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Provincia di BELLUNO

Capoluogo: Belluno

Scheda

 
Stemma della provincia Belluno
   

Provincia di Belluno - Statistiche

Territorio. Chiamata anche “provincia del Piave”, perché attraversata dall’omonimo fiume, è composta da 69 comuni, classificati tutti montani. È localizzata all’estremità settentrionale della regione, su una zona prevalentemente montuosa, e si estende dalle Alpi Prebellunesi alla catena delle Dolomiti, alle Alpi Carniche ed è ricca di fiumi, laghi, torrenti, bacini idroelettrici e imponenti boschi di conifere. Confina a nord con la provincia autonoma di Bolzano e con l’Austria, a sud con la provincia di Treviso, a ovest con la provincia autonoma di Trento e a sud con la provincia di Udine (Friuli-Venezia Giulia). Tutta l’area presenta caratteristiche ambientali e paesaggistiche di grande rilevanza, tutelate da leggi nazionali e regionali. Anche se tutta la zona è montuosa, dal punto di vista territoriale la situazione si presenta notevolmente diversificata: ad aree nelle quali la presenza di un buon innevamento invernale insieme a una struttura insediativa di antica origine costituisce condizione di base per lo sviluppo turistico si alternano zone caratterizzate da una diffusa urbanizzazione e da un paesaggio agrario di notevole qualità e zone, infine, caratterizzate dalla quasi integrale assenza di insediamenti e di strutture turistiche ma tutelate come “riserve naturali”, riserve geo-morfologiche o ecosistemi floro-faunistici e geologici. Tra questi il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi è nato per tutelare gli straordinari valori ambientali e paesaggistici della zona. Nel parco si trovano estesi boschi a prevalenza di faggio e conifere, pinete e prati montani asciutti. La provincia è la meno popolata della regione. A testimonianza delle difficoltà oggettive per le popolazioni locali, causate dalla particolare configurazione orografica, è indicativo l’indice relativo alla densità di abitanti per chilometro quadrato, che risulta nettamente inferiore a quello regionale; l’indice di vecchiaia è superiore alla media nazionale. Lo stemma provinciale, interzato in palo, è stato concesso con Regio Decreto. Nella prima sezione, a sfondo rosso, spicca un castello turrito, dorato, merlato alla ghibellina e accompagnato dal motto: NEC SPE NEC METU (Feltre); la seconda partizione, azzurra, è costituita da una croce dorata, accostata, nei cantoni superiori, da due basilischi rossi (Belluno); nella terza sezione, infine, a sfondo azzurro, campeggiano due torri d’argento, merlate alla ghibellina, incatenate a un abete, posto tra di esse e fondato su una verde campagna (Pieve di Cadore).

Comunicazioni. La rete stradale e ferroviaria esistente, pur avendo garantito lo sviluppo economico della provincia, attualmente è in fase di ammodernamento, non consentendo per ora veloci collegamenti con le aree confinanti, soprattutto per quanto riguarda il versante occidentale e l’Austria (con quest’ultima addirittura non esiste alcun collegamento diretto, in massima parte a causa della situazione orografica). Oltre che dall’autostrada A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia e, almeno marginalmente, dalla A23 Udine-Carnia-Tarvisio, i collegamenti stradali sono assicurati dalle statali: n. 48 delle Dolomiti, n. 50 bis del Grappa e del Passo Rolle, n. 51 di Alemagna, n. 52 Carnica, n. 141 Cadorna, n. 203 Agordina, n. 251 della Val di Zoldo e della Val Cellina, n. 346 del Passo di S. Pellegrino, n. 347 del Passo Cereda e del Passo Duran, n. 348 Feltrina, n. 355 di Val Degano, n. 422 dir. dell’Alpago e Consiglio, n. 473 di Croce d’Aune, n. 532 del Passo di Sant’Antonio, n. 619, n. 635 del Passo di San Boldo e n. 641 del Passo Fedaia. Le linee ferroviarie a servizio della provincia sono: la Venezia-Trento, la Padova-Calalzo-Pieve di Cadore e la Conegliano-Ponte nelle Alpi. I servizi aeroportuali sono assicurati in parte dall’aeroporto di Treviso/San Giuseppe ma per lo più da quello di Venezia/Tessera (per le linee intercontinentali dirette si deve raggiungere l’aerostazione di Milano/Malpensa). I collegamenti marittimi sono quelli forniti da Venezia e dai porti vicini.

