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Provincia di NAPOLI

Capoluogo: Nápoli

Scheda

 
Stemma della provincia Napoli
   

Provincia di Napoli - Statistiche

Territorio. Provincia situata nella parte centrale costiera della regione, disposta a mezzaluna intorno al suggestivo e celebrato golfo di Napoli; è racchiusa tra la Terra di Lavoro a nord, i gruppi montuosi del Partenio e del Pizzo d'Alvano a levante, la catena dei monti Lattari a mezzogiorno e il mar Tirreno a ponente. Si tratta di una provincia di antica vocazione rurale, in cui l'intensità colturale è ancora elevata: la fascia collinare, le pianure e le falde dei rilievi vulcanici e calcarei ospitano orti, vigneti, oliveti e frutteti; è altresì un territorio ad elevata densità di insediamenti industriali e di attività terziarie, che, a dispetto della recente opera di decentramento produttivo, risultano ancora concentrate soprattutto nell'area contigua alla metropoli partenopea. Dal secondo dopoguerra, infatti, le zone situate nelle immediate vicinanzedel capoluogo di provincia e di regione hanno acquistato la funzione di valvola di sfogo della sua esuberante e inarrestabile crescita. La popolazione provinciale, pertanto, suddivisa in 92 comuni e con un indice di vecchiaia inferiore alla media, si concentra prevalentemente nella conurbazione napoletana, che si è sviluppata a raggiera dal capoluogo provinciale in direzione della pianura retrostante, del litorale vesuviano e dei Campi Flegrei, congiungendosi a oriente con la zona d'insediamento diffuso nolana; le colline flegree e la dorsale dei monti Lattari presentano invece una densità abitativa meno elevata. Dai molti punti di osservazione del capoluogo di provincia si schiude alla vista una visione d'incanto: la mole inconfondibile e inquietante del vulcano Somma-Vesuvio, che veglia sulla distesa, intensamente urbanizzata, della pianura campana; le marine che da Portici formano un continuum fino a Sorrento e a Punta Campanella e che fronteggiano le isole di Capri, Procida e Ischia; il disegno frastagliato dei monti Lattari, ossatura della penisola sorrentina, le cui pareti di roccia calcarea affiorano a tratti, nude e spigolose, tra la fitta vegetazione di faggi e macchia mediterranea. Lo stemma provinciale, concesso con Decreto del capo del Governo, raffigura, in campo d'oro, un cavallo nero "inalberato".

Comunicazioni. L'area partenopea ha costituito fin dall'antichità uno snodo fondamentale dei traffici e delle comunicazioni tra il nord e il sud del paese: le più importanti arterie della provincia, infatti, coincidono con alcune delle principali vie di comunicazione dell'Italia centro-meridionale (le strade statali n. 7 Appia e n. 18 Tirrena Inferiore, le autostrade A1 Milano-Roma-Napoli, A3 Napoli-Reggio Calabria e A16 Napoli-Canosa di Puglia). Su queste importanti arterie si innestano altri tracciati viari di grande importanza, quali l'autostrada A30 Caserta-Salerno e le strade statali n. 7 bis di Terra di Lavoro, n. 87 Sannitica, n. 162 della Valle Caudina e n. 145 Sorrentina; non va dimenticata, inoltre, la statale n. 270 dell'Ischia Verde, che compie l'intero periplo dell'isola. Sul capoluogo provinciale, nodo fondamentale lungo la direttrice ferroviaria Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli-Reggio Calabria, confluiscono diverse altre linee di importanza regionale, mentre nelle sue infrastrutture portuali e aeroportuali si svolgono la maggior parte dei traffici aerei e marittimi del Mezzogiorno; va però sottolineata anche l'importanza dei vicini porti commerciali di Pozzuoli, Torre Annunziata e Castellammare di Stabia nell'ambito del sistema portuale del basso Tirreno.

Storia. Abitata in età preromana da popolazioni osce, la provincia subì, particolarmente lungo le coste, il dominio etrusco e fu colonizzata dai greci, che, sull'isola d'Ischia e a Cuma, stabilirono le loro colonie più settentrionali (VIII secolo a. C.). Invasa successivamente dalla fiera e bellicosa gente sannita (V secolo a. C.), già da tempo stanziata nelle zone più interne della Campania, in epoca classica fece interamente parte della I REGIO augustea con gli importanti municipi di CUMA (Cuma), PUTEOLI (Pozzuoli) e NEAPOLIS (Napoli). Dopo il crollo dell'impero romano le popolazioni barbare dei goti ─ai quali si opposero con una lunga e sanguinosa guerra i bizantini─ e dei longobardi si riversarono nel Napoletano come nel resto della penisola: questo territorio, tuttavia, non divenne mai loro dominio, godendo sempre di una sua autonomia e inserendosi in quel sistema, tipico dell'alto Medioevo, di piccoli organismi statuali particolaristici definiti DOMINATUS LOCI (principati, marchesati, contee e ducati). Formalmente assoggettato all'impero bizantino, il ducato di Napoli (VI secolo, si articolava in cinque distretti: TERRITORIUM PLAGIENSE, TERRITORIUM PUTEOLANUM, AGER NEAPOLITANUS, TERRITORIUM NOLANUM e LIBURIA; questi ultimi due furono a lungo contesi dai longobardi di Benevento e, fino al IX secolo, fluttuarono tra i due ducati come terra di confine. La conquista del Mezzogiorno da parte del normanno Ruggero II, re di Sicilia, pose fine all'esistenza del ducato: da allora la provincia fu soggetta agli Svevi, agli Angioini e agli Aragonesi, rimanendo sotto il controllo dei vicerè spagnoli dal 1503 al 1714, quando passò per breve tempo sotto il dominio austriaco e, a partire dal 1734, fu assegnata ai Borboni, che la tennero fino all'unità d'Italia.

Struttura socio-economica. A differenza delle altre provincie campane, in quella napoletana la distriduzione delle risorse, dei beni e delle infrastrutture non fa registrare gravi divari, fermo restando il pesante vincolo di sudditanza economica, sociale e culturale che ancora lega a Napoli i comuni del suo hinterland. Nonostante la profonda trasformazione nel processo di formazione del reddito, che dal secondo dopoguerra a oggi ha di molto ridimensionato il peso economico del settore primario, questo svolge ancora un ruolo importante nella produzione della ricchezza. Il processo di industrializzazione, attuatosi negli anni Sessanta e Settanta, non ha, d'altra parte, favorito lo sviluppo dell'agricoltura, nella fase in cui questa avrebbe avuto maggior bisogno dell'effetto trainante del comparto industriale di trasformazione dei prodotti della terra. Il settore secondario, sviluppatosi notavolmente nell'area metropolitana partenopea grazie all'apporto insostituibile della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) e della Cassa per il Mezzogiorno, ha mostrato le sue debolezze sul mercato internazionale a partire dalla crisi degli anni Settanta, che ha portato a un ridimensionamento e a una riconversione del settore -ciò è dovuto in parte al fatto che i trasferimenti di reddito tramite la finanza pubblica non hanno giovato alla crescita di un ceto industriale autonomo-. L'economia della fascia costiera e delle isole, fondata prevalentemente sulle attività turistiche e marinare, oltre che su quelle agricole, rappresenta una notevole fonte di benessere. Il terziario, che ha in queste zone la sua sede naturale, fa registrare una presenza egemonica nel capoluogo di provincia e di regione, punto di riferimento commerciale e burocratico-amministrativo per i comuni campani e per gran parte dell'Italia meridionale.

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