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Provincia di SALERNO

Capoluogo: Salerno

Scheda

 
Stemma della provincia Salerno
   

Provincia di Salerno - Statistiche

Territorio. Provincia estesa nella parte meridionale della regione, con una conformazione prevalentemente montuosa. La sua economia verte, oltre che sulle attività rurali -le quali presentano i caratteri di un'autentica industria nelle aree di recente bonifica (agro sarnese-nocerino e piana del fiume Sele) mentre costituiscono un pesante retaggio del passato nelle zone montane-, sul moderno sviluppo dell'industria e del terziario, nonché sui notevoli proventi del turismo; quest'ultimo, consolidatosi sulla costa, si va affermando anche nell'entroterra cilentano sotto forma di scoperta delle attrattive naturalistiche non esclusivamente balneari. La popolazione provinciale, distribuita in 158 comuni, presenta un indice di vecchiaia inferiore alla media e si concentra soprattutto in quattro zone della circoscrizione: il golfo di Salerno con la valle del fiume Irno, dove il capoluogo di provincia guida l'irresistibile ascesa demografica, l'agro sarnese-nocerino, la bassa valle del fiume Sele e la costiera cilentana.  I maggiori sistemi orografici della provincia sono costituiti dai Monti Picentini e Lattari a ridosso del capoluogo di provincia e della catena degli Alburni nel Cilento, dove si ergono anche i massicci isolati del monte Cervati, del Monte Sacro o Gelbison e del monte Stella. Zone di incontaminata bellezza, quindi si distribuiscono tanto lungo il confine nord-occidentale e nord-orientale della circoscrizione, dove creano scenari idilliaci a un passo dalla conurbazione salernitana, tanto nella vasta periferia meridionale della provincia, inserita nel Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Fra queste due aree montuose, dai caratteri antropici diametralmente opposti -popolosa, disciplinata e generalmente valorizzata quella a nord di Salerno, silenziosa, selvaggia, severa e per lo più scarsamente popolata quella a meridione-, si distendono le fertilissime piane dei fiumi Sarno e Sele, con la loro dimensione rigorosamente orizzontale e la rigida geometricità delle loro partizioni. Sovente protese sul litorale, le imponenti catene montuose vestono i colori della macchia mediterranea, dei boschi misti di latifoglie (aceri, carpini neri, castagni, ornielli e sorbi), dei cerreti e delle faggete d'alta quota; determinano inoltre lunghi tratti di costa rocciosa e alta, che a nord del capoluogo di provincia disegnano la costiera amalfitana e a sud quella cilentana -da Salerno ad Agropoli, però, si estende un lungo e spazioso arenile sabbioso: qui si susseguono, a breve distanza l'uno dall'altro, nuclei abitati che presentano talvolta uno sviluppo urbano ed edilizio caotico-. Complessa e abbondante la rete fluviale: dai Monti Picentini ha origine il fiume Sele, uno dei bacini più ampi dell'italia meridionale, che, dopo aver ricevuto il copioso apporto idrico dei fiumi Tanagro e Calore, attraversa una vasta pianura alluvionale per poi sfociare nel golfo di Salerno; dalla sella di Montoro nasce invece il fiume Sarno, mentre il Cilento presenta un sistema fluviale particolarmente fitto, all'interno del quale spiccano per lunghezza e portata i fiumi Alento, Lambro, Mingardo e Bussento. Lo stemma, concesso con Regio Decreto, è "troncato", con una bussola da navigazione sulla linea di partizione; allo strumento che contiene le lettere M, T, G, L, S, O, L e P puntate, sono attaccati quattro "semivoli": due, di colore nero e accompagnati da una stella d'oro, si stagliano su fondo d'argento nella metà superiore dello scudo; gli altri due, argentati, risultano sullo smalto nero che contraddistingue la metà inferiore. Lo stemma usato dalla Provincia è quello riprodotto nella pagina precedente.    

