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Regione FRIULI-VENEZIA GIULIA

Capoluogo: Trieste

Scheda

 
Stemma della regione Friuli-Venezia Giulia
   

Regione Friuli-Venezia Giulia - Statistiche

Regione a statuto speciale, il Friuli-Venezia Giulia si estende nell’Italia settentrionale -all’estremità nord-orientale della penisola- per 7.845 chilometri quadrati e comprende due zone ben distinte fra loro per storia e tradizione: il Friuli (province di Udine e Pordenone) e la Venezia Giulia (province di Trieste e Gorizia). Dalle recenti vicende storico-politiche, che hanno segnato la definizione del confine nord-orientale d’Italia, è derivata una regione dall’assetto territoriale molto vario, che si estende dalle Alpi al mare Adriatico, con tratti montuosi, collinari e pianeggianti, a loro volta differenziati e articolati in sub-regioni naturali. All’eterogeneità del quadro naturale corrispondono vistosi squilibri sociali, evidenziati negli ultimi secoli dai movimenti migratori (diretti non solo dalla montagna verso la città, quanto piuttosto verso le regioni più sviluppate dell’Italia settentrionale e dell’Europa occidentale) e una ancor più marcata differenziazione del quadro economico: il processo di industrializzazione ha interessato i principali assi longitudinali e trasversali delle comunicazioni, mentre le lagune rivelano la loro spiccata vocazione marinara e turistica e l’arco costiero triestino quella commerciale. L’apertura dei confini, attraversati da vie di comunicazione importanti per i traffici commerciali e turistici, ha tuttavia ridotto la marginalità della regione e ne ha potenziato la funzione internazionale. La distribuzione della popolazione, un tempo vincolata alle caratteristiche fisiche del territorio, risponde ora soprattutto ai fattori dello sviluppo economico più recente, che ha privilegiato le attività industriali e terziarie: si è così accentuata la dicotomia fra la montagna, che è stata interessata da un intenso spopolamento, e le aree di collina e di pianura, dove si sono concentrati gli insediamenti urbani e le nuove attività economiche. Sulla distribuzione della popolazione influiscono anche le dimensioni e la configurazione dei singoli comuni, che sono molto eterogenee e hanno subito dopo l’ultima guerra mondiale alcuni aggiustamenti, per la ricostituzione di comuni soppressi nel 1927 e l’istituzione dei nuovi comuni di Lignano Sabbiadoro e di Vajont.

Collegamenti. Il sistema delle comunicazioni conta su quattro autostrade (A4 Torino-Trieste, A23 Udine-Carnia-Tarvisio, A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia, A28 Portogruaro-Pordenone) e su una fitta e articolata rete di strade statali, che assicura una viabilità più che soddisfacente e adeguata alle esigenze della comunità. Le linee ferroviarie attraversano il territorio con numerosi scali e collegamenti rapidi, che, oltre a garantire i collegamenti interni, raggiungono anche le altre regioni. Il sistema portuale conta, oltre all’importantissimo nodo di Trieste, gli scali di Monfalcone, Grado e Duino-Aurisina. Il quadro è completato dagli aeroporti, tra cui spicca quello di Trieste/Ronchi dei Legionari.

