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Provincia di MESSINA

Capoluogo: Messina

Scheda

 
Stemma della provincia Messina
   

Provincia di Messina - Ambiti

DEFINIZIONE I comuni della provincia possono essere raggruppati in quattro aree: i 51 comuni dell'Area metropolitana di Messina; i 14 comuni che, pur non inclusi in questa, gravitano su alcuni poli interni alla stessa; il territorio di Patti; il territorio di Sant'Agata Militello e di Santo Stefano di Camastra. A loro volta, le quattro aree possono essere raggruppate in due grandi ambiti sub-provinciali: quello dei Monti Peloritani, sulla punta nord-orientale dell'isola, e quello dei Monti Nebrodi, sul versante tirrenico occidentale della provincia, che raccoglie complessivamente 43 comuni. Questo, perché le quattro aree possono essere distinte solo da un punto di vista geografico nonché per conformazione urbanistica e specificità istituzionali (le prime due) o per bacini di utenza (le altre due). I comuni dell'Area metropolitana di Messina, infatti, presentano la particolare conformazione (“sostanziale continuità di insediamenti”) e le specificità amministrative proprie dell'Area metropolitana, che li distinguono dagli altri che pure gravitano su poli interni all'Area (Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Taormina); per il resto, invece, sono assimilabili per la comune appartenenza alla punta protesa verso lo Stretto (fatta eccezione per l'arcipelago delle Isole Eolie o Lipari, che comunque gravita su Milazzo e Messina), in cui si riscontrano omogeneità nel sistema dei trasporti, nell'evoluzione storica e nella struttura socio-economica, fatte salve le distinzioni, non sostanziali, tra il versante tirrenico, quello ionico e le isole minori. Così pure i due territori che si possono distinguere all'interno dei Nebrodi corrispondono ad altrettanti bacini di utenza ma presentano forte omogeneità sia nella morfologia e nella natura del territorio, sia nel sistema dei trasporti, sia nell'evoluzione storica, sia nella struttura socio-economica. I poli di gravitazione dell'ambito dei Monti Peloritani sono: Barcellona Pozzo di Gotto, Lipari, Messina, Milazzo, Taormina. Quelli dell'ambito dei Monti Nebrodi sono: Mistretta, Patti, Sant'Agata di Militello.

Monti Peloritani:

Area metropolitana di Messina: Alì, Alì Terme, Antillo, Barcellona Pozzo di Gotto, Casalvecchio Siculo, Castelmola, Castroreale, Condrò, Fiumedinisi, Forza d'Agrò, Furci Siculo, Furnari, Gaggi, Gallodoro, Giardini Naxos, Gualtieri Sicaminò, Itala, Leni, Letojanni, Limina, Lipari, Malfa, Mandanici, Merì, Messina, Milazzo, Monforte San Giorgio, Mongiuffi Melia, Nizza di Sicilia, Pace del Mela, Pagliara, Roccafiorita, Roccalumera, Roccavaldina, Rometta, San Filippo del Mela, San Pier Niceto, Sant'Alessio Siculo, Santa Lucia del Mela, Santa Marina Salina, Santa Teresa di Riva, Saponara, Savoca, Scaletta Zanclea, Spadafora, Taormina, Terme Vigliatore, Torregrotta, Valdina, Venetico, Villafranca Tirrena.

Comuni che gravitano sull'Area metropolitana: Basicò, Fondachelli-Fantina, Francavilla di Sicìlia, Graniti, Malvagna, Mazzarrà Sant'Andrea, Mòjo Alcàntara, Montalbano Elicona, Motta Camastra, Novara di Sicìlia, Roccella Valdèmone, Rodì Mìlici, Santa Domènica Vittoria, Tripi.

Monti Nebrodi: Acquedolci, Alcara li Fusi, Brolo, Capizzi, Capo d'Orlando, Capri Leone, Caronìa, Castèl di Lùcio, Castell'Umberto, Cesarò, Falcone, Ficarra, Floresta, Frazzanò, Galati Mamertino, Gioiosa Marèa, Librizzi, Longi, Militello Rosmarino, Mirto, Mistretta, Montagnareale, Motta d'Affermo, Naso, Oliveri, Patti, Pettinèo, Piràino, Raccùja, Reitano, San Fratello, San Marco d'Alùnzio, San Piero Patti, San Salvatore di Fitàlia, Sant'Àgata di Militello, Sant'Àngelo di Brolo, San Teodoro, Santo Stèfano di Camastra, Sinagra, Torrenova, Tortorici, Tusa, Ucrìa.

