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Provincia di FERRARA

Capoluogo: Ferrara

Scheda

 
Stemma della provincia Ferrara
   

Provincia di Ferrara - Ambiti

DEFINIZIONE Una prima distinzione fra i comuni della provincia porta alla divisione fra la zona cosiddetta romagnola (a sud) e quella più propriamente emiliana (il resto), che anche dal punto di vista storico trova conferme e tracce in una diversità di trattamento e in differenti esiti culturali. La parte emiliana, a sua volta, subisce un ulteriore smembramento in “Alto” e “Basso Ferrarese” (il primo confinante con le province di Modena e Bologna, il secondo con il mare o ad esso prossimo), sentito come valido anche nelle considerazioni informali; un capitolo a sé stante costituisce, però, nella zona bassa, quella confinante con il Polesine (che per questo verrà divisa dalla parte delle Valli), dalla diversa connotazione economico-sociale, oltre che storica. La grande forza di attrazione di Ferrara, da un lato, e di Cento, dall’altro, giustificano un’ultima scissione anche nell’Alto ferrarese.

Centese: Bondeno, Cento, Mirabello, Poggio Renatico, Sant’Agostino, Vigarano Mainarda.

Ferrarese: Berra, Copparo, Ferrara, Formignana, Jolanda di Savoia, Ro, Tresigallo.

Zona interfluviale: Argenta, Masi Torello, Ostellato, Portomaggiore, Voghiera.

Valli: Codigoro, Comacchio, Goro, Lagosanto, Massa Fiscaglia, Mesola, Migliarino, Migliaro.

CENTESE

Territorio. Costeggiato quasi per intero a nord dal fiume Po (su cui si innesta il Panaro) e a sud dal fiume Reno, collegati dal Cavo Napoleonico, è zona di confine tra le province di Modena e Bologna, a ovest e a sud, e la lombarda provincia di Mantova. L’immissione del Reno nel Po fu possibile in seguito alle bonifiche operate nel XVI secolo, che diedero nuovo impulso all’agricoltura. La presenza dei corsi d’acqua, nel tempo, fu all’origine di danni al territorio, causati dalle esondazioni: esemplari sono i casi delle esondazioni cui furono soggette Sant’Agostino e Vigarano Mainarda, da parte del Reno, e Bondeno, inondata dalle acque del Po. La presenza dell’acqua ha favorito, però, anche lo sviluppo del bosco della Panfilia (a Sant’Agostino) che, esteso su 85 ettari, costituisce un tipico esempio di bosco igrofilo planiziale (per alcuni, per altri sarebbe il risultato dell’assestamento del territorio, successivo alle rotte del Reno), rinomato soprattutto per la presenza di tartufi bianchi, che vengono proposti in molti piatti locali, nei ristoranti del paese. Il bosco ospita la flora tipica dei boschi umidi padani (vi si distinguono: lo strato arboreo, quello arbustivo e il sottobosco erbaceo) e la fauna (data dai volatili, i mammiferi, gli anfibi, i rettili e gli invertebrati), protetta dal fondo mondiale per la natura.

Comunicazioni. Il tracciato autostradale che attraversa tutto il territorio provinciale, quello dell’A13 Bologna-Padova, interessa anche la zona centese, cui sono garantiti i collegamenti su gomma anche tramite le strade statali n. 496 Virgiliana e n. 64 Porrettana (che a Ferrara si innestano nella n. 16); n. 468 di Correggio (che a Reggio nell’Emilia si immette nella n. 63) e n. 255 di S. Matteo Decima (che a Modena si immette nella n. 9). Le linee ferroviarie di cui ci si serve sono: la Bologna-Venezia e la Ferrara-Suzzara; entrambe attraversano il capoluogo provinciale.