Territorio. La regione è caratterizzata da una dicotomia morfologica fra la sezione montana a nord e quella pianeggiante a sud, fra cui si interpone una sottile e discontinua fascia di colline; all’estremità sud-orientale il territorio comprende i primi rilievi del Carso. La zona montuosa abbraccia il versante meridionale delle Alpi Carniche e il settore occidentale delle Alpi Giulie, rilievi elevati, costituiti in prevalenza da rocce paleozoiche, ai quali si contrappone il sistema prealpino friulano, costituito in prevalenza da rocce calcaree dolomitiche del Mesozoico e diviso dal corso del Tagliamento in Prealpi Carniche a ovest -punteggiate da numerose guglie e torri dolomitiche- e Prealpi Giulie a est -che si elevano ripide e prive di vegetazione, con le valli costituite in genere da vasti ghiaieti-. Oltre la fascia intermedia collinare, costituita da bassi rilievi morenici formati dal grande ghiacciaio che occupava la valle del Tagliamento, si estende la pianura. La pianura friulana costituisce il lembo più orientale della grande pianura padano-veneta, che si estende lungo tutto il versante meridionale dell’arco alpino. Nella sezione più alta -alta pianura- i depositi materiali sono più grossolani (ciottoli e ghiaia) e i terreni molto più permeabili: le acque fluviali e piovane sono assorbite dalla coltre alluvionale e scendono in profondità, formando un’imponente falda freatica, che, con la diminuzione altimetrica dei terreni superficiali, riemerge in una lunga serie di risorgive perenni, caratterizzate da temperatura costante. L’alta pianura presenta suoli piuttosto poveri e aridi, ricoperti da magre praterie (magredis), in cui l’insediamento e l’attività agricola erano condizionati dalla presenza dei pozzi o dalla derivazione delle rogge. La bassa pianura, a valle delle risorgive, è costituita invece da argille, limi e sabbie, che la rendono impermeabile e fertile; presenta terreni grassi e umidi, che, in passato, hanno sofferto del ristagno delle acque dovuto alla debole pendenza e alla presenza di depressioni. La pianura friulana si sfrangia a sud nell’incerta linea della costa lagunare (lagune di Marano e Grado), che si fa lata e frastagliata solo nella parte orientale, in corrispondenza del Golfo di Trieste, dove i rilievi del Carso Monfalconese e del Carso triestino si spingono fino al mare. L’idrografia regionale conferma la varietà dei paesaggi naturali ed è costituita da fiumi, torrenti e laghi di diversa origine e tipologia. Accanto ai fiumi alpini come il Tagliamento e l’Isonzo si collocano i loro affluenti prealpini dal regime spiccatamente torrentizio (Cellina, Meduna, Torre) e i fiumi carsici, alimentati dalle acque sotterranee, come il Timavo e il Livenza. Alle risorse fluviali si aggiungono quelle di alcuni bacini lacustri, per lo più originati dal glacialismo quaternario. Il sistema idrografico regionale ha subito, nel corso dei secoli, notevoli variazioni, sia per fenomeni naturali che per interventi umani, questi ultimi volti alla produzione di energia elettrica, all’irrigazione delle pianure, alla bonifica delle aree paludose, a usi industriali. Il sottosuolo friulano è piuttosto povero di mineralizzazioni: non mancano, invece, materiali da costruzione pregiati (marmi di Pierabec, Verzégnis e Timau, in Carnia, di Aurisina e Monrupino, nel Carso triestino) e sorgenti termo-minerali, tra cui quella solforosa di Arta Terme, conosciuta già in età romana.

Clima. Il clima della regione è di tipo temperato, con caratteristiche subcontinentali, a causa della scarsa influenza esercitata dal mare poco profondo e per la frequente irruzione di masse d’aria fredde attraverso gli ampi varchi delle Alpi Giulie meridionali. Le temperature medie oscillano tra i 14° C della costa ed i 5° C dei più elevati comuni di montagna, con valori massimi rispettivi di 24° C e di 18° C nel mese più caldo e valori minimi di 5° C e di -3° C nel mese più freddo. C’è perciò, nella pur poco estesa regione, una differenza, costante durante tutto l’anno, fra la zona costiera e quella montana. Le escursioni termiche annue variano da 17° C a 22° C. Le precipitazioni sono dovunque abbondanti, tanto che la regione può essere considerata la più piovosa d’Italia, con i massimi che si rilevano nell’area delle Prealpi Giulie. Da quantità annue di 100 cm rilevate abitualmente dalle stazioni costiere si passa ai 300 cm delle vallate prealpine, attraverso i valori intermedi della pianura e della collina, per poi ridiscendere gradualmente fino ai 150 cm delle stazioni interne alpine. Durante l’anno le piogge sono ben distribuite, con massimi autunnali e primaverili. La nevosità e la durata del manto nevoso sono rilevanti in montagna ma sporadiche in pianura, dove nelle basse è invece frequente la nebbia che spesso dà luogo ad intense brinate. Nella zona collinare non sono rare le grandinate primaverili. I venti dominanti nella regione, a parte quelli generati dalle configurazioni bariche a grande scala, in cui si inserisce di frequente anche la fredda ed intensa bora, sono rappresentati da deboli brezze di mare sul litorale e dalle brezze di monte e di valle nell’entroterra, generate dal differente riscaldamento diurno e notturno tra le cime dei monti e le valli.

