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Provincia di CATANIA

Capoluogo: Catania

Scheda

 
Stemma della provincia Catania
   

Provincia di Catania - Ambiti

DEFINIZIONE La provincia di Catania, come gran parte delle province siciliane, è caratterizzata da un forte nucleo urbano insediativo e dalla dilatazione di questi spazi urbani che, con la creazione di unità periferiche inizialmente distinte, formano oramai un tutt'uno con il vecchio insediamento metropolitano, nella congiunzione senza apparenti soluzioni di continuità soprattutto con i centri antichi della costa etnea e persino all'interno degli agrumeti della Piana. Nonostante l'indecifrabilità del suo tessuto, la circoscrizione provinciale è costituita da quattro aree ben identificabili in base a omogeneità di tipo non solo territoriale ma, principalmente, sociale ed economico. Il territorio del Parco dell'Etna rientra in ben tre di questi ambiti sub-provinciali, secondo lo stesso schema con cui esso è stato suddiviso, dalla base alla sommità, seguendo la forma conica del vulcano.

Area metropolitana: Aci Bonaccorsi, Aci Castello, Aci Catena, Acireale, Aci Sant'Antònio, Belpasso, Camporotondo Etnèo, Catània, Gravina di Catània, Mascalucìa, Misterbianco, Motta Sant'Anastàsia, Nicolosi, Paternò, Pedara, Ragalna, San Giovanni la Punta, San Gregòrio di Catània, San Pietro Clarenza, Sant'Àgata li Battiati, Santa Maria di Licodìa, Santa Venerina, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Valverde, Viagrande, Zafferana Etnéa.

Area ionica nord-etnea: Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Fiumefreddo di Sicìlia, Giarre, Linguaglossa, Màscali, Milo, Piedimonte Etneo, Randazzo, Riposto, Sant'Àlfio.

Area pedemontana nord-etnea: Adrano, Biancavilla, Bronte, Maletto, Maniace.

Calatino e sud Simeto: Caltagirone, Castèl di Iùdica, Grammichele, Licodìa Eubea, Mazzarrone, Militello in Val di Catània, Mineo, Mirabella Imbàccari, Palagonia, Raddusa, Ramacca, San Cono, San Michele di Ganzerìa, Scordìa, Vizzini.

Area metropolitana

Territorio. La sua perimetrazione, decretata dalla Regione, raggruppa 27 comuni sud-etnei e muove dalla considerazione che gli scambi nel sistema catanese interessano un ampio territorio che ha come principale caposaldo, oltre al polo del capoluogo, il centro di Acireale a nord. E tra gli scambi quotidiani, quelli interni raggiungono livelli superiori a quelli raggiunti dagli scambi con l'esterno. Sviluppata intorno al capoluogo, l'area presenta una morfologia piuttosto varia. Il paesaggio è caratterizzato da forti contrasti: da quello lavico e montano del vulcano a quello paludoso e fertile della pianura, per finire con le colline verdeggianti e, allo stesso tempo, brune di lava. La Riserva Naturale dell'Oasi del Simeto è un'area di notevole interesse naturalistico. Percorsa dall'omonimo fiume è contraddistinta da diversi tipi di ambienti umidi che consentono a parecchie specie animali e vegetali di trovare condizioni ideali di vita. L'ambiente fluviale ospita nelle sue rive la “cannuccia d'acqua”, l'ambiente palustre pantani salmastri che lo separano dal mare e grossi esemplari di tamerice, in grado di stabilizzare le dune e proteggere le depressioni palustri. In direzione nord-est si estende una zona a vegetazione tipicamente mediterranea, costituita da querce secolari. Sottratta alla colata lavica del 1969, quest'area è caratterizzata, inoltre, da antichi ruderi, custoditi all'interno del Parco Suburbano Campanazzo, progettato per la salvaguardia dei lembi di bosco originario a macchia mediterranea, presente a bassa quota nel versante sud del massiccio etneo. Spostandosi verso la costa ionica, si incontra una spettacolare scarpata lavica, formatasi con la sovrapposizione di due cicli di attività eruttive differenti per età e composizione. Il territorio costituisce la “Riserva Naturale orientata della Timpa”, istituita per consentire la conservazione e il ripristino della macchia mediterranea. In questo versante del Parco dell'Etna, a sud-sud-est, si possono trovare pascoli erborati, conseguenza dell'abbandono delle coltivazioni, mentre a nord-est campeggiano i noccioleti. Incolti produttivi provenienti dall'abbandono di vigneti e mandorleti sono riscontrabili, sempre in questo versante, più a ovest, dove predomina l'ulivo, soprattutto lungo il confine esterno (Ragalna). Sono comprese inoltre, sempre all'interno del Parco, vaste estensioni boschive, oggi in aumento grazie alle opere di rimboschimento. Il Parco dell'Etna conserva al suo interno formazioni laviche a foggia cava, utilizzate in epoca remota come luoghi sacri di sepoltura. A questo proposito sono da segnalare, a San Gregorio di Catania, sul versante sud-orientale dell'edificio vulcanico, otto cavità con morfologie di notevole interesse speleologico. Al loro interno si trovano popolose colonie di pipistrelli di una particolare specie oltre a numerosi reperti dell'Età del Bronzo. Altre grotte, sopra Nicolosi, erano utilizzate in passato come serbatoi naturali per accumulo di neve, elemento indispensabile per la conservazione degli alimenti durante l'estate. Tra le riserve naturali marine si trova la riserva integrale “Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi”. Il suo territorio è alquanto limitato ma di grande valore simbolico e culturale per il riferimento ai miti omerici. L'elemento caratterizzante la fauna dell'isoletta è certamente la lucertola “Podarcis sicula ciclopica”, una sottospecie endemica. Benché l'avifauna sia piuttosto numerosa, specie nell'antistante litorale, poche specie utilizzano questi luoghi come sito di nidificazione, anche a causa di un notevole disturbo antropico che ha, oltretutto, compromesso seriamente il patrimonio floreale della piccola riserva.

