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Provincia di RIETI

Capoluogo: Rieti

Scheda

 
Stemma della provincia Rieti
   

Provincia di Rieti - Statistiche

Territorio. Provincia nord-orientale del Lazio, che comprende una serie di catene montuose, orientate prevalentemente in direzione nord-ovest-sud-est, e la valle del fiume Tevere, che ne segna il confine occidentale con le province di Roma e Viterbo; il suo assetto economico si fonda sul terziario, sull'industria e, in misura molto minore, sulle attività rurali. La popolazione, che presenta un indice di vecchiaia di poco superiore alla media, è suddivisa in 73 comuni e occupa in prevalenza le zone collinari della Sabina e le conche intermontane mentre molte aree montuose e disagiate hanno conosciuto estesi fenomeni di abbandono negli ultimi decenni. A nord-est il confine con l'Umbria, le Marche e l'Abruzzo è presidiato per un breve tratto dai monti Sibillini e dai monti della Laga; la porzione di territorio a oriente della conca reatina è occupata dai Monti Reatini, con il monte Terminillo (2.216 m), mentre quella a sud-ovest ospita i monti Sabini; infine, tra i laghi del Salto e del Turano, nella parte sud-orientale del territorio, si ergono le vette dei monti Navegna (1.509 m) e Cervia (1.438 m), preludio ai monti del Cicolano e della Duchessa. Le tenere e impermeabili marne e arenarie che compongono le vette della catena della Laga in luogo del calcare tipico dell'Appennino centrale differenziano alquanto queste cime dalle altre montagne del comprensorio, dove assai diffusi risultano, invece, i fenomeni carsici, come circhi glaciali, cañon, doline, ampie valli modellate dai ghiacciai e alte pareti calcaree. Le catene montuose sono intervallate da ampie conche intermontane, come quella di San Vittorino e quelle in cui sorgono Rieti e Amatrice. Il fitto e lussureggiante manto arboreo e floreale che ricopre il territorio è formato da meravigliose faggete, estesi castagneti, verdissime e cupe abetaie, olmi, aceri, roveri e cerri, gigli rossi e martagoni, orchidee selvatiche e nigritelle; non mancano, inoltre, brughiere di mirtillo, tipiche dell'Appennino settentrionale ma assai rare in quello centrale. Il fiume Tronto, che ha origine nei monti della Laga, il Farfa, affluente di sinistra del Tevere, il Velino e gli affluenti di quest'ultimo, i fiumi Salto e Turano, rappresentano i corsi d'acqua più importanti del comprensorio; tra i laghi naturali, di cui la provincia è ricca, si ricordano quelli di Ripasottile e Lungo o di Cantalice -ultimi residui di un bacino lacustre assai più esteso, il lago Velino-, il lago di Rascino e quello della Duchessa, il più alto dell'Appennino centrale (1.788 m). Sullo sfondo rosso dello stemma provinciale, concesso con Regio Decreto, compare una banda rossa su cui risaltano le lettere maiuscole dorate S. P. Q. S., alternate a tre gruppi di anelli intrecciati, anch'essi d'oro. Il motto è: TOTA SABINA CIVITAS.

Comunicazioni. Rispetto alle altre provincie del Lazio, questa lamenta una carenza di importanti vie di comunicazione, che determina una certa condizione di marginalità e di moderato isolamento per alcuni comuni. Le arterie più rilevanti del comprensorio sono quattro: la statale n. 4 Salaria, la n. 578 Salto Cicolana, la n. 17 dell'Appennino Abruzzese, la n. 79 Ternana; molti comuni della Sabina, infine, sono serviti unicamente dal tracciato angusto e tortuoso della statale n. 313 di Passo Corese. La quasi totalità del territorio è esclusa dalla rete autostradale, con le uniche eccezioni di una piccola porzione della Sabina, attraversata dall'autostrada A1 del Sole (Milano-Roma-Napoli), e del Cicolano, interessato dalla Roma-Teramo (A24). Due sono le tratte ferroviarie che interessano la provincia: la linea di rilievo nazionale Roma-Firenze-Bologna e quella secondaria Terni-Rieti-L'Aquila-Sulmona.

