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Provincia di FORLì-CESENA

Capoluoghi: Cesena, Forlì

Scheda

 
Stemma della provincia Forlì-Cesena
   

Provincia di Forlì-Cesena - Ambiti

DEFINIZIONE Una doppia identità ha da sempre caratterizzato questa terra, che ne ha tratto motivo di incontro fra culture, più che pretesto di divisione e di scontro: l’aspetto della cultura marinara (dato anche da paesaggi e tradizioni marittime), quello della civiltà contadina (riscontrabile nelle zone appenniniche, negli ambienti montani e collinari). Se unità, dunque, si riscontra nei tratti salienti del carattere romagnolo, dato anche da laboriosità e tolleranza, un’innegabile dicotomia è evidenziata nella stessa natura del territorio, che va dal caldo mare di Cesenatico all’incanto della natura, generosamente esposta nel parco delle foreste casentinesi. Balza all’occhio la compresenza delle zone costiere, cui si affiancano quelle delle valli del Savio e del Rubicone, da un lato, e di quelle occidentali incastonate fra Toscana ed Emilia: le zone delle vallate del Montone e del Tramezzo (da un lato) e, più a oriente, di quelle del Rabbi e del Bidente, tutte confluenti nel parco nazionale.

Settentrione e foreste casentinesi: Bertinoro, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Civitella di Romagna, Dovadola, Forlì, Forlimpopoli, Galeata, Meldola, Modigliana, Portico e San Benedetto, Predappio, Premilcuore, Rocca San Casciano, Santa Sofia, Tredozio.

Meridione e costa: Bagno di Romagna, Borghi, Cesena, Cesenatico, Gambettola, Gatteo, Longiano, Mercato Saraceno, Montiano, Roncofreddo, San Mauro Pascoli, Sarsina, Savignano sul Rubicone, Sogliano al Rubicone, Verghereto.

SETTENTRIONE E FORESTE CASENTINESI

Territorio. La zona più orientale è interessata dalla presenza dei due fiumi, il Bidente e il Rabbi, che danno luogo alle vallate omonime; tra tenui colline e paesaggi suggestivi si trova la vallata del Rabbi, attraversata dal fiume che i romani denominarono RAPIDUS (donde Rabbi), per la velocità con cui fluisce a valle. La zona più occidentale è compresa nelle valli dei fiumi Montone e Tramazzo, dove la natura ha elargito non solo le acque curative ma anche la bellezza di luoghi come la Rocca del Monte Poggiolo, a tre chilometri dalla Terra del Sole, dalla quale è possibile scorgere il mare, di lontano (un milione d’anni or sono la zona era ricoperta dal mare). A sud, infine, nella zona più occidentale, compreso tra i fiumi Montone e Savio è il parco nazionale delle foreste casentinesi, monte Falterona, Campigna, che abbraccia tre province (quelle toscane di Firenze e Arezzo e quella di Forlì-Cesena): si estende per una superficie di 35.000 ettari e possiede una fauna di straordinario valore naturalistico, inserita nella flora costituita da faggi, aceri, cerri e abeti bianchi. Al suo interno è compresa la riserva naturale integrale di Sassofratino, che ha ottenuto importanti riconoscimenti europei per la conservazione della natura.

Comunicazioni. Servita dal tracciato autostradale che collega la provincia al resto del territorio regionale, la zona è attraversata dalle strade statali che attraversano Forlì (la n. 9 via Emilia, la n. 9 ter del Rabbi e la n. 67 tosco-romagnola), come dalla n. 310 del Bidente. Il trasporto su rotaia si svolge lungo la linea Ferrara-Rimini, che pure interessa Forlì, mentre mancano strutture portuali, per l’assenza di sbocchi sul mare. Per gli amanti dell’aviazione è disponibile la struttura aeroportuale di Forlì.

Storia. Se il monte Poggiolo è il luogo di ritrovamento di un importante giacimento litico databile a circa un milione di anni or sono, Terra del Sole è sinonimo di rinascimento, per essere sorta per volere di Cosimo I de’ Medici: a confine tra la Romagna pontificia e quella toscana, divenne il fulcro delle attività giudiziarie, amministrative e militari di tutta la Romagna toscana. Denominatori comuni della storia della zona furono le lotte con le città vicine e l’influenza (più o meno diretta) della Chiesa. Dopo essere stata attraversata, non senza conseguenze devastanti, dalle popolazioni barbariche che invasero gran parte d’Italia, la zona fu oggetto di mire da parte di cesenati, riminesi ma anche di ravennati e fiorentini, che la contendevano, nella maggior parte di casi, ai forlivesi. I Manfredi di Faenza, come i Malatesta ne ebbero in parte il possesso e importante risulta la presenza nella zona dei Guidi, la potente famiglia che dominò in numerosi castelli fra Romagna e Toscana e che pose in Portico San Benedetto il capoluogo dei territori romagnoli della repubblica fiorentina. Dell’influenza della Chiesa, invece, sono testimonianza indiretta: i possedimenti degli abati di Sant’Ellero (la cui presenza risulta esempio della tendenza della Chiesa ravennate a consolidare possessi nella parte bassa delle vallate romagnole); gli importanti centri monastici della parte alta delle vallate romagnole, come Dovadola; i possedimenti degli arcivescovi di Ravenna; è sicuramente testimonianza diretta l’annessione, fra i beni della Chiesa, di gran parte della zona (l’esempio più importante è quello di Forlì, del XVI secolo), che ne causò la perdita di individualità politica. Dal 1923 la sua circoscrizione ha acquisito nuovi comuni, entrati a far parte di quella che all’epoca era la provincia di Forlì.

