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Provincia di GENOVA

Capoluogo: Gènova

Scheda

 
Stemma della provincia Genova
   

Provincia di Genova - Ambiti

DEFINIZIONE Il territorio provinciale è disomogeneo dal punto di vista geo-orografico oltre che per quanto riguarda le vocazioni economiche, a volte tra loro profondamente contrastanti: a sacche di degrado della periferia del capoluogo provinciale si alternano vaste estensioni abbandonate e semiselvagge dell’entroterra, cui si contrappongono oasi urbane e rurali interessanti, come la val Polcevera o la val Fontanabuona. Ciò malgrado, non solo considerando le vicende storiche, che comunque hanno visto emergere Genova su tutti gli altri comuni (che ne hanno seguito in qualche modo la storia), ma anche esaminando le vocazioni economiche condivise si riesce a dividere la provincia in ambiti fra loro omogenei.

Valli settentrionali: Busalla, Casella, Crocefieschi, Isola del Cantone, Montoggio, Ronco Scrivia, Savignone, Valbrevenna, Vobbia.

Genovesato e Area metropolitana: Arenzano, Bargagli, Campo Ligure, Campomorone, Ceranesi, Cogoleto, Davagna, Fascia, Fontanigorda, Genova, Gorreto, Masone, Mele, Mignanego, Mocònesi, Montebruno, Propata, Rondanina, Rossiglione, Rovegno, Sant’Olcese, Serra Riccò, Tiglieto, Torriglia.

Tigullio e Levante: Avegno, Bogliasco, Borzonasca, Camogli, Carasco, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Chiavari, Cicagna, Cogorno, Coreglia Ligure, Favale di Malvaro, Lavagna, Leivi, Lorsica, Lumarzo, Mezzanego, Moneglia, Ne, Neirone, Orero, Pieve Ligure, Portofino, Rapallo, Recco, Rezzoaglio, San Colombano Certenoli, Santa Margherita Ligure, Santo Stefano d’Aveto, Sestri Levante, Sori, Tribogna, Uscio, Zoagli.

VALLI SETTENTRIONALI

Territorio. È costituito da due valli: Valle Scrivia e Valle di Vobbia. Nella prima, nel fondovalle e sui versanti meglio esposti, si distinguono i prati e i coltivi; procedendo verso le pendici si trovano boschi di latifoglie (prevalentemente castagneti ceduati) che, nei pressi dei crinali, si alternano a prominenze rocciose e a praterie montane. Gli abitati sono ubicati nel fondovalle e seguono l’asse viario principale, con disposizione urbanistica a sviluppo lineare, in cui gli impianti produttivi si alternano con le zone di residenza; a mezza quota il carattere dell’abitato è più diffuso o, sui versanti, è disposto in nuclei di mezzacosta, sviluppati lungo le direttrici di collegamento trasversale oppure in connessione dei valichi appenninici. Anche la valle di Vobbia è ricoperta in prevalenza da latifoglie e l’abitato omonimo è disposto in un aggregato principale di fondovalle del torrente Fabio e in nuclei minori di mezzacosta, che vanno a coronare le circostanti pendici montuose. La zona orientale è dominata dal massiccio dell’Antola, interessante soprattutto per i significativi relitti glaciali e per la flora di altitudine.

Comunicazioni. L’unico tracciato autostradale che interessa questo territorio è quello dell’A7 Genova-Milano. Perpendicolari fra loro sono le strade stradali che l’attraversano: la n. 35 dei Giovi -che, con andamento nord-sud, attraversa la zona centrale della provincia costeggiando la Val Polcevera- e la n. 226 di Valle Scrivia -che, dalla zona centro-orientale della provincia si dirige a quella centrale, fino a incontrare la n. 35-, mentre parallelamente corrono i tracciati ferroviari della linea Genova-Milano e di quella Genova-Casella. Non dotata di strutture aeroportuali, per la sua posizione nell’entroterra non dispone neppure di sbocchi sul mare.

