ITALIAPEDIA - L'enciclopedia on line sui Comuni d'Italia

 

Home >> Nazione: Italia >> Regione: Piemonte >> Provincia: Alessandria

Provincia di ALESSANDRIA

Capoluogo: Alessàndria

Scheda

 
Stemma della provincia Alessandria
   

Provincia di Alessandria - Ambiti

DEFINIZIONE È possibile ripartire la circoscrizione di Alessandria in quattro ambiti, individuati in base a caratteri territoriali e urbanistici e sulla base dell’analisi della capacità di attrazione e del raggio d’influenza dei suoi centri principali: il Monferrato (comprendente le zone dell’Acquese, del Casalese, dell’Ovadese e del Valenzano), che grazie alle caratteristiche colline ha un fascino tutto particolare; l’Appennino ligure-alessandrino, che ha in Novi Ligure il centro delle industrie dolciarie e il punto d’accesso verso la Liguria, grazie all’importante nodo stradale e ferroviario; la pianura alessandrina, che trova il suo naturale punto di aggregazione nel capoluogo di provincia; infine, il Tortonese, un’area orientata verso la Lombardia, dalla forte vocazione agricola e dalle particolari ricchezze culturali.

Alto e basso Monferrato: Àcqui Terme, Alfiano Natta, Àlice Bel Colle, Altavilla Monferrato, Bàlzola, Bassignana, Belforte Monferrato, Bergamasco, Bistagno, Borgoratto Alessandrino, Borgo San Martino, Bozzole, Camagna Monferrato, Camino, Capriata d’Orba, Carentino, Carpeneto, Cartòsio, Casalèggio Bòiro, Casale Monferrato, Cassine, Cassinelle, Castelletto d’Erro, Castelletto d’Orba, Castelletto Merli, Castelletto Monferrato, Castelnuovo Bòrmida, Cavatore, Cella Monte, Cereseto, Cerrina Monferrato, Coniolo, Conzano, Cremolino, Cùccaro Monferrato, Dènice, Felizzano, Francavilla Bìsio, Frascaro, Frassinello Monferrato, Frassineto Po, Fubine, Gabiano, Gamalero, Giarole, Grognardo, Lerma, Lu, Malvicino, Melazzo, Merana, Mirabello Monferrato, Molare, Mombello Monferrato, Moncestino, Montaldèo, Montaldo Bòrmida, Montechiaro d’Àcqui, Morano sul Po, Morbello, Mornese, Morsasco, Murisengo, Occimiano, Odalengo Grande, Odalengo Pìccolo, Olìvola, Orsara Bòrmida, Ottìglio, Ovada, Ovìglio, Ozzano Monferrato, Pareto, Parodi Lìgure, Pasturana, Pecetto di Valenza, Pomaro Monferrato, Pontestura, Ponti, Ponzano Monferrato, Ponzone, Prasco, Predosa, Quargnento, Quattòrdio, Ricaldone, Rivalta Bòrmida, Rocca Grimalda, Rosignano Monferrato, Sala Monferrato, San Cristòforo, San Giòrgio Monferrato, San Salvatore Monferrato, Serralunga di Crea, Silvano d’Orba, Solero, Solonghello, Spigno Monferrato, Strevi, Tagliolo Monferrato, Terrùggia, Terzo, Ticineto, Treville, Trisòbbio, Valenza, Valmacca, Vignale Monferrato, Villadeati, Villamiròglio, Villanova Monferrato, Visone.

Appennino ligure-alessandrino: Albera Lìgure, Arquata Scrìvia, Borghetto di Borbera, Bòsio, Cabella Lìgure, Cantalupo Lìgure, Carrega Lìgure, Carròsio, Cassano Spìnola, Dernice, Fàbbrica Curone, Fraconalto, Gavi, Grondona, Mongiardino Lìgure, Montacuto, Novi Lìgure, Roccaforte Lìgure, Rocchetta Lìgure, San Sebastiano Curone, Stazzano, Tassarolo, Vignole Borbera, Voltàggio.

Pianura alessandrina: Alessàndria, Basaluzzo, Bosco Marengo, Casàl Cermelli, Castellazzo Bòrmida, Castelspina, Fresonara, Frugarolo, Montecastello, Pietra Marazzi, Piòvera, Pozzolo Formigaro, Rivarone, Sezzàdio.

