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Provincia di BELLUNO

Capoluogo: Belluno

Scheda

 
Stemma della provincia Belluno
   

Provincia di Belluno - Ambiti

DEFINIZIONE La natura stessa del territorio, prevalentemente montuosa, definisce naturalmente quattro ambiti sub-provinciali, separati da grandi vallate: il Feltrino, che comprende la parte occidentale della valle del Piave ed è composto da 14 comuni che gravitano per i servizi amministrativi su Feltre; l’Alpago-Zoldano, che unisce le due valli dell’Alpago (situata tra il Cadore e l’Agordino) e di Zoldo e che comprende 17 comuni, che fanno riferimento a Belluno; l’Agordino, che si estende nella zona nord-occidentale della provincia e la cui popolazione è distribuita in 15 comuni che fanno riferimento ad Agordo; il Cadore, che comprende approssimativamente tutto il bacino superiore del fiume Piave ed è composto da 23 comuni, che fanno riferimento per i servizi principali a Pieve di Cadore.

Feltrino: Alano di Piave, Arsié, Cesiomaggiore, Feltre, Fonzaso, Lamon, Lentiai, Pedavena, Quero, San Gregorio nelle Alpi, Santa Giustina, Seren del Grappa, Sovramonte, Vas.

Alpago-Zoldano: Belluno, Castello Lavazzo, Chies d’Alpago, Farra d’Alpago, Forno di Zoldo, Limana, Longarone, Mel, Pieve d’Alpago, Ponte nelle Alpi, Puos d’Alpago, Sedico, Sospirolo, Soverzene, Tambre, Trichina, Zoldo Alto.

Agordino: Agordo, Alleghe, Canale d’Agordo, Cencenighe Agordino, Colle Santa Lucia, Falcade, Gosaldo, La Valle Agordina, Livinallongo del Col di Lana, Rivamonte Agordino, Rocca Pietore, San Tomaso Agordino, Taibon Agordino, Vallada Agordina, Voltago Agordino.

Cadore: Auronzo di Cadore, Borca di Cadore, Calalzo di Cadore, Cibiana di Cadore, Comelico Superiore, Cortina d’Ampezzo, Danta di Cadore, Domegge di Cadore, Lorenzago di Cadore, Lozzo di Cadore, Ospitale di Cadore, Perarolo di Cadore, Pieve di Cadore, San Nicolò di Comelico, San Pietro di Cadore, San Vito di Cadore, Santo Stefano di Cadore, Sappada, Selva di Cadore, Valle di Cadore, Vigo di Cadore, Vodo Cadore, Zoppè di Cadore.

FELTRINO

Territorio. Comprende la parte occidentale della valle del Piave, che si salda alle pendici delle montagne (massima elevazione è quella della cima dolomitica del Sas da Mur (m 2.550) che costituisce una zona di contatto tra l’area dolomitica e quella prealpina. Gran parte del territorio alpino, unitamente alla zona umida di Celarda lungo la sponda destra del Piave, è costituita in riserve naturali per l’alto valore floristico, biologico e paesaggistico. Si trova qui il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, istituito nel 1993 per tutelare l’ecosistema dolomitico. La parte occidentale dell’area, confinante con la Valsugana, gravita attorno al bacino del torrente Cismon tra gli altipiani di Lamon e di Sovramonte. Fatta eccezione per i centri principali posti a fondovalle (Feltre, Santa Giustina, Fonzaso, Arsié, ecc.) o sui Terrazzi (Lamon, Sovramonte), gli insediamenti minori sorgono lungo la fascia pedemontana soleggiata. L’area del Feltrino costituisce storicamente, culturalmente ed economicamente una zona omogenea del territorio prealpino veneto: per secoli ha avuto un comune destino, sia nei periodi economicamente più floridi che nei periodi bui delle invasioni, delle distruzioni e delle guerre; tale storia ha dato origine a una cultura comune per lingua, tradizioni religiose e valori civici. Polo di gravitazione è Feltre: attorno all'insediamento storico più antico, aggrappato alle pendici di un colle, si sviluppano verso nord i quartieri moderni. I comuni del Feltrino, ben prima delle leggi nazionali sulla montagna, avevano costituito un consorzio volontario, denominato "Comunità Feltrina", del quale l'odierna Comunità montana è erede naturale.

Comunicazioni. Oltre che dall’autostrada A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia, i collegamenti stradali sono assicurati dalle statali: n. 50 bis del Grappa e del Passo Rolle, n. 141 Cadorna, n. 348 Feltrina e n. 473 di Croce d’Aune. Due sono le linee ferroviarie al suo servizio: la Venezia-Trento e la Padova-Calalzo-Pieve di Cadore.

