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Provincia di PALERMO

Capoluogo: Palermo

Scheda

 
Stemma della provincia Palermo
   

Provincia di Palermo - Ambiti

DEFINIZIONE Si possono distinguere tre ambiti sub-provinciali, per le caratteristiche sia geo-morfologiche che storico-economico-insediative. Quello principale è costituito in massima parte dall'area insediativa costiera occidentale, riconosciuta dalla Regione come Area metropolitana di Palermo: in essa le grandi concentrazioni urbane sono destinatarie di spostamenti e fenomeni di pendolarismo dalle zone agricole interne, che contribuiscono a rendere elevata la quota di popolazione inurbata. Insieme alla circoscrizione dell'Area metropolitana e al suo entroterra, è possibile individuare: a Est, il territorio madonita, con terminale a mare e polo di gravitazione in Cefalù -area prevalentemente montuosa, contrassegnata, appunto, dalla presenza delle Madonie-, nonché, nella parte sud-occidentale, il territorio del Corleonese, con le valli del Belice e dello Iato. Si tratta di tre ambiti spaziali dalla forte identità per caratteri specifici nonché per risorse e opportunità legate all'insediamento umano: tre grandi sistemi che si integrano tra loro nel contesto generale della provincia.

Area metropolitana con entroterra

Area metropolitana: Altavilla Mìlicia, Altofonte, Bagherìa, Balestrate, Belmonte Mezzagno, Bolognetta, Borgetto, Capaci, Carini, Casteldàccia, Cìnisi, Ficarazzi, Giardinello, Ìsola delle Fèmmine, Misilmeri, Monreale, Montelepre, Palermo, Partinico, Santa Flàvia, Tèrmini Imerese, Terrasini, Torretta, Trabìa, Trappeto, Ùstica, Villabate.

Entroterra dell'Area metropolitana: Aliminusa, Baucina, Càccamo, Cerda, Montemaggiore Belsito, Sciara, Ventimìglia di Sicìlia.

Madonita Alimena, Blufi, Bompietro, Caltavuturo, Campofelice di Roccella, Castelbuono, Castellana Sìcula, Cefalù, Collesano, Gangi, Geraci Sìculo, Gratteri, Isnello, Làscari, Petralìa Soprana, Petralìa Sottana, Polizzi Generosa, Pòllina, San Màuro Castelverde, Scillato, Sclàfani Bagni.

Belice-Corleonese Àlia, Bisaquino, Campofelice di Fitàlia, Campofiorito, Camporeale, Castronovo di Sicìlia, Cefalà Diana, Chiusa Sclàfani, Ciminna, Contessa Entellina, Corleone, Giuliana, Godrano, Lercara Friddi, Marineo, Mezzojuso, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi, Prizzi, Roccamena, Roccapalumba, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa Cristina Gela, Valledolmo, Vìcari, Villafrati.