MONTI PELORITANI

Territorio. Si tratta, complessivamente, di un'ampia fascia di territorio, prevalentemente montuoso (Monti Peloritani, i cui ultimi rilievi quasi si confondono coi primi dei Monti Nebrodi), che completa la dorsale calabra, rappresentando una sorta di continuazione della Calabria, come questa bagnata dai due mari, Tirreno e Ionio. E proprio come parte di un sistema interregionale l'ambito nord-orientale è considerato nelle varie analisi e, in genere, nelle ipotesi di sviluppo, che fanno riferimento al sistema (turistico, produttivo e di trasporti) dello Stretto, in cui, al di là del breve braccio di mare, si trovano importanti co-protagonisti come Reggio di Calabria, Villa San Giovanni (RC) e Gioia Tauro (RC). La bellezza dei mari è indiscussa: dello Ionio, su cui si affaccia la riviera di levante; del Tirreno, su cui si affaccia la riviera settentrionale, coi golfi di Milazzo e di Patti, di fronte ai quali sono incastonate le Isole Eolie -di queste, Lipari, la maggiore, forma un solo comune con Alicudi, Filicudi, Panarea, Stromboli, Vulcano e l'isolotto di Basiluzzo, mentre Salina è suddivisa a sua volta in tre comuni: Santa Marina Salina, Leni, Malfa-. Famose località balneari, magnifiche spiagge e promontori spettacolari, che a volte scendono a strapiombo su costoni rocciosi, stagni costieri come quelli di Ganzirri fanno di quest'area una delle zone più belle della Sicilia. Dal canto loro, i comuni dell'entroterra, sia della costa tirrenica, sia di quella ionica, offrono ancora paesaggi di gran pregio. La pianura di Milazzo, la Piana di Mazzarrà, la pianura messinese, la valle Alcantara (una delle più verdi e rigogliose della Sicilia), si alternano a monti come Scuderi, Sant'Elia, Galfa, Taffuri, Fossa delle Felci, dei Porri, Veneretta, Pomaro, Mojo, Grande, Lanzarite, Venerina, Bammina o al colle Taormina o ai cosiddetti Pizzi: Daniele, Cute, Salici, dell'Acqua Bianca, Frara, Faleco, Bottino, Scalilla, di Moda, di Castelluzzo. All'orizzonte, verso sud, incombe la mole dell'Etna, il vulcano che tanto ha condizionato e condiziona così larga parte del territorio siciliano. La rete dei corsi d'acqua minori, piccoli fiumi o torrenti, che si aggiungono al fiume per antonomasia, l'Alcantara, attraversa tutta l'area in lungo e in largo: Fiumedinisi, Riva, Longano, Mela, Novara, Savoca, Patri, Favoscuro, Carda, Pagliara, Saia Palicotto, Fra di Niceto, Fra d'Agrò, Mazzarra, Fantina, Santa Venera, Gualtieri, Itala, Roccella, Mazzarrà, Elicona, Floripotena, Paratore e Tellarita sono i nomi più noti. Il tutto contribuisce a conferire al territorio la sua bellezza suggestiva, dal verde intenso delle colline alla ricchezza dei pascoli, dalla folta vegetazione boschiva composta da faggi, querce, larici, castagneti, alla vegetazione vulcanica, che si alimenta in un terreno fertile e produttivo, sede ideale per noccioleti, uliveti, vigneti, agrumeti e frutteti vari. Qua e là affiorano cave minerarie, omologhe moderne degli antichi giacimenti di ossidiana, o fonti di acque termali, come le clorurato-sodico-iodico-solforose o le alcaline. E numerosi sono i siti di grande valore naturalistico, che rappresentano anche attrattiva turistica, come: le Gole dell'Alacantara, la grotta dei Cento Cavalli, il Vulcanetto, le cascate del Catavolo. A tutela di un patrimonio tanto prezioso sono stati istituiti parchi e riserve come: la Riserva Naturale Fiumedinisi, il Parco Fluviale dell'Alcantara, il Parco dei Nebrodi, la Riserva Naturale del Bosco di Malabbotta.

