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Provincia di BIELLA

Capoluogo: Biella

Scheda

 
Stemma della provincia Biella
   

Provincia di Biella - Statistiche

Territorio. Rispetto al Piemonte la provincia si colloca nell’area nord-occidentale della regione. La sua morfologia appare, ad un primo sguardo, caratterizzata da una forte contrapposizione tra montagna e pianura. Ma, ad una analisi appena più approfondita, emergono cinque grandi quadri ambientali e, al loro interno, assai più numerosi ambienti riconoscibili. La sua economia, per tradizione, di tipo prevalentemente industriale, si dedica in particolare alla produzione di manufatti. La popolazione si concentra nell’area centro-occidentale del territorio e registra un indice di natalità costantemente al di sotto della media nazionale; quello di mortalità rimane stazionario e comunque al di sopra della media regionale e nazionale. Al momento della costituzione, avvenuta nell’anno 1996, la provincia contava 83 comuni, che oggi, in seguito all’unificazione dei comuni di Pistolesa e Mosso Santa Maria nell’unica municipalità di Mosso, ne comprende 82. I suoi confini sono delimitati: a sud-ovest dalla provincia di Torino, a nord-est da quella di Vercelli, mentre a nord-ovest dalla regione Val d’Aosta. La cornice montana racchiude a nord-ovest il territorio provinciale, con i rilievi del monte Bo (2.500 m), la punta dei Tre Vescovi, il colle della Vecchia e, proseguendo, i monti Mars (2.600 m), Camino, Mucrone (importante stazione sciistica) e Mombarone. Chiude l’arco montano la cima del monte Barone (2.044 m) a nord-est. Il sistema vallivo biellese, che si caratterizza per l’alto livello insediativo, si articola a ventaglio intorno al capoluogo e, più ad oriente, lungo l’asse pedemontano. Le valli principali sono: la Valle Elvo, la Valle Oropa, la Valle Cervo, la Valle Strona e infine, al limite settentrionale, la Valle Sessera. Quest’ultima presenta la più ampia estensione di aree naturali e semi-naturali di tutta la provincia, con particolari caratterizzazioni vegetazionali per l’estensione del bosco e le varietà botaniche e faunistiche. Compresa, in parte, nella Riserva Naturale “Oasi Zegna”, presenta nei suoi ambiti: l’abete rosso, faggi e betulle; ginepri, rododendri e genzianelle; e, tra le specie faunistiche: il cervo, il camoscio, l’ermellino e l’aquila reale nonché rare specie insettivore. Le colline si distribuiscono ad anfiteatro intorno a Biella in maniera discontinua, facendo da “trait-d’union” tra le aree montane e quelle insediative pedemontane. Di particolare rilevanza naturalistica sono le “Rive Rosse” di Curino: anch’esse emergono nello scenario territoriale per le singolari caratteristiche geomorfologiche e vegetazionali. L’ambiente collinare biellese è completato dalla Serra, formazione morenica, che nelle sue propaggini più meridionali dà vita ad un paesaggio fortemente caratterizzato dalla presenza del lago di Viverone, di notevole interesse archeologico. I principali corsi fluviali del Cervo (affluente della Sesia) e dell’Elvo (affluente del Po) attraversano le pianure a sud della provincia e, sempre nella parte meridionale, una vasta area pianeggiante è occupata dalla Barragia, area non insediativa di grande valore naturalistico. Le risaie, infine, concludono la varietà paesaggistica del biellese. Nello stemma provinciale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, si rappresenta, in campo azzurro, un orso “al naturale”; l’animale, raffigurato nell’atto di camminare, con le quattro zampe posate, è sormontato da una fascia d’argento, a sua volta sovrastata da una stella d’oro a cinque raggi. Il tutto è “incappato” da un fasciato composto di quattordici pezzi smaltati d’oro e d’azzurro.

