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Provincia di AREZZO

Capoluogo: Arezzo

Scheda

 
Stemma della provincia Arezzo
   

Provincia di Arezzo - Ambiti

DEFINIZIONE La circoscrizione provinciale si articola in quattro valli; si tratta di bacini idrografici che, per il loro isolamento fra rilievi anche piuttosto accentuati, si sono venuti configurando nei secoli come compagni storico-naturali, culle di insediamenti umani e produttivi: il Casentino, ossia il bacino dell'alto Arno a partire dalle sue scaturigini sul monte Falterona; il Valdarno Superiore, corrispondente alla seconda delle tre sezioni in cui si articola il corso dell'Arno; la Val di Chiana, un tempo area palustre, oggi fertile plaga a sud-ovest del capoluogo di provincia; la Val Tiberina, ossia il primo dei grandi bacini alluvionali che ilo Tevere attraversa, amministrativamente ripartita fra la Toscana e l'Umbria. In perfetta posizione baricentrica, alla confluenza delle quattro valli, si situa il capoluogo di provincia, nella cui orbita di attrazione ricadono i comuni di Capolona, Civitella in Val di Chiana e Subbiano.

Casentino: Bibbiena, Capolona (conca di Arezzo), Castel Focognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Poppi, Pratovecchio, Stia, Subbiano (conca di Arezzo), Talla.

Valdarno Superiore: Bucine, Castelfranco di Sopra, Castiglion Fibocchi, Cavriglia, Laterina, Loro Ciuffenna, Montevarchi, Pergine Valdarno, Pian di Scò, San Giovanni Valdarno, Terranuova Bracciolini.

Val Tiberina: Anghiari, Badia Tedalda, Caprese Michelangelo, Monterchi, Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Sestino.

Val di Chiana: Castiglion Fiorentino, Civitella in Val di Chiana (conca di Arezzo), Cortona, Foiano della Chiana, Lucignano, Marciano della Chiana, Monte San Savino.

CASENTINO

Territorio.   È un nome di antica tradizione, che designa l'alto bacino dell'Arno, il quale, a partire dal monte Falterona, ove sono le sorgenti, traccia, una prima sezione, del suo corso scorrendo turbolento fra il Pratomagno, l'Alpe di Catenaia e l'Alpe di Serra. Una serie di elementi concorre a definire un "habitat" montano:  la predominanza del massiccio di arenaria, tipico dell'Appennino Tosco-Emiliano; una vegetazione che prospera a quote altimetriche elevate (faggio, larice e abete) -una riserva naturale di abeti bianchi fa da cornice al monastero di Camaldoli-;  infine i rigori invernali, che si associano a frequenti precipitazioni. <pianeggiante è solo l'esigua striscia di terra lungo l'Arno e il torrente Archiano: qui si concentra la maggior parte della popolazione, mentre i comuni di media e alta montagna (Chitignano, Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Talla) registrano fenomeni di spopolamento; in qualche caso accade che la sede amministrativa del comune, decentrata, si trovi in condizioni di inferiorità rispetto ad altre località del comprensorio che godono di vantaggi logistici (Ràssina per il comune di Castel Focognano e Strada per quello di Castel San Niccolò). La valle è un'entità amministrativa ben definita: tutti i suoi comuni  sono aggregati nel distretto scolastico n. 29 e nella Comunità montana zona G.

Comunicazioni. Le forti escursioni altimetriche sono di ostacolo ai collegamenti: basta pensare che la statale n. 71 perde le caratteristiche di strada di grande comunicazione dal punto in cui, attraversata la Val di Chiana, prende ad addentrarsi con un tracciato più tortuoso nell'alta valle dell'Arno. Quest'ultimo fa da sostrato ai principali tracciati viari: immediatamente a monte di Arezzo  il suo corso è assecondato dalla statale n. 71, che se ne discosta all'altezza di Bibbiena  per dirigersi verso la Romagna; da quel momento il fondovalle ospita la statale n.70, che dopo Poppi lo abbandona puntando verso Pontassieve e Firenze; è quindi la volta della statale n. 310, che lo segue per lungo tratto  prima di volgere verso il forlivese attraverso il passo La Calla; contigua al letto del fiume per tutto il suo svolgimento è inoltre l'antica linea ferroviaria che collega Arezzo a Stia. Lungo questa fondamentale direttrice si situano Poppi e Bibbiena, che, con il capoluogo di provincia, rappresentano i referenti amministrativi dell'intera vallata.

