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Provincia di FOGGIA

Capoluogo: Fòggia

Scheda

 
Stemma della provincia Foggia
   

Provincia di Foggia - Ambiti

DEFINIZIONE L’analisi dei caratteri urbanistici e quella della capacità di attrazione e del raggio d’influenza dei centri principali (Cerignola, Foggia, Lucera, Manfredonia e San Severo) determinerebbero la definizione di cinque aree sub-provinciali, facenti capo cia scuna al proprio polo di gravitazione. L’individuazione di alcuni tratti comuni a più aree consente, invece, l’aggregazione di esse in un numero più ridotto di ambiti, relativamente omogenei al proprio interno: il Tavoliere, tra le ultime propaggini dell’Appennino e il promontorio del Gargano; il Gargano, che riunisce i comuni del promontorio omonimo e l’arcipelago delle Isole Tremiti; il Subappennino Dauno, che riunisce i comuni distribuiti nelle vallate che accompagnano l’Appennino nel digrado verso il Tavoliere.

Tavoliere: Carapelle, Castelluccio dei Sauri, Cerignola, Foggia, Margherita di Savoia, Ordona, Orta Nova, Poggio Imperiale, San Ferdinando di Puglia, San Paolo di Civitate, San Severo, Stornara, Stornarella, Torremaggiore, Trinitapoli, Zapponeta.

Gargano: Apricena, Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Isole Tremiti, Lesina, Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Peschici, Rignano Garganico, Rodi Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Sannicandro Garganico, Vico del Gargano, Vieste.

Subappennino Dauno: Accadia, Alberona, Anzano di Puglia, Ascoli Satriano, Biccari, Bovino, Candela, Carlantino, Casalnuovo Monterotaro, Casalvecchio di Puglia, Castelluccio Valmaggiore, Castelnuovo della Daunia, Celenza Valfortore, Celle di San Vito, Chieuti, Deliceto, Faeto, Lucera, Monteleone di Puglia, Motta Montecorvino, Orsara di Puglia, Panni, Pietramontecorvino, Rocchetta Sant’Antonio, Roseto Valfortore, San Marco la Catola, Sant’Agata di Puglia, Serracapriola, Troia, Volturara Appula, Volturino.

TAVOLIERE

Territorio. Compreso fra i monti della Daunia, il Gargano e le Murge, occupa una superficie di circa 3.000 chilometri quadrati; lungo 80 chilometri e largo circa 30 ha un’altitudine media che non supera i 100 metri sul livello del mare. Formatosi in parte per la lenta azione erosiva del mare, è costituito da terreni pliocenici e quaternari argilloso-sabbiosi, a tratti ricoperti da uno strato di calcare concrezionato e di limo giallo-bruno, su cui i torrenti appenninici (Triolo, Salsola, Celone -affluenti del Candelaro-, Cervaro, Carapelle) e il fiume Ofanto hanno depositato uno strato di materiali alluvionali. Originariamente era punteggiato da paludi dove regnavano incontrastate malaria e pestilenze. Successivamente sono state effettuate opere di bonifica e di canalizzazione, che hanno reso il Tavoliere una delle pianure più fertili d’Italia meridionale. Per secoli fu teatro della transumanza, un fenomeno che interessava lo spostamento di centinaia di capi di bestiame, che durante l’inverno migravano verso la pianura per trovare riparo dal freddo della montagna, d’estate verso la montagna per sfuggire alla calura della pianura.

Comunicazioni. I tracciati autostradali dell’A14 Bologna-Taranto e dell’A16 Napoli-Canosa sono affiancati da una fitta e articolata rete di strade statali: n. 16 Adriatica, n. 17 dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico, n. 89 Garganica, n. 90 delle Puglie, n. 98 Adriese Coratina, n. 159 delle Saline, n. 161 di Ortanova, n. 272 di San Giovanni Rotondo, n. 529 dell’Ofanto, n. 544 di Trinitapoli e n. 545 Rivolese. Le linee ferroviarie Bari-Bologna, Foggia-Benevento, Foggia-Lucera, Foggia-Manfredonia, Foggia-Potenza e San Severo-Peschici completano il quadro delle infrastrutture di trasporto.