Storia. Zona di più antico insediamento della provincia (in territorio di Bondeno si sono avuti ritrovamenti databili ad epoca preistorica mentre Cento sorge su una zona occupata dai romani), per la sua posizione in area di confine fu dotata di fortificazioni, torri di guardia e castelli, di cui rimangono ancora testimonianze. Fondamentale, anche per questa zona, risultò la presenza della casa estense, che ne contese il territorio ai Canossa, come nel caso di Bondeno, o a Bologna, come accadde per Cento, prima dominio del vescovo di Bologna e in seguito strappata dal papa Alessandro VI Borgia alla chiesa di Bologna, in favore degli Estensi. Feudo dei bolognesi Lambertini (cui appartenne papa Benedetto XIV) fu Poggio Renatico, tradizionale punto di confine tra Bologna e Ferrara, che restò bolognese fino al XIX secolo. Anche qui si ebbero echi delle lotte risorgimentali e dell’occupazione napoleonica ma determinante fu la presenza invasiva delle acque fluviali. L’ultima disastrosa inondazione a Sant’Agostino risale al 1763; di conseguenza nel 1767 si ebbe quel dirottamento del corso d’acqua, attraverso le valli del Poggio, e la situazione idrografica migliorata portò anche ad una progressiva messa a coltura dei terreni, cui seguì un miglioramento della vita, generato dalla nuova ricchezza.

Struttura socio-economica. I punti di forza della produzione del settore primario sono ancora i frutteti che, se negli anni Sessanta del ventesimo secolo ponevano la provincia al primo posto nella produzione europea, dopo i cambiamenti intervenuti nel mercato (cui è conseguito un ridimensionamento), rivestono ancora un’importanza notevole. Non solo Sant’Agostino ma anche le zone circostanti Mirabello e Bondeno (qui anche in località Stellata) sono considerate “località tartufigene”. Malgrado le difficoltà cui è andato incontro l’artigianato, è ancora forte la connotazione artigiana della provincia e del centese, dove un’esemplare testimonianza è offerta da Sant’Agostino, che costituisce il luogo di produzione di ceramiche artistiche; qui è rappresentato egregiamente anche il settore secondario, con la progettazione e realizzazione del cambio delle auto di una nota casa automobilistica di risonanza internazionale. Oltre che motivo di attrazione, momento di incontro di numerose personalità del mondo dello spettacolo, occasione di promozione economica è senza dubbio il carnevale centese, unico al mondo gemellato con quello di Rio de Janeiro: si scambia la partecipazione di carri e gruppi di figuranti (i centesi partecipano a quello brasiliano e viceversa), per uno spettacolo che ha altissima risonanza.

FERRARESE

Territorio. Compreso tra il fiume Po (a nord, che lo separa dalla veneta provincia di Rovigo), buona parte del Po di Volano (a sud) e il Canale Boicelli (a ovest), è caratterizzatao dalla presenza di uno dei luoghi più importanti del corso del grande fiume, che da qui comincia a diramarsi nella sua parte finale, a formare il delta: è la zona di Pontelagoscuro (pochi chilometri a nord del capoluogo provinciale); il paesaggio è una combinazione fra quello tipico agrario della pianura modificata dalle bonifiche e l’insediamento industriale. Il canale navigabile, l’idrovia che congiunge Ferrara al Po, corre parallelamente alla tracciato viario. Su tutto domina la bellezza del capoluogo provinciale, ricco di monumenti, risultato di un passato ricco di glorie in diverse epoche.

Comunicazioni. La presenza del capoluogo provinciale ha portato a una concentrazione a ovest della zona (in prossimità di Ferrara, appunto) delle principali vie di comunicazione; ciò non toglie una buona viabilità, data dalle strade provinciali, con la conseguente possibilità di collegamento con il resto della provincia. Unica strada statale della zona non proveniente da ovest è la n. 16 (ma a Ferrara ne convergono altre), che ha andamento nord-sud. Parallelo le risulta il tracciato autostradale dell’A13 Bologna-Padova. La rete ferroviaria converge anch’essa, per intero, sul capoluogo provinciale. Caratteristica di tutta la zona che si affaccia sulle acque del Po è la presenza di attracchi fluviali.