Storia. Abitata sicuramente dalla media Età del bronzo (intorno al 1500 a.C.), fu percorsa sin da epoche più remote (V secolo a.C. circa), come risulta dai reperti rinvenuti a Savignone alla fine dell’Ottocento. Avvertì le conseguenze della caduta dell’Impero romano d’Occidente, a causa della quale perse i contatti politici ed economici che aveva instaurato con Roma: ne conseguirono la crisi dei grossi agglomerati e la nascita di piccoli insediamenti isolati nelle valli più remote, che in seguito sarebbero stati inseriti nei territori posti sotto il controllo dei signori locali (XIII secolo, circa), del cui potere e della ricchezza dei quali sono testimonianza i numerosi castelli pervenutici.

Struttura socio-economica. Se un tempo il freddo e le nebbie del nord costituivano impedimento alle colture di cereali e di ortaggi (che maturavano in ritardo rispetto alle campagne del versante mediterraneo) e la castagna rappresentava l’alimento più importante delle popolazioni del luogo, non altrettanto si può dire a ridosso del ventunesimo secolo; l’economia della zona si fonda su tutti i settori produttivi: il primario (che conta anche sulle colture che un tempo riscuotevano minore successo, come sull’allevamento di bestiame), il secondario (rappresentato nei comparti alimentare, tessile, di fabbricazione di apparecchiature elettroniche, chimico, per la lavorazione del legno, di raffinazione di prodotti petroliferi, metallurgico e di produzione di apparecchiature di precisione) e un modesto terziario.

GENOVESATO E AREA METROPOLITANA

Territorio. Si compone di quel ventaglio di valli, corsi d’acqua e dorsali che si dispiegano a settentrione, comprese tra lo spartiacque appenninico e il capoluogo provinciale, che, nel suo nucleo urbano antico, costituisce il punto d’incontro e confluenza degli assi vallivi principali. I due bacini principali in cui si struttura l’ambito territoriale sono quelli del Polcevera e del Bissagno, che si avvicinano nel tratto terminale, separati solo dal contrafforte collinare del Righi, che si apre, nei pressi della costa, come un teatro naturale. Ai rilievi costieri molto elevati nei pressi del litorale si alterna una fascia di terrazzamenti e rilievi collinari che da Voltri a Nervi si sviluppa in senso longitudinale.

Comunicazioni. All’interno della provincia è senz’altro la zona meglio servita da strade statali, autostrade, linee ferroviarie ed è l’unica dotata di una struttura aeroportuale. Decisamente la strada statale più importante è la n. 1 via Aurelia; ma la zona è servita anche da altre statali: la n. 45 di Val Trebbia che, diretta in Emilia-Romagna, ne attraversa il territorio nord-orientale, costeggiando la Val Trebbia; la n. 35 dei Giovi e la n. 227 di Portofino, che a Rapallo si innesta con l’Aurelia; la n. 456 del Turchino che, con andamento nord-sud e costeggiando le Valli Stura e Orba, l’attraversa nella sua zona occidentale. I tracciati autostradali l’attraversano con andamento nord-sud ed est-ovest: sull’A7, Genova-Milano, si innestano la A10 Ponte San Luigi-Genova e la A12 Genova-Livorno, mentre parallelo risulta il tracciato dell’A26 Voltri-Gravellona Toce. Le linee ferroviarie fanno capo tutte al capoluogo provinciale: la Genova-Ventimiglia, che collega le zone costiere a occidente; la Genova-Acqui Terme, nel cui tratto montano il treno si inoltra lontano dalla viabilità stradale; la Genova-Milano; la Genova-Pisa, che collega le zone costiere di oriente; la Genova-Casella, che attraversa l’Appennino alle spalle di Genova, tra praterie disabitate punteggiate di antiche fortificazioni. Fiore all’occhiello del trasporto (di tipo commerciale e turistico) sono le strutture portuali, che si estendono per circa 37 chilometri di costa: Genova, in particolare, è dotata del più grande porto italiano. L’aeroporto di Genova completa il quadro della dotazione in materia di comunicazioni. Realizzato in buona parte dal riempimento di un tratto di mare e protetto da una diga foranea, fu inaugurato nel 1962 e, nel tempo, è riuscito a sostituire completamente la struttura di Villanova d’Albenga (SV). Dal 1986 l’area terminale è stata resa in grado di assolvere alla funzione di “primo alternato” all’aeroporto di Milano/Malpensa, in caso di dirottamento per nebbia e cattive condizioni atmosferiche; ciò ha indotto aspettative di traffico diverse dalla reale dimensione della domanda: le difficoltà dell’aeroporto sono date soprattutto dalla ridotta estensione del bacino di utenza.