Storia. L'antichità del popolamento del territorio è testimoniata dal rinvenimento di siti neolitici e di reperti dell'età del bronzo medio e finale nella conca reatina, oltre che di resti umani nel Cicolano risalenti al protovillanoviano (3.500-3.000 a. C.). In epoca preromana la provincia fu abitata dai sabini e dagli equi o equicoli: i primi si stanziarono nella Sabina e nella conca reatina mentre i secondi occuparono il Salto Cicolano. I sabini, leggendariamente legati alla storia di Roma per via del ratto delle Sabine, furono i fondatori di REATE (Rieti), loro antica capitale; sottomessi nel 290 a. C. dal console Manio Curio Dentato, nel 241 a. C. furono ascritti alla tribù QUIRINA e assorbiti definitivamente da Roma. In epoca imperiale, a volerne sottolineare l'estraneità con il LATIUM, il territorio venne accorpato al SAMNIUM (REGIO IV). Dopo l'eclissi dell'impero romano, a differenza di gran parte della regione, non subì eccessive devastazioni in seguito alla guerra greco-gotica (535-553). La successiva conquista longobarda divise l'attuale provincia in due zone distinte: la Sabina ducale, annessa al ducato longobardo di Spoleto -che fu in gran parte inglobata nel Regno del sud fino all'unità d'Italia-, e quella suburbicaria, facente parte del PATRIMONIUM della Chiesa e comprendente le tre antiche diocesi di NOMENTUM, CURES e FORUM NOVUM; il confine tra le due Sabine passava presumibilmente lungo le pendici occidentali dei monti Sabini, all'altezza del borgo di Casperia. Durante l'alto Medioevo la nascita delle grandi abbazie, prima per importanza e ricchezze quella di Farfa, permise il riassetto amministrativo e politico del territorio. Tra l'VIII secolo e i primi anni del IX si susseguirono le devastazioni dei saraceni; in seguito, il violento scontro causato dalla questione delle “investiture” tra il papa e l'imperatore e soprattutto la “cattività avignonese” (1309-1377) e il grande scisma d'Occidente (1378-1417) favorirono l'occupazione, da parte di potenti famiglie nobiliari romane e locali (Orsini, Savelli, Colonna), di molti borghi e territori già appartenenti alla Chiesa, che vennero trasformati in feudi. L'energica opera di riconquista intrapresa dal legato pontificio Egidio Albornoz (XIV secolo) e quella successiva di papi altrettanto decisi a ristabilire i loro diritti -basti ricordare Alessandro VI- posero fine alle autonomie locali. Dal XVI secolo in poi la storia di gran parte provincia, con l'eccezione del comprensorio dei monti Sibillini e della Laga e del Salto Cicolano, inglobato nel regno del Sud, coincide con quella dello Stato della Chiesa; alle antiche casate nobiliari si sostituì in parte una nuova aristocrazia legata al potere ecclesiastico (Barberini, Borghese, Cesarini, Lante, Vaini). Dopo la fine dello Stato della Chiesa (1870) l'ex delegazione apostolica di Rieti venne annessa alla provincia di Perugia e nel 1923 fu aggregata a quella di Roma; solo nel 1927 divenne una provincia autonoma, inglobando il circondario di Cittaducale e altri sedici comuni già appartenenti a L'Aquila.

Struttura socio-economica. Se si osserva la distribuzione del reddito provinciale per settori di attività economica negli ultimi decenni, balza immediatamente allo sguardo l'incidenza del settore terziario -servizi e pubblica amministrazione, affiancati recentemente da un promettente sviluppo del comparto turistico in zone diverse da quella “storica” del Terminillo-, seguito a buona distanza da quello secondario; il settore primario, al contrario, incide oramai in misura assai modesta sulla formazione del reddito, seguendo, d'altronde, una tendenza nazionale. Molte ombre e poche luci, infatti, caratterizzano l'agricoltura del territorio, che tuttavia, da un punto di vista culturale, rappresenta ancora una forte componente dell'animo reatino. La produzione di un eccellente olio d'oliva è il fiore all'occhiello delle colline sabine, generose anche di ottimo grano; la conca reatina ha una lunga tradizione di agricoltura industriale (barbabietole da zucchero) mentre le zone montuose producono castagne, nocciole e una buona quantità di tartufo; ancora diffuso è l'allevamento ovino e bovino, che permette la produzione di ottimi formaggi. L'industria ha sviluppato i suoi apparati produttivi anche grazie all'azione della Cassa per il Mezzogiorno e si concentra lungo l'asse Rieti-Cittaducale; un polo di minore importanza si va concentrando nella conca di Borgorose, a ridosso dell'autostrada Roma-Teramo (A24). Rieti rappresenta per tutti i comuni della provincia il principale punto di riferimento per i rapporti con le istituzioni e i consumi.

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