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Provincia di LA SPEZIA

Capoluogo: La Spèzia

Scheda

 
Stemma della provincia La Spezia
   

Provincia di La Spezia - Statistiche

Territorio. Esteso in direzione nord-ovest sud-est e occupato longitudinalmente dalle catene appenniniche che segnano i confini a est e a nord, rispettivamente con la provincia toscana di Massa Carrara e con quella di Parma (Emilia-Romagna), trova a ovest la provincia di Genova, del Golfo della quale le Cinque Terre, con le loro coste alte e dirupate, costituiscono la zona più meridionale. Malgrado la sua limitata estensione e quasi a dispetto dell’azione di accentramento da parte del capoluogo provinciale, il territorio si mostra non uniforme dal punto di vista geografico come da quello storico. Vi si distinguono: la bassa Lunigiana; la zona costiera delle Cinque Terre; la zona del Golfo; la Val di Vara. La prima è una piccola zona, posta tra la Toscana e la Liguria, alle foci del fiume Magra, che coincide con la vallata del fiume e con quelle dei suoi affluenti. Assicura una varietà di colori e di immagini, per i quali svolgono la funzione di sfondo scenari verdissimi che terminano, in alto, nelle frastagliate cime apuane e nelle vaste distese prative dell’Appennino. Vi si registrano un clima generalmente mite, un ambiente dolce e riposante e la vista di colline coperte di verdi boschi; nelle acque limpide dei torrenti del posto è possibile praticare la pesca. La zona delle Cinque Terre costituisce un pittoresco tratto di costa scoscesa ai piedi dell’Appennino e comprende cinque abitati a picco sul mare, tra il promontorio di Montenero e quello del Nesco. Il panorama del luogo è dato da ripidi pendii e numerosi terrazzamenti, sui quali vengono coltivati ulivi, agrumi e viti; i pendii sono di tanto in tanto interrotti da erte mulattiere da cui si possono scorgere in lontananza le barche che punteggiano il mare; l’aspetto ripido e dritto della fascia litoranea le deriva dall’andamento della catena costiera, che corre parallelamente al mare e poco discosta da esso; conseguentemente le spiagge (frequentemente minacciate dall’erosione marina) risultano minuscole come piccole e impervie sono le insenature, che gli abitanti del luogo definiscono “ciazze”. Il tratto di costa confinante con la provincia di Genova, pur interrotto da valli perpendicolari, qua e là presenta qualche spiaggia più ampia. Nei pressi del promontorio di Portovenere il carattere della costa diviene più frastagliato: se ne sono staccate le isole della Palmaria e del Tino; oltre il Golfo della Spezia, all’altezza della piana di natura alluvionale della Magra, la costa si fa piatta e rettilinea. Infine il golfo, denominato anche “dei poeti”, in ricordo dei molti poeti che vi trascorsero parte della loro vita, possiede un incanto naturale che rapì cantori, fra i quali furono Byron e Shelley. All’epoca erano ancora assenti due grossi ostacoli, che purtroppo oggi sottraggono zone di grande pregio paesistico alla fruizione del turista: l’estensione di zone militari, nella zona occidentale, e la cementificazione, che ha compromesso gran parte della costa compresa fra il capoluogo provinciale e Lerici, nella zona orientale. Il Golfo di La Spezia si inserisce profondamente nella zona costiera meridionale e dà vita a una delle insenature più ampie e profonde di tutto il litorale tirrenico. Ha tratto origine dalla parziale sommersione di una valle circondata da dorsali calcaree -che a est e a ovest raggiungono quote che superano anche i 500 metri di altitudine-, delimitata a nord da una serie di colline di altitudine modesta, concorrenti a costituire una sorta di teatro, dal quale facili risultano le comunicazioni con la Val di Vara e la bassa Valle della Magra. Le emergenze orografiche della Val di Vara sono più rilevanti: la catena costiera di questa valle longitudinale (che confina con le Cinque Terre) non supera i 900 metri ma quella più interna, confinante con quella Valle della Magra nella quale va a confluire, ha sulle displuviali i suoi rilievi maggiori nei monti Gottero (1.640 metri) e Cornoviglio (1.162 metri). Dal punto di vista climatico, invece, la provincia può essere suddivisa in due zone: la costa e le valli interne. La prima zona presenta le favorevoli condizioni della riviera Ligure (che nel territorio delle Cinque Terre diventano ottime, grazie alla catena costiera alta e compatta, capace di proteggere dai venti settentrionali in maniera egregia). La costa spezzina, soprattutto nelle Cinque Terre, è investita in pieno dai venti di sud-ovest e il Golfo di La Spezia è percorso dai venti di sud-est, apportatori di umidità: l’orientamento della costa spezzina la espone a precipitazioni più abbondanti di quelle del resto della riviera; ancora più elevati sono i valori delle precipitazioni nelle zone più interne, le montagne che separano i bacini del Vara e della Magra. L’influsso mitigatore del mare si avverte poco nella Val di Vara, che è posta parallelamente al mare e ne è separata da catene montuose compatte e piuttosto elevate. Dal punto di vista della dotazione idrica la provincia è ben fornita: si registra la presenza dei due corsi d’acqua più lunghi della regione (il Vara e la Magra, il cui bacino è, però, per buona parte esterno alla regione), benché la loro portata risulti modesta e il loro carattere sia torrentizio. Dal punto di vista demografico il capoluogo può essere considerato il baricentro della provincia. Tra La Spezia e i comuni al confine con la Toscana, nella zona meridionale della provincia, è maggiormente addensata la popolazione; le zone dell’Appennino ligure, nella fascia settentrionale, sono invece meno popolate. Benché la regione risulti (fra le italiane) quella che presenta il più alto tasso di invecchiamento, nella provincia di La Spezia la composizione della popolazione per età mostra una quota di abitanti che superano i 64 anni superiore alla media regionale. Il declino della popolazione (con il conseguente declino economico), cui potrebbe portare il persistere di un saldo negativo del movimento naturale, può essere arginato -nel medio periodo- solo con la capacità di attrarre e di ospitare immigrati. Sullo sfondo azzurro dello stemma provinciale, concesso con Regio Decreto, campeggia una torre di pietra, quadrata, merlata alla ghibellina e fondata su un monte verde a tre cime; la torre, a due palchi, sostiene un’aquila romana, coronata, in volo spiegato. Sullo sfondo nero del capo spicca un crescente d’argento sormontato da una stella d’oro a otto raggi. Il motto è: CIVIUM ROMANORUM COLONIA.