Storia. La vicenda della zona è sostanzialmente legata a quella di Genova, fiorente centro commerciale già nel IV secolo d.C., che nel corso del medioevo, assumendo un ruolo dominante nell’economia ligure insieme ad altre città portuali, è divenuta una delle quattro repubbliche marinare. I commerci ebbero grande impulso nel periodo delle crociate e per gli intensi rapporti con i mercati del nord Europa. In epoca contemporanea, con la sua area metropolitana, Genova è divenuta sede di grandi industrie e già a partire dal XIX secolo, insieme a Milano e Torino, divenne uno dei vertici del cosiddetto “triangolo industriale” ma mentre per i due capoluoghi padani lo sviluppo industriale fu favorito dall’accumulo di capitali provenienti dall’agricoltura, nel caso di Genova la disponibilità di capitali che consentissero di avviare l’industrializzazione derivò soprattutto dall’esercizio delle attività commerciali legate al porto. Sin dagli inizi emersero le attività di lavorazione delle materie prime di importazione, provenienti nel porto, che venivano dirottate nelle industrie metallurgiche e siderurgiche. Nel corso del XX secolo il porto di Genova ha svolto anche la funzione di luogo di smistamento per il rifornimento di materie prime dell’entroterra padano (in particolare di petrolio). Ciò ha portato, nel tempo, ad ampliare l’area portuale, a costruire un secondo transito ferroviario e una rete di oleodotti e, dal punto di vista urbanistico, a inglobare una serie di comuni limitrofi (Cornigliano, Nervi, Sestri Ponente, Voltri), che ormai appartengono al comune di Genova.

Struttura socio-economica. Nella seconda metà del XX secolo il sistema economico della zona è entrato in crisi, per un’incrinatura nel binomio porto-industria, che a lungo ha costituito un elemento di forza e ricchezza, per l’area metropolitana genovese, in particolare. Le due cause principali del fenomeno sono da ricercare in una situazione che coinvolge alcuni comparti industriali in tutta Italia (la perdita di importanza di cantieristica, siderurgia e chimica di base) ma anche nell’indebolimento di alcune funzioni portuali; un ulteriore elemento frenante per l’espansione delle attività portuali (che è andato a tutto vantaggio di porti del mar Tirreno come Livorno) è la mancanza di un unico sistema portuale integrato a livello regionale: ognuno dei porti ha caratteristiche proprie e irrilevanti risultano i rapporti con gli altri porti. Se la prima causa ha avuto come conseguenza la chiusura di importanti impianti industriali privati e statali (con conseguente perdita di posti di lavoro), per quanto riguarda la funzione del porto si è avuto un grave ostacolo al suo sviluppo e ammodernamento, a causa della sua posizione naturale e per la mancanza di spazio, mentre i nuovi modi di trasportare le merci (ad esempio quello tramite container) avrebbe richiesto ampi spazi. A ciò si è ovviato con la costruzione di due nuovi terminal e con lo sviluppo di nuove attività terziarie. Il fulcro economico provinciale si colloca a Sant’Olcese, alla periferia nord di Genova, e significativi addensamenti di imprese si hanno nel capoluogo, mentre molto bassa risulta l’incidenza di unità locali operanti in distretti, a testimonianza del ruolo predominante esercitato tradizionalmente dalla grande industria, con la conseguenza di una scarsa industrializzazione delle aree non metropolitane della provincia. Le strutture e le attività dello scalo marittimo di Genova sono affiancate dalla cantieristica navale e dall’industria meccanica ed elettromeccanica, tutte in grado di garantire un’elevata tecnologia; davvero consistente risulta la quantità di ordini dei cantieri di costruzione navali, cui sono connesse promettenti prospettive di sviluppo del sistema economico di Genova. A ridosso del porto, poi, si collocano le raffinerie di oli minerali. La produzione di ferro, acciaio e ferroleghe rende, inoltre, Genova uno storico polo della siderurgia italiana. Se si eccettuano il distretto di Masone e alcuni comuni della valle Scrivia, scarsa invece risulta la densità di unità locali nelle zone dell’Appennino ligure. Innegabile è l’effetto di trascinamento dato dalle opere di recente realizzazione ma il turismo genovese è in gran parte tuttora ancorato alla riviera.

