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Provincia di CUNEO

Capoluogo: Cùneo

Scheda

 
Stemma della provincia Cuneo
   

Provincia di Cuneo - Ambiti

DEFINIZIONE Per la vastità del suo territorio, nella provincia risultano compresenti ben quattro ambiti territoriali, ulteriormente differenziati al loro interno, che tuttavia mantengono sotto alcuni aspetti, storico-politici ma anche morfologici, evidenti omogeneità, risultando, così, chiaramente individuabili. In prevalenza, i confini tra i vari ambiti sono riscontrabili nelle vallate che movimentano il territorio e nei corsi d'acqua principali che vi scorrono. I quattro ambiti si sviluppano comunque intorno ai maggiori centri urbani. Al distretto di Cuneo, che rappresenta l'ambito centrale, fanno seguito: il Monregalese, che ha in Mondovì il centro di riferimento; il Saluzzese, che trova una identità nella cittadina di Saluzzo, fulcro dell'antico feudo; mentre l'area delle “Langhe-Roero” nasce intorno ad Alba.

Distretto di Cùneo: Accèglio, Aisone, Argentera, Beinette, Bernezzo, Borgo San Dalmazzo, Bòves, Busca, Canòsio, Caràglio, Cartignano, Castelletto Stura, Castelmagno, Celle di Macra, Centallo, Cervasca, Chiusa di Pèsio, Cùneo, Demonte, Dronero, Elva, Entràcque, Gaiola, Limone Piemonte, Macra, Margarita, Màrmora, Moiola, Montanera, Montemale di Cùneo, Monterosso Grana, Morozzo, Peveragno, Pietrapòrzio, Pradleves, Prazzo, Rittana, Roàschia, Robilante, Roccabruna, Roccasparvera, Roccavione, Sambuco, San Damiano Macra, Stroppo, Tarantasca, Valdieri, Valgrana, Valloriate, Vernante, Vignolo, Villàr San Costanzo, Vinàdio.

Monregalese: Alto, Bagnasco, Bastìa Mondovì, Battifollo, Briàglia, Briga Alta, Capraùna, Carrù, Castellino Tànaro, Castelnuovo di Ceva, Ceva, Clavesana, Farigliano, Frabosa Soprana, Frabosa Sottana, Garèssio, Lèquio Tànaro, Lesegno, Lìsio, Magliano Alpi, Mombasìglio, Monastero di Vasco, Monasterolo Casotto, Mondovì, Montaldo di Mondovì, Montezèmolo, Niella Tànaro, Nucetto, Ormea, Pamparato, Perlo, Pianfèi, Piozzo, Priero, Priola, Roburènt, Rocca de' Baldi, Roccaforte Mondovì, Sale San Giovanni, San Michele Mondovì, Scagnello, Torre Mondovì, Vicoforte, Villanova Mondovì, Viola.

Saluzzese: Bagnolo Piemonte, Barge, Bellino, Bene Vagienna, Brondello, Brossasco, Caramagna Piemonte, Cardè, Casalgrasso, Casteldelfino, Castellàr, Cavallerleone, Cavallermaggiore, Cervere, Costigliole Saluzzo, Crissolo, Envìe, Fàule, Fossano, Fràssino, Gambasca, Genola, Isasca, Lagnasco, Manta, Marene, Martiniana Po, Melle, Monasterolo di Savigliano, Moretta, Murello, Oncino, Ostana, Paesana, Pagno, Piasco, Polonghera, Pontechianale, Racconigi, Revello, Rifreddo, Rossana, Ruffia, Salmour, Saluzzo, Sampèyre, Sanfrònt, Sant'Albano Stura, Savigliano, Scarnafigi, Torre San Giòrgio, Trinità, Valmala, Venasca, Verzuolo, Villafalletto, Villanova Solaro, Vottignasco.