Area Metropolitana con entroterra

Territorio. Quest'ambito è formato dal litorale occidentale, fino al fiume Grande, che segna il confine con le Madonie, e dal suo immediato entroterra, a carattere altamente insediativo. A differenza del resto della provincia, presenta alcuni rappresentativi tratti pianeggianti, disposti lungo la costa; tra questi, a ovest del capoluogo, la Conca d'Oro, un'area di non grande estensione, cosparsa di numerose ville e delimitata dai monti che le fanno corona. A nord-ovest una rupe grandiosa di pietra calcarea interrompe bruscamente la pianura: è il Monte Pellegrino, celebre sin dall'antichità, oggi parco regionale; gli altri rilievi che, a ovest, a sud e a est, circondano la pianura sono i monti Palermitani. Rientrano nell'ambito: il Monte Pecoraio, la cui altitudine si aggira intorno ai 900 metri; i monti Gibilmesi (1.152 m), il Monte Gradara (1.194 m) e i monti di Calamigna. I corsi fluviali si concentrano principalmente nell'area orientale dell'ambito, a partire dall'Eleutero e proseguendo con il Milicia, il S. Leonardo e il Torto, per finire con il fiume Grande o Imera Settentrionale, che ne segna il confine naturale. Anche l'isola di Ustica, per il legame sia economico che di assiduità nel rapporto con il capoluogo entra a far parte, a tutti gli effetti, dell'Area metropolitana di Palermo. Istituita come riserva naturale marina nel 1986, è considerata la capitale internazionale delle discipline subacquee nonché parco marino scientifico. Ustica è la punta di un vulcano, uno scoglio di 9 kmq; il suo mare è una sorta di acquario naturale, che accoglie oltre il 50% delle specie di flora e di fauna mediterranee. In tutto l'ambito rientrano i 27 comuni ricadenti nell'Area metropolitana di Palermo e i sette che ne costituiscono l'entroterra più prossimo, che gravita sugli stessi poli dell'Area metropolitana. La circoscrizione di quest'ultima va dal territorio del comune di Termini Imerese al territorio del comune di Partinico, coinvolgendo anche i comuni più interni delle prime pendici dei monti di Palermo. Gli altri sette comuni sono quelli che si trovano tra le ultime propaggini delle Madonie, il territorio corleonese e la stessa Area metropolitana, nei cui bacini di utenza rientrano per i servizi di livello intercomunale.

Comunicazioni. La delimitazione dell'Area metropolitana da parte degli amministratori locali e della Regione ha portato a individuare una zona che costituisce un sistema in cui l'integrazione degli scambi quotidiani interni raggiunge livelli oltremodo superiori a quelli degli scambi con l'esterno. La rete delle infrastrutture di trasporto, per quanto non ottimale, ha accresciuto l'offerta di possibilità di movimento, anche grazie ad alcuni recenti miglioramenti, essenzialmente nel nodo palermitano. Il fascio delle linee di costa appare dominante, mentre i collegamenti con le aree più interne sono in buona parte affidati alla vecchia rete viaria. Si configura un sistema prevalentemente lineare con qualche penetrazione che accentua le potenzialità di crescita del sistema costiero. L'intero ambito sub-provinciale, comunque, è irradiato da una rete capillare di strade statali. Tra le principali: la n. 113 Settentrionale Sicula mette in comunicazione Partinico, Borgetto, Monreale, fra loro e con il capoluogo; all'altezza di Bagheria, in direzione Sud, la n. 121 Catanese collega Misilmeri con Bolognetta; e da Bolognetta la n. 118 Corleonese Agrigentina crea un collegamento con il Corleonese. Allo stesso modo il collegamento tra i due ambiti viene stabilito da Termini Imerese con la n. 285 di Caccamo la stessa che porta a Caccamo; la n. 120 dell'Etna e delle Madonie, invece, può rappresentare un percorso alternativo per il Madonita. Lo sviluppo complessivo della rete stradale principale è di circa 224 km; la distanza tra gli estremi dell'area (Termini Imerese-Balestrate) è di 97 km, di cui 48 tra Termini Imerese e Palermo, 11 di circonvallazione palermitana e 38 tra Palermo e Balestrate. La zona è interessata da tutte e tre le autostrade della provincia: la A19 Palermo-Catania, che collega il capoluogo regionale anche a Caltanissetta ed Enna, la A20 per Messina e la A29 Palermo-Mazara del Vallo, che all'altezza di Alcamo si biforca raggiungendo Trapani e l'aeroporto di Birgi. I collegamenti su rotaia sono garantiti dalle linee ferroviarie Palermo-Messina, Catania-CAltanissetta-Palermo, Palermo-Agrigento e Palermo-Trapani. Quelli aerei sono assicurati dall'aeroporto di Punta Raisi, da dove, tra l'altro, è facile raggiungere l'aerostazione di Roma/Fiumicino che, sul continente, mette a disposizione linee intercontinentali dirette. Nel sistema di trasporti interno all'ambito rivestono importanza notevole i collegamenti marittimi con Ustica, isola fortemente dipendente dall'area palermitana, essendo legata essenzialmente al porto di Palermo con corse giornaliere di navi e aliscafi. Quest'ultimo costituisce, ovviamente, anche la più importante infrastruttura marittima. Altri porti presenti nell'ambito sono: Balestrate, Isola delle Femmine, Santa Flavia, Termini Imerese, Terrasini, Trabia e Trappeto. Per gli altri collegamenti su ruota, da e per il continente, è utilizzato il porto di Messina, dove apposite navi traghettano da una sponda all'altra dello Stretto.