Comunicazioni. L'ambito si configura in una forma abbastanza compatta e, a differenza di altre realtà siciliane, con una certa capacità di rapporti tra costa ed entroterra. Lo caratterizza, inoltre, una forte mobilità interna, con una crescente domanda di trasporti su scala territoriale oltre che urbana. Ciò determina l'importanza crescente delle infrastrutture e gli interventi sulle stesse, nonostante i quali, però, la rete appare ancora inadeguata, anche perché gli ultimi interventi sulla viabilità hanno teso a risolvere più le necessità di scavalcamento di Catania che le relazioni tra i vari comuni dell'area. In questo quadro, il fascio delle linee di costa appare dominante, anche se l'autostrada A19 Palermo-Catania definisce una forte penetrazione verso l'interno dell'isola. I collegamenti con le aree più interne sono in buona parte affidati alla struttura viaria delle antiche statali e provinciali, in parte migliorate da interventi di rettifica e da alcune circonvallazioni che scavalcano i centri abitati. Si configura un sistema ad “albero” con una penetrazione che cinge la base del cono etneo e con la forte polarità di Catania che spinge verso valle le principali radici produttive e i servizi. Procedendo dal principale percorso per l'Etna (via Etnea), in direzione nord, la strada provinciale n. 8/I/II/III/IV conduce fino a Zafferana Etnea, attraversando i centri urbani di Sant'Agata li Battiati, San Giovanni la Punta, Viagrande. Ma il tratto principale di collegamento tra il capoluogo e la parte orientale del vulcano è rappresentato dalla strada provinciale n. 92, nella quale converge il reticolato viario minore. La strada statale n. 114 Orientale Sicula attraversa la costa ionica e in alcuni tratti stabilisce un collegamento con i centri etnei. Lo sviluppo complessivo della rete stradale principale è di circa 187 km, la distanza tra gli estremi dell'area e la città di Catania varia tra gli 11 e i 38 km. Le autostrade che attraversano l'ambito sono: la A18 Messina-Catania e la A19 Palermo-Catania. Il collegamento ferroviario trova i suoi nodi principali nelle stazioni di Catania e di Giarre e si svolge lungo le linee Messina-Catania-Siracusa e la Circumetnea-Catania. La Circumetnea, circuito ferroviario secondario, collega i comuni intorno al vulcano. I collegamenti aerei sono assicurati dall'aeroporto di Catania/Fontanarossa, all'interno del perimetro urbano del capoluogo provinciale, da dove, tra l'altro, è facile raggiungere l'aerostazione di Roma/Fiumicino che, sul continente, mette a disposizione linee intercontinentali dirette. Il porto di Catania attualmente svolge una funzione meramente commerciale; altro porto presente nell'ambito è quello di Acireale. Per gli altri collegamenti col continente è utilizzato il porto di Messina dove, su apposite navi, tutto il trasporto su ruota viene traghettato da una sponda all'altra dello Stretto.