Struttura socio-economica. La vocazione agricola data dalla tradizione contadina dei luoghi si esplicita a Civitella di Romagna, dove eccelle la produzione di ciliege, nonché a Modigliana, famosa per i frutteti, in particolare di kiwi, e diventa vera e propria imprenditoria nel campo vinicolo a Bertinoro (famoso è soprattutto l’Albana, di colore biondo, doc, cui si uniscono: il Sangiovese, rosso granato, asciutto, doc; il Trebbiano, doc, bianco, secco, dal colore giallo paglierino, dal profumo tenue; il Pagadebit, doc, bianco secco e il Cagnina, rosso dolce) e a Predappio, che eccelle nella produzione di Sangiovese; famoso risulta, poi, il tartufo bianco di Dovadola; la stessa Forlì eccelle nel primario, in particolare nel campo dell’allevamento per la produzione di polli e uova. La presenza delle acque termali salso-bromo-jodiche-solfuree costituisce l’aspetto più importante dell’economia di Castrocaro Terme ma la popolazione della zona è dedita anche all’artigianato artistico per la produzione di ceramiche, pizzi e ricami (piccole imprese per la produzione di coroncine e di rosari, esportati in tutto il mondo, sono diffuse a Civitella di Romagna, in località Cusercoli). Altre attività artigianali sono: la lavorazione del ferro battuto, la realizzazione di maioliche, la falegnameria, specie quella per la produzione di mobili e manufatti in legno di castagno, come l’attività degli impagliatori di sedie e dei maestri della ceramica, decorata nella tipica maniera romagnola; la stessa lavorazione di pietre è parte della tradizione dell’artigianato artistico dei luoghi. Nei diversi Paesi d’Europa e fuori vengono esportati stivali per l’equitazione prodotti a Tredozio, utilizzati anche da squadre olimpioniche.

MERIDIONE E COSTA

Territorio. Procedendo da est a ovest, la zona diviene valliva, da costiera, e infine montana (degli Appennini: l’Appennino romagnolo chiude il territorio provinciale in direzione sud-est, abbracciandolo fino al complesso in cui è compreso il monte Fumaiolo); anche qui si incontrano le valli originate dai fiumi: il Savio e il Rubicone. Procedendo dal margine appenninico verso nord si trova quella che in termini geologici si definisce pianura alluvionale, generata da sedimenti e depositi di origine fluviale di provenienza appenninica; a nord-est la pianura costiera cinge la provincia, delimitandola con una formazione di depositi sabbiosi, che hanno originato la piana costiera.

Comunicazioni. L’importante asse viario della E45, la n. 3 bis Tiberina, che interseca l’autostrada A14, risultandone quasi perpendicolare, costituisce la spina dorsale della comunicazione della zona, servita anche dalle strade statali: n. 9, n. 16 Adriatica, n. 71 e n. 71 bis e n. 304 di Cesena. Entrambe le linee ferroviarie che attraversano la provincia servono la zona: la Ferrara-Rimini e la Bologna-Bari. Il porto, di tipo turistico, si trova a Cesenatico.

Storia. Frequentata sin dall’epoca dei romani, la zona fu sottoposta a diversi signori, sui quali troneggiano senza dubbio i Malatesta di Rimini; a questi seguì il dominio della Chiesa. Un capitolo a parte costituiscono Bagno di Romagna e Verghereto, a ridosso del confine toscano e per questo gestite per secoli dal governo illuminato dei Medici e dei Lorena. Partecipe degli episodi dolorosi del secondo conflitto mondiale, la popolazione vide passare nei suoi territori le truppe tedesche che percorrevano la cosiddetta “linea gotica”. Col distacco dei comuni della provincia di Rimini (avvenuto concretamente nel 1995) è rimasta, insieme a Forlì, a far parte della provincia nuova: quella di Forlì-Cesena.

Struttura socio-economica. Evidente è la vocazione economica delle zone costiere, che trovano nel mare una ricchezza già riconosciuta in tempi remoti: già nel XIV secolo si comprese l’importanza di un porto che servisse Cesena; per questo nacque Cesenatico: ancora oggi è possibile ammirare il museo galleggiante della marineria in quel Porto Canale progettato da Leonardo da Vinci nel 1502. Sui mercati di Roma se ne commercializzava il pescato ai tempi dello stato pontificio. Se Cesena è luogo d’elezione per la produzione ortofrutticola e per il commercio di frutta, come pesche e fragole, a Mercato Saraceno la prevalenza dell’attività agricola si manifesta nella produzione casearia e in quella del vino Sangiovese; anche a Montiano si trovano vini particolarmente ricercati, già rinomati presso i nobili veneziani del XVI secolo, e l’agricoltura è l’elemento trainante dell’economia di Sogliano al Rubicone, dove si produce ottimo formaggio di fossa. L’artigianato, poi, trova i suoi luoghi d’elezione: nelle produzioni di cuoio e pelli (in cui si eccelle a Gambettola, San Mauro Pascoli e Cesena, principalmente); nella lavorazione del ferro battuto (ancora viva è la maestria degli artigiani di Sarsina); nell’arte della ceramica (per esempio a Sarsina, Gambettola, Cesena) e nella lavorazione della pietra Serena, caratteristica dell’Appennino, che viene impiegata per la realizzazione di pavimentazioni da giardino o muri di cinta e che a Verghereto costituisce lavorazione artigianale tradizionale ancora viva.

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