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Provincia di GORIZIA

Capoluogo: Gorìzia

Scheda

 
Stemma della provincia Gorizia
   

Provincia di Gorizia - Ambiti

DEFINIZIONE È possibile ripartire la circoscrizione goriziana in due ambiti, individuati in base a caratteri territoriali e urbanistici e sulla base dell’analisi della capacità di attrazione e del raggio d’influenza dei suoi centri principali: l’Area metropolitana, che trova il suo naturale punto di aggregazione nel capoluogo di provincia e riunisce i comuni distribuiti sui rilievi del Collio e nella pianura dell’Isonzo; il Carso, compreso tra la pianura dell’Isonzo e il Vallone di Doberdò, che l’analisi storica e geografica configura come compagine storico-naturalistica autonoma.

Area metropolitana: Capriva del Friuli, Cormons, Dolegna del Collio, Farra d’Isonzo, Gorizia, Gradisca d’Isonzo, Mariano del Friuli, Medea, Moraro, Mossa, Romans d’Isonzo, San Floriano del Collio, San Lorenzo Isontino, Savogna d’Isonzo.

Carso: Doberdò del Lago, Fogliano Redipuglia, Grado, Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Canzian d’Isonzo, San Pier d’Isonzo, Staranzano, Turriaco, Villesse.

AREA METROPOLITANA

Territorio. Il Collio è una vasta zona collinare situata all’estremità della pianura friulana, delimitata a est dal corso dell’Isonzo, a ovest dal fiume Judrio e sovrastata a nord dalle Alpi Giulie. Caratterizzato da un clima mite e da terreni particolarmente adatti alla coltivazione degli alberi da frutta e della vite, il Collio è conosciuto in tutto il mondo come una regione di produzione vinicola eccezionalmente pregiata (vini del Collio) ed è divenuto anche frequentata meta turistica sia per la qualità dell’offerta enologica e gastronomica sia per la suggestione del paesaggio, che si distende per chilometri di verdi colline disegnate dai filari di vite e punteggiate da piccoli borghi. La “Strada del vino e delle ciliege”, che parte dalla periferia ovest di Gorizia e sale e scende per le colline fino a Dolegna del Collio, è il percorso ideale per conoscere il Collio. Anche fertile pianura solcata dall’Isonzo, che nel breve spazio di un centinaio di chilometri congiunge la montagna al mare Adriatico, è grande produttrice di squisiti vini. Il fiume, che rappresenta il legame più autentico fra i diversi gruppi etnici che convivono da secoli nel Goriziano, scorre nella stretta Val di Trenta fino a lambire Gorizia e ad adagiarsi nella pianura gradiscana.

Comunicazioni. La qualità dei collegamenti è di buon livello e si affida alle strade statali n. 55 dell’Isonzo, n. 56 di Gorizia, n. 252 di Palmanova, n. 305 Redipuglia, n. 351 di Cervignano, n. 356 di Cividale e n. 409 di Plessiva. Il tracciato autostradale dell’A4 Raccordo Gorizia-Villesse e la linea ferroviaria Monfalcone-Udine completano il quadro delle infrastrutture di trasporto.