Storia. Le prime testimonianze risalgono al tardo paleolitico. A conferma di ciò, i graffiti parietali nelle grotte di San Ciro e di Santa Rosalia. Anche nella grotta Niscemi, sul Monte Pellegrino, e in quelle dell'Addaura sono state ritrovate incisioni risalenti allo stesso periodo della preistoria. Testimoniano il Neolitico e l'Età del Rame i ritrovamenti alle falde del monte Gallo (Grotta Regina): si tratta di una necropoli con tombe a forno. Testimoniano, invece, l'Età del Bronzo le grotte di Moarda a Monreale, mentre altri ancora testimoniano l'Età del Ferro. I primi abitanti furono i sicani e gli elimi -provenienti dalla Turchia-; i sicani furono seguiti dai siculi, che si insediarono inizialmente nei dintorni di Caccamo. Successivamente questi popoli insieme furono chiamati Sikelioti. L'ottavo secolo a.C. è particolarmente caratterizzato dagli insediamenti fenici, presenti soprattutto nel capoluogo. La dominazione dei romani è testimoniata dai mosaici e dalle suppellettili ritrovati nel territorio e ricomposti, oggi, nel Museo Archeologico di Palermo. Di ascendenza tipicamente araba erano i giochi d'acqua e le brezze artificiali che rallegravano i parchi intorno alle dimore nella seconda metà del XII secolo. Numerose, come è noto, sono le testimonianze svevo-normanne, barocche e liberty, anche nei dintorni di Palermo. L'ambito ospitò molti grandi casati. Tra i principali: la famiglia Chiaromonte, i Branciforte, i Ventimiglia, i Gravina e tanti altri.

Struttura socio-economica. Le principali attività svolte nell'ambito sono segnate dall'esistenza di due aree industriali abbastanza consolidate, quasi agli estremi dei territori dell'Area metropolitana: quella di Carini e quella di Termini Imerese. Queste due localizzazioni inducono spostamenti quotidiani per occasioni di lavoro, erogazione di servizi e localizzazione della residenza, ormai di notevole entità. La loro influenza viene riequilibrata solo dalla presenza del capoluogo, cioè dalla sua capacità di erogare servizi, di dar vita ad attività commerciali, di mettere a disposizione occasioni di lavoro nel terziario. Il forte peso definito dalla realtà della città di Palermo, quale polo erogatore dei principali servizi di attività commerciali e di occasioni di lavoro nelle attività terziarie, condiziona fortemente i flussi verso una direzione centripeta che tende a crescere ancora. L'insieme delle attività a carattere industriale è dislocato lungo la costa, dove trova posto, in alternanza, anche un'economia legata al turismo, che a tratti si spinge verso l'interno. In effetti, però, l'unico polo turistico parzialmente spinto verso l'interno, costituito dalla realtà di Monreale, non possiede alcuna attività alberghiera che permetta il radicamento di economie, oltre quelle legate alle visite giornaliere. Nella zona interna l'attività prevalente resta l'agricoltura, con le coltivazioni di agrumeti e frutteti tipici nella Conca d'Oro, la coltivazione dell'uva sulle colline intorno al capoluogo e la pesca nei centri della costa. Complessivamente, negli ultimi anni, alle attività tradizionali, come quelle artigianali della lavorazione della ceramica e della preparazione di cesti, un tempo molto fiorenti, si sono affiancate attività a carattere imprenditoriale turistico. Un'importante fonte di reddito è rappresentata, infatti, dal porto di Palermo con le corse giornaliere di navi e aliscafi in collegamento con Ustica e con altre destinazioni. L'inclusione del territorio comunale di Ustica nell'Area metropolitana di Palermo, del resto, oltre a rispondere alle norme regionali che regolano la materia, trova fondamento nell'ambiente socio-economico: la collocazione della piccola isola, i caratteri della sua economia, le potenzialità d'uso esprimibili nel suo territorio (prevalentemente attività legate al turismo) e la dipendenza da attrezzature e servizi di carattere intercomunale. Infatti, mentre una volta le sue principali economie erano l'agricoltura e la pesca, con presenze anche di attività artigiane (fabbricazione di ceste e ceramica), oggi l'attività principale è il turismo stagionale, ampiamente connesso con i servizi offerti nell'ambito dell'Area metropolitana: per quanto attiene ai servizi di scala territoriale, l'insediamento umano di Ustica è fortemente dipendente dall'area palermitana.

