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Provincia di IMPERIA

Capoluogo: Impèria

Scheda

 
Stemma della provincia Imperia
   

Provincia di Imperia - Statistiche

Territorio. Posta ai piedi delle Alpi marittime, questa sottile striscia di costa, più nota come Riviera di Ponente, è immersa in uno scenario suggestivo, in cui le colline digradanti verso il mare sono coperte da fiori e dal verde lussureggiante della vegetazione mediterranea. Compreso tra il Piemonte (a nord), la “Costa Azzurra” francese (a ovest), la provincia di Savona (a est) e il mar Ligure (a sud), il territorio della più occidentale delle province liguri, con 67 comuni, è quasi per intero esteso sul versante meridionale delle Alpi Liguri (fa eccezione, al di là del Colle di Nava, la piccola valle del fiume Tanarello), con contrafforti che si riversano nel mare e una frazionata cimosa costiera pianeggiante; il nord del territorio è compreso nel bacino imbrifero del fiume Tanaro. Le dorsali montuose che dalla valle della Roia risalgono verso il bacino delle valli Nervia e Argentina costituiscono il confine con la Francia; nei pressi dello spartiacque principale tra i versanti ligure e padano, invece, è quello con il Piemonte; lungo la valle di Arroscia, con uno sbocco sul mare fra Cervo e Andora (SV), corre il confine con la provincia di Savona. Limitato per estensione, presenta una conformazione piuttosto uniforme; è quasi tutto montuoso, benché coesistano i due ambienti: montano e marino; più che nelle altre province liguri, sono a contatto diretto l’ambiente marittimo e costiero e il paesaggio alpino, anche per la presenza di valli (Impero, Argentina, Nervia, Roia) che, correndo perpendicolarmente alla catena principale (quasi parallela al mare) e separate fra loro da alte dorsali, si riversano in gran parte nel mare, formando promontori o capi. Questa sezione delle Alpi Liguri trova la sua vetta più elevata nel monte Saccarello, che con i suoi 2.200 metri si biforca nella dorsale occidentale e in quella orientale; lungo la prima passa il confine con la Francia, in cui numerose sono le vette che superano i 2.000 metri; la dorsale orientale, diramata in molti contrafforti, ha il suo culmine nel monte Frontè, con un’altitudine di 2.153 metri. La valle longitudinale dell’Arroscia è chiusa a nord da un’altra catena montuosa mentre perpendicolarmente alla costa corrono dorsali, fra le quali spiccano il monte Ceppo, che raggiunge 1.627 metri, e il monte Bignone, che con i suoi 1.299 metri domina i monti retrostanti San Remo, che costituiscono una sorta di teatro naturale. L’andamento dei rilievi, perpendicolare al mare, è all’origine di numerose insenature che intarsiano la costa, allo sbocco delle valli più o meno grandi; al loro interno, per opera delle alluvioni, si sono generate spiagge piuttosto grandi (se rapportate a quelle della Riviera di Levante), che trovano delimitazione negli alti promontori (i principali dei quali sono: Capo Cervo, Capo Berta, Capo Verde, Capo Nero, Capo Sant’Ampelio, Capo Mortola). Le splendide baie che si aprono fra numerosi promontori rocciosi la rendono affascinante ma la zona risulta interessante anche per la sua importanza archeologica: numerosi sono gli insediamenti primitivi ritrovati. La compresenza degli ambienti alpino e costiero e la rapida transizione dall’uno all’altro generano una diversità climatica che può essere compendiata in tre tipi: quello della costa; quello del retroterra e il clima della displuviale. Se il litorale presenta condizioni climatiche particolarmente favorevoli, causate dalla scarsa piovosità, il retroterra, nella zona più vicina alla displuviale ha un clima alpino, con frequenti nevicate invernali, benché il clima marittimo riesca a penetrare fin nelle vallate perpendicolari, chiuse a monte dagli alti rilievi, così da favorire la presenza di specie vegetali tipiche del clima mediterraneo (come l’olivo, che qui riesce a sopportare anche l’altitudine degli 800 metri, i fiori, gli agrumi, in particolare i limoni, e gli ortaggi). Caratteristico della sua idrografia è il fiume Roia, unico fra i fiumi liguri non soggetto alle magre del periodo estivo, per la sua alimentazione parzialmente nivale; è utilizzato anche per la produzione di energia idroelettrica. Numerosi sono i torrenti brevi, tra i quali sono la Nervia, l’Argentina e l’Impero, nella piana alluvionale del quale sorge Oneglia (località del capoluogo provinciale), che è all’origine del nome di Imperia. Le zone interne di montagna poste sulle Alpi Marittime risultano meno abitate rispetto alla Riviera di Ponente, lungo la quale la popolazione è maggiormente concentrata. La posizione di frontiera favorisce significativamente la presenza di stranieri, il cui numero risulta superiore alla media nazionale: è maggiore la percentuale di persone anziane, attirate dalla mitezza del clima della Riviera, rispetto a quella degli immigrati in età lavorativa. Lo stemma provinciale, semitroncato partito, è stato concesso con Regio Decreto. Nella prima sezione, a sfondo rosso, sono rappresentate quattro torri d’argento merlate alla guelfa (porto Maurizio); nella parte inferiore campeggia un ulivo verde su fondo argentato (Oneglia); nella terza sezione, infine, lo sfondo rosso è dominato dall’immagine di un leone rampante coronato d’oro, appoggiato a una palma (San Remo).