Storia. Il Tavoliere ha subito, nel corso dei secoli, l’influenza delle vicende storiche del capoluogo di provincia, che, secondo la tradizione popolare, sarebbe sorto dalla “Taverna del Gufo” (attuale chiesa di San Tommaso), dove sarebbe stato conservato il quadro ligneo dell’Icona Vetere: secondo una nota leggenda locale il quadro, trovato da un gruppo di pastori in un pantano, sarebbe emerso miracolosamente dal fango, avvolto in sette veli, accanto a tre fiammelle che ardevano sulle acque della palude. Il prodigioso rinvenimento convinse i pastori a costruire, per devozione, il primo villaggio intorno alla taverna del Gufo. Secondo la ricostruzione storica invece Foggia fu fondata dagli abitanti di Arpi, (città di epoca preromana), per poi fiorire nel XIII secolo con Federico II di Svevia, che ne fece la sua residenza. Il profondo affetto che il sovrano nutriva per la città fu concretizzato nella realizzazione di numerose costruzioni monumentali, che ampliarono la pianta della città, che in poco tempo divenne uno dei centri più importanti dell’impero di Federico. Fonti accreditate sostengono che Foggia fu preferita dall’imperatore perfino a Palermo, che pure era la capitale del regno. Nonostante tutto Federico non riuscì a impedire il tradimento dei foggiani, quando, impegnato in Terra Santa, li vide schierati a fianco di papa Gregorio IX. Dopo la morte di Federico, avvenuta nel 1250, suo figlio Manfredi riconquistò Foggia. Passata agli angioini e quindi agli aragonesi, nel 1477 fu fatta sede della Dogana della mena delle pecore, per le greggi provenienti dall’Abruzzo, e di uno dei mercati più floridi dell’Italia meridionale. Saccheggiata dai francesi nel 1528, nel 1648 insorse con Napoli contro gli spagnoli. Nel 1731 fu danneggiata da un violento terremoto: la ripresa fu molto lenta e fu completata durante la restaurazione borbonica con Ferdinando III. Nel 1799 partecipò al movimento antiborbonico della Repubblica Partenopea e rafforzò i suoi ideali di libertà e indipendenza. Con la morte di Napoleone e la restaurazione borbonica, la città, dopo la grave epidemia di colera del 1837, si avviò lentamente verso la costruzione di un proprio modello di autonomia.

Struttura socio-economica. La principale risorsa economica è l’agricoltura, che garantisce la produzione di cereali, olive, uva da vino, barbabietole da zucchero, ortaggi e frutta ma anche, in minor misura, mandorle, cotone e foraggi. Nel tessuto industriale i comparti più fiorenti sono quelli alimentare, estrattivo, cartario, tessile, affiancati da aziende specializzate nella produzione di sale marino (a Margherita di Savoia) e di materiali da costruzione. L’economia del capoluogo di provincia, tradizionalmente basata sul commercio dei prodotti agricoli e zootecnici, è stata potenziata con uno sviluppo ulteriore del settore commerciale, favorito dalla posizione della città alla convergenza di varie direttrici di traffico. Il turismo è in fase di costante espansione ma è ostacolato dalla inadeguatezza delle strutture ricettive e, in alcune zone, dall’insufficienza delle vie di comunicazione.