Storia. In epoca remota i Liguri si stanziarono nelle aree più montuose e accidentate, gli Etruschi e poi i Romani nelle vallate. Nel Basso Medioevo il territorio fu dominio dei conti Guidi, che offrirono asilo a Dante nei primi anni del suo esilio. Dal 1440, però, i centri di potere di quest'illustre famiglia furono assoggettati dalla signoria di Firenze, che da allora li legò alle proprie sorti. Il territorio è impreziosito dalla presenza di antichi castelli e di rinomati monasteri, fra cui brillano i complessi monumentali di Verna e Camaldoli.

Struttura socio-economica. La natura montuosa e accidentata del suolo ha da sempre ostacolato le pratiche agricole, attualmente vitali nei comuni più appartsti (Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Talla). Le tecniche di lavorazione artigianale del legno, della lana, dei metalli preziosi costituiscono invece un prezioso retaggio del passato, che in alcuni casi sopravvive nella dimensione originaria (Pratovecchio, Stia) ma che il più delle volte è messo a frutto all'interno di piccole e medie imprese manifatturiere. Si va inoltre consolidando la consapevolezza delle straordinarie risorse naturali ed artistiche dell'area. A fronte di un consistente turismo della "terza età", attento ai valori ambientali e monumentali ma anche ai benefici delle sorgenti minerali  di Chitignano, tutti i comuni della vallata, con l'esclusione di Poppi, Bibbiena e in parte Stia, fanno ancora registrare carenze infrastrutturali.  

VALDARNO SUPERIORE

Territorio. Dopo aver attraversato per tutta la sua lunghezza il Casentino, l'Arno descrive un'ampia curva intorno alle pendici meridionali del Pratomagno, puntando verso Firenze. Questa seconda sezione del suo corso, che si estende, parallela alla prima, dalla confluenza del Canala Maestro della Chian fino alla stretta dell'Incisa è comunemente denominata Valdarno Superiore  e si iscrive parzialmente nella circoscrizione aretina: il confine settentrionale del comune di San Giovanni Valdarno  funge a nord da linea di demarcazione fra la provincia di Firenze e quella di Arezzo. Serrato fra i monti del Pratomagno ed il Chianti, il fiume presenta in più tratti carattere torrentizio e procede costretto in poderose arginature che lasciano ai lati un'esigua area pianeggiante, densamente popolata -vi si adagiano i centri più dotati di servizi, Montevarchi e San Giovanni  Valdarno-  e coltivata in modo intensivo ad arativi e vite.  Gli insediamenti umani proliferano anche sulle alture argillose, stranamente lavorate dall'erosione, che orlano il letto del fiume, rilievi più accentuati si coprono di vegetazione boschiva, tipica di quote altimetriche più elevate.

Comunicazioni. Il sistema delle comunicazioni è razionale e di grande efficacia; esso è intermante impostato sull'asse vallivo dell'Arno e si prolunga sud attraverso la Val di Chiana e a nord in direzione di Bologna, costituendo un itinerario preferenziale per il collegamento dell'Italia centro-settentrinale  e nord-orientale con il Tirreno e la capitale. Contigue al corso del fiume si dispiegano infatti la statale 69 che collega Firenze ad Arezzo, la linea ferroviaria Roma-Arezzo-Firenze-Bologna e l'Autostrada del Sole. Da questa direttrice principale si diparte poi una rete capillare di collegamenti minori con le attigue valli aretine e con i punti nevralgici della regione.

Storia. La funzione di via di transito fu del Valdarno Superiore dall'antichità: reperti di epoca etrusca sono stati riportati alla luce a Cavriglia, Laterina, Pergine Valdarno, Pian di Scò. L'intensità del popolamento in epoca alto-medievale è testimoniata dalle numerose pievi sparse sul territorio, spesso autentici gioielli architettonici che hanno in serbo per i visitatori gemme d'arte nascoste. Alla fine del XIII sec. Firenze intraprese un aperto conflitto con i centri di potere dei Guidi, degli Umbertini, dei Pazzi e quindi della stessa Arezzo: lo scopo era di rendere il  Valdarno economicamente funzionale alla città, soprattutto in materia di rifornimento di prodotti agricoli. La valle divenne ben presto il regno della coltura promiscua e riconobbe la propria struttura portante nella fattoria e nella casa colonica: sui poggi e fra filari di cipressi, queste costruzioni fanno ancora oggi bella mostra di sé.