Storia. Con la fondazione dell’abitato di Ferrara, nel VII secolo d.C., e con la sua costituzione in città appartenente all’esarcato di Ravenna (nell’VIII secolo) ha inizio la vicenda fortunata della zona, che ebbe nella casata estense la famiglia egemone, cui va il merito di averne favorito la crescita. Elementi salienti della sua evoluzione storica sono: l’istituzione (nel X secolo), da parte del papato, del ducato di Ferrara, affidato al marchese di Canossa, il cui dominio terminò nel XII secolo, in seguito alla morte di Matilde di Canossa; la conseguente nascita del capoluogo come libero comune (autonomo fine alla fine del secolo, quando si insediarono gli Estensi); il continuo conflitto con Venezia, per stabilire l’egemonia sul Polesine; il nuovo dominio del pontefice, dopo la morte di Alfonso II (alla fine del XVI secolo), cui conseguì la perdita di autonomia della città. Il pericolo costituito dall’espansione di Milano in direzione della laguna veneta portò Venezia a reagire, cercando di coprire l’unica parte che rimaneva scoperta al suo controllo: quella meridionale. Con un assalto, per via di terra, del Polesine verso Rovigo e con l’occupazione, per via di mare, di Comacchio, si avviò la guerra di Ferrara (del 1482), cui seguì la pace di Bagnolo (del 1484), dalla quale Venezia ottenne il Polesine. La seconda fase degli scontri fra Venezia e Ferrara si concluse in favore di quest’ultima, nel 1509, per opera di Alfonso e Ippolito d’Este: ne risentirono il contraccolpo Copparo e Ro. Al dominio pontificio, che durò per tutto il XVIII secolo, seguì (nel 1796) la dominazione napoleonica. Dopo la restaurazione del 1815 la zona fu protagonista dei moti insurrezionali che ebbero fine solo con l’annessione al regno d’Italia.

Struttura socio-economica. Le grandi bonifiche, soprattutto quelle del ventesimo secolo, hanno posto le basi per conferire alla zona la sua vocazione alle produzioni del settore primario. Enormi porzioni di terreno un tempo paludoso sono state recuperate alla coltura; predomina la produzione di barbabietola da zucchero ma emergono anche quelle di pere, meloni, asparagi e cereali, cui si accompagnano quelle specializzate di fragole e fiori e quella (di più recente introduzione) del riso. Se agli albori dell’industria si svilupparono numerosi canapifici e mulini, ormai scomparsi, restano invece gli zuccherifici; di più recente impianto sono le industrie chimiche (soprattutto fra il capoluogo e il Po), cui si affiancano industrie dei comparti meccanico, alimentare, tessile, dell’abbigliamento e delle calzature e per la lavorazione del legno. Una voce importante del terziario è data dal turismo, che in questa zona coincide con quello culturale, la cui meta d’elezione è Ferrara, frequentata anche per la presenza di numerose facoltà dell’Università (fondata nel 1391). Sempre più capillare è la diffusione del sistema creditizio e crescenti risultano i servizi destinati a persone e a imprese, che completano il quadro delle attività del settore terziario.

ZONA INTERFLUVIALE

Territorio. I fiumi Po (di Volano, a nord; di Primaro, a ovest) e Reno (a sud) ne costituiscono i limiti naturali, che condizionano non solo il paesaggio ma anche l’urbanistica, il sistema delle comunicazioni, l’economia e, non è paradossale, il modo di affrontare le situazioni da parte della popolazione. Argenta e Ostellato hanno in comune l’appartenenza al Parco del Delta del Po. La prima è sede delle Oasi di Campotto e Vallesanta, oltre che del bosco Traversante; la seconda ospita le Vallette di Ostellato, un’oasi naturale percorribile in bicicletta ove, fra i canneti e le tamerici, vivono cicogne, falchi di palude e aironi e, nelle acque, si trovano anguille, carpe e persici. L’oasi di Campotto è una delle “zone umide di interesse internazionale”, in cui si trova il museo della bonifica nelle valli d’Argenta, che per la sua alta qualità ha ricevuto il premio del Consiglio d’Europa nel 1992, in quanto concepito secondo i più moderni criteri. Altre oasi naturalistiche (di Trava e delle Anse di Porto) si trovano a Portomaggiore, dove la presenza dell’acqua è stata all’origine dello sviluppo di una fitta rete idroviaria (un tempo navigabile), causa di una posizione strategica per i commerci.