GARGANO

Territorio. Lo “Sperone d’Italia” è un promontorio ubicato sul fianco orientale e nella parte più meridionale della penisola italiana, proteso nel mare Adriatico: costituisce un’unità orografica ben distinta, limitata a ovest e a sud-ovest dall’ultimo tratto del fiume Fortore e dal torrente Candelaro, a nord, est e sud-est dal mare Adriatico. La sub-regione così delimitata ha forma ellittica ed è estesa su una superficie di 2.100 chilometri quadrati, di cui circa 110 sono rappresentati dai laghi costieri di Lesina e Varano. Il promontorio, collegato all’Appennino per mezzo della Sella di Poggio Imperiale, rappresenta un vasto massiccio calcareo di tipo carsico, originatosi in seguito a fenomeni di bradisismo ascendente iniziati sul finire del Mesozoico. I suoi monti hanno cime arrotondate: le quote massime, localizzate lungo una fascia est-ovest che borda il settore meridionale della struttura, raggiungono circa i 1.000 metri (monte Calvo, Montenero, monte Spigno, monte Croce): questa distribuzione altimetrica conferisce al promontorio una morfologia a pendenze più forti nel settore meridionale, con dislivelli altimetrici meno bruschi nella parte settentrionale. Il paesaggio garganico è tipico di una zona carbonatica, interessata da accentuati fenomeni dislocativi: fasi tettoniche distensive hanno portato al frazionamento in blocchi del promontorio e hanno formato una serie di alti e bassi strutturali, su cui l’azione erosiva delle acque, favorita dalla fratturazione della roccia e dalla sua natura chimica, si è esercitata con particolare facilità ed efficacia. L’idrografia superficiale è assai poco sviluppata per la prevalenza di terreni ad alta permeabilità: le acque meteoriche, anche per la presenza di inghiottitoi e cavità, tendono a infiltrarsi e alimentano una ricca idrografia sotterranea. Gli scarsi corsi d’acqua superficiali hanno carattere stagionale e non presentano un reticolo organizzato: i notevoli dislivelli e i brevi percorsi che li separano dal mare fanno sì che nella stagione delle piogge esercitino un’azione erosiva selvaggia. Queste caratteristiche morfologiche e idrografiche non sono estendibili alla zona settentrionale del promontorio, dove il paesaggio è frutto del trasporto e del deposito dei sedimenti, e a quella nord-orientale, dove la presenza di terreni non carsificabili ha consentito lo sviluppo di un reticolo fluviale più organizzato e definito. Le condizioni climatiche risultano varie e complesse anche se, nel suo insieme, il Gargano è caratterizzato da un clima tipicamente mediterraneo, con precipitazioni concentrate nel periodo autunnale-invernale e siccità estiva più o meno pronunciata. Le temperature sono elevate con escursioni termiche giornaliere e annue generalmente poco rilevanti. Nel 1991 è stato istituito il Parco Nazionale del Gargano, che comprende gran parte del litorale del promontorio e la sua area sommitale, la duna e i due terzi del lago di Lesina, tutto quello di Varano, un tratto copioso della fascia pedegarganica e gli ambienti umidi a sud di Manfredonia (formati dalla palude di Frattarolo e dai terreni dell’ex azienda faunistica Daunia Risi). Include inoltre la Riserva Marina dell’arcipelago delle Tremiti (isole di San Domino, San Nicola, Capraia, Pianosa, La Vecchia e il Cretaccio), otto riserve naturali gestite dal Corpo Forestale dello Stato (Sfilzi, Falascone, Isola Varano, Monte Barone, Foresta Umbra, Bosco d’Ischitella, Lago di Lesina e Palude di Frattarolo) e otto oasi di protezione faunistica istituite dalla Regione Puglia. Il fenomeno più caratteristico del Parco Nazionale è il carsismo, dovuto all’azione erosiva delle acque del sottosuolo: il Gargano infatti ha un tipo di terreno calcareo predisposto alla formazione di tale fenomeno. Valli, grotte e doline perforano il promontorio: nella maggior parte dei casi hanno la forma di grossi buchi nel terreno, recintati per tenere lontani gli animali al pascolo. Il più grande di tutti è la la dolina Pozzatina, tra San Marco in Lamis e Sannicandro Garganico, ma almeno 600 sono le cavità note agli speleologi; numerose sono anche le grotte marine, concentrate nel tratto di costa compreso tra Mattinata e Peschici e intorno alle Isole Tremiti. A nord di San Giovanni Rotondo rimane traccia della conca di un antico lago carsico, chiamato “alveo di Sant’Egidio”, prosciugato da quando, nel XVIII secolo, furono eliminati i detriti che causavano il ristagno delle acque piovane. Ambienti caratteristici del Parco sono anche i cosiddetti “valloni”, forre secche e rocciose che solcano il promontorio per chilometri: la loro forma è dovuta all’erosione provocata dagli agenti atmosferici e dall’azione dissolutrice causata dalla canalizzazione delle acque piovane lungo le direttrici di maggiore pendenza. La varietà di ecosistemi, che spaziano dal litorale marino alle paludi, dai boschi di latifoglie ai pascoli, dalle colline alla macchia mediterranea, spiega la ricchezza di specie vegetali e animali che popolano il Gargano. Una delle specie arboree più importanti del Parco è costituita dal faggio, che, contrariamente a quanto avviene su Alpi e Appennini, cresce, nei boschi di Ischitella e nella Foresta Umbra, ad altitudini estremamente basse: l’affermazione delle faggete a quote così basse è dovuta alle condizioni climatiche locali e in particolare alle favorevoli precipitazioni e alle correnti sature di umidità. Nella ricca vegetazione del Parco un posto di rilievo occupa il pino d’Aleppo, che copre per 7.000 ettari circa il tratto di costa compreso tra la riserva biogenetica di Montebarone, Mattinata e Vieste.