Comunicazioni. Vera e propria porta tra la Sicilia e il continente e naturale punto di approdo o di partenza per le Isole Eolie, l'area dello Stretto rappresenta il più importante nodo di confluenza dei trasporti di tutta l'isola e uno dei più importanti d'Italia. All'interno dell'ambito, la rete delle infrastrutture di trasporto è dominata dalle linee costiere -ferrata, autostradale e stradale-, verso cui tendono i collegamenti con le aree più interne, così accentuando le potenzialità di crescita del sistema costiero. Del resto, le ridotte dimensioni demografiche fanno tendere gran parte dei comuni a gravitare sulla città capoluogo. Le strade statali che scorrono nell'ambito sono: la n. 113 Settentrionale Sicula, la n. 113 Diramazione Settentrionale Sicula, la n. 114 Orientale Sicula, la n. 116 Randazzo-Capo d'Orlando, la n. 120 dell'Etna e delle Madonie, la n. 185 di Sella Mandrazzi. Le autostrade, invece, sono: per il versante settentrionale, tirrenico, la A20 Messina-Palermo, per il versante orientale, ionico, la A18 Messina-Catania. Più articolata è la rete ferroviaria, con le linee: Messina-Palermo, Messina-Catania-Siracusa, Randazzo-Taormina/Giardini, Circumetnea-Catania. L'aeroporto di riferimento è quello di Catania/Fontanarossa; sull'altra sponda del mare, a Reggio di Calabria, si trova l'“Aeroporto dello Stretto”; l'aerostazione per le linee intercontinentali dirette è quella di Roma/Fiumicino. I porti marittimi presenti nell'ambito sono quelli di Messina e Milazzo, cui si aggiungono quelli di Lipari e di Santa Marina Salina, per i collegamenti insulari. Ci sono anche porti minori ma non sono provvisti di regolari servizi di linea per tutto l'anno.

Storia. I primi insediamenti umani risalgono alla preistoria, come dimostrano reperti archeologici, per esempio dell'Età Neolitica e Mesolitica nonché dell'Età del Bronzo. Terra esposta a tutti gli invasori, provenienti da ogni parte del Mediterraneo, probabilmente registrò il primo innesto di popolazione quando gli autoctoni sicani furono costretti a rifugiarsi sui monti in seguito all'arrivo delle popolazioni sicule. Da allora in poi è tutto un susseguirsi di nuovi arrivi, con conseguenti colonizzazioni o invasioni vere e proprie: dai fenici ai cartaginesi, ai siracusani, dai calcidesi di Eubea a quelli provenienti da Cuma; le tracce lasciate dai greci, in parte ancora ben visibili, ci parlano di centri fiorenti, di avanzata civiltà, che ancor più spiegano l'interesse di sempre nuove popolazioni a sostituirsi alle vecchie. I romani ne fecero il loro granaio e vi dominarono per secoli, fin quando la loro potenza non fu prima sconvolta dai barbari e poi rimpiazzata da quella dei bizantini. Fu, quindi, la volta degli arabi, scacciati, a loro volta, dai normanni all'inizio del secondo millennio dell'era cristiana. Riprendeva, così, l'epoca del potere venuto dal nord: tedesco con gli svevi, francese con gli angioini, spagnolo con gli aragonesi, sostenuti, questi ultimi, dalle stesse popolazioni locali, nel XIII secolo, durante la Guerra del Vespro, contro gli angioini. E si continuò con i piemontesi di Vittorio Amedeo II di Savoia e con gli austriaci di Carlo VI d'Austria, per passare, infine, ai borboni e all'annessione all'Italia meridionale, nel Regno delle due Sicilie. Trasversalmente alle varie dominazioni venute da fuori si collocavano i potentati locali, rappresentati talvolta dalla Chiesa, per esempio con la curia di Messina o monasteri come quelli del Santissimo Salvatore di Patti e di San Bartolomeo di Lipari o della badessa di Santa Maria della Scala, tal'altra, molto più frequentemente, da famiglie come i Lancia, i Lauria, i Rizzo, i Rocca principi di Alcantres, gli Spadafora, gli Artale de Angelica, i principi Branciforte di Scordia, i Furnaro, gli Spina, i Castagna, i Balsamo, i Ruffo, gli Alliata. I feudi, da loro amministrati, spesso non avevano nemmeno l'esatta percezione del mutare dei regnanti, essendo il loro contatto diretto coi feudatari l'unico veramente e concretamente avvertito dalle popolazioni locali. Non a caso lo scrittore Tomasi di Lampedusa faceva sentenziare dal suo protagonista che occorreva “cambiare tutto” a livello di regno per “non cambiare niente” a livello di potere locale. È, probabilmente, proprio con questa chiave di lettura che vanno registrati i grandi rivolgimenti dell'Ottocento, d'impronta antiborbonica: da quelli di inizio secolo, con l'eversione dal feudalesimo, a quelli successivi: nel 1820 vi era attiva la Carboneria e molti si arruolarono nei “Cacciatori dell'Etna”, prendendo parte alla battaglia di Milazzo, contro l'esercito borbonico; nel 1860 fu teatro degli scontri tra le truppe borboniche e quelle di Garibaldi, affiancate da combattenti locali. Del succedersi di civiltà e di dominazioni resta traccia evidente negli stili architettonici che si sono affiancati o sovrapposti nei secoli: dal romanico al bizantino, dall'arabo al normanno e al gotico e al barocco.