Madonita

Territorio. Situato nella parte orientale della provincia, è prevalentemente montuoso, caratterizzato dalla presenza di un'ampia catena di rilievi che si eleva fino a 1.979 metri con la vetta di Pizzo Carbonara. Altre vette significative sono: Monte San Salvatore (1.912 m), Monte Ferro (1.906 m), Monte Quacella (1.869 m), Monte dei Cervi (1.656 m). Il loro complesso costituisce il grande gruppo montuoso delle Madonie, che rappresenta il secondo gruppo geologico più antico della regione, dopo l'Etna. Lo divide dai monti Palermitani il fiume Imera Settentrionale; si erge alle spalle di Cefalù, a ridosso della costiera tirrenica. Sulla sua area è stato istituito il Parco delle Madonie che, esteso su 39.676 ettari, protegge ambienti assai diversi tra loro: valli e dirupi alternati a dorsi dolcemente ondulati, pianori o altipiani; vette tondeggianti e vette aguzze; monti ricoperti di vegetazione, alternati ad altri decisamente spogli. I pendii rocciosi sono particolarmente ripidi nel versante nord, ricco di vegetazione ma anche di rocce calcaree, dove si trovano molte grotte e cunicoli. Proprio in queste cavità si rintracciano, spesso, testimonianze delle epoche più remote, come quelle rinvenute nella grotta del Vecchiuzzo, nei pressi di Petralia Sottana, e in alcune grotte e cavità nei pressi di Isnello e Gratteri. Anche le rocce delle Madonie sono le più antiche di Sicilia, costituitesi durante il Triassico: ne sono testimonianza numerosissimi fossili di lamellibranchi, alghe e spugne che si trovano nelle zone calcaree della catena montuosa. I corsi d'acqua, a regime torrentizio, si interpongono a numerose pianure. Le caratteristiche geomorfologico-climatiche dell'area madonita consentono l'identificazione di tre zone distinte: quella costiera del versante settentrionale, protetta dai venti africani, in cui si trovano i boschi più fitti, gli uliveti secolari, i sughereti, i castagneti, i frassini da manna, i querceti a roverella; la zona della vasta catena montuosa, che invece conserva il manto boschivo di leccio e faggio; il versante meridionale (assolato e spoglio o verdeggiante e mite, a seconda delle stagioni), che rappresenta la vera Sicilia dell'immaginario collettivo; nemmeno qui, però, mancano rilievi montuosi e collinosi, coltivati a frumento e orzo, dove, lungo il pendio, si possono incontrare uliveti secolari. Numerose sono anche le specie animali: istrici, lepri, donnole, volpi e, tra i volatili, corvi imperiali e l'aquila reale. Anche i centri urbani dell'ambito conservano una loro ben precisa identità, riscontrabile nella coerenza architettonica dello stile urbanistico prevalente, di tipo medievale, così come nelle chiese e nei palazzi nobiliari che popolano la zona.