Comunicazioni. È servito da due importanti linee ferroviarie: la Roma-Napoli-Foggia e la Lecce-Foggia-Milano; due linee locali collegano Foggia a Manfredonia e da San Severo raggiungono San Marco in Lamis, Apricena, Sannicandro Garganico, Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Rodi Garganico e Peschici. Dalle stazioni ferroviarie di Foggia, Manfredonia e San Severo è possibile inoltre raggiungere i diversi centri urbani del Gargano con autobus di linea. La sub-regione è attraversata dal tracciato autostradale dell’A14 Bologna-Taranto: l’uscita è, a seconda delle mete, Foggia, Poggio Imperiale o San Severo. Altre importanti arterie di collegamento sono la strada a scorrimento veloce che serve i centri urbani e le località turistiche distribuite sul versante settentrionale del promontorio fino a Rodi Garganico, la strada statale n. 16 Adriatica e la strada statale n. 89 Garganica, che collega Foggia con diversi centri urbani del Gargano. Le altre arterie di collegamento, in parte di recente apertura, sono la n. 272 di San Giovanni Rotondo, la n. 545 Rivolese e la n. 528 della Foresta Umbra.

Storia. Il Gargano viene definito uno “spazio isolato”, in relazione alle caratteristiche di difficile accessibilità che per lungo tempo lo hanno contraddistinto: ciò ha determinato condizioni sociali ed economiche del tutto peculiari, profondamente diverse da quelle dei territori limitrofi. Le ragioni del secolare isolamento sono da ricondurre principalmente ai fattori fisici, che hanno reso difficile l’accesso al promontorio: la morfologia accidentata di gran parte del suo contorno e la ripidità dei versanti del settore occidentale hanno rappresentato un limite alle vie d’accesso dall’entroterra così come il profilo accidentato di buona parte della linea di costa. Altri fattori che hanno accentuato e contribuito al mantenimento di tale condizione sono il secolare impaludamento della fascia pedegarganica e la destinazione d’uso degli incolti della piana del Tavoliere, destinati già dall’epoca romana alla pastorizia transumante: queste circostanze non hanno infatti consentito di stabilire duraturi contatti con la pianura. Gli insediamenti urbani sono ubicati per lo più lungo il perimetro sud-occidentale mentre la maggior parte degli insediamenti costieri è concentrata lungo il perimetro settentrionale, che ha una morfologia meno accidentata. Il lungo isolamento non ha tuttavia impedito agli abitati che punteggiano il promontorio di seguire le vicende storiche del resto della provincia.