Attività produttive. L’economia del Friuli-Venezia Giulia risente notevolmente della posizione geografica, che è marginale rispetto al mercato italiano, mentre la presenza dei confini politici e di un grande porto favorisce gli scambi internazionali e promuove la funzione di transito. La composizione della popolazione attiva, inoltre, è radicalmente mutata in rapporto con l’evoluzione delle attività economiche, di cui è un indice molto sensibile, e conferma il dualismo economico regionale fra le province friulane, la cui immagine di ruralità è stata attenuata dal progresso delle attività industriali, e le province giuliane, che hanno accentuato il loro ruolo nel terziario, appannando le loro tradizioni industriali. La rivoluzione industriale, la diffusione delle vie e dei mezzi moderni di trasporto, le nuove tecniche di bonifica e di irrigazione, le nuove pratiche colturali e i nuovi modelli d’insediamento hanno livellato gli aspetti più originali dei paesaggi agrari, che tendono a evolversi verso un’unica tipologia di agricoltura moderna, meccanizzata e chimicizzata in funzione della produttività e orientata verso il mercato. La coltura più diffusa è il mais, seguito dalla patata, dalla barbabietola da zucchero e dal grano. Oltre la metà della produzione agraria commercializzabile è tuttavia frutto dell’allevamento del bestiame, che ha beneficiato di una severa selezione genealogica e di più razionali forme di gestione, che hanno consentito sensibili incrementi nelle rese produttive: il settore più consistente è quello bovino, seguito da quello suino, che viene praticato da un numero sempre più elevato di aziende specializzate; grande sviluppo ha avuto l’itticoltura specie nelle lagune e lungo la riviera triestina. Le industrie si sono localizzate lungo le principali vie di comunicazione ferro-stradali e fluvio-marittime, con particolare concentrazione lungo il grande asse centrale che collega i centri di sbocco delle vallate prealpine, in prossimità delle risorse del sottosuolo e nelle aree forestali e agricole. Le produzioni agricole e zootecniche hanno richiesto la localizzazione nelle aree di maggiore specializzazione di industrie alimentari e hanno influenzato l’insediamento di alcune concerie e dell’industria calzaturiera. Le tradizioni artigianali hanno favorito lo sviluppo di varie attività manifatturiere (industria tessile e del legno, coltellinerie, lavorazione della ceramica) e l’attrazione del mercato di consumo ha indirizzato molte industrie a localizzarsi nei centri e nelle aree industriali in cui c’era domanda di prodotti semilavorati e di beni strumentali: l’industria tessile ha richiamato la produzione di telai e di altre macchine tessili e l’industria cantieristica ha attratto le industrie siderurgiche e meccaniche. I bacini fluviali alimentano inoltre la produzione di energia idroelettrica. Il settore più sviluppato del terziario è costituito dal commercio, che si alimenta non solo della domanda interna ma anche dei traffici internazionali: le attività commerciali sono ripartite fra i vari livelli dei centri urbani a seconda del loro rango, con la massima intensità nella metropoli portuale di Trieste e a Udine.

Analisi statistica. Area sociale. Le statistiche culturali e sociali varie vedono il Friuli-Venezia Giulia collocarsi, nel complesso, al di sopra dei valori medi nazionali. È la quarta regione per diffusione di periodici per abitante (92 copie contro le 66 della media italiana) mentre si colloca al sesto posto nella graduatoria delle regioni secondo il grado di istruzione con 227,1 laureati e diplomati per 1.000 abitanti rispetto ai 211,1 della media italiana. Superiore ai valori medi nazionali è anche la spesa pro-capite per spettacoli, manifestazioni sportive e trattenimenti vari. Le statistiche sanitarie indicano la regione come la meglio servita sul versante pubblico con 7,4 posti-letto per 1.000 abitanti contro i 5,3 della media nazionale. Area economica. L’apporto più consistente all’economia regionale è dato dal terziario, con una percentuale lievemente superiore alla media nazionale; inferiori ai valori medi nazionali sono, invece, le percentuali relative al valore aggiunto del settore agricolo (2,9% contro il 3,7%) e del settore industriale (28,2% contro il 29,8%). Buone sono le posizioni occupate dalla regione per quanto concerne i conti economici: è la quinta regione per Prodotto Interno Lordo pro-capite e per consumi pro-capite mentre si colloca al nono posto nella graduatoria degli occupati per 1.000 abitanti con valori superiori alla media nazionale. Area demografica. Oltre il 60% dei comuni non supera i 3.000 abitanti mentre la classe demografica che comprende il maggior numero dei comuni (48) va dai 1.000 ai 2.000 abitanti. La città più popolosa è il capoluogo regionale con oltre 228.000 abitanti. Nella graduatoria della vita media occupa l’ultimo posto per gli uomini (72,2 anni rispetto alla media italiana di 73,4) mentre per le donne occupa l’undicesimo posto (80 anni come il valore nazionale). Con un indice di vecchiaia pari a 179,9 è la terza regione “più vecchia” d’Italia. Area ambientale. La percentuale di superficie montuosa (42,6%) è superiore alla media nazionale (35,2%), quella collinare, invece, è notevolmente inferiore (19,3% contro il 47,6% della media italiana). Oltre il 77% del territorio (con circa il 53% della popolazione) è classificato, secondo il grado di sismicità, ad un livello medio-alto. Il Friuli-Venezia Giulia, con solo il 43% di costa balneabile, si colloca al penultimo posto nella graduatoria delle regioni italiane per la qualità delle acque marine balneabili.

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