Storia. La storia di questo ambito provinciale è legata principalmente a quella del capoluogo, anche se molto si deve alle antiche leggende e alla mitologia di Aci, che riguarda il territorio in prossimità della costa ionica fino alla limitrofa fascia dell'entroterra. Il termine “Aci”, infatti, sta per Akis, il pastorello innamorato della ninfa Galatea, perseguitato dal rivale Polifemo e trasformato poi in fiume dal dio del mare, Poseidone. Sulle rive del fiume Akis, oggi scomparso, vissero popolazioni primitive. È data per certa l'esistenza di un primo villaggio del periodo neolitico sulla catena collinare che circonda il capoluogo provinciale, in prossimità della foce del fiume Amenanos. Verso la fine dell'VIII secolo a.C., coloni greci fondarono una città dal nome Akis, della quale non si è mai identificata l'esatta ubicazione (pressappoco dove sorge oggi Acireale). Per la vicinanza sia alla costa che al vulcano la zona fu tormentata nei secoli dalle numerose incursioni, dalle devastanti eruzioni e dai terremoti. Dalla fuga degli abitanti del nucleo abitativo principale si crearono i vari centri delle Aci che oggi si trovano nel territorio. Stessa sorte, a maggior ragione, toccò ai comuni più prossimi al vulcano e che tuttavia rientrano nel territorio dell'Area metropolitana. La zona fu infeudata per molti secoli ai Moncada, principi di Paternò, e a molti altri casati fino ai moti del 1860, che segnarono la fine del dominio borbonico in queste terre.

Struttura socio-economica. Le attività principali sono segnate dall'esistenza del polo industriale di Catania, dalle realtà agricole dei territori di Belpasso e Paternò e dalle attività turistiche legate al sistema di costa e alla montagna dell'Etna. Il turismo è parte molto significativa dell'economia di quest'ambito. Il ruolo dell'Etna, per quanto riguarda la zona di Nicolosi, Pedara, Zafferana Etnea, rimane in questo senso fondamentale. A esso si aggiunge, nella fascia costiera, l'attrazione per le scogliere laviche, simbolicamente connesse alla mitologia e alla letteratura verista del Novecento. Tuttavia, la ricettività risulta insufficiente ad accogliere la domanda turistica in continua espansione, anche se è in atto un potenziamento e ammodernamento delle strutture. Notevole importanza riveste il commercio al dettaglio, fiorente soprattutto nel capoluogo e nelle principali località turistiche che rientrano nell'area. Oltre alle funzioni direzionali e ai principali servizi che Catania offre, il sistema dei centri dell'Area metropolitana possiede attività industriali dislocate prevalentemente lungo la costa meridionale. Quelle intorno al capoluogo di provincia, invece, sono legate, in genere, all'edilizia, alimentata soprattutto dai lavori pubblici e dall'espansione urbana dei vari comuni della cintura. La caduta di importanza della produzione di zolfo, del cuoio e delle pelli, fiorentissima nei primi decenni del secolo, è stata compensata dal forte sviluppo assunto dall'industria alimentare e da quella chimico-farmaceutica. L'agricoltura è ancora un'attività delle aree più interne.