Tortonese: Alluvioni Cambiò, Alzano Scrìvia, Avolasca, Berzano di Tortona, Brignano-Frascata, Carbonara Scrìvia, Carezzano, Casalnoceto, Casasco, Castellanìa, Castellar Guidobono, Castelnuovo Scrìvia, Cerreto Grue, Costa Vescovato, Garbagna, Gavazzana, Gremiasco, Guazzora, Ìsola Sant’Antònio, Màsio, Molino dei Torti, Momperone, Monleale, Montegioco, Montemarzino, Paderna, Pontecurone, Pozzòl Groppo, Sant’Àgata Fòssili, Sale, Sardigliano, Sarezzano, Serravalle Scrìvia, Spineto Scrìvia, Tortona, Viguzzolo, Villalvèrnia, Villaromagnano, Volpedo, Volpeglino.

ALTO E BASSO MONFERRATO

Territorio. Il Monferrato si estende nella parte occidentale della provincia e ha come capitale Casale Monferrato che entrò a farne parte soltanto all’inizio del Quattrocento. A caratterizzarlo sono: la forte presenza di vigneti, le suggestive torri e gli arroccati borghi medioevali, che offrono al turista paesaggi incantevoli. Il territorio, già abitato dai tempi antichi, è costituito in gran parte da colline a forte pendenza, con terreni aridi, magri, fangosi, provenienti dalla disgregazione di rocce tufaceo-calcaree, appartenenti all’antico terziario. Sono i terreni che danno i prodotti più fini, i vini più profumati e di qualità, come il Dolcetto d’Ovada, la cui zona di produzione comprende ventidue comuni della provincia e ha come epicentro Ovada, capitale storica della Valle Orba, situata alla confluenza tra i due torrenti Orba e Stura.

Comunicazioni. Ai tracciati autostradali dell’A26 Voltri-Gravellona Toce, dell’A21 Torino-Brescia e dell’A4 Torino-Trieste è affiancata una fitta e articolata rete di strade statali: n. 456 del Turchino; n. 334 del Sassello; n. 30 di Val Bormida; n. 590 della Val Cerrina; n. 10 Padana Inferiore; n. 457 di Moncalvo; n. 455 di Pontestura; n. 31 bis del Monferrato; n. 494 Vigevanese; n. 30 di Val Bormida; n. 456 del Turchino. Le linee ferroviarie di cui si serve sono: la Asti-Acqui Terme; la Acqui Terme-Genova; la Asti-Mortara; la Valenza-Castelrosso; la Chivasso-Asti e la Alessandria-Ovada.

Storia. La storia di questa parte di territorio della provincia può riassumersi con quella del suo principale centro, Casale Monferrato, sorta in epoca ligure o celto-gallica alla destra del Po e divenuta “municipium” romano. Dopo le invasioni barbariche fu distrutta nel 1215 da vercellesi, alessandrini e milanesi; successivamente risorse per esplicita autorizzazione di Federico II. Sottomessa ai Visconti e poi ai Paleologi di Bisanzio -successori nel 1305 degli estinti Aleramici- venne scelta nel 1464 dal marchese Guglielmo VIII come sua capitale. Sotto la spinta di questo signore, aperto ad un vero rinascimento monferrino, che nel 1474 otteneva la creazione della diocesi, la città si rinnovava ed abbelliva. Con il matrimonio di Federico Gonzaga e Margherita Paleologa, il Monferrato passava ai Gonzaga di Mantova. Vincenzo I, per difendere il territorio dagli appetiti dei Savoia, fece costruire nel 1590 una grande cittadella stellare -che per l’intero Seicento resistette agli assedi degli spagnoli, imperiali e savoiardi-, che venne fatta saltare con le mine nel 1695 per accordi fra le grandi potenze. Con la pace di Utrecht del 1713, il Monferrato passava ai Savoia. Di conseguenza Casale perdeva la supremazia di capitale, venendo spogliata di importanti servizi e autorità. Durante la guerra della Prammatica Sanzione per la successione al trono d’Austria, venne occupata dai gallo-ispani nel 1745. Subito dopo fu investita dal vento barocco prima e da quello francese dopo, e nell’epoca napoleonica, per riconoscimento di Bonaparte, ebbe qualche miglioramento. Con la ricostruzione dello stato sabaudo, fu città di frontiera. Dopo la sconfitta di Novara, resistette ad oltranza alle truppe austriache. Nella seconda guerra d’indipendenza fu il fulcro della strategia franco-piemontese. Alla fine dell’Ottocento divenne “capitale del cemento” e nel Novecento indirizzò le proprie imprese verso il comparto dei frigoriferi e delle macchine da stampa.

