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Provincia di PIACENZA

Capoluogo: Piacenza

Scheda

 
Stemma della provincia Piacenza
   

Provincia di Piacenza - Statistiche

Territorio. La più “lombarda” delle province emiliane, formata da 48 comuni, si estende all’estrema propaggine nord-occidentale della regione. Lungo il crinale dalla cima del monte Carmo a quella del monte Bue il suo territorio confina con quello della ligure provincia di Genova; risale poi verso nord-est, fino a raggiungere il corso dei torrenti Stirone e Ongina, che segnano la parte settentrionale del limite con la provincia di Parma; piega poi ad ovest, risalendo il corso del Po e lasciandosi a destra la lombarda provincia di Cremona, fino alla foce del fiume Adda; il confine con la provincia di Lodi (Lombardia) va da qui alla foce del Lambro, poi c’è quello con la provincia di Pavia. Piega a sud all’altezza di Castel San Giovanni e costeggia, delimitandolo, l’Oltrepo pavese; all’altezza del fiume Trebbia torna a puntare verso ovest fino alla cima del monte Chiappo. Da questa fino al monte Carmo una linea verticale immaginaria segna il brevissimo confine con la piemontese provincia di Alessandria. Presenta, così, una straordinaria varietà di tratti paesaggistici e condizioni climatiche: dalla pianura padana con i suoi fertili campi coltivati ai primi declivi preappenninici fino alle cime di maggiore rilievo, tutte concentrate lungo i confini meridionali della provincia: il monte Carmo (1.640 m), il monte Chiappo (1.700 m) il monte Lesima (1.724 m), il monte Bue (1.777 m). Numerosi corsi d’acqua disegnano tracciati vallivi attraverso i fianchi delle montagne e dei colli: fra tutti meritano di essere ricordati il fiume Trebbia e i torrenti Arda, Nure e Tidone. A est, lungo il confine con la provincia di Parma, sulle sponde del fiume Stirone, è stato istituito l’omonimo parco regionale fluviale. La distribuzione della popolazione (il cui indice di vecchiaia è particolarmente elevato) rispecchia sul piano sociale e demografico tale varietà paesaggistica: è maggiormente presente nella parte settentrionale del territorio, dove però è più regolarmente distribuita, grazie alle migliori comunicazioni, al clima meno rigido e alla fiorente agricoltura, mentre a sud, nella zona appenninica, si concentra negli agglomerati urbani. Nel territorio della provincia di Pavia si trovano le località di Lama e Valle Inferiore, entrambe isole amministrative del comune piacentino di Corte Brugnatella. Sullo sfondo rosso dello stemma provinciale, concesso con Regio Decreto, spicca un dado d’argento.

Comunicazioni. Assi viari di eccezionale importanza attraversano il territorio provinciale: in primo luogo l’autostrada del Sole, la A1 Milano-Napoli; vi sono poi l’A21 Torino-Brescia e la sua diramazione che la congiunge all’A1 all’altezza del casello di Fiorenzuola. Tra le numerose arterie della viabilità ordinaria si segnalano soprattutto la s.s. 9 via Emilia, che unisce Milano a Rimini attraversando tutta la regione, e la s.s. 10 Padana Inferiore, che solca tutta la pianura dal Piemonte al Veneto. Anche la rete ferroviaria ha in questa parte della regione alcune delle sue linee principali, prima fra tutte la Bologna-Milano che corre parallela all’Autostrada del Sole. Non vi sono aeroporti di rilievo nazionale ma la grande facilità con cui si raggiunge Milano (poco più di una cinquantina di chilometri di autostrada) non ne fa sentire la mancanza. Il mare, invece, non è così a portata di mano ma la rete autostradale provvede a soccorrere i bisogni del sistema produttivo provinciale: con la A21 fino a Tortona e, da qui, la A7 Milano-Genova si raggiunge infatti il porto mercantile del capoluogo ligure; i vacanzieri che hanno come meta la riviera adriatica percorrono la A1 fino a Bologna e poi la A14 mentre, sempre lungo la A1, da Parma parte il tronco autostradale della A15 della Cisa, che permette di raggiungere il porto di La Spezia. La qualità delle comunicazioni è più che adeguata alle esigenze della popolazione, soprattutto nelle direttrici principali; solo la nebbia, caratteristica emblematica della Val Padana, mette a volte in difficoltà la circolazione stradale.