Struttura socio-economica. Tutta l'Area metropolitana di Messina, indipendentemente da quel che s'intende, con questa espressione, sul piano istituzionale, ruota intorno a una sorta di città interregionale, costituita da Messina, Reggio di Calabria e Villa San Giovanni (RC), il cui peso demografico complessivo dà vita ad attività che il breve tratto di mare dello Stretto né impedisce né ostacola. È questa, tra l'altro, la base su cui si fonda la localizzazione di particolari attrezzature e servizi di interesse comune, come: sedi universitarie, accademia di belle arti, aeroporto, ecc. Questa particolare città, impiantata su due fronti marini, è andata e va sempre più amalgamandosi, in particolare nell'ultimo cinquantennio, fino a far giungere, ormai, quasi a conclusione tutta la fase preparatoria dell'enorme progetto del ponte sullo Stretto. Per quanto attiene ai settori produttivi, va considerato che resta ancora l'agricoltura una delle attività principali delle aree più interne e di alcune aree costiere, il che dà vita a un sistema economicamente molto debole, che a sua volta contribuisce a indurre dipendenza dal sistema costiero e, quindi, a determinare una tendenza all'incremento del pendolarismo. Il profilo del settore primario è quello tradizionale: una discreta silvicoltura; produzione di cereali, granturco, frumento, ortaggi, foraggi, uva, uva passita, vini (malvasia), olive e olio d'oliva, olive da tavola, agrumi, albicocche, pesche, ciliegie e altra frutta (mandorle, castagne), lenticchie e fave, fichi, nocciole, noci, origano, capperi, limoni verdelli, grappe, distillati di frutta, limoncello; allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Ne derivano produzioni alimentari come: pecorino (per esempio, il pecorino “maiorchino”), pancette, provola, ricotte, “tume”, salsicce. E, analogamente, ne deriva una tradizione dolciaria, anzitutto familiare, che tramanda la produzione di dolci tipici, come: pasta reale, “cassate”, “cannoli”, granite con panna, pignolate, “cannuzzelle” , “casteddi”, “crispeddi”, “fravioli”, biscotti “sampiroti”e “teste di moro”. Vanto della gastronomia locale è la raffinata cucina a base di pesce. Le attività industriali sono dislocate principalmente a sud e nell'area della Falcata della città di Messina nonché nella piana di Milazzo, con alcune presenze anche nei comuni della fascia tirrenica. Le aziende principali sono quelle di Messina e di Milazzo. Il maggior numero delle rimanenti è costituito da aziende di piccole e medie dimensioni, che operano nei comparti: estrattivo, alimentare, della lavorazione e conservazione della frutta e degli ortaggi, lattiero-caseario, della pesca, chimico, farmaceutico, cartario, tipografico, dell'editoria, dell'edilizia, dei materiali da costruzione, dei laterizi, del vetro, della gomma, della plastica, dei mangimi, dei mobili, del legno, dei giocattoli, delle macchine per l'agricoltura e la silvicoltura, cantieristico, della gioielleria e oreficeria, tessile, dell'abbigliamento, metallurgico, metalmeccanico, delle automobili, degli strumenti ottici e fotografici, della produzione e distribuzione del gas e dell'energia elettrica, della ristorazione, della raffineria dei prodotti petroliferi, della raccolta depurazione e distribuzione dell'acqua. Vanto dell'artigianato locale sono: la produzione di spago e corda e di cappelli di paglia, l'intarsio del legno, la lavorazione del ferro battuto, il ricamo. Oltre che delle funzioni direzionali e dei principali servizi offerti da Messina, il terziario si alimenta di un buon numero di attività turistiche, sviluppate per lo più lungo il sistema costiero e principalmente nei poli di Taormina e delle Isole Eolie. Queste ultime due aree determinano attrazione di rilievo internazionale. Altro potente richiamo turistico è il ricco patrimonio archeologico; meno importante è il turismo termale. Nel complesso, le attività terziarie espresse da Messina sono quelle dominanti; Milazzo, Barcellona Pozzo di Gotto e Taormina sono poli commerciali intermedi.