Comunicazioni. Alla soddisfacente viabilità autostradale, costituita dai tracciati della A15 (Parma-La Spezia) e della A12 (Genova-Livorno), si aggiungono quella stradale (in cui figurano le strade statali: n. 1, n. 62, n. 330 di Buonviaggio, n. 370 litoranea delle Cinque Terre, n. 331 di Lerici , n. 530 di Portovenere e n. 566 di Val di Vara) e quella ferroviaria (delle linee Torino-Genova-Roma e Parma-La Spezia); ottima risulta anche la viabilità minore, che penetra capillarmente nell’intero territorio e conduce agli scenari ampi e unici dell’Appennino come ai rifugi alpini e ai paesini antichi e arroccati. Le reti stradale e ferroviaria svolgono un ruolo complementare alle strutture portuali ma si registrano alcune difficoltà nei collegamenti, soprattutto nelle zone montuose dell’Appennino Ligure e nel comprensorio delle Cinque Terre, anche a causa delle peculiari caratteristiche orografiche. Ai numerosi porti turistici si aggiunge quello più importante di tipo mercantile del capoluogo provinciale.

Storia. Nasce nel 1923 per la scissione di 30 comuni dalla provincia di Genova (i 28 del vecchio circondario spezzino nonché Maissana e Varese Ligure, del circondario di Chiavari), cui si aggiungono Calice al Cornoviglio e Rocchetta di Vara, del circondario di Massa e Carrara. Descrivere unitariamente le vicende della provincia è decisamente riduttivo e, in parte, fuorviante: la conformazione orografica della zona, infatti, ha determinato una differenza di avvenimenti, dovuta alla difficoltà di collegamento, e di conseguenza si è avuta sempre indipendenza tra una zona e l’altra. Sin dagli inizi mancò uniformità: la civiltà delle statue-stele, infatti, caratterizzò la Lunigiana e la Garfagnana ma toccò solo marginalmente la Val di Vara e il litorale. Un’altra componente determinante la diversità fu l’alternarsi delle fortune di diversi poli di potere (Luni, Portovenere, Vernazza, Moneglia, Sarzana). Durante l’epoca romana e nel primo medioevo prevalse Luni, prima sede vescovile e importante porto fluviale. La sua decadenza ebbe inizio dopo la sconfitta dei longobardi, quando più sicure divennero le vie di terra; il progressivo interrarsi del suo scalo, peraltro, favorì la posizione dei borghi dell’alta Lunigiana e la giovane Sarzana. Il colpo definitivo al suo splendore fu inferto dal costituirsi di una potente classe mercantile, che si oppose ai vescovi-conti (forti del potere della ricchezza fondiaria): ne derivò la fine del vescovato di Luni, che causò le mire espansionistiche di Genova, Parma, Pisa, Lucca e, nel Quattrocento, degli aragonesi. Prevalsi i genovesi, si ebbe un periodo favorevole per la zona, per l’impulso ai commerci, sebbene esigua risultasse la consistenza demografica del capoluogo provinciale (secondo solo a Sarzana), che constava di meno di 5.000 abitanti. L’intervento di Napoleone, nel 1808, risultò determinante per il Golfo, che fu dichiarato porto militare; La Spezia, a sua volta, fu eretta a prefettura marittima. Innovazioni nelle costruzioni portarono all’edificazione di opere difensive a mare, che consentirono la sostituzione degli scali medievali della zona, posti in piccole cale, le cui protezioni erano unicamente di tipo naturale. Al nascere del regno d’Italia la Spezia fu eretta a primo porto militare: la costruzione di un enorme Arsenale risultò importante anche dal punto di vista urbanistico, se si considera che, in conseguenza della razionalizzazione all’urbanistica conferitale nel tardo Ottocento, La Spezia ebbe una nuova mappa cittadina, dalla quale fu cancellato il tessuto medievale. L’esiguità degli spazi, le disagevoli comunicazioni stradali, tutto quanto disincentiva il turismo di massa (e in parte riesce a ridurre la cementificazione, che inevitabilmente coinvolge le rinomate stazioni balneari) concorre, però, ora a determinare la fortuna di questi luoghi.

