Cittadina di montagna di antica origine, con un’economia sostenuta dall’industria e dal terziario. Con delibera della Giunta provinciale le è stato conferito il titolo di città. La quasi totalità dei roveretani, il cui indice di vecchiaia è di poco superiore alla media, vive concentrata nel capoluogo comunale; il resto della comunità si distribuisce nella località di Marco, in un buon numero di aggregati urbani elementari e in case sparse. Il territorio comunale, che duecento milioni di anni fa, durante il giurassico, era lambito da un oceano preistorico, racchiude eccezionali fenomeni geologici e paleontologici: vi sono state rinvenute centinaia di orme appartenenti a diverse specie di dinosauri; presso la località di Marco si distende inoltre il paesaggio roccioso e desolato dei cosiddetti Lavini di Marco, frutto del deposito dei detriti franati dal monte Zugna in epoche antichissime (anteriori all’ultima glaciazione) e modellati dal carsismo; la presenza tuttavia di due laghetti carsici popolati da rare specie floreali e faunistiche rende l’arido e selvaggio ambiente un’oasi insospettabile di vita. L’abitato ha per lo più un aspetto barocco, neoclassico e ottocentesco. Sullo sfondo dorato dello stemma comunale, concesso con Decreto del Capo del Governo, è rappresentato un albero di rovere munito di frutti, accostato, ai lati, dalle lettere maiuscole d’oro C e R. Il motto è: MAGNO CUM ROBORE QUERCUS INGENTES TENDET RAMOS.