MONTI NEBRODI

Territorio. Coincide con la fascia costiera nord-occidentale della provincia e col relativo entroterra, dall'ambito dei Monti Peloritani fino al confine con le altre province. Si trova, così, racchiuso tra i Monti Peloritani, a sud-est, i Monti Nebrodi, a sud, e il Mar Tirreno col Golfo di Patti, a nord. La costa appare a tratti a strapiombo sul mare, con capi come Capo d'Orlando, Capo Calavà, Punta del Capo, Capo Tindari, e a tratti si allarga in spiagge bellissime, come la Spiaggia di San Gregorio o la spiaggia Testa di Monaco, su cui si affacciano località balneari molto frequentate. La morfologia del territorio varia da un affascinante ambiente marino alle dolci colline dell'entroterra costiero, presentando interessanti formazioni rupestri, riparie e lacustri, aree speciali come il lago Sant'Andrea-Porticelle e, nel complesso, una natura incontaminata. Oltre i Monti Nebrodi e Peloritani, popolano questo ambito monti lussureggianti dall'altitudine più modesta, come: San Fratello, Rocca Traora, Verna, Pagano, Pizzo Corvo, Soro, Quattrofinaite, Serra di Barretta, Pizzo di Ucina, Fossa della Neve, Serra di Furci, Litto, dei Saraceni, San Cuono, Santa Rosalia, San Pietro, Pizzo d'Intrilleo, Trefinaidi, Pizzo Taverna, Guardiola, Mastrangelo. Diffusa è la dotazione idrografica, anche se costituita da corpi idrici di entità solitamente modesta, spesso a carattere torrentizio. Tra i nomi di maggiore rilievo si possono citare: il Caronìa, l'Elicona, Fra' di Naso, lo Zuppalla, il Timeto, il Rosmarino, il Santo Stefano, il Tusa, Fra' Sant'Angelo, San Fratello e Fitalia, oltre l'Alcantara, nonché il Favara, lo Scavioli, il Milé e l'Inganno nonché i laghi: Maulazzo, Ancipa, Biviere e Marinello. Queste caratteristiche, unite alla fertilità del terreno, al clima mite e all'abbondanza di sorgive, consentono abbondanza di flora mediterranea, intervallata da lembi digradanti di macchia sugherata, folta vegetazione boschiva -faggio, quercia, pinete, roverelle, cerri, castagneti-, vaste zone di pascolo e seminativo. Il suolo, con affioramento di calcari mesozoici, mette a disposizione cave di argilla e giacimenti di marmo. L'uomo, dal canto suo, ha predisposto gli strumenti necessari per preservare l'ambiente, mediante l'istituzione di parchi e riserve, come: il Parco dei Nebrodi e la Riserva Naturale del Lago di Trearie. Altri siti di grande interesse naturalistico sono: la Grotta di San Teodoro, la Grotta del Lauro -a 1.068 metri, caratterizzata da stalattiti e stalagmiti che strutturate come colonne dalle forme più svariate-, le Rocche del Crasto -anfiteatro roccioso di tipo dolomitico-, Cristo sul Monte, il rifugio Femmina Morta e della Miraglia, la serra di Curunna, il bosco di Mangalavite e la Serra del Re, il Passo dei Tre Re (782 m), il Castello Ciacalda , la rocca di San Marco, il Pizzo di Cucullo, la “Cappella delle Tre Vergini”.