Struttura socio-economica. La sua peculiarità economica è data dall’Arsenale e dalle attività portuali. Nel mercato del lavoro si registrano alcuni fattori di squilibrio: più bassi della media regionale risultano i tassi di attività e quelli di occupazione, nelle diverse classi di età; ne conseguono tassi di disoccupazione poco distanti dalla media nazionale, che diventano molto più elevati della media regionale nelle età giovanili, determinando, così, per i giovani, notevoli difficoltà nel passaggio dalla scuola al lavoro, cui si aggiunge una considerevole incidenza del lavoro irregolare. Esaminando la distribuzione per settore degli occupati si registra come la quota dell’industria sia superiore alla media regionale e rilevante la presenza nelle attività del terziario, in particolare in quelle connesse ai trasporti; elevato è anche il numero dei lavoratori autonomi. Il reddito disponibile procapite della provincia di La Spezia risulta superiore alla media nazionale come a quella regionale. Ciò malgrado la provincia spezzina si situa al cinquantanovesimo posto tra le 103 province italiane e come ultima in Liguria, se si considera un indice sintetico, che valuti la qualità della vita, le opportunità di sviluppo e i vincoli ad esso. La disoccupazione, l’assenza di distretti industriali, l’elevato tasso di interesse sui prestiti bancari, la probabilità di insolvenza sui crediti e la modesta crescita del reddito prodotto contribuiscono a conferire questa posizione nella graduatoria nazionale. Di contro risultano soddisfacenti il livello medio dei redditi per abitante e quello della produttività per occupato ma altri elementi, fra i quali il basso tasso di occupazione, contribuiscono a mantenere il tenore di vita medio degli abitanti inferiore a quello di buona parte delle province italiane. L’invecchiamento della popolazione comporta una significativa incidenza dei trasferimenti per prestazioni previdenziali. Un’analisi del modello dei consumi fa registrare differenze nelle abitudini tra la popolazione urbana e quella rurale (qui determinante, se si considera che l’urbanizzazione risulta inferiore a quella delle altre province liguri). Sostanzialmente vicine alla media delle altre province italiane si mostrano la dotazione abitativa e quella di infrastrutture sociali mentre appare bassa la diffusione imprenditoriale della provincia, malgrado la significativa presenza di imprese commerciali, strutture ricettive ed esercizi pubblici. Nel sistema produttivo di La Spezia fondamentale è il ruolo svolto dalle strutture portuali come dall’Arsenale: alle strutture della marina militare è connessa la fabbricazione di armi, come per gli insediamenti militari risulta significativamente presente l’apparato della pubblica amministrazione; di conseguenza l’incidenza dei servizi non destinati alla vendita è superiore alla media nazionale e regionale. Anche nel campo delle strutture culturali si trova una presenza connessa alla tradizione marittima e militare di La Spezia: l’interessante museo navale. Il capoluogo di provincia è uno scalo commerciale ma anche uno dei principali porti militari italiani; in quel contesto la cantieristica navale trova condizioni di sviluppo agevoli, tanto da risultare la principale specializzazione manifatturiera, per il numero di addetti occupati nelle costruzioni e riparazioni navali. I natanti e le loro componenti costituiscono le più rilevanti esportazioni dello spezzino. I destinatari principali sono la Malaysia e la Tanzania, cui seguono, nell’ordine, Stati Uniti d’America, Filippine e Francia. Connessa a un’attività marittima tanto intensa è quella di monitoraggio e di depurazione delle acque, che può contare su una dotazione di strutture decisamente soddisfacente. Molto al di sotto della media italiana risultano l’incidenza delle esportazioni sul reddito prodotto e il grado di apertura al resto del mondo (dato dall’insieme delle esportazioni e delle importazioni rapportate al prodotto interno lordo). L’economia mostra alcune difficoltà nella sua dinamica, che causano una crescita lievemente inferiore alla media nazionale. Significativa