Comunicazioni. La diramazione del tracciato autostradale dell’A13 Bologna-Padova, diretta a Porto Garibaldi, attraversa in senso ovest-est la zona; le strade statali n. 16 Adriatica e n. 495 di Codigoro, invece, provengono entrambe da nord e giungono a intersecarsi ad Argenta (in località Consandolo). Pressoché parallelo all’andamento della statale n. 16 è quello della linea ferroviaria Ferrara-Rimini, mentre segue il Po di Volano la linea Ferrara-Codigoro. Sullo stesso Po di Volano è l’idrovia ferrarese, posta verso est, da Ostellato, dove si trova la possibilità di attracco.

Storia. Capisaldi dell’evoluzione della zona sono: l’arcivescovato di Ravenna, il dominio degli Estensi e il dominio dello stato della Chiesa. A meno dei casi di Argenta e Voghiera, è dal medioevo che si può tracciare una storia dettagliata di questi luoghi, scandita, anche qui, dai tentativi numerosi di conquistare terra all’acqua, di evitare le inondazioni disastrose per gli abitati e, nel caso di Argenta, anche di scampare alle scosse telluriche. La stessa Argenta, pur avendo origini antiche (risalirebbe all’epoca romana) poco conserva del suo passato remoto. Voghiera, poi, fu capoluogo della zona ai tempi dell’impero romano e sede vescovile nel medioevo, fino al VII secolo, quando lo divenne Ferrara. Per il resto, le contese del territorio si ebbero fra Ravenna e gli Estensi, cui seguirono il dominio pontificio, l’occupazione napoleonica, la restaurazione del governo pontificio e l’unificazione dei territori, conseguente a quella di tutta la penisola.

Struttura socio-economica. Ad Argenta i terreni un tempo strappati con bonifiche alle acque sono divenuti orti, frutteti, seminativi, insediamenti residenziali, di attività industriali, artigianali, cooperative; la sede antica degli acquitrini ha costituito il punto di partenza per un miglioramento della qualità della vita della popolazione. E se, sempre ad Argenta, si producono vini bianchi, come il Trebbiano e il Sauvignon, e rossi, come il Merlot e il vino di bosco, e non mancano attività artigianali come quella della lavorazione dei vimini e del giunco, in qualche modo legate anch’esse alla presenza delle zone umide, a Ostellato si producono manufatti di erbe palustri, ceramiche estensi, prodotti di erboristeria, prodotti biologici, prodotti ittici. Le stesse Argenta e Ostellato, per l’appartenenza alla zona del parco del Delta, incentrano l’economia anche sul turismo naturalistico. Il resto della zona trova soprattutto nell’agricoltura e nel commercio le fonti di reddito; la vocazione agricola, e più propriamente ortofrutticola, si esprime nelle produzioni di meli, peri, peschi, agli; particolarmente sviluppati, poi, sono gli allevamenti che consentono la produzione di uova su larga scala. Sin dalla fine del XIX secolo, quando fu collegata con Argenta, Ferrara e poi Bologna, Portomaggiore rivestì l’importante ruolo di nodo ferroviario nel trasporto dei prodotti agricoli.