Comunicazioni. La funzionalità e l'efficienza della rete di comunicazioni è sbilanciata a favore di Salerno e della sua area metropolitana. Oltre a rappresentare un'importante nodo ferroviario, su cui convergono le linee Salerno-Sarno, Salerno-Avellino e napoli-reggio Calabria, il capoluogo di provincia è infatti al centro di una fitta trama di strade statali -n. 88 dei due Principati e n. 18 Tirrena Inferiore- e autostrade -Napoli-Reggio Calabria (A3), Caserta-Salerno (A30) e raccordo Salerno-Avellino dell'A3-. Le zone a est e a sud di Salerno sono assai meno favorite  ma possono comunque contare su importanti arterie viarie e ferroviarie, che, con andamento pressoché radiale si distaccano dal sistema centrale delle comunicazioni: le linee ferroviarie Napoli-Reggio Calabria e Battipaglia-Potenza; le strade statali n. 18 tirrena Inferiore e n. 91 della valle del Sele; l'autostrada Napoli-Reggio Calabria (A3) e la statale n. 19 delle Calabrie, che attraverso il Vallo di Diano sottraggono all'isolamento larga parte dell'entroterra cilentano, collegando la Campania con la Calabria e la Basilicata. Nella penisola sorrentina le strade statali n. 145 Sorrentina e n. 163 Amalfitana, particolarmente suggestive in quanto scavate nella roccia e affacciate su incantevoli scenari, assolvono a funzioni prevalentemente turistiche. Di notevole importanza nell'ambito del sistema portuale del basso Tirreno, lo scalo marittimo di Salerno assolve a una funzione integrata e complementare rispetto a quello di Napoli; i molti porti e approdi turistico-pescherecci della costa salernitana -Acciaroli (Pisciotta), Amalfi, Agropoli, Camerota, Casal Velino, Cetara, Palinuro, Pisciotta, Policastro Bussentino (Santa Marina), San Marco di Castellabate (Castellabate), Sapri e Scario (San Giovanni a Piro)-, inoltre, sono in larga misura dotati delle attrezzature, dei serevizi e delle opere di protezione atte a garantire la sicurezza della navigazione da diporto e l'efficienza e dei collegamenti con il retroterra. Per quanto riguarda l'aeroscalo militare e civile di Pontecagnano, utilizzato prevalentemente per i collegamenti con la Basilicata e per il trasporto dei prodotti della valle del fiume Sele, si ipotizza un trasferimento di parte delle mansioni finora sostenute unicamente dall'aeroporto di Napoli/Capodichino.    