Storia. La zona dell’attuale provincia fu abitata sin dal Paleolitico superiore, come dimostrano i ritrovamenti archeologici. Anticamente tutta la regione era occupata dal mare e ne reca testimonianza il ritrovamento di resti fossili lungo le valli dei torrenti Arda e Chero, a Castell’Arquato e Lugagnano Val d’Arda. Anche le acque termali saline e solforose di Bobbio e di Bacedasco testimoniano l’antica presenza del mare e le trasformazioni che il territorio subì nel corso dei millenni. Il capoluogo fu accampamento delle tribù liguri, poi conobbe l’influenza etrusca, per essere successivamente conquistato dai romani che lo eressero in municipium. Dopo la caduta dell’impero romano questa parte della regione non fu risparmiata dalle invasioni barbariche: vi transitarono in particolare goti, bizantini e longobardi. Nell’ottavo secolo il capoluogo è un importante porto fluviale sul Po. Durante il corso del Medioevo il territorio conobbe il dominio delle famiglie milanesi degli Sforza e dei Visconti; poi, dal Cinquecento, dei Farnese. I secoli successivi la accomunano alle vicende dell’Italia settentrionale, con il dominio spagnolo e austriaco; il ducato di Parma e Piacenza resisterà fino all’annessione al Regno di Sardegna, nel marzo del 1860. Tra le vestigia del passato spicca per l’importanza e l’antichità il centro archeologico di Veleia, in Valchero: si tratta di una città ligure-romana, con resti del foro, dell’anfiteatro e del tempio, portata alla luce dagli scavi avviati nel 1760 per volere del duca di Parma Filippo di Borbone, fratello del re Carlo III di Napoli che a sua volta aveva avviato gli scavi nell’area vesuviana. La città di Veleia risale almeno al I secolo a.C. e le strutture sin qui individuate e recuperate dimostrano come già allora fosse in voga lo sfruttamento delle acque termali.

Struttura socio-economica. Il territorio provinciale è suddiviso in tre distretti scolastici: il n. 1 di Castel San Giovanni, il n. 2 di Piacenza ed il n. 3 di Fiorenzuola d’Arda; una comunità montana riunisce i comuni della fascia preappenninica. Nel panorama delle attività produttive si trova, come anche altrove, la produzione di energia elettrica. In questa provincia, tuttavia, non si può non rilevare come accanto alle centrali termoelettriche sia stata sperimentata, per un certo periodo, l’avventura dell’energia atomica con la realizzazione della centrale termonucleare di Caorso. Anche questa parte del corso del Po ha conosciuto un fenomeno di industrializzazione comune al resto della pianura padana, sebbene non vi siano poli produttivi di spiccata specializzazione come in altri distretti industriali del Paese e, più in generale, lo sviluppo industriale -ancorché sostenuto- non appaia marcato come in altre province emiliane. L’agricoltura ha ancora un ruolo importante, e così la zootecnia, ma è il terziario ad aver fatto registrare i segni più vistosi di espansione; del resto la posizione di cerniera tra il Lodigiano e Milano, da un lato, e i più sviluppati tessuti industriali emiliani, dall’altro, era tale da favorire la terziarizzazione dell’economia provinciale. Sul piano delle relazioni economiche il legame con la Lombardia è nettamente prevalente: basti pensare che esistono aziende le quali, nella loro organizzazione e struttura commerciale e nella divisione del territorio in agenzie o aree commerciali, aggregano senz’altro la provincia alla Lombardia, ad ulteriore conferma di un dato culturale e socio-economico evidente. Pur non essendo una meta celebrata, la provincia ha inoltre da giocare carte interessanti sul fronte delle attrattive turistiche, in particolare per il turismo culturale diretto ai monumenti storici, civili e religiosi: i numerosi castelli e i borghi medievali ottimamente conservati, le pievi e le chiese romaniche. Tra tanti castelli e rocche di origine medievale, autentici testimoni del tempo, fa mostra di sé una fedele replica dei tempi più recenti: il borgo medievale di Grazzano Visconti, ideato e realizzato di sana pianta all’inizio del Novecento intorno ai ruderi di un castello vero, interamente ristrutturato. Agli amanti del folclore si offrono, in autunno, sagre del vino e dell’uva un po’ ovunque e durante tutto l’anno trionfa la tradizione gastronomica locale che seduce i visitatori con piatti di selvaggina, lumache, salumi e formaggi tipici, maccheroni fatti a mano con il ferro da calza, “tortelli con la coda” e “anolini in brodo”, capretto arrosto o alla cacciatora, faraona arrosto o alla creta (quest’ultimo piatto avrebbe origini addirittura longobarde), stracotto di manzo alla piacentina, “pisarei e fasò” (gnocchetti e fagioli), polenta condita con sugo a base di carne di cavallo o di manzo o mescolata ai ciccioli di maiale soffritti, trippa alla piacentina, lepre sfilata, salame cotto. Tra i dolciumi di produzione locale si segnalano i “buslanei” (ciambelline dolci), i “turtlitt” (frittelle) e la torta di mandorle.

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