Comunicazioni. Incastonata nell’area nord-occidentale del Piemonte, possiede una fitta rete viaria che, a ragnatela, si svolge intorno ai principali nuclei abitativi di fondovalle. Lo sviluppo conurbativo, sostanzialmente disordinato, difatti, consumando quote eccessive di suolo, ha seriamente compromesso la possibilità di potenziare la rete viaria esistente, creando oltre tutto, una diffusa condizione di disagio ambientale: inquinamento acustico e dell’aria, impermeabilizzazione del suolo, insicurezza della circolazione veicolare. I principali percorsi automobilistici, come la strada provinciale n. 300 del Passo di Gavia, da Biella a Cossato, in particolare, e, in misura diversa, la strada statale n. 142 Biellese, Biella-Cossato (strada dei laghi), risentono di queste inadempienze. Altre arterie fanno da corollario alle linee principali, svolgendo una importante funzione di servizio oltre che turistica, per la possibilità che offrono di ammirare le bellezze paesaggistiche. La strada statale n. 232 Panoramica Zegna, progettata e finanziata da Ermenegildo Zegna negli anni Trenta, attraversa interamente l’Oasi e contemporaneamente mantiene un collegamento tra Trivero e Antrate nel Canavese. Mentre a sud la strada statale n. 143 Vercellese costeggia il lago di Viverone e la strada statale n. 232, ricongiungendosi alla strada statale n. 338 di Mongrando, Biella-Mongrando, stabilisce un percorso viario che conduce fino alla Serra. L’autostrada A4 Torino-Milano-Trieste, la A26 Voltri-Gravellona Toce, la A4/5 Ivrea-Santhià e la A5 Torino-Ivrea-Aosta non toccano la provincia ma sono ugualmente raggiungibili attraverso i vari snodi viari. Per ciò che riguarda la comunicazione su rotaie, questa è garantita dalle linee ferroviarie Biella-Rovasenda-Novara e Biella-Santhià, che attraversano il territorio provinciale, nonché dalle linee Chivasso-Aosta-Prè Saint Didier, Santhià-Rovasenda-Romagnano Sesia-Arona e Vignale-Romagnano Sesia-Varallo Sesia, che lo lambiscono. I collegamenti aerei sono garantiti dagli aeroporti di Torino/Caselle e Milano/Malpensa; quelli marittimi dal porto di Genova.

Storia. I primi abitanti del biellese furono, già in epoca preistorica, popolazioni liguri e celtiche provenienti dalla Gallia. Dedite alla caccia e alla pesca e successivamente alla pastorizia, si stanziarono vicino ai corsi d’acqua, soprattutto nelle regioni subalpine e collinose, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici. Un altro gruppo di popolazioni liguri, i Vittimuli, sviluppò l’attività di sfruttamento dei giacimenti auriferi dell’Elvo, continuata in epoca romana. Durante l’espansione romana, infatti, l’attuale capoluogo di provincia era già un fiorente centro abitato, le cui origini, incerte ma sicuramente antichissime, sembrano risalire alla II età del ferro, mentre il documento scritto più antico nel quale viene menzionata Biella è un diploma risalente al Sacro Romano Impero, con il quale gli imperatori nell’826 effettuano una donazione, da parte di Carlo il Grosso, della “Corte di Biella” (che comprendeva gli attuali comuni di Salussola, Biella e Sostegno) alla chiesa di Vercelli. Nel X secolo il territorio provinciale subisce le aggressioni delle popolazioni barbariche e per tale ragione la città di Biella viene cinta dalle prime mura di difesa. Nonostante ciò, nella stessa epoca, la città incominciava ad acquisire le caratteristiche di importante centro civile e luogo di mercato, favorito dall’intervento nel 1160 del vescovo di Vercelli Uguccione, il quale concesse, onde evitare la separazione della città dalla chiesa di Vercelli, alcuni privilegi che consentirono lo sviluppo della parte alta della città (Biella Piazzo). Il progresso economico si amplifica nel Seicento con l’espansione demografica e prosegue fino all’Ottocento interessando gran parte dell’attuale territorio provinciale. Il secolo XIV è caratterizzato da una lunghissima serie di guerre locali tra guelfi e ghibellini, cui si aggiungono i saccheggi e le devastazioni operate dai vercellesi per l’opposizione della popolazione biellese alla vendita, effettuata dal legato pontificio Gregorio di Montelungo, al comune di Vercelli di numerose terre della regione. Tra il 1303 e il 1304 si ha la prima crociata contro i Dolciniani, che interessa soprattutto la parte nord dell’attuale territorio provinciale. E al dominio dei vescovi succede un’alternanza tra la signoria viscontea e quella sabauda fino al 1379, anno in cui si attesta in maniera stabile il dominio di casa Savoia, che coinvolge quasi tutti i comuni del biellese con la nomina ufficiale, da parte di Carlo Emanuele I, della città di Biella a “capoluogo” di provincia fra le 12 presenti nella regione. Tra il 1494 ed il 1557 il territorio biellese è percorso dalle truppe francesi e spagnole subendo spaventosi saccheggi e devastazioni. Si aggiungono le epidemie della peste, che durante il XVI secolo gettano nella più profonda miseria la popolazione superstite. Il secolo successivo fu, per i principali centri del biellese, teatro di scontri tristemente famosi, scatenati dalla stessa corte sabauda fra i fautori della supremazia francese e quelli della spagnola. Tra il 1700 e il 1797 Biella fu occupata dai francesi. Lo stesso periodo vede come protagonisti i moti di rivolta dei contadini, duramente repressi dalla casa reale sabauda. Più tardi, nel 1859, durante la seconda guerra di indipendenza, il territorio fu occupato dalle truppe austriache e nello stesso anno Biella viene inserita nella provincia di Novara, perdendo la sua posizione di capoluogo. Nel 1927 entra a far parte della provincia di Vercelli e lo rimarrà fino al 1996, anno in cui si riappropria nuovamente del titolo. L’attuale territorio provinciale continuò ad essere teatro di scontri fino ai giorni nostri. Durante l’ultima guerra mondiale anche nelle colline del biellese si svolse intensa la lotta partigiana.