Struttura socio-economica. L'agricoltura non è più la principale fonte di reddito. Praticata intensivamente, essa produce ancora elevati quantitativi di cereali, ortaggi, uva e olive ma l suo peso economico si va riducendo a fronte dell'inarrestabile affermazione dell'industria leggera (calzature, confezioni, arredamento, materiali da costruzione, lavorazione del vetro, dell'oro e della pelle). Multinazionali farmaceutiche si sono inoltre insediate a Pian di Scò e San Giovanni Valdarno, e un'imponente centrale termoelettrica trae alimento dai giacimenti di lignite di Cavriglia. Il fervore economico si traduce in benessere e in un'elevata qualità della vita: nei comuni del Valdarno -aggregati nel distretto scolastico n. 28- la dotazione infrastrutturale è superiore alla media nazionale.  

VAL TIBERINA

Territorio. È il bacino che il fiume Tevere attraversa subito dopo essersi aperto un varco attraverso una valletta angusta che, a partire dalle sorgenti sul monte Fumaiolo, lo imprigiona per breve tratto. Il bacino, di origine alluvionale, è chiuso ad est dall'Alpe della Luna, a ovest da quella di Catenaia e, in modo meno definito, dalle basse colline di Anghiari. I maggiori centri della vallata occupano una posizione periferica rispetto al letto del fiume o si affollano sui modesti rilievi prossimi al fondovalle, mentre nell'area centrale non si trovano che case sparse o piccoli agglomerati di recente costituzione.  La vegetazione scandisce le varie quote altimetriche ed esprime il mutare delle condizioni climatiche:  sui dolci declivi albergano filari di viti e olivi, in alta collina i castagni. Nei comuni appenninici (Badia Tedalda, Caprese Michelangelo, Sestino) fanno inoltre la loro comparsa boschi di faggio e di abete: in queste zone si conservano modelli arcaici di vita e su di esse incombe la minaccia dello spopolamento.

Comunicazioni. A Sansepolcro, punto di riferimento per le esigenze burocratico-amministrative dei comuni della valle, si allacciano una quantità di tracciati viari e ferroviari: la statale n. 3 bis che risale la valle del Tevere verso Ravenna; quella n. 258, che utilizza il passo di Viamaggio per giungere attraverso il Montefeltro in Romagna; la n. 73, che incrocia dopo breve tratto la n. 221 proveniente da Città di Castello e, risalendo il torrente Cerfone, sfocia nella conca di Arezzo; e ancora la n. 73 bis, che va nelle Marche attraverso la Bocca Trabaria. A Sansepolcro, inoltre, approda il tronco ferroviario che rappresenta il prolungamento della linea centrale umbra.

Storia.   La vallata, ampiamente valorizzata nelle sue potenzialità logistiche già in epoca romana, fu oggetto di aspre contese nel corso del Medioevo. Le locali famiglie dei Galbino, dei Montedoglio, dei Tarlati, dei Carpegna soccombettero davanti alle velleità espansionistiche di Arezzo e di Perugia, all'ingerenza della Chiesa e infine, fra XIV e XV sec., alla schiacciante superiorità di Firenze. Mentre tali cruenti avvicendamenti di potere avevano luogo, queste plaghe consegnavano alla Storia e all'Arte due geni poliedrici: Michelangelo Buonarroti, nato a Caprese Michelangelo, e Piero della Francesca, originario di Sansepolcro.  

Struttura socio-economica.   La valle appartiene di pieno diritto all'insieme delle aree della Toscana coinvolte nella prepotente espansione delle piccole e medie imprese manifatturiere (calzaturifici, maglifici, mobilifici, fabbriche di materiali da costruzione, opifici specializzati nella lavorazione del legno, ecc.). Queste hanno stravolto la preesistente dimensione rurale, in cui prosperavano le pratiche agricole, specializzate nella coltura di cereali, tabacco, patate, uva e olive, e quelle artigianali di restauro dei mobili e di lavorazione del ferro battuto (Anghiari e Caprese Michelangelo). Attualmente nei comuni della valle -aggregati nella Comunità montana zona H e nel distretto scolastico n. 30- la dotazione di servizi è funzione della loro partecipazione al processo di incremento della produttività dell'area: si passa quindi dal panorama composito e articolato delle infrastrutture di Sansepolcro a quello tutto sommato abbastanza efficiente di Anghiari e Pieve Santo Stefano, per finire con le lacune e le assenze che si osservano nel sistema dei servizi offerti dai comuni più decentrati.  