Comunicazioni. La strada statale n. 113 Settentrionale Sicula rappresenta, per lungo tratto, la via del mare di quest'ambito sub-provinciale. Da quest'ultima si dirama una fitta rete di percorsi, secondari ma fondamentali ai fini della comunicazione fra i centri urbani delle Madonie. Più a Sud, un altro importante percorso è rappresentato dalla strada statale n. 120 dell'Etna e delle Madonie, che stabilisce il collegamento con i comuni di Castellana Sicula, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Gangi, spingendosi fino alla provincia di Enna. Le principali arterie ad attraversare l'ambito rimangono le autostrade: la A20 Messina-Palermo, che costeggia il mare, e la A19 Palermo-Catania, che taglia longitudinalmente il territorio fino a Enna. Il trasporto su rotaia è assicurato dalla presenza delle linee ferroviarie Catania-Caltanissetta-Palermo, Palermo-Messina e Palermo-Agrigento. I collegamenti aerei sono assicurati dall'aeroporto di Palermo/Punta Raisi, ben collegato, tra l'altro, con l'aerostazione di Roma/Fiumicino che, sul continente, mette a disposizione linee intercontinentali dirette. Palermo resta riferimento anche per la sua importante infrastruttura marittima. Porto presente nell'ambito è: Cefalù. Per gli altri collegamenti su ruota, da e per il continente, è utilizzato il porto di Messina, dove apposite navi traghettano da una sponda all'altra dello Stretto.

Storia. Le origini, così come il percorso storico del comprensorio, differiscono a seconda della posizione geografica. Mentre l'entroterra delle Madonie per molti secoli è stato riunito in un unico feudo, che abbracciava gran parte degli attuali comuni, il territorio della costa coincide, invece, in gran parte con il terrirorio di Cefalù. Importante testimonianza per quanto riguarda le origini sono le Mura Megalitiche che circondano la città del periodo ellenistico-romano, il Tempio di Diana situato sulla “Rocca” di Cefalù, datato tra la fine del V e gli inizi del IV secolo a.C., sorto intorno a una cisterna protostorica (IX secolo a.C.): quest'ultima costituisce fondamentale testimonianza di una civiltà antichissima che aveva il culto delle acque. Molte sono le testimonianze altomedievali, risalenti alle prime comunità cristiane, ma soprattutto quelle arabo-normanne, che caratterizzano tutto il territorio. L'interno dell'ambito, invece, fu abitato in epoca preistorica da popolazioni dedite alla pastorizia e all'estrazione del salgemma. Se ne ha la prova nella “Grotta del Vecchiuzzo”, dell'era eneolitica, nonché nelle numerose grotte adibite ad abitazione o forse a necropoli. In epoca storica questa zona subì una forte influenza greca e, in seguito, cartaginese e romana. Nel IX secolo anche qui dominarono gli arabi, cui si sostituirono, nel 1066, i normanni. L'area fu soggetta a parecchie depredazioni brigantesche fino al dominio spagnolo, che vide il susseguirsi di numerosi casati, tra cui: i Ventimiglia, i Cardona, gli Aragona, i Moncada e gli Alvarez de Toledo.