Struttura socio-economica. A caratterizzare quest’area è sicuramente il vino a denominazione d’origine: ad iniziare dal Cortese di Gavi, uno dei vini bianchi più apprezzati al mondo, per passare ad un particolare tipo di Moscato, prodotto nelle zone di Acqui e Strevi, e al Brachetto, vino da dessert, presente anche nella versione spumante. Due sono poi le denominazioni d’origine di eccellenza per quanto concerne il vino Dolcetto: il Dolcetto d’Acqui e il Dolcetto d’Ovada. Il vino che tuttavia connota meglio il Monferrato rimane il Barbera, prodotto in quasi tutto il territorio della provincia, con risultati notevoli. Da non sottovalutare, infine, il Grignolino del Monferrato Casalese e il Freisa. Accanto ad una viticoltura di qualità si collocano un settore primario e secondario in crescita. Le aziende agricole, a prevalente conduzione diretta, garantiscono la produzione di cereali, frumento, foraggi e frutta; praticato è pure l’allevamento, soprattutto di bovini e avicoli. L’industria, derivata dalla trasformazione delle originarie imprese artigianali, è impostata sul continuo sviluppo delle piccole e medie imprese, caratterizzate da una produzione altamente specializzata. La presenza di una poderosa rete di infrastrutture e soprattutto della stazione termale di Acqui Terme rende, infine, il comprensorio monferrino una zona privilegiata per i residenti e non.

APPENNINO LIGURE-ALESSANDRINO

Territorio. L’Appennino ligure-alessandrino si estende nella parte sud-orientale della provincia ed è attraversato dai torrenti Scrivia, Borbera e Curone. Il territorio comprende il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, un vasto altopiano situato all’estremo sud della provincia, collocato geologicamente nel sistema noto come “Gruppo di Voltri”. L’area del Parco è dominata dalla piramide massiccia del Monte Tobbio e ha la peculiarità di godere la vista del Golfo Ligure, posto a meno di dieci chilometri in linea d’aria. L’area, situata ad altitudini medie superiori ai 700 metri, è di particolare interesse per l’abbondanza di corsi d’acqua e di zone umide. L’ambiente si presenta con vegetazione prevalentemente erbacea ed arbustiva, con frequenti affioramenti di microtorbiere. Ai margini settentrionali del Parco sono visibili tracce delle antiche coltivazioni di castagno, mentre recentemente si è proceduto a realizzare ampi rimboschimenti di pino marittimo, in seguito ai quali si è verificata la comparsa in queste zone di una nuova specie ornitologica: la Cincia del Ciuffo e il crociere. Frequenti sono gli avvistamenti di poiane, gheppi, astori, bianconi, sparvieri e allocchi.

Comunicazioni. Servita dal tracciato autostradale dell’A7 Milano-Genova, che collega la provincia al resto del territorio regionale, la zona è attraversata dalla strada statale n. 35 bis dei Giovi, che attraversa Novi Ligure. Il trasporto su rotaia si svolge lungo le linee Torino-Novi Ligure e Novi Ligure-Tortona.

Storia. La storia di questa parte di territorio è strettamente connessa a quella della Val Curone che, grazie alla posizione di confine con la Pianura Padana e la Liguria, è stata, fin dai tempi più antichi, un’importante via di comunicazione verso il mare. Quest’area ha conosciuto lo sviluppo di numerosi insediamenti umani e di centri con connotazioni agricolo-commerciali facilitati soprattutto dalla presenza del torrente Curone che percorre tutta la valle. Le prime notizie scritte sulla Val Curone compaiono in documenti risalenti alla seconda metà dell’Ottocento, anche se la zona era abitata sin dai tempi più remoti. Sono infatti numerose le testimonianze, documentate con reperti archeologici, di insediamenti dell’età Neolitica e dell’età del Bronzo. La rilevanza del centro vallivo si fa maggiormente vivace nei sec. IV e V, periodo di importante accrescimento commerciale per l’intensa attività di importazione. Intorno al VI secolo le invasioni gote portano all’abbandono dei siti; la zona conoscerà un ripopolamento del contesto agricolo soltanto intorno all’VIII secolo Dal X secolo i castelli dominano tutta la valle; tra tutti i feudi imperiali, quelli della Val Curone rappresentano la realtà più consistente sia per la loro solida struttura che per il periodo di istituzione. Importanti famiglie hanno dominato questo territorio: i Frascaroli, i Malaspina, i Fieschi, i Doria.