Langhe-Roero: Alba, Albaretto della Torre, Arguello, Baldissero d'Alba, Barbaresco, Barolo, Belvedere Langhe, Benevello, Bèrgolo, Bonvicino, Borgomale, Bòsia, Bossolasco, Bra, Camerana, Camo, Canale, Castagnito, Castelletto Uzzone, Castellinaldo, Castiglione Falletto, Castiglione Tinella, Càstino, Ceresole Alba, Cerreto Langhe, Cherasco, Ciglié, Cissone, Corneliano d'Alba, Cortemìlia, Cossano Belbo, Cravanzana, Diano d'Alba, Dogliani, Feisòglio, Gorzegno, Gottasecca, Govone, Grinzane Cavour, Guarene, Igliano, La Morra, Lèquio Berria, Lèvice, Magliano Alfieri, Mango, Marsàglia, Mombarcaro, Monchiero, Monesìglio, Monforte d'Alba, Montà, Montaldo Roero, Montelupo Albese, Monteu Roero, Monticello d'Alba, Murazzano, Narzole, Nèive, Nevìglie, Niella Belbo, Novello, Paroldo, Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Piòbesi d'Alba, Pocapàglia, Priocca, Prunetto, Roàscio, Rocca Cigliè, Rocchetta Belbo, Roddi, Roddino, Rodello, Sale delle Langhe, Saliceto, San Benedetto Belbo, Sanfrè, Santa Vittòria d'Alba, Santo Stèfano Belbo, Santo Stèfano Roero, Serralunga d'Alba, Serravalle Langhe, Sìnio, Somano, Sommariva del Bosco, Sommariva Perno, Torre Bòrmida, Torresina, Trèiso, Trezzo Tinella, Verduno, Vezza d'Alba.

DISTRETTO DI CÙNEO

Territorio. Comprende la fascia di territorio bagnata dallo Stura di Demonte, con caratteristiche territoriali differenziate al suo interno: una parte centrale, a carattere prevalentemente cittadino e di pianura, fa riferimento al capoluogo come polo amministrativo mentre una larga fascia prevalentemente montana ha in Borgo San Dalmazzo il suo referente amministrativo-burocratico principale. Il torrente Pesio, sulla parte orientale, segna un confine naturale con il Monregalese, mentre il Maira separa questo ambito dal Saluzzese. Addentrandosi a sud nella Valle Gesso, circondata dall'omonimo torrente, si spinge fino al confine francese, dove corsi d'acqua di modesta importanza, il Colletta, il Bousset e il Briale, confluiscono nel Gesso. Il bacino idrico più ampio è rappresentato dal lago di Piastra; seguono i laghi della Sella e il Lago di Valscura. Il Lago di Claus e di Portette, al confine con la Francia, sono tutelati dal Parco Naturale Alpi Marittime, nata nel 1995 dall'accorpamento del Parco Naturale dell'Argentera con la Riserva Naturale di Palanfrè. Quest'ultima comprende, oltre alla faggeta plurisecolare, anche il vallone con i laghi omonimi. Molto suggestiva è, inoltre, la grossa risorgenza carsica, detta sorgente Dragonera, all'inizio del vallone di Fontanafredda, da cui sgorgano una spettacolare massa d'acqua e le sorgenti termali ai piedi del Monte Matto. Altri rilievi: la Cima della Lose a ovest, il monte Tenibres e la vetta dell'Ubac, la cima Pissousa a sud, il Nebius e il becco alto del Piz, ricoperti da boschi di castagno e da vasti pascoli alpini. In Valle Stura si trova il Monte Bersaio, popolato da vasti boschi di conifere, larici e pino montano. L'ambito territoriale del Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro è meta di significativo richiamo turistico. Altre aree protette presenti nel territorio sono: la Riserva Naturale dell'Oasi di Crava-Morozzo, istituita nel 1987 a tutela del Massiccio del Matguareis, la maggiore area carsica delle Alpi; la Riserva Naturale Speciale “Juniperus Phoenicea”, dove si ha la possibilità di percorrere un interessante itinerario naturalistico.

Comunicazioni. La strada di interesse Europeo E 74 incide verticalmente questo ambito provinciale e, interessando i principali nuclei urbani (Cuneo e Borgo San Dalmazzo), prosegue fino al confine francese. Un'altra arteria perpendicolare è rappresentata dalla statale n. 589 dei laghi di Avigliana che costituisce il trait d'union con il Saluzzese, mentre altre arterie si diramano orizzontalmente, seguendo per lo più i tracciati fluviali, come la statale n. 21 della Maddalena che, costeggiando lo Stura di Demonte, segna un percorso alternativo di collegamento con la vicina Francia. La statale n. 22 di Val Macra mette in comunicazione con la A6 Torino-Savona e, attraversando la Valle Maira, rimarca il confine naturale con il Saluzzese. Le stazioni ferroviarie di riferimento, lungo la linea Cuneo-Ventimiglia, sono quelle dei principali centri. Il collegamento aereo per quanto riguarda i voli interni è garantito dall'aeroporto di Cuneo/Levaldigi; per le linee intercontinentali dirette ci si serve dell'aerostazione di Milano/Malpensa. Il porto mercantile e turistico è a Genova.

