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MONFERRATO

Approfondimento

Approfondimento: MONFERRATO

Posto fra le pendici meridionali delle colline di Torino (che si trovano a nord), quelle delle Langhe (situate a sud), la vallata della Bormida (a est e a sud-est), il corso del fiume Po e quello dei suoi affluenti (a ovest), è diviso in Basso Monferrato (a nord) e Alto (a sud) dalla depressione longitudinale data dall'insenatura di Villafranca d'Asti, dal basso corso del torrente Borbore e dalla zona inferiore della valle del Tanaro. Il Basso Monferrato corrisponde alla fascia collinosa che segue il corso del fiume Po ed è costituito per la maggior parte da dossi arrotondati, in cui prevalgono i terreni calcarei, mescolati a sabbie e argille, compresi fra i 200 e i 500 metri. Compreso fra le vallate inferiori dei fiumi Belbo e Bormida e quelle dell'Erro e dell'Orba, l'Alto Monferrato ha un paesaggio più vario e movimentato e presenta dorsali parallele e pendenza generale in direzione della pianura di Alessandria. Benché i colli non superino quasi mai i cinquecento metri di altitudine, il paesaggio risulta ugualmente continuamente mosso, modellato, come un mare appena agitato. Fra le aree più esposte alle grandinate estive, spesso dannose per le colture, ha costituito nei tempi passati luogo favorevole per l'insediamento umano, per i vantaggi offerti a scopi difensivi, come per la lontananza dalla malaria, frequente nelle vicine zone di pianura. Antica capitale del Monferrato fu Chivasso, fino al 1435, e, in seguito, Casale Monferrato, situata tra le colline e le terre del Po. Un tempo terra di boschi, il marchesato del Monferrato ebbe origine tra la fine del X e gli inizi dell'XI secolo, dallo smembramento della marca aleramica. La leggenda narra che il marchesato sorse quando l'imperatore germanico Ottone disse al genero Aleramo: "Avrai in possesso la terra che circoscriverai cavalcando per tre giorni"; di lì Aleramo, in 72 ore, avrebbe "inventato" il Monferrato. I boschi furono sostituiti dagli orti, dalle vigne, dalle colture di mais e dagli alberi da frutto: peri, meli e noccioli. Le colline monferrine divennero un piccolo mondo plasmato dalla mano dell'uomo e continuarono a produrre vini pregiati come il Grignolino, il Dolcetto, il Barbera, il Freisa, il Moscato (la vite vi era già stata introdotta dai romani). Fra i secoli XII e XIII i signori del luogo ebbero due atteggiamenti, dal punto di vista politico: cercare la vicinanza agli imperatori germanici e impegnarsi per prendere parte alle crociate. Al tentativo di creare un vasto stato regionale, messo in essere verso la metà del secolo XIII, che si iniziò con la sottomissione di Vercelli, Alessandria, Acqui, Tortona, Casale e Milano, si opposero Ottone Visconti, i Savoia, il comune di Asti e la Repubblica di Genova. Dominato dalla casata dei Paleologo, dalla morte di Giovanni I il Giusto, nel 1305, passò dalla sorella di Giovanni, Iolanda (moglie dell'imperatore d'Oriente Andronico II Paleologo), al suo secondogenito Teodoro e di mano in mano restò fino al 1533 in possesso della casata, che improntò la propria politica a un indirizzo generale quasi sempre pacifico: le guerre cui prese parte furono tese soltanto alla difesa contro i vicini. La contesa fra i Gonzaga e i Savoia mise in allarme Carlo V, che pose sotto sequestro il marchesato dal 1533 e delegò un'apposita commissione che decidesse in merito all'assegnazione, che nel 1536 emise la sentenza favorevole ai Gonzaga. Questi ne vennero in possesso, però, soltanto dopo la pace di Cateau-Cambrésis, del 1559, quando ne divenne signore effettivo Federico II Gonzaga. Al 1613 risale l'assalto di Trino, Moncalvo e Alba da parte di Carlo Emanuele I di Savoia, che accampava i presunti diritti feudali di Margherita, moglie del duca di Mantova; le parti del duca di Mantova furono prese da Spagna, Impero, Venezia, Toscana e Francia, che nel 1617 costrinsero il duca di Savoia ad accettare la pace, ponendo, così, fine alla prima guerra monferrina. Nel corso della seconda guerra di successione per il ducato di Mantova e del Monferrato la contesa fra Carlo di Nevers, sostenuto dalla Francia, e Ferrante di Guastalla, appoggiato dalla Chiesa e dall'Impero, oltre che da Carlo Emanuele I di Savoia, viene diretta dalle truppe dei lanzichenecchi (di manzoniana memoria), inviate da Ferdinando II che, grazie alla pace di Lubecca firmata da Cristiano IV di Danimarca, riesce a spostare le truppe sul teatro di guerra italiano (la guerra dei trent'anni). Carlo Emanuele I di Savoia provvede a occupare il Monferrato ma viene bloccato dall'intervento francese, che serve a difendere gli interessi di Carlo di Nevers. Il successore di Carlo Emanuele I di Savoia, Vittorio Amedeo I, fu così costretto a firmare il trattato di Cherasco (1631), con cui si impegnava a sgomberare la regione monferrina e a cedere al re di Francia la fortezza di Pinerolo; ottenne per sé Trino e Alba mentre il duca di Mantova, Carlo I Gonzaga-Nevers, ricevette il resto del Monferrato. Ultimo erede della casata dei duchi di Mantova fu Ferdinando Carlo. Dal 1708 il duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, ottenne l'intero Monferrato; le paci di Utrecht (1713) e Rastadt (1714) ne confermarono l'assegnazione. Da allora appartenne ai domini sabaudi, ad eccezione del periodo napoleonico, durante il quale costituì il dipartimento del Tanaro, della repubblica (prima) e dell'Impero francese (poi).

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