Struttura socio-economica. Il paesaggio del Gargano risulta plasmato da una serie di elementi naturali e di vicende umane che hanno modificato e ridisegnato i principali tratti del territorio. La superficie dell’attuale manto boschivo è piuttosto esigua ma in passato l’intero promontorio era ammantato da un’estesa copertura forestale, il NEMUS GARGANICUM di Orazio, Silio Italico e Lucano. L’uomo ha inoltre utilizzato le risorse naturali per la sua sussistenza: il fabbisogno alimentare ha spinto al dissodamento dei terreni e a una loro sistemazione a terrazzi; per la messa a coltura di questi lembi di terreno è stata compiuta un’intensa opera di spietramento e con il materiale di risulta sono stati costruiti muretti a secco e piccoli ricoveri a servizio del fondo. Tuttavia l’ingegno umano ha trovato la sua espressione più acuta nella costruzione delle opere destinate a tesaurizzare le scarse risorse idriche disponibili: cisterne e “piscine” punteggiano il promontorio, specie nella parte centrale e occidentale. Il paesaggio è quindi fortemente caratterizzato dalla pietra e da un’agricoltura povera, in cui la meccanizzazione ha trovato ostacoli insormontabili. Unitamente allo spopolamento dei centri agricoli sono venuti a mancare il presidio sul territorio e l’incessante opera che riusciva a garantire la funzionalità delle sistemazioni. Segni di attività antropica positiva sono visibili dove, per fattori morfologici favorevoli, è stato possibile l’accumulo di sufficienti strati di terreno coltivabile, che interrompono la monotonia del paesaggio garganico e rappresentano i punti su cui è possibile attuare piani di riqualificazione agraria (Piana di San Martino, Pian della Castagna, Piana del Lago di Sant’Egidio, Campolato). In aggiunta alle colture tradizionali dei cereali, dei legumi e delle patate la produzione è stata diversificata con l’impianto di frutteti specializzati, ortaggi e funghi. Gli oliveti coprono le pendici dal profilo più dolce e gli sbocchi al mare delle valli principali. All’olivo quasi sempre è associato il mandorlo, che valorizza terreni poveri e costellati di affioramenti rocciosi. Le aree interne del promontorio sono caratterizzate inoltre dagli allevamenti di bestiame, soprattutto caprini e bovini. L’istituzione del Parco Nazionale ha contribuito allo sviluppo del turismo: la molteplicità del suo paesaggio spazia dai campi terrazzati alle piantagioni di olivo, mandorlo e agrumi; dalle paludi di Frattarolo e dalla Laguna di Lesina alle estese pinete di pino d’Aleppo; dalle faggete alla macchia mediterranea. Al suo interno va segnalata inoltre la presenza di tre importanti luoghi di culto: a Monte Sant’Angelo è perpetuato il culto longobardo dell’Arcangelo Michele, protettore della Capitanata; a San Giovanni Rotondo convergono fedeli da tutto il mondo richiamati dalla venerazione per il Beato Padre Pio da Pietralcina; San Marco in Lamis deve invece la sua nascita al santuario francescano di San Matteo, fondato nel VI secolo d.C. Ai margini del Parco piccole baie e grotte suggestive, agrumeti e oliveti, torri di avvistamento e “trabucchi” (antichi strumenti di pesca) fanno da sfondo al mare cristallino e alle spiagge dorate e bianche, punteggiate da borghi incantevoli, abbarbicati su speroni rocciosi.