Storia. Anche questa zona fu sede di insediamenti sin dall'epoca romana, come testimoniano i numerosi reperti rinvenuti: soprattutto massi fluviali recanti brevi iscrizioni. Dopo la caduta dell'impero romano si aprì alle invasioni barbariche, venendo assoggettata al dominio dei goti, dei longobardi e dei franchi. Successive attestazioni inerenti le sue vicende si hanno nel periodo medievale quando, nel X secolo, subì gravissime distruzioni a opera delle bande saracene. Altre vicende riguardano la presenza di Manfredo I di Saluzzo e dei signori di Manzano, Brusca e Morozzo nonché quella dei Savoia, che ne tornarono in possesso al termine della parentesi napoleonica. Nel XVIII secolo subì pesanti incursioni delle armate francesi e spagnole, per la presenza nel territorio di cave di piombo argentifero. Attiva è stata, inoltre, la partecipazione di questo distretto ai moti risorgimentali, per la creazione di uno stato unitario, e alla resistenza.

Struttura socio-economica. L'agricoltura, praticata con successo grazie alle favorevoli caratteristiche del territorio, si articola in più produzioni, delle quali le maggiori riguardano i cereali, la frutta, e i foraggi. Parte della popolazione si dedica anche alla zootecnia, prediligendo l'allevamento di bovini ma anche di suini e avicoli. In questa zona, in particolare, si alleva una razza ovina selezionata: si tratta della pecora sambucana (Valle Stura). Parte della popolazione di quest'area, per la presenza degli estesi boschi, si dedica alla silvicoltura, mentre i numerosi canali hanno favorito la realizzazione di impianti per lo sfruttamento dell'energia idroelettrica. L'industria, che contribuisce a elevare il reddito pro capite, è costituita da piccole aziende, operanti prevalentemente nei comparti alimentari: quello lattiero-caseario e quello della lavorazione e conservazione delle carni rimangono i più diffusi, ma quello dolciario, in particolare, contraddistingue la zona per la lavorazione dei genuini prodotti del luogo come i prelibati marrons glacés e i famosi “cuneesi al rhum” (delizie al cioccolato). Fanno seguito i comparti: cartario, edile, elettronico, metallurgico, delle confezioni, dei materiali da costruzione, della lavorazione del legno e della pietra. A questi si affianca la fabbricazione di mobili e macchine per l'agricoltura. Il terziario, prevalentemente orientato verso il turismo, si compone di strutture ricettive che offrono ampie possibilità sia di ristorazione che di soggiorno, in prossimità delle molte località di interesse naturalistico, storico e artistico.

Monregalese

Territorio. Costituisce l'angolo più vicino alla Liguria, con le sue vallate che si allungano a sud verso lo spartiacque delle Alpi Marittime. La natura variegata è protetta, anche in questa parte del Cuneese, da oasi e parchi. Dalle colline delle Langhe alle nevi delle Alpi, al verde delle pinete e dei prati, irrorata dalle acque dei numerosi torrenti di montagna, come l'Ellero, il Lurisia, il Corsaglia, ospita numerose specie faunistiche selvatiche. Di particolare fascino sono il lago di Pianfei e, tra le vette, il Monte Alpet, importante stazione sciistica, e il Monte Moro. Tra Mondovì, Rocca de' Baldi e Morozzo si estende l'Oasi di Crava: trecento ettari di particolare interesse naturalistico, soprattutto per gli amanti del bird-watching. Tra le Alpi Marittime si trova il Parco Naturale dell'Alta Valle Pesio e Tanaro, un'area protetta in uno spettacolare ambiente montano, tra cui spicca il Marguaréis, la cima più elevata delle Alpi Liguri. Tutta la zona del Monregalese, inoltre, è interessata da fenomeni carsici. La Grotta di Bossea, in Val Corsaglia, è la più importante dal punto di vista turistico per la ricchezza delle formazioni calcaree e per la grandiosità degli ambenti. Si caratterizza inoltre per la grande ricchezza di acque con numerosi laghi e spettacolari cascate. Nella grotta inoltre sono stati ritrovati importanti resti fossili. Infatti, è stato ricostruito ed esposto al suo interno lo scheletro dell'”Ursus Spelaeus”. Interessanti mete speleologiche sono anche la grotta del Caudano, in Val Maudagna, e quella dei Dossi, vicino a Villanova.

