Descrizione

Comune montano di origini molto antiche; è sostenuto principalmente dall’agricoltura e dalla silvicoltura. I circellesi, con un indice di vecchiaia di poco superiore alla media, risiedono per la maggior parte nel capoluogo comunale e in numerose case sparse; il resto della comunità si distribuisce nei piccolissimi aggregati urbani di Col Rialto, Forcellata, Macchia e San Lorenzo. L’abitato, a pianta rettangolare, è dotato di mura a scarpa e di un’antica torre angolare; adagiato su un dosso alle falde di un monte, è dominato dal profilo solenne di un grande castello baronale, eretto su grossi macigni di nuda roccia. Il territorio, attraversato dal corso del torrente Tammarecchia, presenta un profilo geometrico piuttosto irregolare ma privo di asperità: comprende infatti un insieme di poggi che, pur sfiorando i 900 metri di altezza, degradano dolcemente fino a raggiungere le quote della bassa collina, segnata perlopiù dalle geometrie dei campi coltivati e da piccole formazioni di macchia mediterranea. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Capo del Governo, compare un genio alato, d’argento, che sorregge, con le braccia alzate, una ruota con tre spighe di grano d’oro.

Comune montano di origini molto antiche; è sostenuto principalmente dall’agricoltura e dalla silvicoltura. I circellesi, con un indice di vecchiaia di poco superiore alla media, risiedono per la maggior parte nel capoluogo comunale e in numerose case sparse; il resto della comunità si distribuisce nei piccolissimi aggregati urbani di Col Rialto, Forcellata, Macchia e San Lorenzo. L’abitato, a pianta rettangolare, è dotato di mura a scarpa e di un’antica torre angolare; adagiato su un dosso alle falde di un monte, è dominato dal profilo solenne di un grande castello baronale, eretto su grossi macigni di nuda roccia. Il territorio, attraversato dal corso del torrente Tammarecchia, presenta un profilo geometrico piuttosto irregolare ma privo di asperità: comprende infatti un insieme di poggi che, pur sfiorando i 900 metri di altezza, degradano dolcemente fino a raggiungere le quote della bassa collina, segnata perlopiù dalle geometrie dei campi coltivati e da piccole formazioni di macchia mediterranea. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Capo del Governo, compare un genio alato, d’argento, che sorregge, con le braccia alzate, una ruota con tre spighe di grano d’oro.

Storia

Il ritrovamento di reperti archeologici di epoca preistorica fa ipotizzare la presenza umana nel territorio sin dalla più remota antichità. È probabile che in seguito vi sia sorta l’antica VERCELLUM, città fondata dai sanniti irpini; conquistata dai romani, vi furono deportati nel 180 a.C. i liguri apuani. Nell’XI secolo i normanni vi costruirono un castello, che divenne feudo dei conti del Vasto e in seguito delle famiglie Alamagno, Scigliatis e Della Leonessa. Nel 1457 passò ai Carafa; nel 1536 Niccolò Maria di Somma la acquistò dal viceré Filiberto di Chalon, principe d’Orange –acquisto confermato più tardi da Carlo V–. Nel 1547 fu concessa in feudo a Scipione di Somma, la cui famiglia ne mantenne il possesso fino all’abolizione della feudalità. Ha fatto parte della provincia di Capitanata fino al 1809, per poi passare a quella di Campobasso e, nel 1861, a quella di Benevento. In località Macchia sorse invece l’antica Bebio che, fondata dai liguri bebiani, fu distrutta dai saraceni tra l’VIII e il IX secolo d.C., dopo aver conosciuto una certa floridezza. Il toponimo deriva da un diminutivo in -ILLUS del latino CERCEA, ‘quercia’. Dominano il centro storico le imponenti mura del castello ducale, edificato nel XV secolo. Tra gli esempi di architettura religiosa spiccano la chiesa di San Nicola, di epoca longobarda, che racchiude un altare in pietra e alcuni bassorilievi, la chiesa cinquecentesca di San Rocco, con annesso convento, e quelle seicentesche di San Vito e San Francesco. Dell’antica Bebio sono tuttora visibili resti di iscrizioni, di edifici, delle terme e della rete stradale.