Storia. I primi insediamenti umani della zona sono retici e paleoveneti. La città di Feltre venne fondata dai veneti, probabilmente già mille anni prima dell’era cristiana. A partire dal II secolo a.C. la regione fu occupata dai romani e, per la sua posizione di confine, assunse un peso rilevante dal punto di vista strategico. Dopo la dominazione romana subentrarono i franchi e, nel periodo feudale, i vescovi-conti. In questo periodo i vari castelli della zona svolsero un ruolo predominante nella difesa contro attacchi esterni. Nel XV secolo ebbe inizio la dominazione veneta, caratterizzata da una serie di eventi drammatici come saccheggi e distruzioni causati dai ricorrenti scontri con la vicina Austria. Durante il XVII secolo fu raggiunta una certa tranquillità, che durò ben poco a causa di frane e alluvioni di ingente portata che, all’inizio del XVIII secolo, arrecarono gravi danni all’economia locale. La situazione non migliorò con l’avvento della dominazione francese di Napoleone ma anzi si acuì con l’intensificarsi dell’emigrazione. Per la sua posizione tra le montagne, la zona ebbe un ruolo strategico durante la prima guerra d’indipendenza e anche durante il primo conflitto mondiale, quando fu particolarmente colpita, trovandosi a confine con il territorio austro-tedesco: la linea del Piave nel 1917 fu una delle roccaforti della difesa italiana. Solo nel secondo dopoguerra conobbe un notevole sviluppo economico.

Struttura socio-economica. La popolazione fonda le basi della propria economia sulle attività agricole e su quelle industriali. Queste ultime sono rappresentate da aziende alimentari, tessili e di abbigliamento, da stabilimenti per la lavorazione del legno, da industrie metallurgiche e meccaniche, da fabbriche di strumenti ottici e fotografici, da mobilifici e imprese edili).

ALPAGO-ZOLDANO

Territorio. Si estende in una vasta conca a nord-est di Belluno, con il lago di Santa Croce attorniato da alte cime che culminano nel Monte Cavallo (2.250 m). La zona è conosciuta anche come “il giardino delle Dolomiti” per i paesaggi pittoreschi. Il territorio comprende anche la valle di di Zoldo o Zoldano, situato tra il Cadore e l’Agordino, il cui paesaggio è dominato dalle imponenti cime del Monte Civetta (3.218 m) e del Pelmo (3.168 m). A est della valle di Zoldo si trova Longarone, luogo della terribile sciagura dell’ottobre 1963, quando una enorme frana si riversò nel lago artificiale del Vajont, sollevando una gigantesca massa d’acqua e distruggendo, in pochi minuti, tutti i paesi sottostanti. A sud-est questa zona condivide con la provincia di Treviso una parte del territorio boscoso del Consiglio. Per i servizi principali il polo di gravitazione è Belluno.

Comunicazioni. L’autostrada a servizio della zona è la A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia, mentre le strade statali sono: la n. 51 di Alemagna, la n. 203 Agordina, la n. 251 della Val di Zoldo e della Val Cellina, la n. 422 dir. dell’Alpago e Consiglio, la n. 635 del Passo di San Boldo. Due sono le linee ferroviarie: la Padova-Calalzo-Pieve di Cadore e la Conegliano-Ponte nelle Alpi.

Storia. Probabilmente i primi insediamenti umani nel territorio risalgono all’epoca paleoveneta. La configurazione montagnosa della zona attrasse i romani, che trovarono il territorio naturalmente adatto a scopi difensivi. A testimonianza della presenza romana sono conservate numerose fortificazioni. Con la caduta dell’impero romano d’occidente e le invasioni barbariche, furono soprattutto i longobardi a costruire in questa zona castelli e fortificazioni. Convertiti al cristianesimo, sentirono la necessità di mitigare le loro incursioni e si organizzarono in “fare”, cioè unioni di famiglie per lavorare al bene comune. Dopo essersi avvicendate diverse famiglie alla guida dei comuni del territorio, nel 1420 l’Alpago e la valle di Zoldo entrano a far parte della Repubblica di Venezia che, con comportamento diverso da quello tenuto in altre valli venete, diboscò questa zona abbastanza indiscriminatamente, per approvvigionarsi del legno necessario alla costruzione delle imbarcazioni. In seguito il territorio passa sotto la dominazione napoleonica e quindi austriaca; nel 1848 si mette in rilievo per la strenua difesa contro gli austriaci. Ugualmente eroico fu il comportamento nel corso delle due guerre mondiali.

