"Al mur di soranòm" nasce da un'idea del concittadino Peter Tonti. Tonti si è fatto interprete e cultore della memoria cittadina attraverso il libro "Genia Catulghina" che raccoglie il frutto di una sua sfacettata ricerca recuperando le memorie locali tra cui i soprannomi dialettali sia personali e che quelli della casata. "Era importante in Romagna -scrive Peter - il soprannome personale e quello della casata, perché fino a non molto tempo fa, se cercavate qualcuno non dovevate dire il nome e cognome, in tal caso forse non capivamo chi cercavate, ma se dicevate il soprannome tutti allora capivano". Antroponimia popolare di Lucia De Nicolò La memoria storica ricostruita in questo murale di Piazza del Mercato riguarda un affresco della gente di Cattolica attraverso i soprannomi. Alcuni si riferiscono a personaggi particolari, altri sono venuti nel corso del tempo a connotare ceppi familiari. Il soprannome nella comunità risultava più importante del cognome per il riconoscimento di una persona e per questo veniva spesso riportato anche nei documenti ufficiali. Molti soprannomi si sono trasmessi per generazioni, divenendo una sorta di sub-cognome identificativo della famiglia. La scelta del soprannome era dettata dal ricordo del nome di un avo (per es. Marzilén, Marcellino; d'la Columbòna, Colomba), oppure dettato dall'individuazione di pregi o difetti fisici, da vizi e abitudini, dal mestiere, dal luogo di provenienza o residenza, da altri elementi connotativi che in qualche modo potevano essere collegati ad un soggetto o ad una famiglia. Il trasferimento poi del soprannome di una persona (madre, padre) ai diretti discendenti per più generazioni può comportare la permanenza di termini dialettali antichi caduti in disuso, non sempre di facile interpretazione. Alcuni soprannomi, che si sono mantenuti identici per alcuni ceppi familiari nel lungo periodo, si rivelano molto antichi, perché documentati in atti ufficiali tra Cinque e Settecento: Scapiéd, Bulén, Crusén, Purtént, Saltalùs etc.