è anche la presenza dell’industria meccanica, che fornisce macchine per impieghi speciali e apparecchi per uso domestico. Benché risultino per numero superiori alla media nazionale, le imprese artigiane hanno un’incidenza minore sul valore aggiunto. Fra le produzioni del settore primario vanno ricordate quella di fiori e piante, quella di ortaggi e l’allevamento; in particolare, La Spezia emerge tra le province liguri per le coltivazioni vitivinicole e l’agricoltura consente di raggiungere uno sviluppo del valore aggiunto superiore a quello nazionale, mentre minore risulta il tasso di crescita dato da costruzioni, commercio, turismo e trasporti. Determinante è anche la tendenza delle imprese a consorziarsi; si sono registrate esperienze positive di aggregazione nel comparto agricolo, tra imprese che si sono collegate per promuovere l’immagine e migliorare la distribuzione delle produzioni locali. Rilevante è risultato il successo ottenuto con i vini spezzini, soprattutto per prodotti di qualità a denominazione di origine controllata come il bianco delle Cinque Terre e lo Sciacchetrà. I porti di Vernazza, Portovenere, Lerici e Bocca di Magra ma, naturalmente, anche quello di La Spezia sono il punto di partenza per le operazioni di pesca. Oltre che nell’edilizia si hanno attività artigianali tipiche nella modellatura e finitura della pietra e nell’industria ceramica. Se in un confronto con la media nazionale si registra una difficoltà a decollare dell’industria manifatturiera (il cui sviluppo futuro potrebbe essere determinato dalle favorevoli condizioni della cantieristica navale), superiore alla media regionale risulta il valore che essa conferisce al Pil, che dà come risultato un elevato livello del valore aggiunto per addetto nelle attività extra-agricole, fra le quali sono anche i trasporti e altre attività dei servizi, in particolare il turismo. Nel sistema economico provinciale risulta centrale l’incidenza dei trasporti, come si induce dal numero di addetti e dal concorso al valore aggiunto che questi conferiscono; più basso è invece il contributo al reddito del commercio (che anche in questa provincia subisce le conseguenze del processo di selezione degli esercizi di piccola distribuzione, dovuto alla diffusione delle strutture innovative). La rete dei trasporti risulta avere un ruolo centrale nel sistema produttivo della provincia, che trova nelle attività marittima, commerciale e militare e nelle strutture portuali gli elementi determinanti lo sviluppo della sua economia; nel dettaglio, nello scalo commerciale si è riusciti ad ottenere un’organizzazione dei processi lavorativi di tipo nord-europeo e, per le qualificate procedure di automazione adottate, si è raggiunta un’elevata produttività dei mezzi meccanici nella movimentazione dei container. Soprattutto nel comprensorio delle Cinque Terre vi sono i luoghi rinomati della costa spezzina, frequentati da un consistente flusso turistico, attratto dalla ricchezza di scenari e dai paesaggi affascinanti e non disincentivato da una dotazione di strutture ricettive inferiore a quella della zona della Riviera di Ponente, carenza che pure bisognerebbe colmare con più intense politiche promozionali e con un potenziamento delle strutture ricettive ma anche del sistema di collegamenti tra le aree interessate, se si considera che il turismo costituisce una grande opportunità per questo territorio. Benché vi siano stati ritardi nei servizi alle imprese, se ne è potuta registrare una crescita negli anni Novanta del XX secolo, che ha consentito l’attuale attestazione su valori superiori alla media nazionale. Se nell’ambito creditizio si segnala una serie di dati negativi, tra i quali sono condizioni non favorevoli alla concessione di mutui, un’incidenza delle sofferenze sugli impieghi bancari doppia rispetto alla media nazionale e regionale, una difficoltà evidente nel recupero dei crediti, è invece in aumento il numero di imprese che chiedono di usufruire delle agevolazioni agli investimenti produttivi, previste dalla legge nº 488 del 1992.

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