Comunicazioni. La maggiore arteria è rappresentata dall'autostrada A6 Torino-Savona, che attraversa il distretto. Una fitta rete viaria si dipana a raggiera intorno al maggiore centro, Mondovì, assicurando la comunicazione con i vicini comuni e con i distretti adiacenti. La statale n. 22 di Val Macra, che si incrocia all'altezza di Rocca de' Baldi con la statale n. 28 del Colle di Nava, per Mondovì, stabilisce il collegamento più diretto con l'autostrada A6 Torino-Savona. Sempre la statale n. 28 del colle di Nava, da Mondovì, in direzione nord, determina una via di comunicazione con le Langhe. Proseguendo verso sud si trova la strada statale n. 20 del Colle di Tenda e di Valle Roja che attraverso il colle di Tenda arriva fino alla Francia. Il collegamento ferroviario è assicurato dalla stazione di Mondovì. Per i voli nazionali si fa riferimento all'aeroporto di Cuneo/Levaldigi e per le linee intercontinentali a Milano/Malpensa.

Struttura socio-economica. Per la sua centralità rispetto all'Europa, l'economia del Monregalese, sin dai tempi più remoti, è stata fortemente influenzata da antiche vie commerciali, percorse, da sempre, dai popoli e da invasori di cui si sono assimilate in parte arti e tradizioni. Le attività strettamente tradizionali sono ovviamente quelle legate all'agricoltura e all'artigianato, antichi mestieri oggi testimoniati in musei etnici sparsi fra le vallate. Le attività costruttiva ed estrattiva rientrano negli antichi mestieri di questi luoghi, i cui antichi borghi ancora oggi vengono restaurati con i materiali originali della tradizione, come la pietra e il legno locali. Inoltre i famosi marmi di queste zone, il Verzino di Frabosa, l'Arenaria di Vicoforte, il Marmo bigio di Montecervetto, sono usati sia in Italia che all'estero in molte costruzioni di pregio. Oggi l'attività prevalente è il turismo, che, grazie alla spettacolarità di questi luoghi, si è sviluppato capillarmente in prossimità delle vette come delle oasi o dei numerosi centri d'arte di cui è ricchissimo il Monregalese. Nel corso degli ultimi anni, la ricettività si è dimostrata competitiva a livello sia nazionale che europeo e mondiale. Inoltre, la ricercatezza e la genuinità dei prodotti di queste vallate hanno incoraggiato un certo turismo di qualità. I vigneti delle Langhe sono rinomati per i vini che se ne ricavano, come il Dolcetto delle Langhe Monregalesi, per l'appunto, vino Doc dal colore rosso rubino e dal gusto asciutto e profumato. Un altro prodotto esclusivo della zona è il Raschera, formaggio di latte di vacca miscelato sapientemente con quello di pecora o di capra. Anche il fungo porcino è tra le specie rinomate, così come il “tuber magnatum” o tartufo bianco.