Struttura socio-economica. È nel bosco che gli abitanti trovano la loro maggiore fonte di occupazione: oltre ai legnami di abete bianco e rosso, di larice e di faggio, ci sono centinaia di quintali di funghi che vengono trasportati e venduti ogni anno nella pianura. L’allevamento di bovini, caprini, ovini e avicoli ha contribuito alla nascita dell’industria lattiero-casearia. Altre attività industriali sono quelle edili, della lavorazione del legno, della fabbricazione di mobili e della produzione di articoli sportivi.

AGORDINO

Territorio. Si estende nella zona nord-occidentale della provincia, nel cuore della catena delle Dolomiti, e si caratterizza per la varietà del paesaggio. Il territorio presenta un’orografia varia e irregolare, caratterizzata dalla presenza di accentuate variazioni altimetriche: vallate ripide e scoscese si allungano ai lati degli abitati, con alle spalle l’imponente catena delle Dolomiti. I nuclei urbani si distribuiscono sul fondovalle e hanno esposizione soleggiata. Oltre ad alcune valli più piccole, la zona comprende la lunga valle del torrente Cordevole, ricca di pascoli e boschi sovrastati da rocce e picchi montuosi spesso tagliati da valli laterali. Tutta la zona è molto ricca di acque. Il territorio fa parte del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi ed è inserito nell’ambito della Comunità montana Agordina. Il comprensorio è piuttosto omogeneo. Numerosi sono i centri turistici estivi ed invernali che si alternano a piccoli borghi tipicamente alpini. Si trovano in quest’area alcune delle vette più belle della catena delle Dolomiti: la Marmolada, il Civetta, l’Agner, le Pale di San Martino.

Comunicazioni. La A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia assicura i collegamenti autostradali. Numerose sono le strade statali: la n. 48 delle Dolomiti, n. 203 Agordina, la n. 346 del Passo di S. Pellegrino, la n. 347 del Passo Cereda e del Passo Duran, la n. 641 del Passo Fedaia.

Storia. La storia di questa zona è stata contrassegnata dalla scarsità delle vie di comunicazione, che dovevano inerpicarsi su un terreno montagnoso. I romani colonizzarono il territorio attratti soprattutto dall’abbondanza delle risorse minerarie. Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, nel 476 d.C., le popolazioni barbare ebbero la meglio sugli abitanti della zona. Il periodo di maggiore sviluppo coincise con la dominazione longobarda, durante la quale l’intera area conobbe una grande espansione abitativa e una migliore organizzazione urbanistica. L’epoca comunale fu contrassegnata da una buona prosperità economica ma da continue lotte con Belluno per ragioni di imposte. Nel XIV secolo furono scoperti e sfruttati ricchi giacimenti minerari di rame, ferro argento e piombo, che venivano estratti e lavorati nelle diverse fonderie sorte sul territorio, nelle quali si producevano pregiati utensili dell’artigianato bellunese. La posizione di confine che caratterizzava questo territorio lo pose al centro di continui attacchi e saccheggi da parte di truppe avversarie, come quelle di Filippo Maria Visconti, in guerra con la Serenissima tra i cui possedimenti era entrato a far parte l’Agordino. Durante la dominazione austriaca si distinse nel contrastare gli invasori e nel 1866 entrò a far parte del Regno d’Italia. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento questa zona conobbe un forte flusso migratorio. Durante le due guerre mondiali l’Agordino pagò un alto contributo in vite umane alla causa italiana. Solo nel secondo dopoguerra la situazione migratoria si normalizzò in coincidenza con il miglioramento delle condizioni economiche.

Struttura socio- economica. Poiché quasi la totalità dell’area si sviluppa in territorio montano e le uniche aree pianeggianti sono costituite da modesti terreni, l’agricoltura svolge un ruolo marginale nell’economia locale e occupa gli strati marginali della forza lavoro, che per il resto è invece assorbita dal settore manifatturiero, basato su una notevole specializzazione settoriale. Solidi sono i comparti ottico e fotografico, tessile e dell’abbigliamento, alimentare, meccanico. Valido anche l’artigianato, che si esprime nella lavorazione di legno e vimini ma anche in quella di ferro e rame. Anche il turismo è molto sviluppato: agli escursionisti e ai villeggianti l’Agordino offre una fitta rete di sentieri alpini, di passeggiate più o meno impegnative e di ferrate ad alta quota.

CADORE

Territorio. È l’area che comprende approssimativamente tutto il bacino superiore del fiume Piave ed è prevalentemente montuosa. Vanta splendide catene dolomitiche nonché alcuni fra i più bei laghi alpini; tra questi, stupendo è il Lago di Misurina, che pare incastonato, come per miracolo, fra le montagne. L’andamento plano-altimetrico del territorio è decisamente vario e irregolare, per la presenza di notevoli differenze di quota. L’intero ambito è infatti circondato dalle imponenti vette dolomitiche del Pelmo e dell’Antelao, con vasto fondovalle, dove si concentra l’abitato. Tutto contornato da ardite vette, dalle più strane forme di guglie, torri e pinnacoli al di sopra di splendide valli, il Cadore offre ogni genere di attrattiva turistica: dalla caccia alla pesca, da moderne attrezzature a confortevoli rifugi alpini che permettono di effettuare escursioni tra uno dei più bei paesaggi alpini.