Comunicazioni. È attraversata nei sensi est-ovest e nord-sud dalle due linee ferroviarie principali: la Ventimiglia-Cuneo e la Genova-Ventimiglia. La prima copre solo l’estremità occidentale della provincia; la seconda è parallela alla costa, come la strada statale n. 1 via Aurelia, sulla quale si innestano le strade che collegano la costa con il Piemonte: la strada statale n. 28 del colle di Nava, la strada statale n. 548 della valle Argentina e la n. 20 del colle di Tenda e di val Roja; segue, invece, l’andamento est-ovest la strada statale n. 453 della valle di Arroscia, che si innesta nella n. 28 presso Pieve di Teco. Per quanto riguarda le comunicazioni marittime, sempre più importanti sono i porti turistici di Bordighera, Imperia e San Remo, cui si aggiunge quello di Taggia, che accolgono un notevole flusso di imbarcazioni sia italiane che straniere, in particolar modo francesi. Unico tracciato autostradale è quello dell’A10 Ponte S. Luigi-Genova.

Storia. Si può dire che la civiltà di questa zona, come tutta quella ligure, sia nata sul mare, nelle caverne dei Balzi Rossi presso Ventimiglia, abitate dall’uomo preistorico del periodo paleolitico (da 240.000 a 10.000 anni fa); nel VI secolo a.C. dovevano essere intensi i rapporti dei liguri con italici, greci ed etruschi; sempre sul mare, in età storica, si è manifestato il valore della gente ligure. Dal III secolo si ebbe il contatto con la civiltà romana che, se per Genova e il suo entroterra risultò pacifico, non altrettanto lo fu per la Riviera di Ponente: le tribù liguri che l’occupavano ne contrastarono l’avanzata, talvolta per i legami di tipo politico e commerciale che si erano instaurati con i cartaginesi. Dall’89 a.C. fu estesa la cittadinanza romana anche a questa zona della Liguria e, in età augustea, fra le altre, Ventimiglia Albintimilium spiccava come uno dei luoghi più importanti della riviera romanizzata. Anche qui, come nel resto della Liguria, la posizione dei porti fu determinante per gli interessi dei bizantini, che la inserirono nella provincia Marittima Italorum e che per lungo tempo la difesero dagli attacchi esterni. Dopo l’avvento dei longobardi, con Rotari, nel 643, si ebbe un periodo oscuro, in cui si ipotizza ci sia stata una divisione in ducati e poi in contee, cui seguì, durante il periodo di regno di Berengario II (nella seconda metà del X secolo) l’appartenenza alla Marca Arduinica. Dopo la parentesi oscura dovuta alla presenza dei saraceni, il cui pericolo fu scongiurato nel 972, sopraggiunse la rinascita del X secolo, quando si riaffermò lo splendore di Ventimiglia; non altrettanto si può dire per l'entroterra, in cui il frazionamento delle marche berengariche lasciò in eredità una miriade di piccole entità amministrative feudali. L’ascesa di Genova a grande potenza marinara determinò nei secoli XI e XII un riacutizzarsi delle sue mire espansionistiche sulle due riviere e sull’immediato entroterra; ma le pretese di Genova contrastavano con quelle di centri di potere feudale tenaci e tutt’altro che remissivi, come Ventimiglia. Nella politica di espansione di Genova rientrarono le sortite contro Taggia e San Remo, in cui, nel 979, erano già vincoli e feudi genovesi. L’elevazione ad arcivescovado della diocesi di Genova ne riacutizzò le pretese contro il circondario: una meta ambita fu Oneglia, contro la quale fallì il tentativo di impossessarsene nel 1148, mentre otto anni prima era stata conquistata Ventimiglia. Dovette soccombere pure Porto Maurizio, nel 1169, e nel 1195 anche Diano venne costretta a cedere alle condizioni della “Superba”; l’installazione di presidi a Monaco nel 1197 aveva lo scopo di ridurre a maggiore malleabilità la riluttante Ventimiglia. In seguito alla secolare lotta fra Genova e Savona rimarranno indipendenti e ostili il principato di Seborga e Oneglia, dominata dai Savoia. Alla data della costituzione della provincia di Genova, fissata dal Regno di Sardegna nel 1860, il resto della Liguria era compreso nella provincia di Porto Maurizio, ancora divisa amministrativamente da Oneglia.