Il ritrovamento di reperti archeologici di epoca preistorica fa ipotizzare la presenza umana nel territorio sin dalla più remota antichità. È probabile che in seguito vi sia sorta l’antica VERCELLUM, città fondata dai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=SANNITI'>sanniti</a> irpini; conquistata dai romani, vi furono deportati nel 180 a.C. i liguri apuani. Nell’XI secolo i <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=NORMANNI'>normanni</a> vi costruirono un castello, che divenne feudo dei conti del Vasto e in seguito delle famiglie Alamagno, Scigliatis e Della Leonessa. Nel 1457 passò ai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CARAFA'>Carafa</a>; nel 1536 Niccolò Maria di Somma la acquistò dal viceré Filiberto di Chalon, principe d’Orange –acquisto confermato più tardi da Carlo V–. Nel 1547 fu concessa in feudo a Scipione di Somma, la cui famiglia ne mantenne il possesso fino all’abolizione della feudalità. Ha fatto parte della provincia di Capitanata fino al 1809, per poi passare a quella di Campobasso e, nel 1861, a quella di Benevento. In località Macchia sorse invece l’antica Bebio che, fondata dai liguri bebiani, fu distrutta dai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=SARACENI'>saraceni</a> tra l’VIII e il IX secolo d.C., dopo aver conosciuto una certa floridezza. Il toponimo deriva da un diminutivo in -ILLUS del latino CERCEA, ‘quercia’. Dominano il centro storico le imponenti mura del castello ducale, edificato nel XV secolo. Tra gli esempi di architettura religiosa spiccano la chiesa di San Nicola, di epoca <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=LONGOBARDA'>longobarda</a>, che racchiude un altare in pietra e alcuni bassorilievi, la chiesa cinquecentesca di San Rocco, con annesso convento, e quelle seicentesche di San Vito e San Francesco. Dell’antica Bebio sono tuttora visibili resti di iscrizioni, di edifici, delle terme e della rete stradale.

Economia

L’economia locale è tuttora legata ad attività tradizionali, quali la silvicoltura e l’agricoltura: quest’ultima assorbe infatti più della metà della manodopera locale nella produzione di uva, frutta e foraggi. Il settore industriale, di modeste dimensioni, è rappresentato da poche piccole imprese, attive nei comparti dei prodotti alimentari, delle confezioni e del legno. Il terziario include una rete commerciale abbastanza sviluppata e, tra i servizi, privati, alcuni sportelli bancari. Ospita le scuole dell’obbligo, un istituto tecnico commerciale e una biblioteca intitolata a San Francesco; le strutture sanitarie annoverano la guardia medica e la farmacia mentre l’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

L’economia locale è tuttora legata ad attività tradizionali, quali la silvicoltura e l’agricoltura: quest’ultima assorbe infatti più della metà della manodopera locale nella produzione di uva, frutta e foraggi. Il settore industriale, di modeste dimensioni, è rappresentato da poche piccole imprese, attive nei comparti dei prodotti alimentari, delle confezioni e del legno. Il terziario include una rete commerciale abbastanza sviluppata e, tra i servizi, privati, alcuni sportelli bancari. Ospita le scuole dell’obbligo, un istituto tecnico commerciale e una biblioteca intitolata a San Francesco; le strutture sanitarie annoverano la guardia medica e la farmacia mentre l’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Relazioni

Dotata di itinerari adatti alle passeggiate nella natura, quali quello che si snoda lungo l’antico tratturo Pescasseroli-Candela, nonché di querceti, di cerrete e di interessanti siti archeologici, offre inoltre un ricco calendario di feste tradizionali: tra le numerose celebrazioni religiose spicca un dramma sacro sulla vita di San Vito Martire, tratto da un manoscritto anonimo (15 giugno); è teatro inoltre di varie fiere (della Madonna dei Fiori, il primo giugno, di San Vito, il 15 giugno, e della Madonna del Carmine, il primo agosto), i cui protagonisti sono l’artigianato e la gastronomia locali. La festa del Patrono, San Michele, si celebra il 29 settembre con una grande fiera.

Dotata di itinerari adatti alle passeggiate nella natura, quali quello che si snoda lungo l’antico tratturo Pescasseroli-Candela, nonché di querceti, di cerrete e di interessanti siti archeologici, offre inoltre un ricco calendario di feste tradizionali: tra le numerose celebrazioni religiose spicca un dramma sacro sulla vita di San Vito Martire, tratto da un manoscritto anonimo (15 giugno); è teatro inoltre di varie fiere (della Madonna dei Fiori, il primo giugno, di San Vito, il 15 giugno, e della Madonna del Carmine, il primo agosto), i cui protagonisti sono l’artigianato e la gastronomia locali. La festa del Patrono, San Michele, si celebra il 29 settembre con una grande fiera.

Località

Cese Alta, Forcellata, Macchia

Cese Alta, Forcellata, Macchia

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Circello rientra nell’Obiettivo "Convergenza" (che succede al precedente Obiettivo 1 della programmazione 2000-06). A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. I settori prioritari d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.