Struttura socio-economica. La maggior parte dell’attività economica biellese è basata sull’industria tessile. L’origine di questa risalirebbe addirittura al 500 a.C. Alcuni rudimentali attrezzi di tessitura, rinvenuti nel Parco della Burcina, testimonierebbero la pratica di attività legate alla tessitura da parte delle popolazioni celtiche che occupavano questi territori. In epoca medievale sorsero a Biella i Collegi dei lanaioli e dei tessitori, che si estesero, con il tempo, a tutto il territorio della regione. L’attività manifatturiera acquisì, in questi luoghi, già prima dell’avvento delle macchine, caratteristiche imprenditoriali di tipo industriale. Nel XVIII secolo il biellese contava 75 lanifici che all’inizio del secolo successivo, con l’utilizzo delle macchine, arrivarono a 225. Oggi, l’industria laniera registra una crescita dovuta soprattutto all’incremento delle esportazioni. Tale incremento riguarda non solo l’esportazione del settore laniero dei filati in lana, per cui la provincia vanta il primato, ma si riferisce anche ad altri tipi di filati. Anche il settore meccano-tessile, in seguito all’aumento delle esportazioni, negli ultimi anni mostra un aumento del suo fatturato, mentre un cenno a parte merita la fabbricazione dei cappelli, un tempo molto diffusa, oggi ridotta ad un unico cappellificio in comune di Sagliano Micca. Anche il settore edilizio, secondo in ordine di consistenza occupazionale, unitamente a quello dell’artigianato e del turismo, negli ultimi anni dimostra una costante crescita. Quello turistico, in particolare, registra un aumento delle strutture ricettive, soprattutto extra-alberghiere, come: campeggi, agriturismi e “bed & breakfast”. Una maggiore affluenza turistica si registra soprattutto intorno ai luoghi di pellegrinaggio, come nella zona dell’Oropa, dove si trova il famoso santuario. Sempre nella zona, sul Monte Mucrone, si praticano gli sport invernali, che attirano la maggior parte dei turisti provenienti dalla Francia e dalla Germania, paesi con cui la provincia intrattiene stretti rapporti commerciali. Piuttosto stabile è il settore terziario. Il settore agricolo, tradizionalmente poco redditizio (così come la pastorizia, diffusa nelle zone montane), trova nella viticoltura una sua rivalsa grazie all’elevato standard qualitativo dei vitigni che hanno consentito negli ultimi anni l’incremento della produzione di vini Doc e Docg, come il Bramaterra e il Lessona. Rimanendo nel settore, risultano in notevole crescita le attività legate alla floricoltura, sebbene non vantino la medesima tradizione di altre provincie del Piemonte.

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