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Provincia di MESSINA

Capoluogo: Messina

Scheda

 
Stemma della provincia Messina
   

Provincia di Messina - Statistiche

Territorio. Esteso su una superficie di oltre tremila chilometri quadrati, articolata in 108 comuni, occupa l'estrema punta nord-orientale dell'isola, tra i due mari, Tirreno e Ionio, delimitata, a ovest e a sud, dalle province di Palermo, Enna e Catania. Presenta un assetto prevalentemente montuoso e collinare, ospitando le due catene più importanti della regione, i Monti Peloritani e i Nebrodi, che, attraversando tutta l'area centrale, sul versante ionico precipitano sulla costa, conferendo al paesaggio un carattere aspro e suggestivo, mentre sul versante tirrenico si avvicinano pacatamente al litorale, consentendo la formazione di alcune grandi pianure. A sud-est, culminante in provincia di Catania, si erge la mole formidabile dell'Etna, il vulcano che frequentemente mette in allarme le popolazioni locali con le sue minacciose eruzioni. La cartina idrografica del territorio presenta una serie di fiumi a carattere torrentizio, che scorrono in valli ripide e strette, interrompendo la continuità dei monti; l'unico fiume degno di citazione è l'Alcantara, che segna il confine con la provincia di Catania. Pochi e di modesta entità sono i laghi. I litorali si presentano entrambi nell'incomparabile bellezza di una sequenza di coste, cale, scogliere e spiagge balneabili. In particolare: il litorale ionico si affaccia sullo Stretto di Messina, punto di incontro fra i due mari, conosciuto per l'antica fama delle forti e insidiose correnti marine; il litorale tirrenico guarda al suggestivo paesaggio delle Isole Eolie, che si dispongono sull'orizzonte come quinte teatrali, caratterizzandosi per la comune origine vulcanica, che vede ancora oggi l'attività eruttiva di Stromboli. Il complesso di bellezze naturali è, in genere, protetto da parchi e riserve, come, ad esempio, il Parco dei Nebrodi, il Parco Fluviale dell'Alcantara, la Riserva Naturale del Lago di Trearie, la Riserva Naturale Fiumedinisi, la Riserva Naturale del Bosco di Malabbotta. Lo stemma, il cui emblema risale al Vespro, è costituito da uno scudo sannitico, con figura di leone rampante in campo azzurro. Il leone, in oro, con testa coronata, regge con le zampe anteriori il vessillo di Messina, di colore rosso con croce d'oro, la cui asta in alto è sormontata da una palla; una lista bifida in argento reca il motto: Fert Leo vexillum Messanae cum cruce.

Comunicazioni. La rete viaria provinciale può essere idealmente suddivisa in tre grandi categorie: quella che svolge una funzione interregionale, collegando lo Stretto, quindi il continente, con l'isola; quella con funzione regionale, che congiunge il territorio provinciale con quelli contermini; quella con funzione prettamente interna alla provincia, che mette in comunicazione l'entroterra con le grandi direttrici prossime alla costa. La prima stabilisce, nell'area dello Stretto, il nodo di congiunzione tra la fascia costiera settentrionale tirrenica, da Trapani e Palermo, e quella orientale ionica, da Siracusa e Catania, che a sud si ricongiungono, invece, nella direttrice tra Siracusa e Trapani, attraverso l'Agrigentino. Tra le direttrici periferiche e l'entroterra dell'isola è stata intessuta tutta una rete, anche se non fitta, di arterie di importanza regionale, di cui quelle nord-orientali, ricadenti nella provincia di Messina, in parte collegano quest'ultima alla provincia interna di Enna, in parte servono a collegare l'entroterra messinese alle fasce costiere. Logica analoga è quella seguita dalle infrastrutture ferroviarie, più rade sul territorio. Nel territorio provinciale non vi sono aeroporti; i più vicini sono quelli di Catania e di Palermo, cui si aggiunge, al di là dello Stretto, quello di Reggio di Calabria. Il grande aeroporto intercontinentale, come per la Sicilia tutta, è il “Leonardo da Vinci” di Roma/Fiumicino. I grandi porti della provincia, destinati anzitutto al traffico passeggeri, sono quelli di Messina e Milazzo, da ambedue i quali è possibile raggiungere le Isole Eolie; da Milazzo si può raggiungere anche Napoli; Messina, coi suoi traghetti, stabilisce il collegamento, anche stradale e ferroviario, con Villa San Giovanni (RC) e quindi col continente.