Area Ionica NORD-ETNEA

Territorio. In prossimità di Sant'Alfio, in direzione sud-ovest, si trova il torrente Carpineto, che nei periodi di piena determina la formazione di suggestive cascatelle. Il torrente è inserito in un'area protetta dall'omonimo nome. Qui il paesaggio è quello tipico della zona etnea, caratterizzato da pietra lavica che per l'erosione si presenta levigata in una insolita forma arrotondata. Il territorio interessato presenta aspetti tipici del bosco collinare-montano del versante orientale dell'Etna. È caratterizzato principalmente da un castagneto e dalla presenza del leccio e della roverella, oltre che dall'acero, dal frassino, dal carpino nero e da specie arbustive varie. Ma notevole importanza tra le risorse ambientali della provincia di Catania riveste sicuramente la Riserva Naturale di Fiumefreddo, patrimonio di inestimabile valore per le comunità stanziali e polo d'attrazione turistica. Il suo territorio si estende dalle ultime propaggini dell'Etna, nella parte nord-orientale della provincia, fino al mar Ionio; su di esso si registra la presenza di specie vegetazionali estremamente interessanti. Sono da segnalare: le brasche, i ranuncoli a pennello e il Papiro. Per quanto riguarda l'aspetto faunistico, l'ecosistema fluviale offre un insieme di fattori naturali favorevoli alla sopravvivenza di specie animali, anche di quelle non direttamente legate alla vita acquatica. Sempre sul versante nord dell'Etna, divide il vulcano dalla catena dei Nebrodi e dai Peloritani la Valle dell'Alcantara, separando inoltre il territorio provinciale di Catania da quello di Messina. L'omonimo fiume che attraversa la valle è alimentato, durante il suo corso, dalle numerose sorgenti delle pendici etnee; piegando verso levante, esso cinge da nord l'Etna e si sviluppa scorrendo nelle pittoresche valli laviche, per sfociare infine nello Ionio. Ciò che conferisce al paesaggio un aspetto singolare, specie nel tratto mediano del fiume, è il letto di colate laviche, dovute a un fenomeno di lenta erosione. Una limitata parte del territorio del Parco dei Nebrodi entra a far parte del territorio del comune di Randazzo. Il piano mediterraneo è caratterizzato dalla tipica macchia sempreverde, dove predominano l'euforbia, il mirto, il lentisco, la ginestra ed elementi arborei a foglie strette, quali il corbezzolo, la sughera, il leccio. Il piano supramediterraneo è abitato principalmente da querce caducifoglie, tra cui la roverella, la rovere, la “Quercus gussonei”. I crinali dei Nebrodi sono ambienti di grande valore ambientale e paesaggistico anche per la presenza di una ricca fauna che popola le splendide faggete, un tempo regno dei cerbiatti da cui prendono il nome (dal greco “Nebros”, che significa ‘cerbiatto'). Nonostante il progressivo impoverimento ambientale, il parco continua a ospitare importanti comunità faunistiche oggi in via di estinzione -mammiferi, rettili, anfibi- nonché numerose specie di uccelli e invertebrati.

Comunicazioni. Le arterie principali di questo ambito sub-provinciale sono rappresentate, oltre che dall'autostrada A18 Messina-Catania, dalla strada statale n. 114 Orientale Sicula, che attraversa longitudinalmente la zona più a est dell'area fino al confine con la provincia di Messina, dove incrocia la strada statale n. 120 dell'Etna e delle Madonie, per Linguaglossa, e su cui, a sua volta, si innesta la strada provinciale n. 168, importante via di accesso all'abitato di Castiglione di Sicilia. Dalla statale n. 114 Orientale Sicula si dirama una fitta rete stradale minore, di collegamento con i comuni etnei. Importanti sono anche la provinciale n. 59/III, che da Linguaglossa conduce a Milo, e la ferrovia Circumetnea, che collega Randazzo, Linguaglossa, Piedimonte Etneo, Riposto, Giarre. Altre linee ferroviarie sono: la Messina-Catania-Siracusa e la Taormina/Giardini-Randazzo. I trasporti aerei sono assicurati dall'aeroporto di Catania/Fontanarossa, ben collegato, sul continente, con l'aerostazione di Roma/Fiumicino, che mette a disposizione linee intercontinentali dirette. Il porto di Riposto riveste attualmente un ruolo di notevole rilevanza. A pochi chilometri si trova il porto di Catania. Per gli altri collegamenti col continente è utilizzato il porto di Messina dove, su apposite navi, tutto il trasporto su ruota viene traghettato da una sponda all'altra dello Stretto.

Storia. Per la posizione geografica l'attuale area ionica rivestiva grande importanza nel controllo strategico politico-militare di tutta la Sicilia orientale: abbondava, infatti, di fortezze e castelli, di cui oggi rimane in parte testimonianza nei numerosi ruderi disseminati sul territorio e nei pochi resti di fortificazioni in buono stato (Randazzo, Castiglione di Sicilia, Calatabiano, Fiumefreddo di Sicilia). Ricchissima già in epoca araba e, in seguito, normanna, l'area continuò a esserlo con gli svevi e gli aragonesi fino a tutto il ‘500. Fino ad allora fu ben provvista di legname e i mercati dei principali borghi pullularono di artigiani e di mercanti. Fu governata dalle famiglie: Lanza (parenti di Manfredi), Spatafora, Lauria, Rosso, Villanuova nonché dai principi di Castiglione e da molti altri feudatari.

