENTO

Capoluogo: Trento

Scheda

 
Stemma della provincia Trento
   

Provincia di Trento - Statistiche

Territorio. Comprende 223 comuni, quasi tutti a maggioranza linguistica italiana; una minoranza ladina è localizzata nella Val di Fassa. Confina a nord con la provincia autonoma di Bolzano, a est e sud-est con le province venete di Verona, Belluno e Vicenza, a ovest e sud-ovest con le province lombarde di Brescia e Sondrio. Il territorio è prevalentemente montuoso, essendo compreso nell’arco alpino e nelle Dolomiti; in esso spiccano: i massicci del Latemar, della Marmolada, del Catinaccio, della Presanella, dei Lagorai, dell’Ortles-Cevedale, il Gruppo Sella e le Pale di San Martino. I corsi d’acqua più importanti sono: l’Adige, che scende dall’Alto Adige-Südtirol passando per Trento e dirigendosi quindi a sud; il Brenta, che nasce poco a est di Trento dai Laghi di Caldonazzo e Levico e attraversa la Valsugana e il Veneto prima di sfociare nell’Adriatico; il Sarca, che nasce dal massiccio dell’Adamello-Brenta ed è immissario del Lago di Garda; il torrente Avisio, affluente di sinistra dell’Adige, che nasce dal Gruppo di Sella; il torrente Noce, immissario ed emissario del Lago di Santa Giustina prima di confluire nell’Adige; i torrenti Fersina, Larganza, Ceggio, Grigno, Senaiga (a confine con il Veneto), Vanoi, Cismon, Travignolo, Centa, Moggio, Arnò, di Genova, Sarca di Campiglio, Barnes e Rabbies; i rii Novella, Lambin, Lozen, Valsorda, Cadino e Valzanca. Moltissimi i bacini lacustri, fra cui parte del Lago di Garda e i laghi Molveno, Caldonazzo e Levico, Santa Giustina, Ponte Pia, Cavedine, Toblino, Santa Massenzia, Serraia, Piazze, Forte Buso, Stramentizzo (per metà al confine con l’Alto Adige-Südtirol), Careser e Lungo, Malghette, Gelato, Corniselio, Ritorto, Tòvel, Garzone, Tenno, Cei, Costa Brunella, Val Noana, Calaita e Fedaia. I parchi naturali che interessano la provincia autonoma di Trento sono: il Parco nazionale dello Stelvio (settore trentino), il Parco naturale Adamello-Brenta e il Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino; vi sono poi numerose aree protette e riserve naturali regionali, fra cui: le riserve di Campobrun, Bés Cornapiana di Brentonico, Scanuppia-Monte Vigolana, Tre Cime del Monte Bondone, Laghestél e le aree protette di Canneto di Levico, Lago Costa, Lago d’Ampola, Lago d’ldro, Lago di Loppio, Lago di Toblino, Lago Pudro. Sullo sfondo argentato dello stemma provinciale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggia l’aquila di Trento; lo scudo, a punta, è bordato da un filetto purpureo.

Comunicazioni. La principale direttrice di traffico è l’autostrada A22 Brennero-Modena che dal passo del Brennero, appunto, attraversa la regione collegando i due capoluoghi di provincia e poi scende in Emilia-Romagna attraversando il Veneto. È accessibile dai caselli di: San Michele all’Adige-Mezzocorona, Trento nord, Trento centro, Rovereto nord, Rovereto sud-Lago di Garda nord e Ala-Avio. Le principali strade statali sono: la n. 12 dell’Abetone e del Brennero, che segue l’autostrada sia verso nord che verso sud, dove prosegue per la Toscana arrivando fino a Pisa; la n. 42 del Tonale e della Mendola, che collega Bolzano a Bergamo, in Lombardia; la n. 43 della Val di Non, che collega la stessa n. 42 alla n. 12; la n. 47 della Valsugana, che si diparte da Trento fino a raggiungere Padova in Veneto; la n. 48 delle Dolomiti, che attraversa la Val di Fiemme e la Val di Fassa proseguendo poi fino ad Auronzo di Cadore (BL), in Veneto; la n. 50 del Grappa e del Passo Rolle che, partendo dalla n. 48, a Predazzo, si dirige a est per poi scendere attraverso le Dolomiti fino a raggiungere Belluno, in Veneto, e quindi la n. 51 di Alemagna; la n. 612 della Val di Cembra, che si diparte dalla n. 12 a Lavis, poco a nord di Trento, risalendo poi la Val di Cembra; la n. 237 del Caffaro, che collega la n. 45 bis Gardesana Occidentale, nei pressi del Lago di Toblino, alla n. 239 di Campiglio e a Brescia, in Lombardia; la n. 239, che da Tione di Trento risale la Valle Rendena, la Val di Campiglio e la Val Meledrio immettendosi sulla n. 42. Le principali linee ferroviarie sono la Verona-Brennero, la Trento-Venezia e la Malè-Mezzocorona. Considerato che è privato l’aeroporto di Trento/Mattarello (aperto al traffico di aviazione generale), la provincia è sprovvista di un proprio scalo per voli di linea e quindi si serve di quelli di Verona/Villafranca e di Venezia/Tessera, in Veneto, o di quello di Milano/Linate, in Lombardia, nonché, per le linee intercontinentali dirette, di quello di Milano/Malpensa. Priva di sbocchi a mare, fa riferimento al sistema portuale del capoluogo regionale veneto. Vi è una diffusa rete di seggiovie, funivie e altri collegamenti in quota.