Storia. La pre-protostoria del territorio Monregalese è poco conosciuta soprattutto per mancanza di ricerche scientifiche. Le cavità carsiche, ad esempio, rilasciano, al momento, solo abbondanti resti di faune (es. “Ursus Spelaeus”). Anche età successive sono scarsamente documentate. Ma, durante il Neolitico, certamente gruppi umani si sono insediati in quest'area: lo si deduce dalla notevole quantità di lame levigate rinvenute, costruite in pietra verde. Per il periodo che precede la romanizzazione (età del Ferro) le testimonianze sono meglio conosciute. Luoghi di insediamento infatti sono stati individuati in molte località della zona. Questa, poi, fu sottomessa ai Romani come il resto della regione, e del periodo non sono rimaste che sporadiche tracce. Le invasioni barbariche, che interessarono anche le Alpi Marittime alla caduta dell'impero romano, favorirono vari spostamenti e insediamenti abitativi nelle alte valli. Tra il III ed il IV secolo, pastori di origine occitana cominciarono a stabilirsi sulle pendici settentrionali del Monte Moro e nelle zone adiacenti. Tra il 950 e il 975 le valli dovettero subire le scorrerie dei saraceni, la cui presenza si può arguire, più che dai ritrovamenti, dai nomi di luoghi e dalle leggende locali. Dopo l'anno Mille anche queste valli parteciparono alla fioritura generale dell'economia e della cultura. Dalla seconda metà del XII secolo divenne centro di irradiazione del popolamento e dell'agricoltura la Certosa di Casotto. Allora sorgono nuovi paesi; e da vari atti del X, XI, o al più tardi XII secolo sono ricordati molti abitati della zona menzionati come fonti di notevole reddito per l'uso dei pascoli in quota. Con il fiorire delle autonomie comunali, il Monregalese godeva di una notevole autonomia, cui dovette rinunciare con l'arrivo dei Savoia nel XV secolo: questi cercarono di eliminare i privilegi di cui godeva la comunità monregalese, con vari mezzi anche violenti. Tre secoli dopo, l'esercito francese occupava -preludio alla successiva avanzata di Napoleone- vaste zone di questo versante della provincia. La rivoluzione industriale, infine, non mutò eccessivamente quegli scorci che tutt'oggi possiamo ammirare, mentre continua a svilupparsi con successo l'industria turistica.

Saluzzese

Territorio. Nonostante l'insediamento dell'uomo tanto capillare, l'ambiente del Saluzzese offre numerosi motivi d'interesse naturalistico. Comprendendo ampie aree di tre valli, Po, Bronda e Infernotto, che convergono nella pianura saluzzese, la zona trova il suo nucleo centrale nel massiccio del Monte Bracco (1.307 metri), quasi un'isola rocciosa che si alza da un mare di campi coltivati; e risalendo per l'alta valle troviamo il Monviso (3.841 metri), la montagna dalla forma imponente e punto di riferimento delle Alpi Cozie, dalla cui cima si può ammirare tutta la pianura piemontese. Il paesaggio è prevalentemente quello collinare delle basse Langhe, dominato dalle rinomate colture viticole e completato più in alto dal mosaico dei boschi, prati e coltivi su una conformazione geologica, caratterizzata da strati paralleli di arenarie e marne, originatesi da antichi depositi marini del Terziario. Il complesso è segnato da tre incisioni corrispondenti ai corsi d'acqua principali che l'attraversano: il Belbo, il Bormida di Millesimo e l'Uzzone. Pian del Re, dove ha origine il Po, e della Regina sono mete naturalistiche di grande rilievo. All'interno dello stesso ambito territoriale si possono distinguere due principali sotto-ambienti naturalistici: il primo, a nord-ovest, è caratterizzato da una prevalenza di castagni e boschi di latifoglie; il secondo, a sud-est, più ripido e secco, è coperto da boscaglie di roverella, orniello e pino silvestre. Anche quest'area ospita una riserva naturalistica dove crescono numerose specie arboree, arbustive e floreali, favorite dalle influenze climatiche provenienti dal vicino Mar Ligure. In prossimità dell'antica Augusta Bagiennorum è stata, di recente, istituita una riserva naturale dall'omonimo nome, dove unitamente alle bellezze naturalistiche si possono ammirare scavi archeologici della città romana.