VALLI

Territorio. Il Po di Goro a nord, il fiume Reno a sud, il mare a est: questi i confini naturali della zona, attraversata, al centro, dal Po di Volano e costeggiata, in prossimità del mare, dalle caratteristiche valli: di Comacchio (le più famose) ma anche Fattibello, Nuova, Bertuzzi e Gaffaro. Quest’ultima è sede di un’aviosuperficie. Nei pressi di Goro è il Gran Bosco della Mesola, nei pressi del quale si trova una singolare area boschiva, che si estende per più di 1.100 ettari, fra il Po di Volano e quello di Goro, a nord della valle Bertuzzi: è quel Boscone, antica riserva di caccia degli Estensi, ove si trovano una flora e una fauna di grande interesse; la vegetazione è di tipo mediterraneo mentre a popolare il bosco contribuiscono branchi di cervi e di daini. Ancora a nord della valle Bertuzzi è situata la valle di Cannevié, una modesta area valliva di settanta ettari, posta in prossimità della foce del Po di Volano. Tra le valli di Comacchio e la valle Fattibello è la stazione Foce, ove è possibile imbarcarsi per recarsi a visitare il Museo delle Valli o le antiche saline, non più attive ma protette e salvaguardate dalla Convenzione di Ramsar come zone umide di importanza internazionale. Il paesaggio è caratterizzato dai tipici rifugi di pescatori, i “casoni da pesca”. Numerosissimi sono i lidi lungo la costa, collegati con l’interno tramite ponti e canali.

Comunicazioni. Le strade statali n. 309 via Romea e n. 495 di Codigoro attraversano la zona in senso longitudinale, per un tratto pressoché parallele fra loro. Il raccordo con Porto Garibaldi del tracciato autostradale dell’A13, la Bologna-Padova, interseca le due statali, collegandole trasversalmente. Unica linea ferroviaria che congiunge la zona con il resto della provincia è la Ferrara-Codigoro. Ai numerosi porti turistici, fra i quali spicca quello di Goro, si affiancano gli attracchi, necessari per chi voglia percorrere il Delta ferrarese tramite imbarcazioni.

Storia. Il filo portante delle vicende della zona è costituito da punti nodali di importanza fondamentale anche per il resto della provincia: il potere (più o meno diretto) dell’Abbazia di Pomposa durante il medioevo, il dominio di Ferrara, tramite la famiglia d’Este, la contesa di questa con ravennati (è il caso di Massa Fiscaglia) e veneziani, che tentarono di impossessarsi di questi luoghi, perché pescosi e dediti al commercio del sale (come nel caso di Comacchio); altri punti nodali di importanza fondamentale sono: la sottomissione allo stato pontificio e il passaggio da questo all’Istituto Santo Spirito di Roma, a saldo di un debito (è il caso del tenimento della Mesola); la dominazione napoleonica; l’occupazione da parte degli austriaci. La conformazione orografica del territorio è stata alla base di un’intensa opera di bonifica, che con diversi tentativi, nel corso dei secoli, è divenuta il motivo portante degli eventi della zona nel suo complesso; la rotta del Po del 1872 (avvenuta fra Ro e Guarda Ferrarese) rovinò le saline e le valli, inondando queste ultime. I prosciugamenti garantirono il lavoro a braccianti e scariolanti, figure divenute tipiche del XIX secolo. Dalla fine del XIX secolo alla vigilia della prima guerra mondiale si generarono i conflitti sociali e gli scioperi, origine della trasformazione definitiva dei vallaroli in badilanti e scariolanti.

Struttura socio-economica. L’agricoltura, la pesca e il turismo sono le principali voci dell’economia della zona, che per il paesaggio e la ricchezza di lidi offre la possibilità di soggiorni piacevoli e tranquilli. Anche nelle specialità gastronomiche tipiche è la caratterizzazione dei luoghi delle valli: dominano l’anguilla e gli altri pesci di acqua dolce ma anche quelli di mare, le rane e i volatili; per quanto riguarda la produzione di vini, primeggia la rossiola, di colore rosato, leggero, profumato e asprigno al punto giusto, che costituisce una sorta di incrocio con l’altro, più famoso: il vino rosso Doc del bosco eliceo, denominato anche “Uva d’oro”, che vanta origini antiche e memorabili (si racconta fosse un’importazione da parte di Renata di Francia, figlia di Luigi XII e moglie del duca Ercole II d’Este, che avrebbe recato dalla Costa d’oro francese i vitigni, da cui il nome del vino).

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