Struttura socio-economica. L’agricoltura (basata sulla produzione di cereali, frumento, foraggi, ortaggi e frutta) e l’allevamento bovino, suino, caprino e avicolo alimentano l’industria conserviera e lattiero-casearia. Molto apprezzata è la gastronomia, tra le cui specialità meritano una citazione i ravioli conditi con vino bianco, piatto tipico di Gavi, oppure il pollo alla Marengo, farcito di uova, funghi e gamberi di fiume. Sempre sull’Appennino è d’obbligo il capretto arrosto, così come i classici piatti delle vie del sale a base di merluzzo, acciughe e altri pesci di mare conservati. Tra i formaggi, prodotto principe è la “formaggetta” o robiola prodotta nella zona dell’acquese. È quindi la volta degli amaretti e dei Baci di dama, due dolci che sono l’emblema della ghiottoneria locale.

PIANURA ALESSANDRINA

Territorio. Situata in un’area molto fertile grazie alle acque del Tanaro e della Bormida che l’attraversano, la pianura alessandrina si estende nella parte centro-orientale della provincia ed è terra di rievocazioni storiche. In estate, infatti, gli antichi resti romani e gli imponenti castelli medioevali tornano a vivere le loro leggende. Suggestiva è, a questo riguardo, la rievocazione della famosa battaglia di Marengo, vinta da Napoleone nell’attuale Spinetta Marengo (oggi in territorio di Alessandria).

Comunicazioni. Il capoluogo provinciale si pone come crocevia di importanti assi viari: la n. 494 Vigevanese; la n. 31 del Monferrato; la n. 10 Padana Inferiore; la n. 30 di Val Bormida; la n. 456 del Turchino; la n. 211 della Lomellina. I tracciati autostradali di cui si serve sono: la A26 Voltri-Gravellona Toce; la A21 Torino-Brecia; la A7 Milano-Genova. La rete ferroviaria converge anch’essa sul capoluogo provinciale, con le linee: Torino-Novi Ligure; Alessandria-Castagnole Lanze; Valenza-Castelrosso; Novara-Alessandria; Alessandria-Tortona; Milano-Genova; Alessandria-Ovada; Novi Ligure-Tortona e Biella-Santhià.

Storia. Alessandria, fondata nel 1168 dall’omonimo papa, passò dalla Lombardia austriaca allo stato sabaudo nel 1707. In seguito al relativo trattato di pace, i Savoia vi costruirono la fortezza. Per la nuova piazzaforte di pianura Vittorio Amedeo II scelse di abbattere il sobborgo murato di Borgoglio; così, nel 1728, la cittadella al di là del Tanaro era pronta a sostenere lunghi assedi, come quello del 1745-46. Nel 1857, in vista della seconda guerra d’indipendenza, Cavour ne decise l’adeguamento stabilendovi una forte guarnigione. Da allora è sede di distaccamento militare e il suo interno è ancora protetto dal limite invalicabile.

Struttura socio-economica. È una delle aree a maggiore vocazione agricola della regione: l’agricoltura alessandrina è caratterizzata da aziende sofisticate che conducono un’attività meccanizzata e organizzata secondo i metodi più moderni, che hanno migliorato la qualità dei prodotti. Tra le coltivazioni prevalgono seminativi e foraggio; barbabietola da zucchero, frutta e ortaggi sono destinati all’industria conserviera. Ad eccellere nel primario è Alessandria, in particolare nel campo dell’allevamento, bovino, suino e avicolo. Nel settore secondario, costituito da imprese di piccole e medie dimensioni, prevalgono i comparti tessile, dei cappelli, metalmeccanico, chimico, della plastica, della gomma e della profumeria. Anche le attività artigianali risultano sviluppate, soprattutto nel campo della produzione di oggetti in argento, in cui si mantiene un’antica tradizione. Molto importante è l’attività commerciale: Alessandria riveste, infatti, il ruolo di grande centro di smistamento, anche con l’estero, di prodotti alimentari. In crescita è il turismo, che registra ogni anno migliaia di presenze. Infine, è rinomata la gastronomia: tipici del posto sono i “rabattoni”, una sorta di gnocchi cilindrici fatti con erbe di fiume e ricotta.