Struttura socio-economica. Il turismo costituisce la risorsa principale dell'ambito, in modo particolare lungo la costa (Cefalù), sia per le bellezze naturalistiche che per l'interesse storico-architettonico. Anche i comuni delle Madonie, arroccati sui pendii, in stile medievale, conservano ancora gran parte del loro fascino contribuendo a incrementare il turismo anche all'interno. La presenza del Parco delle Madonie, per le sue peculiarità geo-morfologiche nonché paesaggistiche, riesce a convogliare consistenti flussi di turismo locale, soprattutto durante il periodo invernale, grazie alla discreta efficienza delle stazioni sciistiche (Pizzo Carbonara). Per il resto dell'anno il parco viene visitato maggiormente da un turismo esogeno e più a carattere specialistico. Meno profonda è l'incidenza delle fonti economiche tradizionali, di stampo agricolo e artigianale; le relative forme di produzione, tuttavia, riescono a suscitare un grande interesse nel turismo culturale, particolarmente attente, per esempio, alla fabbricazione delle ceramiche e in special modo alla raccolta della manna, prodotto tipico del Madonita: una particolare sostanza resinosa che si ottiene dall'incisione dell'albero del frassino, utilizzata nella farmaceutica e nei preparati della tradizione culinaria del luogo -interessante è, tra l'altro, la procedura per la raccolta, che viene effettuata secondo modalità che vantano un'antica tradizione-.

Belice-Corleonese

Territorio. Questo ambito, prevalentemente collinare e montuoso, si trova nella parte sud-occidentale della provincia, interessata, in buona misura, dalle valli del Belice e dello Iato. L'area si distingue per il grande valore paesaggistico dovuto alle caratteristiche orografiche, ai numerosi bacini artificiali, alla presenza di boschi. Si presenta particolarmente irrorata da corsi d'acqua, che a loro volta traggono origine da ambienti naturalistici di grande interesse: il fiume Iato, a nord-ovest, con il relativo invaso del lago di Poma; il fiume Frattina, più a sud, che si ricongiunge al lago di Piana degli Albanesi; il fiume Belice; i laghi di Prizzi e Scanzano (alimentato, quest'ultimo, dal fiume Eleutero), all'interno della Riserva Naturale del Bosco della Ficuzza. Lo Iato è un affluente del Giancaldaia e si colloca in una morfologia caratterizzata da diversi torrenti che, in passato, hanno visto la presenza di numerosi mulini. La Riserva Naturale del Bosco della Ficuzza si estende per 7.397 ettari, a partire dalla piccola località di Ficuzza, nel comune di Corleone, fino alle pendici di Rocca Busambra, una rocca che supera i 1.600 metri di altitudine e si estende per 15 km da Pizzo Nicolosi, a ovest, fino a Pizzo di Casa, a est. I versanti della Rocca presentano vertiginose pareti perforate da cavità carsiche, un tempo rifugi abitativi, risalenti al Neolitico. Numerosi sono i cosiddetti rami secondari, che prendono origine dalle falde della Rocca: si tratta di corsi d'acqua a carattere torrentizio stagionale, che convogliano le loro acque nelle falde più ampie. L'ampio massiccio si erge a protezione delle distese boschive del parco, fungendo da schermo contro i torridi venti africani. Il bosco ospita specie botaniche varie come: la quercia da sughero, il leccio, il cerro, la roverella, il castagno, il frassino meridionale e l'abete delle Madonie. È presente inoltre un ingente numero di rapaci, fra i quali: l'aquila reale, il nibbio reale, il nibbio bruno e il falco pellegrino. All'interno si erge la Real Casina di Caccia, voluta da Ferdinando I di Borbone nel 1700. Ambienti di particolare interesse sono i “Gorghi”, espressioni relitte di laghetti naturali, in cui è possibile trovare la tartaruga lacustre: Gorgo Tondo, Gorgo Lungo e Gorgo del Drago. Quest'ultimo è un'oasi verde da cui si può ammirare il passaggio del fiume Frattina.