Storia. Adagiata in mezzo al verde, in una conca ai piedi delle Prealpi Giulie e del Carso, Gorizia, per la sua particolare posizione geografica è sempre stata al centro di interessi contrastanti, di incontri e di scontri. Le prime notizie che la riguardano risalgono al X secolo, quando fu ceduta dall’imperatore Ottone III ai conti del Friuli; tuttavia non è improbabile che esistesse già nell’antichità un insediamento difensivo, dato che a poca distanza correva il tracciato di una strada romana, la VIA GEMINA, che raggiungeva, attraverso le Alpi, Lubiana. Nel II secolo d.C. quadi e marcomanni attraversarono l’Isonzo e invasero questa terra, che subì, nei secoli, le invasioni di unni, ostrogoti e longobardi. La donazione di Ottone III divise la provincia di Gorizia tra il patriarca di Aquileia e i conti del Friuli ma già qualche decennio più tardi le sorti di questi possedimenti vennero a dividersi da quelle della contea del Friuli: Gorizia fu data agli Eppenstein, nobile casata carinziana che aveva già possedimenti in Friuli. All’inizio del XII secolo una nuova dinastia si fregiò del titolo comitale goriziano: alcuni storici vogliono che si tratti del casato di Lurn e Pusteria ma in realtà la provenienza dei conti di Gorizia rimane ancora molto dubbia come pure l’anno in cui a questa famiglia fu assegnato il feudo degli Eppenstein. Nel XV secolo la contea del Friuli fu conquistata dalla repubblica di Venezia, che ne rimase in possesso per oltre quattro secoli: questo avvicendamento non fu senza conseguenze per i conti di Gorizia, che si videro costretti a fare atto di sottomissione al Doge, che non ne riconosceva completamente i diritti. Nel 1472 la repubblica di Venezia non esitò a costruire una fortezza a Gradisca, in territorio comitale, per difendere il proprio confine orientale dall’avanzata dei turchi. Nel 1500, con la morte di Leonardo, si estinse la casata che per quattro secoli aveva avuto il possesso della contea di Gorizia, che passò a Massimiliano d’Asburgo. Il XVI secolo fu segnato dalle questioni confinarie con Venezia, che provocarono, all’inizio del secolo successivo, la cosiddetta “guerra gradiscana”, che si trascinò per due anni senza vantaggi autentici per nessuno dei contendenti. Dal 1647 al 1717 la fortezza di Gradisca fu a capo di una contea divisa da quella goriziana: l’imperatore Ferdinando III, vessato dai debiti, aveva venduto la fortezza alla nobile casata degli Eggenberg. Il XVII secolo, dopo la fine della “guerra gradiscana”, trascorse in un clima di stabilità e di pace, che favorì lo sviluppo delle attività economiche e di istituzioni culturali. Il XVIII secolo, il secolo d’oro di Gorizia -che visse in un clima di notevole benessere-, si chiuse con l’occupazione napoleonica. Nell’ottobre 1813 gli austriaci rioccuparono i loro territori e l’Ottocento fu per la contea di Gorizia un periodo di grande tranquillità, privo di eventi di rilievo, fatta eccezione per il nuovo assetto amministrativo del 1861. La prima e la seconda guerra mondiale investirono in pieno Gorizia, che fu restituita all’Italia nel 1947 con il territorio percorso da un confine che la privò di una parte del suo retroterra.

Struttura socio-economica. Vivace centro commerciale e industriale, Gorizia è sede di industrie del legno, pastifici, cotonifici, fonderie e fabbriche di sapone. In altri centri della provincia, soprattutto a Mariano del Friuli e a Romans d’Isonzo, sono attive aziende per le lavorazioni meccaniche, del legno e dell’arredamento. Ivini del Collio, la cui qualità e origine è garantita da un efficiente Consorzio di Tutela, sono frutto di una moderna viticoltura, che ammanta di filari i rilievi che si estendono, lungo il confine con la Slovenia, da Dolegna del Collio e il corso dello Judrio fino all’Isonzo e alla periferia collinare di Gorizia. La “Strada del Vino e delle Ciliege” ha contribuito inoltre a far crescere aziende di grandi potenzialità, decentrate rispetto a vie di grande comunicazione, che hanno promosso lo sviluppo di centri agrituristici, che coniugano l’offerta enogastronomica a rilassanti soggiorni.

CARSO

Territorio. Il Carso goriziano è un altopiano calcareo leggermente ondulato e inclinato verso meridione. Il paesaggio è caratterizzato da tutte le forme legate alla dissoluzione dei carbonati: numerose sono le doline (piccole valli a imbuto riempite di terra, il cui colore rosso è dovuto alla forte presenza di ossidi di ferro) e le foibe. La parte settentrionale comprende una serie di rilievi che culminano nel monte San Michele, i cui versanti, rivolti al corso dell’Isonzo e del Vipacco, sono ricchi di vegetazione; l’area meridionale presenta invece una serie di depressioni che corrispondono alla presenza di laghetti carsici (Doberdò, Pietrarossa e Sablici). La forte permeabilità dei calcari fa sì che il terreno non sia solcato da corsi d’acqua, che vanno a depositarsi nella falda freatica tramite fessurazioni e cavità. Nel sottosuolo la corrosione carsica ha modellato un complicato sistema di grotte: caverne, pozzi e gallerie in cui la falda acquifera, alimentata da acque superficiali, defluisce verso sorgenti più a valle. La vegetazione è estremamente variegata: boscaglie caducifoglie si alternano a pinete di rimboschimento e praterie ma più frequente è la landa carsica, in cui fra le pietraie emergono pochi cespugli e qualche ciuffo d’erba. Con legge regionale del 30 settembre 1996 è stata istituita la Riserva Naturale della Valle Canavata, che racchiude una ex “valle da pesca e da caccia”, residuo della porzione settentrionale della laguna di Grado, che in seguito alle bonifiche agricole è stata completamente arginata e dotata di chiuse regolabili comunicanti con il mare aperto. La laguna di Grado è delimitata verso terra dagli argini delle bonifiche della bassa friulana ed è chiusa verso il mare da un cordone litoraneo di dune basse e sabbiose, che riparano un bacino d’acqua salmastra poco profondo. Il cordone è interrotto da sei bocche, corrispondenti ad altrettanti bacini idrografici, attraverso le quali avvengono i flussi e i riflussi del mare: Primero, Grado, Morgo, Porto Buso, Sant’Andrea e Lignano. Sulle “mote”, le minuscole isolette che compongono la laguna, sorgono i “casoni”, le tipiche capanne di paglia e giunchi che rappresentano la tipologia prevalente dell’insediamento sulle isole della laguna, funzionale all’attività della pesca.

