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Provincia di VICENZA

Capoluogo: Vicenza

Scheda

 
Stemma della provincia Vicenza
   

Provincia di Vicenza - Statistiche

Territorio. Occupa la parte centrale del Veneto e confina a est con le provincie di Padova e Treviso, a ovest con la provincia di Verona, a nord con la provincia di Belluno e con la provincia autonoma di Trento (Trentino-Alto Adige). Il territorio si può agevolmente dividere in tre zone con caratteristiche geografiche ben distinte. A nord-ovest e a nord è presente l’ampia fascia dei rilievi prealpini solcati da profonde vallate e digradanti spesso in propaggini collinari. Si trovano qui imponenti rilievi montuosi come il massiccio del Pasubio, il Monte Grappa, l’Altopiano dei Sette Comuni e quello di Tonezza Fiorentini. Questi rilievi, caratterizzati da guglie, pinnacoli e pareti aspre e dirupate, sono chiamati Piccole Dolomiti per le somiglianze morfologiche con la catena delle Dolomiti trentine. Nella parte sottostante la zona montuosa si distende l’ampia fascia pedemontana, che si presenta come una pianura fertile e ricca di acque. A sud del territorio provinciale si trovano i suggestivi monti Berici, formazioni collinari di origine vulcanica che si elevano isolati per un’altezza massima di 450 metri. Anche la flora è estremamente variegata, trascorrendo dai fitti boschi di conifere tipici della flora prealpina alle colline di vigneti e uliveti dei Berici. Il vicentino è ricco di corsi d’acqua come l’Agno, l’Astico, il Bacchiglione, il Brenta, il Chiampo, il Leongra, il Posina, il Retrone e il Tesina. Tra tutti spicca, per lunghezza e portata, il Brenta. Il territorio provinciale è meta di consistenti flussi turistici grazie ai patrimoni naturalistici e artistici: la zona dei monti Berici presenta incantevoli scorci paesaggistici; l’Altopiano dei Sette Comuni offre la possibilità di praticare escursioni e sport invernali mentre Recoaro Terme è uno dei maggiori centri termali italiani, conosciuto anche in passato per la qualità delle sue acque minerali; Vicenza è rinomata città d’arte. Esiste una variabilità nella densità abitativa, legata allo spopolamento della montagna, cui si affianca un movimento pendolare verso i centri maggiori della pianura. La fascia in cui si concentra maggiormente la popolazione è quella centrale, in cui cade il baricentro demografico, situato in prossimità di Caldogno, comune limitrofo a Vicenza e inserito in una cintura di comuni che si snoda dal capoluogo, a nord-est, verso il distretto di Arzignano, a sud-ovest. La popolazione si distribuisce in 121 comuni e fa registrare un indice di vecchiaia nella media. Nello stemma provinciale, troncato, sono rappresentati, in campo azzurro, quattro monumenti ossari d’argento posti su una verde campagna recante le scritte in caratteri romani: PASUBIO, CIMONE, ASIAGO e GRAPPA; il campo mediano della parte superiore, interzata in palo, racchiude una croce argentata su fondo rosso; quella inferiore è suddivisa in due sezioni verticali da un palo d’oro. La sua concessione ufficiale è avvenuta con Regio Decreto.

Comunicazioni. Nel territorio si intrecciano numerose vie di comunicazione che corrono tra est e ovest e tra le valli vicentine e la bassa pianura. Le autostrade che servono la provincia sono la A4 Torino-Trieste e la A31 Vicenza-Piovene Rocchette. Molte sono le strade statali che si irradiano nella provincia, come: la n. 11 Padana Superiore, la n. 46 del Pasubio, la n. 246 di Valdagno Recoaro, la n. 247 della Riviera Berica, la n. 248 Schiavonesca-Marosticana, la n. 349 di Val d’Assa, la n. 350 di Folgoria e Valdastico e la n. 500 di Lonigo. Le stazioni ferroviarie di riferimento si trovano lungo le linee Vicenza-Schio, Venezia-Trento, Bassano del Grappa-Campo Sampiero, Mantova-Monselice e Venezia-Milano. Il terminale di traffico aereo è l’aeroporto di Verona/Villafranca mentre, come scalo intercontinentale, ci si serve di Milano/Malpensa. Il sistema portuale marittimo è quello di Venezia.