Struttura socio-economica. In questa parte della provincia è molto fiorente l'agricoltura, fondata, in gran parte, sulla produzione di agrumi, uva, olive, cereali e legumi. Molto diffuse sono le cantine sociali -dove (Castiglione di Sicilia) si produce un vino di particolare pregio, “il solicchiata”- e gli oleifici. Nei comuni della costa, dove, soprattutto a Riposto, è fiorente la pesca, negli ultimi anni si è diffusa la floricoltura, specializzata nelle colture esotiche come il mango e l'ibisco. Ad altitudini più elevate, invece, si produce miele e non mancano aziende per la lavorazione delle mandorle e delle nocciole. A monte si trovano allevamenti di bestiame. L'industria è per lo più legata alla lavorazione dei prodotti agricoli, benché si trovino anche cartiere e laboratori per la lavorazione del sughero. Il turismo svolge un ruolo importante per tutta l'area, considerato anche il numero di attività ad esso collegate.

Area Pedemontana NORD-ETNEA

Territorio. In quest'area ricadono ampi spazi del Parco dell'Etna e del Parco dei Nebrodi (Maniace, Bronte). Il Parco dei Nebrodi, istituito nel 1993, ospita le più importanti ed estese formazioni boschive presenti in Sicilia. Sul piano montano spiccano le faggete, di grande effetto paesaggistico, in cui vive, tra le tante specie faunistiche, il satiro del faggio, una farfalla che si mimetizza tra i tronchi degli alberi. È possibile, inoltre, individuare una diversità vegetazionale di verdi pascoli d'alta quota, irrorati da fluenti torrenti e silenziosi laghi che per molti versi contrastano con l'immagine più comune di una Sicilia arida e arsa dal sole. Nel Parco dell'Etna, di grande interesse sono: Piana delle Ginestre, Monte dei Tre Frati, la Grotta del Collegio o della neve ecc. Da Monte Nunziata verso Punta Lucia le pendici del vulcano sono ricoperte di lava con piccole isole di alberi di faggio e pino laricio, dove si possono incontrare diverse specie faunistiche come l'aquila reale, la volpe, la donnola, il coniglio, la lepre e l'istrice. Più a valle il paesaggio è caratterizzato da ampie distese di mandorli, di cui, in primavera, si può ammirare la grazia dei fiori.

Comunicazioni. La strada statale n. 120 dell'Etna e delle Madonie attraversa il costone nord del vulcano verso l'entroterra, in direzione sud. Da Randazzo si snoda congiungendosi alla n. 284 Occidentale Etnea per Adrano, costituendo la principale via di collegamento di questo ambito sub-provinciale. La rete viaria secondaria è costituita dalla strada provinciale n. 159, che mette in comunicazione la n. 284 con la n. 120; quest'ultima, proseguendo in direzione ovest, si innesta con la n. 87, che a sua volta si congiunge con la n. 17/III per Bronte. Da questa, all'altezza di Ponte Cantera, si raggiunge la n. 211, che prosegue a sud costeggiando il Simeto. Il collegamento su rotaie è dato solo dalla rete Circumetnea, che in questo ambito fa scalo ad Adrano e Bronte. L'ambito non è attraversato dall'autostrada. L'aeroporto di Catania/Fontanarossa e, sul continente, l'aerostazione di Roma/Fiumicino costituiscono riferimento per il trasporto aereo; il vicino porto di Catania e, per gli altri collegamenti col continente, quello di Messina lo sono per il trasporto via mare.