Comunicazioni. La rete viaria principale è costituita, anche in quest'ambito, dalle linee che servono la fascia costiera, in direzione longitudinale, cui si congiungono, in direzione trasversale, i collegamenti tra la costa e l'entroterra. Le principali strade statali sono: la n. 113 Settentrionale Sicula, la n. 116 Randazzo-Capo d'Orlando, la n. 117 Centrale Sicula, la n. 120 dell'Etna e delle Madonie, la n. 289 di Cesarò. Lungo la fascia costiera scorre l'autostrada A20 Messina-Palermo. Le linee ferroviarie che servono l'ambito sono: la Palermo-Messina, la Circumetnea-Catania, la Taormina/Giardini-Randazzo. Per i trasporti aerei si fa riferimento all'aeroporto di Catania/Fontanarossa, per la zona più protesa verso sud-est, o a quello di Palermo/ Punta Raisi, per la zona più occidentale, tenendo conto comunque dell'“Aeroporto dello Stretto”, a Reggio di Calabria, che talvolta è più vicino dei due regionali. Per le linee intercontinentali dirette si raggiunge, in circa un'ora di volo, il “Leonardo da Vinci”, a Roma/Fiumicino. I porti di riferimento sono quelli di Milazzo e di Messina, oltre qualche porto minore, di importanza locale (per esempio: Capo d'Orlando, Patti, Sant'Agata di Militello).

Storia. Ha molto in comune con la storia dell'ambito dei Monti Peloritani, con cui condivise, intanto, il primo popolamento nella preistoria. I reperti archeologici più antichi risalgono all'Età del Ferro. I primi abitanti del luogo furono i sicani; posteriori furono gli insediamenti fenici, seguiti, poi, da quelli greci. Come la rimanente parte della provincia, fu conquistata dai romani, che punirono duramente chi, durante la prima guerra punica, si schierò dalla parte dei cartaginesi. Anche qui la caduta dell'impero romano d'occidente fu concomitante con la calata dei barbari, cui seguì, a opera dei bizantini, il ripristino del potere costituito. Più forte di quest'ultimo, però, fu la pressione araba, che si concluse con l'invasione e con una lunga dominazione. A questa posero fine i normanni, con i due figli di Tancredi d'Altavilla: Roberto il Guiscardo, prima, e Ruggero I, poi, che completò la conquista della Sicilia iniziata dal fratello. Per meglio consolidare il proprio potere Roberto promosse la costruzione di monasteri di monaci basiliani, incaricati di diffondere il cristianesimo ma, indirettamente, anche la cultura normanna. Per successione naturale, grazie alla precedente politica matrimoniale, il potere passò nelle mani degli svevi, che ressero la Sicilia fino a tutta la prima metà del XIII secolo, quando la corona finì agli angioini per volere del papato. Nella conseguente Guerra del Vespro, tra Carlo d'Angiò e Pietro d'Aragona la popolazione locale si schierò al fianco di quest'ultimo, anche se non molti anni dopo dovette assistere alla terribile battaglia navale tra i fratelli aragonesi Giacomo e Federico, che si contendevano il trono. Nella storia successiva, sostanzialmente comune a quella della rimanente parte della provincia, pochi sono i fatti di particolare rilievo, come le numerose incursioni di pirati algerini, tra il 1589 e il 1594, o la terribile frana che distrusse un intero paese nel 1682. Anche qui nel 1860 la popolazione si ribellò al dominio borbonico, ospitando Giuseppe Garibaldi e i suoi Mille durante la conquista della Sicilia. Durante il Medioevo, prima, e le varie dominazioni dell'età moderna, poi, i feudi locali ruotarono intorno all'egemonia di Patti o di Mistretta o di Messina, quando non furono direttamente sottoposti alla Corona. Anche la Chiesa svolse un ruolo di primaria importanza: col monastero di Patti, appunto, nei secoli XI e XII -in forza di donazioni di Ruggero I il Normanno-, o con i vescovi della stessa città, di Troina, di Turio, di Messina; ruolo analogo ebbero il monastero di San Bartolomeo di Lipari e quello della Santissima Trinità di Mileto nonché l'abbazia di Sant'Anatasia di Palermo. Molte furono le famiglie che possedettero i vari feudi: gli Abate, gli Alagona, gli Aragona, i Branciforte, i Castelli, i Colonna, i Filangieri, i Gallego, i Lancia, i Larcan, i Longarino, i Napoli, i Pignatelli, i Rosso, i Russo, i Ventimiglia, per citare solo i nomi più ricorrenti. Un dato curioso è quello relativo all'alto numero di donne che hanno avuto il potere in quest'ambito: da Antonella Ventimiglia, che nel 1364 ricevette in dote un feudo, fino a Eleonora Centrelles, cui verso la fine del XIV secolo ne fu donato uno dal feudatario Martino I; da Melchiorra Quintana, erede del marchese Antonio, a cui l'assegnazione era stata fatta agli inizi del secolo XVII da Filippo III, fino alla feudataria Domenica Lembo. Per non dire della regina Adelaide di Monferrato, moglie di Ruggero I, reggente in nome del figlio Ruggero II il Normanno, all'inizio del XII secolo, o dell'altra reggente, alla fine dello stesso secolo, Costanza d'Altavilla, madre di Federico II di Svevia, impossibilitato a salire direttamente al trono perché ancora bambino di appena tre anni. Anche in quest'ambito si è ereditata una molteplicità di stili architettonici, come il neoclassico, il rinascimentale, il barocco.