TORTONESE

Territorio. Il territorio tortonese si colloca nella parte orientale del Piemonte, tra le valli Curone, Grue e Ossona, e rappresenta la terra da vino a ridosso delle regioni Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna. L’area geografica si estende dalle colline appartenenti all’Appennino ligure-alessandrino fino alla piana di Marengo, teatro di scontri tra potenti eserciti. Tipica terra di confine, l’area vitivinicola raggruppa comuni, in parte montani e in parte collinari, aventi tutti una caratteristica principale: la predisposizione geologica e climatica ad ospitare una viticoltura di elevata qualità. Presupposto fondamentale per la sua produzione qualitativamente variegata è l’eterogeneità, che determina la coesistenza di precise microzone con caratteristiche ambientali particolarmente favorevoli ad alcune tipologie di vino; notevoli sono le “micro-aree” caratterizzate da terreni fortemente calcarei, che sono da sempre vocate alla coltivazione del tipico vitigno tortonese a bacca bianca: il Cortese. Esistono altre sottozone con migliori caratteristiche espositive e con terreno maggiormente ricco, estremamente indicate ad ospitare il re dei vitigni atto a dare grandi vini rossi: il Barbera.

Comunicazioni. Collocato al centro del triangolo industriale Torino-Milano-Genova, nella parte centro-orientale della provincia, il territorio tortonese gode di una invidiabile posizione, in quanto risulta facilmente raggiungibile dalle principali città del nord Italia. Importante crocevia di strade consolari romane -come la Derthona che dominava un’area vastissima ed era faro di civiltà- può essere raggiunto oltre che con i tracciati autostradali dell’A7 Milano-Genova e dell’A21 Torino-Brescia, anche con le strade statali n. 211 della Lomellina, n. 35 dei Giovi, n. 10 Padana Inferiore, n. 461 del Passo del Penice. I collegamenti ferroviari sono garantiti dalle linee: Alessandra-Tortona; Milano-Genova; Novi Ligure-Tortona.

Storia. Tortona conobbe un’economia florida, tanto da imporsi come una delle più importanti città dell’Alta Italia e fu sede episcopale a partire dall’inizio del IV secolo. Di questo splendore restano le tracce nella necropoli di Porta Voghera, nella cinta muraria sul castello e nel ricco museo romano. Dopo la distruzione operata dal Barbarossa, rinacque come libero comune nell’Alto Medioevo e agli inizi del Trecento cadde sotto la signoria dei Della Torre, degli Angiò e dei Visconti, infine degli Sforza. Dopo l’alternarsi nel 1734 di dominazioni francesi e spagnole, fu unita al Regno di Sardegna, sotto la cui guida partecipò ai tumultuosi eventi risorgimentali. Di questo glorioso passato restano tuttora importanti vestigia. Il territorio tortonese fu patria di illustri personaggi, tra i quali il campione ciclistico Fausto Coppi, il genio della musica sacra Mons. Lorenzo Perosi, l’apostolo della carità Beato Luigi Orione e il famoso pittore Pelizza da Volpedo. Visitando le valli che confluiscono a Tortona si possono ammirare le pievi; pregevoli affreschi sono contenuti nella chiesa di Santa Maria di Pontecurone e nella Pieve di Volpedo, mentre, passeggiando per le strade della collina, splendidi scorci paesaggistici sulla pianura padana e, nelle belle giornate, fino alle Alpi si offrono agli sguardi dei visitatori.

Struttura socio-economica. La vocazione vitivinicola (Cortese, Barbera, Dolcetto e Chardonnay), data dalla natura favorevole del terreno, diventa vera e propria imprenditoria e si affianca ad una tradizione contadina radicata, che vanta una gastronomia specializzata e una rinomata produzione di frutta e verdura (come le pesche di Volpedo, le fragole di Viguzzolo, il melone di Castelnuovo Scrivia e Sale, le ciliegie di Garbagna, il sedano di Alluvioni Cambiò, la patata e la cipolla di Castelnuovo Scrivia, il melone di Isola Sant’Antonio, l’aglio di Molino dei Torti); famosi, risultano, poi, il tartufo bianco, nero e scorzone, nonché le castagne e i funghi. In crescita è il settore dell’artigianato, specie nella produzione di mobili e manufatti in legno e nella lavorazione della pietra.

Invia segnalazione | Invia una foto

Invia segnalazione

I campi indicati con * sono obbligatori.

     

Invia una foto

I campi indicati con * sono obbligatori.

Autorizzo la pubblicazione delle fotografie allegate sul portale www.italiapedia.it

Meteo

Meteo Piemonte

News

Loading...

 

Web design CODENCODE