Storia. La scoperta di reperti archeologici attesta la presenza nella zona di insediamenti umani fin dall’età della pietra. Reperti più significativi testimoniano con certezza la presenza della popolazione indoeuropea dei paleoveneti, la cui civiltà, fiorente nel V secolo a. C., presentava una sua peculiarità anche linguistica che la distingueva da quella degli abitanti della pianura. Vari reperti attestano un’area culturale collegabile con il mondo celtico, a nord delle Alpi, provata da elementi di armatura trovati in Cadore, ed erano probabilmente celtiche quelle popolazioni che, costrette alla fuga dall’avanzata dei romani, iniziarono la loro penetrazione nel mondo alpino. I romani si spinsero nel bellunese animati soprattutto da ragioni commerciali e attirati dalla ricchezza dei giacimenti di ferro e rame della zona. La colonizzazione romana (di cui esistono notevoli testimonianze archeologiche, dai cippi funerari agli acquedotti) produsse radicali cambiamenti nel paesaggio attraverso la centuriazione (suddivisione agraria del territorio in varie particelle quadrangolari), le bonifiche, la canalizzazione dei corsi d’acqua a rischio alluvionale, i disboscamenti e la creazione di strade d’accesso ai fondi. Dopo il 476 d.C., con la caduta dell’impero romano d’occidente, il territorio fu invaso da visigoti, vandali, eruli, unni di Attila, ostrogoti di Teodorico. Nel 553 d.C. il territorio fu sotto il dominio bizantino, che continuò la costruzione di opere difensive avviate da Teodorico per fronteggiare il pericolo dei longobardi che, nel 568, invasero comunque la zona. Molte testimonianze della presenza longobarda sono rimaste della toponomastica, nella lingua e nei reperti archeologici. In seguito i franchi di Carlomagno si impossessarono del territorio, che divisero in contee e marche, e inaugurarono il sistema di governo dei vescovi-conti. In questo periodo furono poste le basi della futura evoluzione comunale, che sarà completa nel 1200 con la nomina della figura del podestà. Nel periodo successivo, fino a quando gran parte del territorio non si consegnò spontaneamente a Venezia (1404), la zona subì continue invasioni da parte di confinanti e di potenze straniere: Ezzelino III da Romano (Treviso), gli Scaligeri veronesi, i Da Carrara di Padova e i Visconti, in un alternarsi di vicende politiche che rese instabile la situazione della zona. Nel 1420 viene definitivamente sancita l’unione con Venezia e il bellunese seguì le sorti della Serenissima fino al tramonto di quest’ultima, nel 1797, quando, con il trattato di Campoformio, il Veneto venne ceduto all’Austria. Il periodo veneziano fu interrotto dalla guerra della Lega di Cambrai 1508-1512 (lotta tra Venezia e Massimiliano I d’Asburgo, tra gli altri) durante la quale l’intera provincia divenne un campo di battaglia. Dopo il breve e instabile periodo napoleonico (1797-1815) il territorio passò all’Austria e fino alla terza guerra d’indipendenza rimase sotto il dominio asburgico, per poi entrare nell’Italia unificata. Era intanto cominciato un certo incremento demografico, tanto da dar vita a quel fenomeno emigratorio che esplose verso la fine dell’Ottocento e che perdurò, con fasi alterne, fino al periodo del boom economico italiano.

Struttura socio-economica. Le particolarità del suolo montagnoso incidono negativamente anche sull’attività agricola, il cui reddito per addetto risulta quindi estremamente basso. Ciò è dovuto sostanzialmente alle difficili condizioni climatiche, che riducono il periodo vegetativo delle principali coltivazioni agricole, e alla presenza di forti pendenze, che non consentono un razionale impiego delle attrezzature meccaniche. Va meglio il settore industriale, che si concentra soprattutto nella Val Belluna e nella parte meridionale della provincia, coinvolgendo prevalentemente piccole e medie imprese specializzate in particolari settori. Solo l’industria dell’occhialeria si diffonde in profondità fino all’alto Cadore, concentrando gran parte degli addetti regionali del settore produttivo. Altri comparti tipici presenti sono quello del mobile, diffuso soprattutto intorno a Cortina, quello delle calzature e quello delle ceramiche in Val Belluna. Il turismo costituisce una risorsa fondamentale per l’economia bellunese, confermandosi come uno dei principali settori produttivi della provincia, sia per le risultanze economiche, sia per la rilevanza del suo assetto organizzativo, anche in termini occupazionali. L’area del Bellunese è stata teatro, nei decenni che vanno dalla seconda metà del Novecento in poi, da un intensissimo sviluppo economico, che ha interessato principalmente i due settori summenzionati: l’industria, con una forte concentrazione nella produzione di occhiali, e il turismo, con tutto il suo indotto, a partire dall’attività edilizia e ricettiva.

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