Comunicazioni. Oltre che dall’autostrada A27 Mestre-Vittorio Veneto-Pian di Vedoia il Cadore è servito, almeno marginalmente, anche dalla A23 Udine-Carnia-Tarvisio. Le strade statali sono: la n. 48 delle Dolomiti, la n. 51 di Alemagna, la n. 52 Carnica, la n. 251 della Val di Zoldo e della Val Cellina, la n. 347 del Passo Cereda e del Passo Duran, la n. 355 di Val Degano, la n. 532 del Passo di Sant’Antonio e la n. 619. La linea ferroviaria è la Padova-Calalzo-Pieve di Cadore.

Storia. L’ipotesi più attendibile è che la più antica popolazione stanziatasi in Cadore fosse costituita da tribù di celti, ai quali seguirono gli euganei di cui sono stati ritrovati reperti archeologici. Il toponimo deriva invece dalla popolazione dei galli insubri catubrini, da cui il nome Catubrium, poi evolutosi in Cadore. Nel 184 a.C. i romani annettevano il territorio alla Venetia et Histria: oltre a numerose testimonianze sotto forma di lapidi, cippi, medaglie e monete, è sicuramente romana la grande strada che metteva in comunicazione la valle del Piave con Dobbiaco e con la Carinzia. I romani intuirono subito le potenzialità difensive della zona che, per le sue caratteristiche montuose, rappresentava un ottimo baluardo contro i tentativi di invasione delle popolazioni barbariche; in più, sfruttarono questo territorio soprattutto per le sue risorse boschive ed estrattive. Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente (nel periodo dal 476 d.C. al 1044) nella zona si avvicendarono gli eruli, gli ostrogoti, i bizantini, i longobardi, i franchi e i duchi di Carinzia. Intorno all’anno mille, sull’onda dei grandi cambiamenti che portarono alla nascita dei Comuni, si costituì la Magnifica Comunità Cadorina, unione federale di tutti i comuni del territorio. Dal 1135 al 1335 la regione fu amministrata dai signori Da Camino, famiglia di origine longobarda. In seguito la regione passò sotto il dominio dei conti del Tirolo e quindi, fino al 1420, fu guidata dalla signoria dei patriarchi di Aquileia. In quello stesso anno i cadorini si riunirono in consiglio e spontaneamente votarono per l’annessione alla Serenissima, che inaugurò un periodo di prosperità anche se non troppo pacifico a causa delle aggressioni dell’Austria per il controllo del territorio. Dopo il trattato di Campoformio, nel 1797, i francesi di Napoleone si impadronirono della zona. Seguì il dominio degli austriaci, che comunque concessero una certa autonomia amministrativa. Inclusa nel regno Lombardo-Veneto con il Congresso di Vienna, la zona partecipò attivamente alle guerre di indipendenza e, nel 1866, fu annessa al Regno d’Italia. Durante la prima guerra mondiale fu teatro di tragiche battaglie mentre nel corso della seconda guerra mondiale, dal 1943 alla primavera del 1945, vi si verificarono episodi di guerriglia sanguinosa fra partigiani e nazifascisti.

Struttura socio-economica. Ha fondato la sua economia sullo sfruttamento delle proprie risorse naturali: l’abbondanza di boschi è stata utilizzata per il commercio del legname e gli ampi pascoli hanno permesso l’allevamento del bestiame nonché lo sviluppo delle attività legate alla lavorazione dei prodotti lattiero-caseari. L’agricoltura conta coltivazioni intensive di cereali, ortaggi, foraggi, vite e frumento. Fiorente è il settore industriale: comparto alimentare, tessile e dell’abbigliamento, metallurgico, meccanico, elettrico, della produzione di mobili; la produzione di occhiali ad oggi rappresenta il pilastro più solido dell’economia cadorina. Le rocce sono sempre state molto ricche di ferro e rame, permettendo un ottimo sviluppo delle attività estrattive. Anche l’artigianato del legno e del ferro battuto sono sempre stati fiorenti. Vitale e produttivo è il settore turistico: la bellezza di tutta l’area ha sempre attratto turisti in cerca di luoghi tranquilli e questo ha fatto sì che si sviluppasse un sistema ricettivo di alta qualità.

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