Struttura socio-economica. L'economia locale riserva un ruolo molto importante al settore primario in tutte le sue varie articolazioni: dell'agricoltura e della silvicoltura, della zootecnia e della pesca. Dalle coltivazioni tipiche dell'entroterra -noccioleti, ultiveti, vigneti- si passa a quelle caratteristiche della pianura -agrumeti e altri frutteti, ortaggi, cereali, foraggi, frumento-, dall'allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli si passa a quello dei bachi da seta, con la conseguente produzione della seta, una volta fiorente. Ai due estremi, montagna e mare, la silvicoltura e la pesca forniscono un contributo sia pure modesto ai valori occupazionali dell'ambito territoriale. Legate al settore primario sono le produzioni alimentari tipiche, come: olio d'oliva e vini, formaggi (per esempio, il pecorino dei “cavadduzzi”), provole, caciocavallo, ricotta, pancetta, prosciutto, salsiccia, salami, pasta di nocciole, pane nero. Altrettanto tipica è la gastronomia locale, fatta di funghi, di “insalata di pesce stocco”, di una grande varietà di carni e di pesce, freschi o conservati, ma principalmente di dolci particolarissimi, come: la “pasta reale” bianca, i “pasticciotti dolci”, i “cannoli”, la “pignolata”, le “frittole”, le “friscatole”, i torroncini. Il settore secondario è costituito da aziende di piccole e medie dimensioni, che operano nei comparti: alimentare, lattiero-caseario, della lavorazione e conservazione della frutta e degli ortaggi, della pesca, della produzione di sale, della depurazione e distribuzione dell'acqua, chimico, della plastica, del vetro, della gomma, delle calzature, della pelletteria, della carta, della tipografia, metalmeccanico, metallurgico, dell'elettronica, del legno, dei mobili, tessile, dell'abbigliamento, della fabbricazione di articoli in plastica, della fabbricazione delle macchine per l'agricoltura, di strumenti ottici e fotografici, della fabbricazione di apparecchiature medicali, cantieristico, manifatturiero (gioielleria), estrattivo, dei materiali da costruzione, dei laterizi, dell'edilizia, della raccolta, produzione e distribuzione di energia elettrica, della raffinazione dei prodotti petroliferi. L'artigianato è specializzato nella produzione di manufatti in legno, ferro battuto, ricami, tessuti e ceramiche, borse in pelle, finimenti per cavalli, botti e tini, nonché nella lavorazione del rame, della pietra e del marmo. Il terziario si basa sui servizi, con particolare riguardo per quelli a supporto dell'industria turistica.

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