TIGULLIO E LEVANTE

Territorio. La Riviera di Levante è sostanzialmente diversa da quella di Ponente: questa presenta uno spartiacque più vicino alla costa; quella presenta una successione di dorsali secondarie intermedie, alcune disposte parallelamente alla costa, che separano lo spartiacque dalla costa. Alle aspre scogliere a picco sul mare, ove frequenti si presentano cale e insenature, si alterna la pianura che si estende nel fondovalle dell’Entella, fra Chiavari e Lavagna. Il paesaggio rispecchia la diversità fra costa ed entroterra: alle colture terrazzate, che si avvicendano a uliveti, tratti di macchia mediterranea e lembi di pini affacciati sul mare e caratterizzanti la fascia di costa, si contrappongono le praterie collinari, a prevalenza di arbusti, che si alternano a frange di bosco misto presso le pendici più interne; il bosco ceduo di castagni, poi, connota i versanti vallivi e le quote maggiori a ridosso delle dorsali. Diversa è anche la collocazione urbanistica: sul litorale gli abitati si collocano alla foce dei corsi d’acqua, talvolta racchiusa dalle insenature costiere; sulle pendici retrostanti gli abitati si inerpicano lungo i versanti o si collocano nelle valli. La mitezza del clima favorisce non solo il turismo (numerose sono le zone balneari) ma anche la produzione di vini e olive.

Comunicazioni. Un unico tracciato autostradale serve la zona, quello dell’A12 Genova-Livorno, e unica è la linea ferroviaria che l’attraversa, la Genova-Pisa, mentre numerose sono le strade statali che la interessano: la n. 225 della Fontanabuona, che dalla zona centro-orientale della provincia giunge a quella sud-orientale fino a incontrare la via Aurelia; la n. 333 di Uscio, che si innesta con l’Aurelia a Recco; la n. 370 litoranea delle Cinque Terre, che a La Spezia si innesta nella n. 1; la n. 523 del Colle di Cento Croci, che presso Sestri Levante si innesta nell’Aurelia; la n. 586 della Valle dell’Aveto; la n. 654 di Val Nure, che a Rezzoaglio si innesta nella n. 586. Numerosi risultano i comuni costieri e, di conseguenza, i porti, essenzialmente di tipo turistico.

Storia. Tanta parte dei comuni della zona è di origine preromana o romana (molti sono gli insediamenti fondati dai liguri tigulli); in altri casi gli abitati risalgono a epoca medievale o durante il medioevo hanno avuto il loro periodo di massimo splendore economico-commerciale. Pochi sono i casi in cui il territorio era sottoposto al monastero di S. Colombano di Bobbio o all’arcivescovo di Milano. Molti dei comuni del territorio furono soggetti alle invasioni barbariche come alle incursioni dei saraceni. Decisamente condivisa da tutti è la storia del periodo delle repubbliche marinare. Tutta la zona fu sottoposta a Genova, che la contese ai diversi signori del luogo, già fra loro in conflitto: i Fieschi, i Malaspina e i conti di Lavagna (con i diversi rami del casato).

Struttura socio-economica. Il settore primario trova nelle favorevoli condizioni cliamtiche un valido alleato per le produzioni tipiche: vino, olio; vi si aggiunge la pesca, che pure occupa un posto di rilievo nell’economia locale. Nell’area di Rapallo e da Chiavari fino a Sestri Levante si hanno addensamenti significativi di imprese (specializate soprattutto nei comparti alimentare, metalmeccanico, tessile, di accessori per autoveicoli, della cantieristica navale, tessile e dell’abbigliamento). Quella del turismo è una vera e propria industria, di rilievo determinante per l’economia della zona: la Riviera di Levante è in grado di offrire una valida struttura ricettiva, che affianca la dotazione paesaggistica delle località balneari rinomate.

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