Storia. La presenza dell'uomo è attestata con certezza dal paleolitico, come testimoniano i reperti archeologici, risalenti a circa 13.000 anni fa, scoperti nella grotta La porta, vicino Positano; la sella di Conza e la vallata del fiume Sele, infatti, hanno rappresentato, fin da quest'epoca, naturali vie di comunicazione di primaria importanza tra il versante adriatico e quello tirrenico della penisola. Il territorio provinciale venne occupato, intorno al III millennio a. C., dalle genti del Gaudo, che presentavano notevoli affinità culturali con gli abitanti delle Cicladi e dell'Anatolia. Alla prima età del ferro (IX-VIII secolo a. C.), invece, risale le necropoli di San Marzano sul Sarno, dalla quale si sono ricavate importanti testimonianze sull'organizzazione socio-economica del territorio, che ospitava insediamenti agricoli sparsi del gruppo italico degli enotri. In questo periodo si sviluppò anche la cultura villanoviana, che, attraverso l'Etruria, si propagò nell'attuale circoscrizione salernitana -ne sono testimonianze preziose la necropoli di Pontecagnano e l'insediamento di sala Consilina-. Da fonti classiche, inoltre, sappiamo della presenza etrusca, che si spinse fino al corso del Sele, e dei suoi scontri con le colonie greche della costa per ilpredominio nel Mediterraneo. Nella seconda metàdel VI secolo a. C. i lucani penetrarono nel territorio che, particolarmente nella parte meridionale -Vallo di Diano e Cilento-, risentì fortemente degli influssi culturali di questo popolo. Nel corso della loro espansione verso la costa tirrenica i lucani -confederati con i sanniti e alleati del tiranno di Siracusa Dionisio I- investirono le colonie greche del golfo di Policastro (PYXUS e SCIDRUS), conquistandole; intorno al 400 a. C. cadde nelle loro mani anche la più fiorente tra esse, quella di POSEIDONIA (Capaccio) -fondata dai coloni di Sibari, poco più a sud della foce del Sele, verso la fine del VII secolo a. C.-, cui diedero il nome di PAISTON; la colonia di ELEA o VELIA (Ascea), invece, grazie alla sua possente cerchia di mura, fu in grado di resistere alla conquista, restando indipendente. Dopo le guerre sannitiche (343-341 a. C. e 323-303 a. C.) e la sconfitta di Pirro (275 a. C.) Roma divenne la potenza egemone della Campania, occupando i territori dei lucani -PAISTON divenne colonia romana col nome di PAESTUM-, deportando nella piana di Salerno e nel territorio di Eboli una parte dei picentini (263 a. C.) e fondando la colonia di SALERNUM (194 a. C.). Dopo la riorganizzazione augustea dell'Italia, l'attuale territorio della provincia salernitana venne diviso tra la REGIO I, che comprendeva anche il Lazio e si spingeva fino al basso corso del fiume Sele, e la REGIO III, che si estendeva dalla Sella di Conza alla Calabria. Le invasioni barbariche, all'indomani del crollo dell'impero romano, non risparmiarono questa parte della regione, che fu duramente colpita dalla lunga e sanguinosa guerra greco-gotica (535-555). La successiva penetrazione longobarda nel Mezzogiorno rese più accentuata la divisione della regione in due parti: una costiera, rimasta sotto il controllo bizantino, che comprendeva, tra gli altri il territorio di Agropoli, e una interna formata dal ducato longobardo di Benevento (principato dal 774), che inglobava tutto il resto della pronincia salernitana. L'antico CASTRUM di Salerno fu rinnovato, ampliato e reso florido dal principe Arechi II (758-787), che si spostò in questo luogo con tutta la corte per allontanarsi dal pericolo franco; in seguito allo smembramento  del principato di Benevento, causato dalle lotte intestine tra le piu nobili famiglie longobarde il principato di Salerno si rese successivamente autonomo (839). Gli imperatori d'Oriente, tuttavia, consideravano loro sudditi i principi longobardi dell'Italia meridionale -Guaimario I di Salerno (880-901) dovette recarsi a Bisanzio, dove gli fu conferito, dall'imperatore Leone VI il titolo di PATRIKIOS imperiale e gli vennero riconosciuti i diritti ereditari sul principato di Salerno-; questo fatto causò notevoli attriti tra Bisanzio e il principato, parzialmente bsuperati per far fronte ai saraceni. Questi ultimi assediarono Salerno (871) e costituirono una base ad Agropoli, da dove partirono per successive scorrerie. All'esistenza del principato longobardo di Salerno posero fine i normanni, che nel 1077 lo conquistarono, facendo di Salerno la capitale del loro regno nel Mezzoggiorno per oltre mezzo secolo, prima di spostarla a Palermo. Sul finire del XII secolo l'intera circoscrizione salernitana venne acquistata ai domini imperiali degli Svevi, cui rimase fino alla successiva occupazione angioina, passando in seguito attraverso le dominazioni aragonese, spagnola, austriaca e borbonica.  

Struttura socio-economica. Tutte le principali pianure della provincia (agro sarnese-nocerino, bassa valle del fiume Sele e Vallo di Diano) hanno conosciuto una fase secolare di impaludamento e di drammatico spopolamento; tuttavia, grazie ad intense e laboriose opere di bonifica, seguite dalla colonizzazione agraria, proprio in queste aree si è registrata nel corso del Novecento, e in particolare fra gli anni Cinquanta e Sessanta, la maggiore concentrazione di attività produttive. Da svariati decenni, infatti, la solida economia dell'agro sarnese-nocerino ruota intorno alle produzioni ortofrutticole, nell'ambito delle quali la coltivazione di pomodori "San Marzano", strettamente connessa all'industria conserviera, occupa un posto di primo piano; più recente ma assai promettente lo sviluppo dell'industria agro-alimentare e zootecnica nella piana del fiume Sele. Sulla costiera amalfitana e su quella cilentana fervono proficue attività marinare e nella bella stagione si svolge un intenso movimento turistico; fino a pochi decenni or sono quest'ultimo era completamente estraneo alle zone interne e montane della circoscrizione ma con l'istituzione del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano (1991) e del parco regionale dei Monti Picentini (1993) nuove prospettive di crescita sembrano destinate a far dimenticare all'entroterra salernitano secoli di isolamento e marginalità.

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