Storia. La testimonianza di una cultura paleolitica nel vicentino è costituita dai reperti di un insediamento in località Persegaro presso le valli di Fimon, risalenti all’età del Bronzo, manifestazione della cultura Polada. Intorno alla media età del Bronzo, tra il 1500 e il 1100 a.C., si assiste ad un marcato frazionamento culturale e nel vicentino, come nel basso veronese e nella zona degli Euganei, si forma una cultura che risente di influenze derivanti dal versante adriatico della penisola. Furono quindi i veneti a stanziarsi in queste zone che, in seguito, accettarono senza traumi la colonizzazione romana. Dall’età augustea in poi Vicenza entrò a far parte della X Regio Veneta e divenne capoluogo di un vasto territorio. Alla caduta dell’impero romano le truppe barbariche di Alarico e di Attila si impossessarono del territorio che, dopo un periodo abbastanza florido sotto la dominazione gotica, passò ai longobardi (568-774 d.C.). Furono i longobardi a concedere buona parte di queste zone come feudo ai vescovi-conti. In età comunale il territorio fu dilaniato dalle contese tra i comuni. Prevalsero i ghibellini e, in particolare, gli Ezzellini, che con l’aiuto di Federico II si impadronirono di queste zone, angustiandole con continue imposte. Dopo un periodo di sottomissione a Padova, fu il veronese Cangrande della Scala a governare il territorio. Il dominio scaligero portò una fioritura della cultura e delle arti. In seguito furono i Visconti a controllare il territorio vicentino per vent’anni. Nel 1404 Vicenza fu annessa alla Repubblica di Venezia. La prima metà del ‘500 fu funestata da incursioni di tedeschi e francesi, nemici della Serenissima, ma dalla metà del 1500 e durante tutto il 1700 (se si escludono le calamità naturali come le pestilenze e il terremoto del 1595) il vicentino conobbe un periodo veramente aureo. Il mercato veneziano, fiorentissimo in Europa e in oriente, assorbiva tutti i prodotti dell’artigianato vicentino. Il commercio prosperò tanto da arricchire molte famiglie creando un clima favorevole allo sviluppo delle arti, che raggiunsero in questo periodo il loro massimo splendore, soprattutto per il genio dell’architetto Andrea Palladio, le cui opere diedero un volto nuovo a Vicenza e al suo territorio. Ad interrompere il lungo periodo di pace, conosciuto con il governo veneziano, sopravvenne il periodo napoleonico che sconvolse l’Europa tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Vicenza, che dopo la caduta di Napoleone (1814) era passata agli Austriaci, entrò a far parte del Lombardo-Veneto. L’intero vicentino prese parte attiva alle lotte risorgimentali, opponendosi tenacemente alla repressione austriaca. Nel 1866 Vicenza si univa al Regno d’Italia. Durante il primo conflitto mondiale le montagne vicentine furono teatro di cruente battaglie, sia sul Monte Grappa che sull’Altopiano di Asiago.

Struttura socio-economica. La provincia è un perfetto esempio di quello che la letteratura economica chiama “modello veneto” per indicare il sistema di sviluppo economico basato su un tessuto di piccole e medie imprese, prevalentemente a conduzione famigliare, dotate di un vivace spirito imprenditoriale e con una forte vocazione all’export. Il suo tessuto produttivo è solido e all’avanguardia, con una buona flessibilità rispetto all’evoluzione dei mercati; la sua economia risulta caratterizzata da grande diversificazione e da notevole dinamismo interno, che hanno portato Vicenza ad essere la prima provincia nel Veneto e tra le prime in Italia per il volume delle esportazioni. L’agricoltura, anche se ha perso circa il 60% degli addetti negli ultimi 50 anni, mantiene intatta la sua forza produttiva grazie anche al progresso tecnico, che ha determinato un notevole salto di qualità. Negli ultimi anni sono stati raggiunti ottimi risultati nell’allevamento del bestiame, nelle produzioni lattiero-casearie, nella coltivazione della vite e della soia. La tendenza è di valorizzare prodotti di elevata qualità, che possono garantirsi una nicchia nel mercato come alcuni tipi di colture ortofrutticole quali l’asparago e le ciliegie. Un importante ambito rimane l’allevamento, soprattutto di bovini. Il settore trainante dell’economia è comunque quello industriale. Lo sviluppo e l’affermazione dell’industria metalmeccanica è stato poderoso: dalle minuterie metalliche alle grandi macchine per la lavorazione del legno, ferro, plastica, alle apparecchiature elettriche, ai servomeccanismi elettronici. L’industria alimentare è ormai consolidata mentre quella chimica è presente con crescenti quote nei mercati esteri. Il territorio è caratterizzata dalla presenza di concentrazioni produttive: in particolare le aziende metalmeccaniche seguite da quelle tessili, orafe (Vicenza è il polo più importante del mondo per l’industria orafa considerando che qui viene lavorato più di un terzo dell’oro italiano). Sviluppatissima è l’industria delle concia, che si sviluppa nel così detto “distretto della concia” lungo le vallate del Chiampo e dell’Agno e che ha avviato la produzione calzaturiera, delle pelletterie e delle confezioni in cuoio. L’artigianato ha un impatto consistente sull’economia locale ed occupa un quarto della forza lavoro del vicentino. La lavorazione della ceramica può contare su un numero elevato di aziende artigiane che producono articoli ispirati ai modelli del XVIII e XIX secolo o oggetti di moderno design. I prodotti ceramici di Bassano del Grappa e Nove sono conosciuti in tutto il mondo. Le attività commerciali hanno assunto nel tempo un ruolo di grande traino per l’economia vicentina, organizzandosi in una rete distributiva diffusa nel territorio ed equilibrata nella composizione. Il risultato è nell’offerta merceologica completa e moderna, in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza. Il settore turistico è sviluppato e in continua crescita. Il Vicentino è più che mai un territorio dai “cento turismi” con una grande offerta di centri culturalmente rilevanti e bellezze naturali. Montagna, terme e città d’arte sono mete ricercate sia per la sosta prolungata che per l’escursione di pochi giorni. L’organizzazione delle strutture ricettive è in continua crescita, proponendo un’enogastronomia di qualità e servizi sempre più diffusi sul territorio.

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