Comunicazioni. La rete viaria è rappresentata principalmente dalla statale n. 20 del Colle di Tenda e di Valle Roja, che incide verticalmente parte del territorio, dalla statale n. 662 di Savigliano per Saluzzo e dalla n. 589 dei Laghi di Avigliana, che attraversa la Valle Po e conduce al capoluogo. Da segnalare inoltre una rete viaria secondaria ma dalla particolare valenza storico-naturalistica e quindi turistica. Si tratta dei numerosi sentieri, di antichissima origine, custoditi in Valle Po. Il Parco Naturale del Po a fine 2001 ha iniziato i lavori di recupero e segnalazione della “Via del Sale”, percorso adattato alla sentieristica attuale presente nella media valle: nel medio evo fu una delle più importanti vie attraverso cui l'antico Marchesato di Saluzzo e la Francia effettuavano i loro scambi commerciali. Con la realizzazione del Buco di Viso, la prima galleria nella storia delle Alpi, scavata a 2.800 metri di quota per volere del Marchese di Saluzzo Ludovico II negli anni 1475-80, l'importanza di questa rotta fu ampliata, con il sempre maggior transito di merci e derrate, in particolare il sale che proveniva dagli stagni del Marsigliese. Oggi la “Via del Sale” è un percorso di carattere escursionistico.

Storia. I paesi che fanno parte del paesaggio storico del Monte Bracco hanno non solo affinità territoriali ma affondano le loro radici in una millenaria storia documentata, nell'ambito dell'antico marchesato di Saluzzo, che prende avvio dalla fondazione di importanti centri religiosi di epoca medievale. Il momento più incisivo fu l'edificazione dell'Abbazia di Staffarda, a Revello, avvenuta nel XII secolo: un atto determinante per tutta l'area del Saluzzese, che prosegue, pochi decenni dopo, con la costituzione del monastero cistercense femminile di Riffredo, un forte riferimento religioso, politico ed economico per tutta la Valle Po e non solo. Ma anche l'antica Abbazia di Pagno testimonia vicende importanti, così come la Certosa di Monbracco, sopra Barge, segna un ulteriore collegamento tra le varie comunità della zona, nonostante la sua povertà economica. Si tratta di un intreccio di avvenimenti non solo locali, che nei secoli hanno portato il territorio in questione ad assumere connotazioni decisamente omogenee in molte delle sue caratteristiche: cultura, tradizione, economia. Molte importanti vicende di cronaca, a partire dall'anno mille, sono state raccolte dagli scritti del nobile Giovanni Andrea Saluzzo di Castellar, il quale, attraverso le pagine del suo diario il “Charneto”, scritto tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, ripercorre la storia di questi luoghi mettendo insieme i documenti relativi alle loro istituzioni. Assediata dai saraceni nel X secolo, passò sotto vari signori locali fino a che gran parte di quest'area non fu riunificata sotto il Marchesato dei Saluzzo. Per il resto, ricalca in gran parte le vicende che riguardarono l'intera provincia, dal dominio dei Savoia a quello spagnolo, per finire con il capitolo della resistenza.

Struttura socio-economica. I processi storico-economici di questa parte della provincia sono deducibili, più che da documentazioni scritte, da una serie di testimonianze incise nel paesaggio stesso, nelle risorse naturali. Il paesaggio, prevalentemente agrario, svelando le tracce di una economia del passato, ne suggerisce anche i futuri sviluppi, non solo per quanto riguarda il settore agricolo ma per tutta una serie di attività produttive, che riescono ad amalgamarsi armonicamente nell'ambiente. L'agricoltura trova la sua specializzazione nel settore frutticolo (Castellar, Pagno e Revello); sulla collina prevalgono la viticoltura, da cui si ottiene il vino “Quagliano”, l'olivicoltura e lo sfruttamento dei boschi per il legname e per le castagne. Anche se il castagno, oggi, rimane più che altro un elemento paesaggistico, la castagna è la protagonista di molte sagre e incontri gastronomici. Sebbene non sia caratterizzante, anche l'allevamento di bovini e ovini viene ampiamente praticato in queste vallate. La millenaria attività estrattiva della pietra rimane qui molto fiorente e si distingue nella quarzite del Monbracco, che caratterizza ancora Barge, e nel pregiato marmo a “Gneis” nel vallone Gilba. Ma i vecchi mestieri non sono stati dimenticati, anche se molte imprese artigianali, operanti in vari settori, sorte un po' ovunque, seguono inesorabilmente il progresso tecnologico. Oggi, ad esempio, l'artigianato del legno resta in molti comuni l'attività principale, che viene svolta, seppure con l'ausilio dei moderni mezzi, mantenendo la qualità della tradizione.