Storia. Alcuni reperti archeologici dimostrano che i primi abitanti che si stabilirono sul versante occidentale dell'Etna furono i siculi, pochi anni dopo la fondazione di Nasso (735-730 a.C.). Successivamente, cartaginesi e romani si soffermarono per brevi periodi in queste zone: un pavimento di villa di epoca tardo-imperiale, nella zona di Maniace, ne è testimonianza. Lunga e duratura fu l'occupazione araba anche in questo ambito del catanese: furono gli arabi a introdurre le prime piantagioni di pistacchio oltre che importanti tecniche di lavorazione. Intorno all'anno Mille si registrano importanti scontri tra cristiani e saraceni e nel 1040 gli arabi furono sconfitti dalle truppe bizantine guidate dal generale Giorgio Maniace. Intorno alla fine del XII secolo il territorio era composto da ventiquattro casali, che nel 1535 Carlo V riunì in un'unica università (Universitas Brontis). Presto ai casali medievali furono associate importanti costruzioni sacre. Nel 1636 scoppiò una rivolta che coinvolgeva anche la popolazione di Bronte; sedata la rivolta, il suo capitano Matteo di Pace fu condannato a morte. Nel 1799 Ferdinando IV re di Napoli (che poi assunse il nome di Ferdinando I re delle due Sicilie), donò all'ammiraglio inglese Orazio Nelson l'abbazia di Maniace, come ricompensa per l'aiuto ricevuto nel sedare la rivolta della Repubblica Partenopea -solo nel 1981 il comune di Bronte ha potuto recuperare il castello di Nelson, con annesso parco, acquistandolo dai discendenti dell'ammiraglio e ponendo, così, fine all'ultimo feudo d'Italia!-. Nel 1860 questi territori furono teatro di moti contadini.

Struttura socio-economica. Alla base dell'economia locale è l'agricoltura. I terreni di origine vulcanica, fortemente permeabili alle piogge e aridi nei mesi caldi, sono idonei per la crescita delle piante di pistacchio, che in questa zona acquisiscono specifiche proprietà organolettiche che rendono il frutto qualitativamente eccellente, unico nella produzione mondiale. La coltivazione del pistacchio è in particolar modo legata al comune di Bronte. Un po' dovunque, nell'ambito, cresce rigoglioso l'ulivo; non mancano altri prodotti, come le mele e le pere dell'Etna nonché le mandorle. Fiorente è l'artigianato -di particolare pregio quello dolciario-, che vede attive piccole e grandi imprese.

Calatino e Sud Simeto

Territorio. A sud-ovest della Piana di Catania si sviluppa un complesso e articolato sistema di strette valli fluviali, delimitate dalle alture del sistema dei Monti Iblei (che non superano i 600 metri s.l.m.), scavate dal corso di tre fiumi: il Gornalunga, a nord, nonché il Pietrarossa-Margherito e il Caltagirone o Fiume dei Margi, a ovest e sud-ovest. Solo in prossimità della foce il Gornalunga, dopo aver ricevuto le acque del Caltagirone e del Pietrarossa, si immette nel Simeto, che poco più a monte ha già ricevuto le acque del Dittaino. Il parco sub-urbano Monte San Giorgio, in prossimità di Caltagirone, si trova in una zona particolarmente suggestiva per le caratteristiche naturali e paesaggistiche. Si tratta di un'altura ai cui fianchi, privi di vegetazione, si sono generati nel tempo i cosiddetti “calanchi”, a causa delle forti pendenze associate a fenomeni erosivi. Queste scarpate geomorfologiche, la cui genesi è legata alla capacità scultorea dell'acqua sul terreno argilloso, sono di grande e suggestivo impatto visivo anche per l'aridità, interrotta a tratti solo da due specie introdotte artificialmente: l'eucalipto e il pino. Sempre nel territorio comunale di Caltagirone si trova l'area naturalistica più a sud della provincia di Catania: la “Riserva naturale orientata Bosco di San Pietro”, istituita nel 1991 per la salvaguardia del più importante relitto di sughereta mista a lecceta esistente nella Sicilia centrale. In epoca romana l'attuale bosco faceva parte di un'immensa superficie forestale denominata “Saltus cannarimasis”, che si estendeva tra gli Erei e gli Iblei fino alle foci dell'Ippari. Spostandosi verso Grammichele, nel territorio della Valle dei Margi, il paesaggio è caratterizzato da altipiani rocciosi separati gli uni dagli altri da profondi fossi scavati da torrenti fino alle rocce di Palagonia, formazioni geologiche di particolare rarità riferibili a un'era geologica che precede la formazione dell'Etna. Sempre in Valle dei Margi, di particolare rilevanza è il lago di “Naphtia”, dalle acque ribollenti per la presenza di anidride carbonica; nelle sue vicinanze è stata documentata la presenza, in passato, di laghetti, anch'essi di origine vulcanica. Il fenomeno di ribollimento delle acque, proprio di quest'area, fu ritenuto nell'antichità segno indiscutibile della presenza divina, donde scaturì l'esigenza di costruzioni, che ora riaffiorano come reperti archeologici. È per questo che si sta attuando un progetto con il quale si intende custodire l'area, attraverso l'istituzione di una riserva archeologica: il Parco Archeologico dell'Occhiolà (Grammichele). Il valore riconosciuto al parco coniuga perfettamente quello insito nel patrimonio archeologico con quello paesaggistico-ambientale.