Storia. Non è possibile stabilire con precisione a quando risalgano i primi insediamenti; quel che è certo è che esistono interessanti reperti archeologici che risalgono alla preistoria, come quelli provenienti dalle Isole Eolie, che testimoniano la presenza umana nel territorio fin dall'Età Neolitica, o altri dell'Età Mesolitica nonché dell'Età del Bronzo. Molti furono i popoli che vi approdarono nel corso dei secoli, spesso per motivi commerciali, altrettanto spesso per insediarvisi perché attratti dal clima mite e dalla fertilità del terreno. Autoctoni furono i sicani, sospinti sui monti, però, dalla pressione delle popolazioni sicule sopraggiunte sullo stesso territorio. Successivamente, e per molti secoli, questi luoghi conobbero la dominazione della varie genti dell'Ellade, cui seguirono i mamertini, i romani, i bizantini, gli arabi, i normanni, gli svevi, gli angioini, gli aragonesi, i piemontesi, gli austriaci e i borboni. I momenti di maggiore e più evidente protagonismo nella storia siciliana ma anche italiana sono stati sempre quelli di passaggio, dall'una o dall'altra sponda dello Stretto, da parte di popoli conquistatori -come, per esempio, i normanni, arrivati dalla Calabria poco dopo la metà del secolo XI- o in fuga -come i francesi in fuga verso un ultimo, disperato tentativo di resistenza in Calabria, durante la Guerra del Vespro, nella seconda metà del XIII secolo- o anche da parte di liberatori, sbarcati su altri lidi siciliani ma passati di qui per ricongiungersi al continente, come accadde per i Mille di Garibaldi, sostenuti dai “picciotti” siciliani, o per le truppe alleate, sul finire della seconda guerra mondiale. Particolarmente sofferta fu la pagina scritta durante la Spedizione dei Mille, che proprio con la battaglia di Milazzo, il 20 luglio 1860, completò l'occupazione della Sicilia. Tanto più martoriata ne uscì Messina, se si considera che le truppe borboniche continuarono a occuparla quasi per altri otto mesi, arrendendosi solo il 12 marzo dell'anno successivo. Ma un martirio ancora più grande è stato imposto al Messinese dalla violenza della natura, che col terremoto del 1908 stroncò in pochi istanti l'attività di ripresa economica e i processi di modernizzazione che si erano iniziati all'indomani dell'unificazione dell'Italia. Quasi per tragica ironia della sorte, poi, le opere di ricostruzione e ristrutturazione che ne seguirono furono a loro volta annullate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, che rase al suolo la città di Messina. Solo a metà del Novecento si sono avuti, finalmente, i primi anni di vera propulsione verso una rinascita concreta, poggiata sulle attività portuali e sulle strategie economico-politiche incrementate dallo Stretto.

Struttura socio-economica. L'economia della zona trova un polo di attrazione fondamentale nella presenza dell'Università: l'elevato tasso di scolarizzazione dimostra una chiara tendenza al terziario statale, che attira i laureati in discipline umanistiche, confermando i dati che rilevano l'impiego della maggior parte della popolazione attiva nel settore della pubblica amministrazione e del terziario in generale, cui è per altro legato il progetto per la realizzazione del ponte sullo Stretto. L'alto tasso di disoccupazione, lo scarso fermento imprenditoriale e il fenomeno di disurbanizzazione, verificatosi nel corso degli ultimi anni, accomunano la provincia alle altre realtà del sud, sottolineando l'esistenza di condizioni di vita aggravate, sia sul piano dei servizi, sia su quello della sicurezza sociale. Si è inoltre manifestato un processo di deindustrializzazione, che va a colpire una società abituata a vivere di Stato più che a reagire in modo creativo alle sfide dell'economia; in particolare, il ramo dell'edilizia, che fu colonna portante dell'economia locale per molti anni, ha subito un crollo, influendo in maniera determinante sull'aumento della disoccupazione. Il settore primario mostra una tendenza alla necessità del ricorso a investimenti centrati sull'agricoltura biologica, cui sarebbe legato anche il recupero di tradizioni alimentari locali, così come già avvenuto, con ottimi risultati, in diverse altre zone della regione.

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