Comunicazioni. Le principali direttrici del traffico sono rappresentate dal tracciato autostradale dell’A4 Torino-Trieste e dalla strade statali n. 14 della Venezia Giulia, n. 55 dell’Isonzo, n. 305 Redipuglia, n. 351 di Cervignano e n. 352 di Grado. La qualità dei collegamenti è migliorata dalla possibilità di usufruire delle linee ferroviarie Monfalcone-Udine e Venezia-Villa Opicina e dei servizi del porto di Monfalcone e dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari.

Storia. Il Carso non ha mai rappresentato un valido baluardo contro le scorrerie dei barbari e anche nel corso del Medioevo, con il dominio veneziano, fu oggetto di scorrerie ungare e poi turche, che ne resero incerto il possesso. Solo dopo il 1505 Venezia promosse la realizzazione di una serie di presidi in funzione anti-imperiale ma la lega di Cambrai la costrinse ad arretrare la frontiera nella pianura friulana. Divenuto possesso asburgico, il Carso entrò a far parte delle Province Illiriche con l’impero napoleonico. Dopo il congresso di Vienna del 1815 i confini del regno Lombardo-Veneto furono posti al di qua della linea carsica e la situazione, assai sfavorevole strategicamente per l’Italia, rimase tale anche dopo l’armistizio di Cormons del 1866, che poneva fine alla terza guerra d’indipendenza. Nel 1915 l’Italia entrò in guerra con il disegno di sorpassare il Carso, per aprirsi la via verso Trieste. Le prime quattro battaglie dell’Isonzo, dal luglio all’ottobre del 1915, riuscirono però solo a intaccare le linee esterne del dispositivo austriaco; solo con la battaglia di Gorizia dell’agosto 1916 e con le successive offensive dell’autunno le truppe italiane riuscirono a occupare importanti posizioni, che furono allargate nel 1917 provocando una controffensiva austriaca, che, sfondato il fronte a Caporetto, costrinse le truppe italiane ad abbandonare tutte le posizioni carsiche. Teatro di spietate stragi nel corso della seconda guerra mondiale, il Carso passò quasi tutto alla Jugoslavia nel 1947.

Struttura socio-economica. La zona industriale di Monfalcone vanta un ruolo di primo piano nella realtà produttiva della provincia: è gestita da un Consorzio e dispone di due comprensori, il Lisert e lo Schiavetti. Le attività che animano la zona industriale sono principalmente quelle inerenti alle costruzioni navali: l’azienda principale è rappresentata dai Cantieri di Monfalcone, che in pochi anni sono riusciti a raggiungere nella costruzione di navi da crociera un ruolo di primo piano anche in ambito mondiale. Di buon livello è anche l’attività nei comparti elettromeccanico, degli imballaggi meccanici, della carpenteria e della siderurgia. Grado, che allo splendore della laguna unisce il fascino dei suoi monumenti paleocristiani e bizantini, è fra i centri turistici italiani più attrezzati per la pesca sportiva e una delle località più importanti d’Europa per la psammoterapia (cura mediante applicazione di sabbie calde), grazie alle moderne attrezzature delle Terme Marine e alle qualità terapeutiche della sabbia prelevata dai fondali marini.

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