Comunicazioni. La strada statale n. 417 di Caltagirone rappresenta la via più rapida per il capoluogo, mentre la n. 385 di Palagonia collega Caltagirone, Palagonia, Mineo, Scordia. La n. 194 Ragusana dalla provincia di Ragusa attraversa il lembo più estremo della circoscrizione catanese passando in prossimità di Licodia Eubea e Vizzini. La n. 124 Siracusana, risalendo da sud per Vizzini, si inoltra nell'entroterra passando per Grammichele e attraversa Caltagirone per inoltrarsi fino al confine con la provincia di Enna. Per il traffico ferroviario si fa riferimento a Caltagirone, sulla linea Catania-Lentini-Gela nonché a stazioni sulle linee: Catania-Enna-Caltanissetta-Agrigento e Catania-Caltanissetta-Palermo. L'autostrada che attraversa l'ambito è la A19 Palermo-Catania. L'aeroporto di Catania/Fontanarossa e, sul continente, l'aerostazione di Roma/Fiumicino costituiscono riferimento per il trasporto aereo; il vicino porto di Catania e, per gli altri collegamenti col continente, quello di Messina lo sono per il trasporto via mare. L'ambito non si affaccia sul mare e quindi è privo di suoi porti.

Storia. Risale al Mesolitico (sesto millennio a.C.) la più antica traccia della presenza dell'uomo: un riparo sotto la roccia ha restituito importanti testimonianze di industria litica in contrada Perriere Sottano nel territorio di Ramacca. Nella stessa località è stata rinvenuta una stazione preistorica databile dal neolitico alla “facies” di Thapsos (Età del Bronzo). Tali insediamenti rappresentano le prime occupazioni delle fertili vallate del Gornalunga, a nord, e del Caltagirone, a sud. A seguito della colonizzazione greca, i numerosi piccoli villaggi indigeni, di cui restano significative testimonianze nei vari nuclei di necropoli, subiscono una profonda trasformazione, a contatto con la più evoluta cultura greca. Si assiste così al famoso fenomeno di ellenizzazione che coinvolge questi centri dell'entroterra. Sempre nel territorio di Ramacca è stata rinvenuta una villa romana che, sulla scorta dei suoi mosaici pavimentali, viene datata al II-III sec d.C. Il Castellino di Ramacca è una splendida plaga, a ridosso del basso corso del Dittaino, ancora oggi famosa per le sterminate distese di grano. Nel XVII secolo la nobile famiglia dei Santapau, signori di Licodia Eubea, che domina la scena erigendo palazzi-fortezza e promuovendo la costruzione di conventi e chiese, organizza con lungimiranza la distribuzione dei fondi agrari. Anche la famiglia Branciforti scelse questi territori come luoghi di residenza di corte. Nel ‘600 Francesco Branciforti, sposato a Giovanna d'Austria, richiama alla sua corte illustri artisti; realizza, inoltre, importanti opere pubbliche, come i sistemi di irrigazione all'avanguardia e i moderni sistemi di produzione e di coltivazione. Intorno al XIII secolo, Federico II estendeva il controllo della Piana sino ai suoi recessi più segreti, dove numerosissime sorgenti alimentavano piccoli corsi d'acqua, e, a difesa delle valli, erigeva castelli, torri e sistemi difensivi, a testimonianza della sua potenza feudale.

Struttura socio-economica. L'agricoltura, attività economica fortemente radicata nella storia di quest'area, era praticata sin dall'antichità, costituendo la più importante risorsa economica. Alla base delle alture si disegnano oggi grandi distese di “giardini” di agrumi, che in larga parte hanno sostituito le estese coltivazioni cerealicole per le quali la Sicilia era nota già nell'antichità: è per questa parte della pianura, in particolare, che l'isola era definita granaio dell'impero. L'arte della ceramica vanta tradizioni ataviche in questi luoghi, soprattutto a Caltagirone, le cui ceramiche rappresentano, oltre che una fonte economica, un forte motivo di identità storica e culturale.

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