Struttura socio-economica. Due elementi concorrono a rendere negativo l’andamento demografico naturale, per cui il numero di morti supera quello dei nati vivi: l’invecchiamento della popolazione, che contribuisce ad elevare la mortalità, e il consolidamento della denatalità causato, anche in questa come nelle altre province della Liguria, dal basso numero di donne in età feconda. Il settore primario e le attività terziarie fanno registrare una quota di occupati superiore alla media nazionale. Il numero di lavoratori autonomi risulta notevole anche per l’elevato numero di piccole imprese che operano nella floricoltura. Sebbene le percentuali della disoccupazione risultino più basse rispetto alla media regionale e nazionale, si avverte uno squilibrio tra domanda e offerta di lavoro, dovuto anche all’incidenza del lavoro irregolare, da considerare elevata soprattutto nel confronto con le altre aree centro-settentrionali. Fra le cause determinanti un reddito disponibile delle famiglie maggiore rispetto a quello delle altre province italiane sono: l’incidenza delle prestazioni previdenziali (dovuta alla elevata presenza di anziani con oltre 64 anni) e la quantità dei redditi da capitale (fitti effettivi e figurativi, utili e dividendi societari, interessi attivi netti). Il diffuso benessere nella provincia è indicato dalla quota dei consumi procapite (superiori alla media nazionale) e da quella dedicata alla spesa alimentare (data dalla propensione a soddisfare bisogni di prima necessità), che risulta inferiore a quella nazionale. Superiore alla media nazionale risulta la disponibilità di alloggi, per superficie come per numero di stanze nelle abitazioni occupate, e soddisfacente è la dotazione di infrastrutture al servizio della collettività, come ospedali, scuole, servizi ricreativi. La politica di tutela della salubrità dell’aria e del mare concorre ad assicurare buone condizioni abitative; anche le ridotte dimensioni del traffico commerciale marittimo contribuiscono a rendere meno nocive che nelle altre province liguri le principali fonti inquinanti. Elevato risulta il numero di micro-imprese (che contano fino a 9 addetti), di molto superiore alla media nazionale, che assicurano la diffusione dell’imprenditorialità: la loro polverizzazione investe quelle del settore primario, dedite soprattutto alla floricoltura, nonché gli esercizi alberghieri e commerciali, la cui esistenza è connessa all’afflusso turistico delle zone balneari. La dimensione limitata delle imprese, che implica un loro minore potere contrattuale, è la principale causa di un costo medio del denaro, praticato dalle banche, più elevato della media nazionale. Importante risulta anche l’apporto dell’artigianato (superiore alla media regionale), alla costituzione del valore aggiunto, benché esso non assuma le dimensioni rilevanti di altre province italiane. Connesse all’alimentare sono attività che denotano una significativa specializzazione dell’industria di trasformazione locale: quelle dei frantoi per la produzione di oli, benché non molto intense siano le coltivazioni olivicole, e la lavorazione e conservazione di prodotti ittici, collegata all’attività dei pescherecci che muovono dai porti di Imperia e di Diano Marina, da cui tradizionalmente il pescato è trasportato fino al Piemonte. Per la gran parte i porti sono utilizzati dai pescherecci o da imbarcazioni per il turismo e per la nautica da diporto e la loro funzione è da collegare all’afflusso di visitatori nel periodo estivo. Un’intensa attività di servizi, che in minima