Storia. La frequentazione dei luoghi risale a età anteriore alla diffusione di nuclei stanziali legati all’agricoltura e all’allevamento. È comunque nel periodo preistorico che vengono edificati i primi castellieri, che tanta importanza avranno nei secoli successivi. All’arrivo dell’esercito romano, nel 15 a.C., la popolazione presente sul posto, di origine retica, si fuse con la cultura romana. I due figliastri di Augusto, Druso e Tiberio, arrivati con il compito di conquistare e colonizzare la zona alpina, non incontrarono grosse difficoltà. In seguito, la politica romana dell’assimilazione e della tolleranza di culture, tradizioni e culti locali permise la conservazione dell’identità indigena e la nascita della lingua e cultura ladina. I romani utilizzarono i castellieri come fortificazioni e strutture difensive o di osservazione, rendendone possibile la conservazione e favorendo il ruolo unificatore che poi essi assunsero durante il medioevo, quando i centri abitati sarebbero sorti proprio intorno a queste antiche strutture. Con la caduta dell’impero romano la zona fu interessata dall’avvicendarsi di varie popolazioni barbare, mentre il cristianesimo si diffondeva in maniera capillare conquistando ben presto tutta la popolazione. Fu proprio grazie alla diffusione della nuova religione e alla funzione del castelliere che si crearono quelle autonomie locali fondamentali nella storia d’Italia, con i piccoli centri abitati addossati all’edificio di culto e alla fortificazione, divenuta ormai castello, e con il sacerdote locale che era punto di riferimento per la popolazione. Nel 569 venne creato il Ducato di Trento, a opera del neonato regno longobardo, che vedeva nella zona basso-atesina un punto strategico importante per contrastare baiuvari e franchi. Il ducato mantenne la propria identità e autonomia anche durante l’impero carolingio, divenendo nel 774 Marca di Trento. Con la scomposizione dell’impero di Carlo Magno il Trentino non perse importanza, trovandosi comunque in una zona fondamentale per il collegamento fra Italia e Germania, di cui divenne dominio nel 952 quando Ottone I, imperatore asburgico, decise la sua donazione al ducato di Carinzia. All’inizio del secolo XI viene creata una nuova figura politico-religiosa, che si diffonderà in tutta Europa e che a Trento e Bressanone svolgerà un importante ruolo filo-imperiale: quella del principe vescovo. Nel Duecento il principe vescovo di Trento si trova a dover far fronte alle mire espansionistiche dei conti del Tirolo, nelle figure di Alberto del Tirolo e Mainardo II, conte del Tirolo, appunto. Costoro, stretta alleanza con Ezzelino da Romano, riuscirono nel 1239 a conquistare il principato e a mantenervi il proprio dominio fino al termine della discendenza maschile, avvenuto nel 1363; in questa occasione Margherita Maultasch, contessa di Carinzia e Tirolo, donò all’imperatore austriaco Rodolfo IV i propri domini. Grazie poi a successive donazioni e annessioni, tutto il territorio trentino divenne la parte più meridionale dell’impero asburgico, condizione perdurata fino alla fine del primo conflitto mondiale. Le prime lotte sociali per l’annessione all’Italia risalgono all’Ottocento, quando la popolazione locale partecipa ai moti italiani per l’indipendenza e l’unificazione del Regno: venne creata la società Pro Patria, divenuta poi la Lega Nazionale. Durante la prima guerra mondiale il trentino combatté ovviamente al fianco dell’impero, mentre la condizione di terra “irredenta” divenne uno degli argomenti principali degli interventisti italiani. Fu il Trattato di Saint-Germain-en-Laye, del 1919, a sancirne il passaggio all’Italia come unica provincia, mentre nel 1948 divenne parte della regione autonoma Trentino-Alto Adige con la creazione della provincia di Bolzano.

Struttura socio-economica. La densità demografica è piuttosto bassa e la popolazione è concentrata prevalentemente nei fondovalle. Il settore primario è stato, fino a pochi decenni fa, l’elemento trainante dell’economia; a causa della netta preponderanza di rilievi e zone boscose, però, le zone coltivabili sono sempre risultate scarse e poco estese. La zootecnia, soprattutto con l’allevamento di bovini, è stata, oltre che fonte di sostentamento indispensabile, un elemento socio-culturale molto importante. Ancora oggi la malga rappresenta simbolicamente la vita contadina di un tempo, con i suoi ritmi lenti e con l’isolamento in cui si trovava immerso l’allevatore. Agricoltura e allevamento ancora oggi mantengono salda l’identità trentina, tenendo vive le tradizioni di un tempo, rappresentate anche dai prodotti gastronomici tipici: anzitutto salumi, formaggi e frutta. Col passare degli anni, comunque, il settore primario ha perso importanza, anche per la nascita delle aree industriali intorno al capoluogo di provincia, ai centri maggiori e nei fondovalle nonché per lo straordinario sviluppo del turismo, dovuto anche all’impeccabile gestione del territorio e delle infrastrutture. Industria e razionale sfruttamento del territorio si sono ben integrati in numerosi comparti industriali, come ad esempio quelli del legno, della carta e della produzione di energia elettrica, con la presenza di numerose centrali idroelettriche. Accanto all’industria trova posto anche un’attività tradizionale che insieme al settore primario sta a testimoniare l’identità e la cultura locale: l’artigianato, da secoli espressione della competenza e creatività del popolo trentino. Il tasso di disoccupazione è decisamente basso, praticamente nullo se paragonato a quello nazionale medio, e l’economia può essere definita molto florida. È sicuramente d’aiuto il regime fiscale autonomo, che permette di reinvestire in ambito provinciale la quasi totalità del gettito.

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