Comunicazioni. I principali collegamenti interni all'ambito sono rappresentati dalle strade statali: n. 118 Corleonese Agrigentina, che da Bolognetta conduce ad Agrigento, e n. 188 Centro Occidentale Sicula, che da Lercara Friddi conduce a Marsala (TP) -da quest'ultima è servita anche l'enclave della frazione di San Biagio, del comune di Bisacquino, interclusa nella circoscrizione provinciale agrigentina-; n. 113 Settentrionale Sicula e n. 186 di Monreale, che passano nelle vicinanze di Piana degli Albanesi; n. 121 Catanese, che rappresenta l'arteria principale e che garantisce il collegamento con l'Area metropolitana nonché tra Cefalà Diana, Villafrati, Mezzojuso, Vicari, Roccapalumba, Lercara Friddi. Altre strade di interesse locale si intersecano su tutto l'ambito, che invece non è attraversato dalla rete autostradale. Il trasporto su rotaia è assicurato dalla presenza delle linee ferroviarie Palermo-Messina, Catania-CAltanissetta-Palermo, Palermo-Agrigento e Palermo-Trapani. I collegamenti aerei sono forniti dall'aeroporto di Palermo/Punta Raisi, ben collegato, tra l'altro, con l'aerostazione di Roma/Fiumicino che, sul continente, mette a disposizione linee intercontinentali dirette. Palermo resta riferimento anche per la sua importante infrastruttura marittima. L'ambito è sprovvisto di porti propri, visto che non si affaccia sul mare. Per gli altri collegamenti su ruota, da e per il continente, è utilizzato il porto di Messina, dove apposite navi traghettano da una sponda all'altra dello Stretto.

Storia. I primi insediamenti umani nel territorio sono da attribuire alla nascita di Selinunte, antica colonia della Magna Grecia, fondata dai Megaresi nel VII secolo a.C. La colonizzazione dei Selinuntini lasciò un'importante traccia per la produzione dell'olio d'oliva: antiche macine, risalenti al V secolo a.C., furono ritrovate proprio vicino al tempio di Selinunte. Altri importanti ritrovamenti sono stati quelli della media e alta valle dell'Eleuterio: resti sikelioti, greci e romani. Ma il tratto di storia che più caratterizza il comprensorio è quello legato alla cacciata degli arabi. Successivamente, la storia del Corleonese si ritrova nelle vicende di Re Ferdinando di Borbone (I del Regno delle due Sicilie, IV del Regno di Napoli): grande appassionato di caccia, il sovrano riunisce gli antichi feudi della Ficuzza, Lupo, Lupotto e Cappelliere, per farne una riserva venatoria. A questi vengono successivamente annessi, anche se a titolo enfiteutico, i sette feudi della Baronia di Godrano. Il vasto complesso così riunito, tutt'oggi indicato come Bosco della Ficuzza, va a costituire, oltre alla riserva venatoria, una sorta di grande azienda agricola. Ferdinando II, ereditando la riserva, promuove l'industria agricola e abolisce la riserva di caccia. Negli anni più recenti un altro avvenimento va a segnare tristemente la storia di queste terre: la strage di “Portella della Ginestra”, avvenuta il primo maggio del 1947 durante un raduno di lavoratori. È stata la prima strage dell'Italia repubblicana.

Struttura socio-economica. I settori in cui storicamente si è radicato lo sviluppo dell'area sono quelli dell'agricoltura e dell'artigianato. Attualmente il sistema imprenditoriale locale si articola in un gran numero di micro-imprese, operanti prevalentemente nel commercio e nel settore manifatturiero, che si concentra soprattutto nei comparti agro-alimentare, estrattivo, metalmeccanico e della lavorazione del legno. Per quanto riguarda il settore agricolo, i comparti più rappresentativi sono: il vitivinicolo, il cerealicolo, l'olivicolo, l'ortofrutticolo e lo zootecnico. Benché il comprensorio risulti tra i più ricchi di risorse naturalistiche, monumentali e archeologiche (conserva oltre il 24% dell'intero patrimonio dei beni culturali censito nella provincia di Palermo), non risulta che il settore turistico costituisca, anche per le forti carenze infrastrutturali, una fonte di reddito consistente per la popolazione. Tra le cause del mancato sviluppo di un così importante comparto economico: la scarsa cultura d'impresa, la lontananza geografica e strategica dei mercati di riferimento, i forti limiti finanziari allo sviluppo delle aziende.

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