parte riguardano le imprese manifatturiere locali (poco interessate alla domanda di tali attività), è legata al turismo. Anche negli scambi con l’estero emerge il ruolo del settore primario della provincia di Imperia: i fiori freschi e le piante costituiscono i principali prodotti esportati, destinati alla Germania, alla Svizzera, ai Paesi Bassi e alla Francia, nell’ordine. Se particolare importanza riveste il mercato dei fiori nell’economia locale, crescente risulta la competizione dei mercati internazionali che i coltivatori si trovano a fronteggiare, tanto più determinante per un prodotto che in buona parte è destinato all’esportazione. Gli scali marittimi sono interessati anche dall’industria cantieristica delle riparazioni di navi e imbarcazioni. Il limitato peso dell’industria manifatturiera dà come risultato un valore aggiunto per addetto nelle attività extra-agricole più basso della media regionale; elevato è invece il contributo dell’agricoltura e del commercio (questo si è sviluppato sia con la distribuzione all’ingrosso dei fiori, sia con piccoli esercizi al dettaglio, la cui presenza è giustificata dal massiccio turismo del periodo estivo). Anche i trasporti conferiscono un valore aggiunto inferiore alla media regionale, soprattutto per la mancanza in provincia di scali commerciali paragonabili, per traffici e strutture, ai porti delle altre province liguri. Caratterizzano, invece, la provincia: un dinamismo nell’organizzazione di iniziative artistiche, in particolare concentrate nel mondo dello spettacolo (particolarmente importante è il festival di Sanremo), e la varietà di attività connesse al turismo balneare. Una quota di rilievo sul valore aggiunto hanno acquistato il turismo e gli altri servizi privati, come si può indurre anche dal numero di addetti negli alberghi, bar, ristoranti e attività ricreative in genere; ciò è dovuto alle bellezze naturali della riviera e alla favorevole posizione geografica, a un passo dal principato di Monaco. Limitata risulta la disponibilità di infrastrutture nelle zone interne, al confronto con quella della fascia costiera: causa principale è data dalla particolare struttura geomorfologica di queste zone di montagna alpina, in cui le coltivazioni agricole non risultano particolarmente redditizie. Se si eccettuano alcune esperienze nell’agricoltura, scarsa risulta la tendenza degli imprenditori locali a consorziarsi, benché si registri un maggiore interesse rispetto al passato (come mostra la richiesta ad accedere agli interventi previsti dalla legge 488/92), dovuto alle opportunità di finanziamento agli investimenti offerte dai fondi strutturali dell’Unione Europea. Se le inadeguatezze del sistema dei trasporti in passato avevano costituito un ostacolo allo sviluppo dell’industria manifatturiera locale, il loro recente potenziamento ha dato come risultato una ripresa della crescita produttiva, superiore alla media regionale. D’altro canto si è registrato un contenuto incremento del valore aggiunto industriale, inferiore alla media italiana, che ha risentito delle ristrutturazioni nel campo farmaceutico e nella produzione di profumi. Fra le cause che lasciano la provincia in una posizione intermedia tra le realtà italiane sono: l’assenza di distretti industriali, gli elevati tassi di interesse e le difficoltà dei giovani a inserirsi nel mondo del lavoro; sono elementi che influiscono sul decollo di una provincia tuttora ostacolata nel suo sviluppo da una dotazione di infrastrutture inadeguata.

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