SUBAPPENNINO DAUNO

Territorio. Il Subappennino, con le valli incassate dei torrenti che scorrono verso il Tavoliere, propone un paesaggio insolito rispetto alle immagini che solitamente contraddistinguono la Puglia. I rilievi (le cui cime per buona parte dell’inverno sono ricoperte di neve), protesi verso il Molise, l’Irpinia (Campania) e la Basilicata, mostrano paesaggi mutevoli, dove storia e cultura accompagnano il visitatore in un itinerario fatto di castelli, simbolo del potere amministrativo e militare, e chiese, simbolo del potere religioso e della forza aggregatrice della fede. Borghi sorti in età medievale per ragioni difensive punteggiano i monti del Subappennino, che, accanto alle testimonianze storico-architettoniche, ospita siti di interesse naturalistico, quali l’invaso artificiale del lago di Occhito e il lago Pescara.

Comunicazioni. Le principali direttrici del traffico sono le strade statali n. 16 ter Adriatica, n. 17 dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico, n. 90 delle Puglie, n. 91 bis Irpina, n. 91 ter Diramazione Irpina, n. 160 di Lucera, n. 303 Formicosa, n. 369 Appulo Fortorina, n. 376 dei Tre Titoli, n. 546 di Troia e n. 655 Bradanica. La qualità dei collegamenti, già di buon livello, è migliorata dai tracciati autostradali dell’A14 Bologna-Taranto e dell’A16 Napoli-Canosa e dalle linee ferroviarie Foggia-Potenza, Foggia-Benevento, Foggia-Lucera, Foggia-Manfredonia, Bari-Bologna, Campobasso-Benevento, San Severo-Peschici, Vairano Caianello-Termoli, Gioia del Colle-Rocchetta Sant’Antonio/Lacedonia.

Storia. I rinvenimenti archeologici, l’origine dei toponimi e le fonti d’archivio testimoniano anche per quest’area una continuità abitativa, che passa attraverso le civiltà dauna, ellenica e romana fino al crollo dell’Impero romano e alle invasioni barbariche. Nel XII secolo, dopo le dominazioni ostrogota, bizantina, longobarda e normanna, l’affermazione della dinastia sveva inaugurò un periodo di prosperità, bruscamente interrotto dalla morte di Federico II, avvenuta nel 1250. Seguirono la dominazione degli angioini e quella degli aragonesi; successivamente, dal 1503 e fino al 1707, la regione fu governata, per conto del re di Spagna, dal viceré di Napoli. Questo periodo, caratterizzato da un progressivo depauperamento di risorse, registrò: la diminuzione della popolazione e lo spopolamento di molti borghi; l’impoverimento dei terreni, nei quali diminuirono le attività agricole a favore della pastorizia; l’impaludamento delle zone costiere; l’inasprimento della politica fiscale; lo sfruttamento della popolazione locale da parte dei feudatari. Il XVIII secolo, dopo una breve parentesi austriaca, con l’avvento dei Borboni segnò l’inizio di una lenta ripresa, accompagnata dalla penetrazione della cultura illuministica. Il ritorno dei Borboni, dopo la breve parentesi napoleonica, smorzò per un breve periodo la vitalità delle sette liberali, che riesplose in occasione dell’impresa garibaldina. Dopo l’unità d’Italia e fino alla prima guerra mondiale furono messi in atto alcuni provvedimenti destinati a migliorare le condizioni di vita delle classi popolari e medie; tuttavia solo dopo il secondo conflitto mondiale sono state gradualmente potenziate le attività produttive così da garantire lo sviluppo di numerosi centri urbani.

Struttura socio-economica. L’agricoltura (basata sulla produzione di cereali, foraggio, ortaggi e frutta) e l’allevamento alimentano l’industria conserviera e lattiero-casearia. La viticoltura e l’olivicoltura garantiscono la produzione di olio e vini pregiati e rinomati. Il settore secondario conta aziende operanti nei comparti metalmeccanico, tessile e dell’abbigliamento, edile e della produzione di materiali da costruzione. A Biccari e Volturino hanno sede attività connesse con l’estrazione del petrolio greggio. Il patrimonio storico-architettonico e le risorse ambientali assegnano inoltre al turismo un ruolo di primo piano nell’ambito delle attività economiche dell’area.

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