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Provincia di GORIZIA

Capoluogo: Gorìzia

Scheda

 
Stemma della provincia Gorizia
   

Provincia di Gorizia - Statistiche

Territorio. La provincia di Gorizia, articolata in 25 comuni, fa da cerniera tra il nord, il sud, l’est e l’ovest d’Europa. Occupa l’estrema porzione orientale della pianura friulana, lungo il confine con la Slovenia: si estende da nord a sud lungo il corso dell’Isonzo, dai rilievi del Collio al mare Adriatico, dove la laguna di Grado forma, con quella di Marano (UD), un bacino lungo una trentina di chilometri e largo al massimo cinque, originatosi negli ultimi millenni a seguito del lento ma continuo innalzamento del livello del mare e dei depositi fluviali. L’Isonzo nasce in Val di Trenta, nelle Alpi Giulie: appartiene per la maggior parte del suo corso alla Slovenia, dove ha il nome di Soca, e scorre in Italia solo col suo tratto in pianura; esce dalla montagna all’altezza di Gorizia e, dopo aver lambito l’altopiano carsico, si distende in un ampio letto ghiaioso, che attraversa il territorio monfalconese per giungere al mare, con ampie curve, nel golfo di Panzano. Riceve le acque dei fiumi Vipacco e Natisone e del torrente Torre e alimenta alcuni canali di irrigazione, tra cui il più antico è il Canale dei Dottori, realizzato nel 1905. L’area in cui le acque dolci dell’Isonzo raggiungono quelle salmastre dell’Alto Adriatico è una delle zone di maggiore interesse naturalistico d’Italia ed è tutelata dalla Riserva Naturale della Foce dell’Isonzo, molto importante dal punto di vista faunistico: è l’area umida più settentrionale del Mediterraneo, che segna il confine tra le coste basse del Veneto e quelle alte e rocciose del Carso e dell’Istria. Comprende la parte terminale del corso del fiume Isonzo e la sua foce, che ha due rami principali separati da un’area di terreni emersi, chiamata “isola della Cona”, connessa alla terraferma da un breve argine. Con legge regionale del 30 settembre 1996 è stata istituita la Riserva Naturale dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa, che interessa i comuni di Doberdò del Lago, Monfalcone e Ronchi dei Legionari e tutela un’area caratterizzata da due grandi depressioni carsiche, parzialmente riempite da due laghi e separate da una dorsale calcarea con numerosi fenomeni carsici epigei. Il lago di Doberdò è uno dei pochi esempi in Europa di lago-stagno carsico: il livello delle sue acque varia in relazione alla portata dei fiumi Vipacco e Isonzo, che lo alimentano attraverso il sistema ipogeo del Carso goriziano; l’alimentazione avviene tramite sorgenti carsiche, di cui la principale è posta all’estremità occidentale del lago. Durante i periodi di magra del Vipacco e dell’Isonzo il livello si abbassa e la superficie lacustre si limita a canali e a pozze circolari di pochi metri di diametro ma notevolmente profonde. Lo stemma provinciale, trinciato, concesso con Decreto del 1929, riporta, sullo sfondo azzurro della prima sezione, un leone coronato d’oro; la seconda sezione è sbarrata d’argento e di rosso. Storicamente, l’attuale stemma provinciale corrisponde a quello della Contea principesca di Gorizia, derivato dall’arma dei conti di Gorizia (che al leone unirono le bande d’argento e di rosso, simbolo della loro carica di avvocati della chiesa di Aquileia) e mantenuto dagli Asburgo, che ne ereditarono i domini nell’anno 1500.

Comunicazioni. Le strade, le autostrade, gli aeroporti e le vie marine rendono la provincia facilmente accessibile. Estremamente articolata è la maglia della viabilità ordinaria, che garantisce collegamenti più che soddisfacenti: gli assi viari più importanti sono rappresentati dalle strade statali n. 14 della Venezia Giulia, n. 55 dell’Isonzo, n. 56 di Gorizia, n. 252 di Palmanova, n. 305 Redipuglia, n. 351 di Cervignano, n. 352 di Grado, n. 356 di Cividale, n. 409 di Plessiva e dal tracciato autostradale dell’A4 Torino-Trieste. La rete ferroviaria è costituita dalle linee Monfalcone-Udine e Venezia-Villa Opicina. Il porto, la ferrovia Trieste-Udine e Trieste-Venezia, l’aeroporto di Ronchi dei Legionari fanno di Monfalcone, passaggio obbligato tra Trieste, l’Isontino e il Friuli ma anche punto nevralgico per i collegamenti internazionali con l’Est e il Centro Europa, un nodo importante di infrastrutture viarie e di trasporto.