Langhe-Roero

Territorio. È un'area collinare, ricoperta di prati, vigne, rigogliosi pescheti, boschi di castagni e campi rossi di fragole. Le particolari colline, dai morbidi profili, caratterizzano il paesaggio di questa zona, che segue verso sud il percorso del fiume Tanaro, delimitata a est dal Bormida e dal Belbo nonché, a nord-est di Alba, dal Tinella, mentre il torrente Cherasca l'attraversa. Anche la zona del “Roero” -così denominata per i signori che ne ebbero per molto tempo il dominio- è compresa in questo ambito ed è anch'essa contraddistinta da un paesaggio collinare che rimane piuttosto uniforme sulla parte occidentale, sinuoso e contorto ad oriente. Lungo la dorsale di queste colline si distinguono le “rocche”, forre profonde e affilate che tagliano nel vivo la collina mettendone a nudo le stratificazioni del terreno.

Comunicazioni. Le linee di percorrenza più rilevanti, e che attraversano i principali nuclei urbani della zona, sono: la E74, che, ricongiungendosi alla E717, rappresenta un tracciato viario diretto con la Francia e con Torino, permettendo, inoltre, il collegamento con la provincia di Asti e il Monferrato; la statale n. 231 di Santa Vittoria, che in direzione sud crea un collegamento interno con le aree limitrofe del Saluzzese e del Monregalese; la statale n. 29 del Colle di Cadibona, che in direzione nord mette in comunicazione quest'area con il capoluogo piemontese e il suo hinterland, mentre a sud si trasforma in un percorso piuttosto tortuoso con la funzione prevalente di servizio per i piccoli centri, giungendo fino in Liguria. Altre strade minori mettono in comunicazione i numerosi nuclei urbani di cui è costellata l'intera provincia.

Storia. L'area intorno ad Alba fu abitata sin dal neolitico e in epoca romana ma fu molto fiorente soprattutto in epoca medievale (è in questo periodo che le Langhe videro sorgere una miriade di castelli, chiese e abbazie); fu, però, anche teatro di vicende legate ad un periodo assai triste della storia. Il territorio delle Langhe, infatti, centro dell'eresia catara, assistette a penose persecuzioni, nonché a guerre di religione, con esiti devastanti anche sull'economia della zona. Subì le invasioni barbariche, in particolare dei Visigoti, e, come d'altra parte il resto della provincia, le scorrerie saracene. Assoggettata agli angioini e conquistata dai Visconti, fu successivamente contesa tra francesi e spagnoli. Verso la metà del XVI secolo, venne assediata ed espugnata da questi ultimi. Nel XIII secolo, fu contesa dagli Acaia, dai Savoia, dai Monferrato e, ancora, dai Visconti e dai Savoia. L'area compresa tra il Bormida e il Tanaro, denominata Roero, fu feudo del vescovo di Asti e nel 1374 fu concessa da quest'ultimo a Guglielmo Roero che, insieme alla sua famiglia, dominò a lungo queste terre facendone un forte baluardo dell'area vescovile (la zona pullula di castelli, per la maggior parte appartenuti alla famiglia dei Roero). Ma i suoi discendenti, in epoca signorile, frazionarono il feudo, tanto che nella prima metà del Cinquecento il potere locale era diviso fra parecchi consignori. Anche quest'area della provincia fece da tragico scenario durante la resistenza, ispirando scrittori autorevoli che qui ebbero i natali.

Struttura socio-economica. L'area delle Langhe e del Roero poggia su un'economia di tipo tradizionale sì, ma sviluppata secondo criteri attualissimi. Patria dello slow-food, coniuga amabilmente cultura e tradizione con strumenti all'avanguardia nel campo promozionale della diffusione. Come è noto, queste zone trovano una forte connotazione nei prodotti enogastronomici: i vini pregiati come il Barolo, il Barbaresco, il Dolcetto e l'Arneis nel Roero; il celebre tartufo bianco di Alba, famoso fungo ipogeo, tipico di questa zona, che custodisce caratteristiche che lo rendono unico in natura (oggi Alba è una delle capitali della gastronomia europea e mantiene la sua fama grazie anche alla celebrazione che si tiene ogni anno dal 1929, in occasione del raccolto del tartufo bianco). Il turismo in questo contesto è un veicolo trainante e al tempo stesso uno strumento necessario per l'accoglienza dei visitatori, provenienti da ogni dove.

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