VAL DI CHIANA

Territorio.   È l'ampia valle che ospita l'omonimo canale artificiale; in virtù della creazione di quest'ultimo le copiose acque della zona, un tempo dirette spontaneamente verso il Tevere, si immettono oggi nell'Arno in prossimità di Ponte a Buriano. Il paesaggio della vallata, divisa amministrativamente fra Siena e Arezzo e delimitata ad oriente e ad occidente da modeste alture, contiene elementi di transizione dalla tipica campagna toscana  a quella tosco-laziale: sui dolci rilievi si alternano a perdita d'occhio filari di viti, oliveti e distese di frumento. Questo spettacolo di fertilità e abbondanza è una realtà abbastanza recente: fino al completamento delle opere di bonifica nel XVIII sec., nella zona, infestata da acquitrini, regnavano sovrane le febbri malariche. Della passata insalubrità è rimasta traccia evidente nella dislocazione degli insediamenti umani: i valori più elevati di concentrazione demografica si registrano infatti in corrispondenza dei morbidi declivi adiacenti ai fondovalle, mentre quest'ultimo si offre come il dominio della coltura promiscua piuttosto che di una florida civiltà urbana.

Comunicazioni. Anche i collegamenti viari e ferroviari, per altro grande rilievo su scala nazionale, eludono il fondovalle; così la statle n. 71, strada di grande comunicazione  che collega Arezzo  ad Ovest -lungo il suo tracciato si situa Cortona, centro di spicco nella vallata per la sua dotazione di servizi-;  così pure l'Autostrada del Sole e il raccordo autostradale di Perugia, la linea ferroviaria "direttissima" Bologna-Firenze-Arezzo-Roma e la Arezzo-Perugia, senza contare la statale n. 73 Senese-Aretina che collega Arezzo a Monte San Savino, incrociando in quel punto la n. 326 per Siena. La statale n. 327 che si estende da Arezzo a Torrita di Siena è l'unico tracciato viario di un qualche rilievo che scorre nelle immediate vicinanze del Canale Maestro.

Storia.   Chiana o Chiani fu il nome di un corso d'acqua che, in epoca etrusca e romana, riversava nel Tevere le acque della conca; questa era allora una plaga ricca e produttiva come testimoniano i reperti di Cortona e Marciano della Chiana. Un lento processo di interramento provocò l'impaludamento della valle e la rese tristemente famosa nel Medioevo per le febbri e malaria. Con la battaglia di Campaldino (1299), Firenze assoggettò gran parte del territorio, creandovi avamposti contro il potere di Arezzo. Nel 1384 tutto il comprensorio aretino fu annesso a Firenze e da allora ne seguì le sorti; da ultimo anche Cortona dovette rinunciare alle proprie velleità di autonomia (1411).  

Struttura socio-economica. Il rialzamento e il livellamento del fondo mediante opere di bonifica ha portato all'acquisto di un eccellente suolo agrario, che si presta ad uno sfruttamento intensivo. La principale fonte di reddito è a tutt'oggi la coltura promiscua (piantagioni di tabacco, frutteti, viti, olivi) e la zootecnia -le pregiate carni che questa fornisce sono alla base della gastronomia locale-, mentre in secondo piano risultano ancora le attività manifatturiere di lavorazione del legno (Civitella in Val di Chiana) e dei metalli preziosi, nonché di produzione di materiali da costruzione. È opportuno inoltre segnalare la solida e nobile tradizione di restauro di mobili antichi, di cui Cortona è gelosa custode. I comuni della vallata, aggregati nel distretto scolastico n. 32, offrono complessivamente un quadro soddisfacente sotto il profilo della dotazione infrastrutturale. Si distinguono per efficacia e consistenza numerica le strutture destinate alla conservazione e alla diffusione della cultura e quelle sanitarie.

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