Storia. La posizione geografica è stata la causa prima della difficoltà che incontrano gli storici nel ritrovare sicuri segni e documentazione inconfutabile sulla storia antica di questi luoghi: terra di confine, questa zona ai limiti della pianura friulana è stata da sempre terra di conquista, punto di passaggio obbligato verso est per i conquistatori venuti da Roma e verso ovest per le popolazioni dell’Europa centro-orientale, che prima hanno determinato la caduta dell’impero romano d’Occidente e poi hanno saccheggiato la parte nord-orientale dell’Italia; terra da difendere, poco sicura per le nobili famiglie che nel corso dei secoli l’hanno governata e ne hanno fatto la storia: storia di continue costruzioni e distruzioni fino ai terribili avvenimenti della prima guerra mondiale. La storia remota di questa terra resta ai limiti della leggenda, suffragata tuttavia dai rinvenimenti archeologici: è il caso dei castellieri, insediamenti dei quali resta traccia sulla sommità di alcune colline carsiche, che con ogni probabilità i romani riutilizzarono per i loro stanziamenti militari. La caduta dell’impero romano d’Occidente inaugurò la lunga serie delle invasioni barbariche, che per secoli devastarono queste terre, divise, nel corso del Medioevo, tra la contea di Gorizia, strettamente legata alla dinastia asburgica, e la repubblica di Venezia. L’avanzata napoleonica fece crollare, sotto la spinta delle innovazioni, il decrepito corpo di Venezia; non accadde lo stesso con l’impero asburgico, che nel suo interno aveva mirato, specie con le illuminate riforme di Maria Teresa, a un’efficienza razionale e moderna. Gorizia non appariva solo come una città austriaca, fiduciosa nell’autorità costituita, ma era capitale di un’antica e nobile contea, a cui facevano capo le valli dell’Isonzo e del Vipacco, parte del Carso, il Collio con il Friuli orientale e con una costellazione di enclave fra Tagliamento e Isonzo: ciò spiega la commozione con cui i goriziani salutarono il ritorno al legittimo sovrano. Un nuovo assetto amministrativo fu dato nel 1861: la contea di Gorizia, che comprendeva cinque distretti (Gorizia, Gradisca, Monfalcone, Tolmino, Sesana), affidati ciascuno a un capitano, fu inserita nel Land del Litorale e il potere legislativo fu affidato alla Dieta Provinciale, formata da trenta deputati. Il periodo di pacifico e ordinato sviluppo che seguì fu bruscamente interrotto dalle tragiche vicende della prima guerra mondiale, che investì in pieno Gorizia e ne sconvolse il tessuto urbano e sociale, e del secondo conflitto mondiale, che restituì all’Italia, dopo profonde lacerazioni, Gorizia e il suo territorio.

Struttura socio-economica. Negli ultimi anni la provincia ha fatto registrare, rispetto alla media nazionale, un lieve incremento demografico e una diminuzione del tasso di disoccupazione soprattutto nel comparto manifatturiero e nelle attività commerciali. Il suo sistema produttivo è basato principalmente sulle attività industriali ed è favorito dalla buona dotazione di infrastrutture, dalla disponibilità di manodopera qualificata, dall’alta dotazione di mezzi finanziari da destinare agli investimenti produttivi e dalla posizione geografica strategica. Il tessuto industriale è estremamente articolato: prevalgono i comparti manifatturiero e della produzione di materiali da costruzione. Il settore agricolo è caratterizzato dalla coltivazione di seminativi (mais, soia e orzo), che occupano una porzione rilevante del territorio coltivabile. La vitivinicoltura è diffusa nella zone del Collio (vini del Collio) e della Destra Isonzo: la natura del terreno e la posizione -protetta dal freddo del nord dalle Alpi Giulie e riscaldata dal sole del vicino Adriatico- favoriscono la produzione di numerosi vini Doc e alimentano un vivace commercio verso l’estero, soprattutto con il Nord America. Le aziende dedite all’allevamento e alla produzione ortofrutticola hanno dimensioni modeste e sono a conduzione familiare. La pesca, concentrata nella zona di Grado, soddisfa essenzialmente il fabbisogno locale. Il settore degli scambi privilegia i prodotti metalmeccanici per l’esportazione e i mezzi di trasporto per le importazioni: interlocutori principali di tali scambi sono la Germania, la Francia, la Slovenia e il Regno Unito. Il settore turismo concentra la propria attività nella zona balneare di Grado, che offre strutture alberghiere e ricreative in grado di soddisfare le esigenze di una clientela estera proveniente dall’Austria, dalla Germania, dalla Scandinavia, dalla Repubblica Ceca e dall’Ungheria.

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