Descrizione

Centro montano di origini medievali, sostenuto dalle tradizionali attività rurali e dal turismo. I calabrittani, con un indice di vecchiaia nella media, si dividono tra il capoluogo comunale, la località di Quaglietta, di Bralia e San Mauro e alcune case sparse. L’abitato, adagiato sulla cima di un poggio, si compone di una parte più antica dall’aspetto medievale, arroccata intorno a una chiesa, e di quartieri più nuovi, posti più a valle. Il territorio comunale è caratterizzato da consistenti oscillazioni altimetriche e presenta paesaggi diversi: lungo il corso dei fiumi si sviluppano folti raggruppamenti di ontano napoletano e una ricca vegetazione riparia; boschi cedui di roverella e cerro si alternano, sui rilievi collinari, ai seminativi; le zone più elevate sono invece rivestite da vasti boschi di latifoglie e resinose, popolati, oltre che da lupi (di cui si contano qui numerosi esemplari), da volpi, faine, puzzole, martore, gatti selvatici e ricci.

Centro montano di origini medievali, sostenuto dalle tradizionali attività rurali e dal turismo. I calabrittani, con un indice di vecchiaia nella media, si dividono tra il capoluogo comunale, la località di Quaglietta, di Bralia e San Mauro e alcune case sparse. L’abitato, adagiato sulla cima di un poggio, si compone di una parte più antica dall’aspetto medievale, arroccata intorno a una chiesa, e di quartieri più nuovi, posti più a valle. Il territorio comunale è caratterizzato da consistenti oscillazioni altimetriche e presenta paesaggi diversi: lungo il corso dei fiumi si sviluppano folti raggruppamenti di ontano napoletano e una ricca vegetazione riparia; boschi cedui di roverella e cerro si alternano, sui rilievi collinari, ai seminativi; le zone più elevate sono invece rivestite da vasti boschi di latifoglie e resinose, popolati, oltre che da lupi (di cui si contano qui numerosi esemplari), da volpi, faine, puzzole, martore, gatti selvatici e ricci.

Storia

Sorse in epoca normanna intorno a un castello fatto erigere nell’840, secondo la tradizione, dal barone longobardo Britto. Appartenne in seguito alle famiglie Rossi e Gesualdo e, dopo la peste del 1656, conobbe un forte incremento demografico. Nel 1738 fu colpita gravemente da un terremoto che distrusse molti edifici. Nel 1807 entrò a far parte del principato di Avellino, detenuto dalla potente casata dei Caracciolo, e nel 1928 estese la sua giurisdizione al borgo medievale di Quaglietta. Nel 1980 subì nuovamente ingenti danni a causa del sisma che devastò tutta l’Irpinia. Il toponimo, citato nel Catalogus Baronum (1150-1168), deriva dal latino CALABRICTUM, forma collettiva del fitonimo CALABRIX, nel senso di ‘specie di spino selvatico’. I ruderi del castello normanno, risalente al X secolo, dominano la località di Quaglietta, conferendo al paesaggio un’atmosfera d’altri tempi: anche se parzialmente danneggiata dai terremoti, la rocca conserva infatti il prezioso portale barocco, che conduce, attraverso un androne, nella corte a pianta quadrata; all’interno è possibile ammirare uno scalone che conduceva ai piani nobili dell’edificio mentre all’esterno s’innalza, per un’altezza di sei metri, una torre a pianta quadrata, emblema dell’importanza strategica e difensiva dell’edificio. Nelle vicinanze sorge il settecentesco santuario della Madonna del Fiume, collocato in una suggestiva grotta e meta di pellegrinaggi religiosi.

Sorse in epoca <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=NORMANNA'>normanna</a> intorno a un castello fatto erigere nell’840, secondo la tradizione, dal barone <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=LONGOBARDO'>longobardo</a> Britto. Appartenne in seguito alle famiglie Rossi e Gesualdo e, dopo la peste del 1656, conobbe un forte incremento demografico. Nel 1738 fu colpita gravemente da un terremoto che distrusse molti edifici. Nel 1807 entrò a far parte del principato di Avellino, detenuto dalla potente casata dei <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CARACCIOLO'>Caracciolo</a>, e nel 1928 estese la sua giurisdizione al borgo medievale di Quaglietta. Nel 1980 subì nuovamente ingenti danni a causa del sisma che devastò tutta l’Irpinia. Il toponimo, citato nel <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CATALOGUSBARONUM'>Catalogus Baronum</a> (1150-1168), deriva dal latino CALABRICTUM, forma collettiva del fitonimo CALABRIX, nel senso di ‘specie di spino selvatico’. I ruderi del castello <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=NORMANNO'>normanno</a>, risalente al X secolo, dominano la località di Quaglietta, conferendo al paesaggio un’atmosfera d’altri tempi: anche se parzialmente danneggiata dai terremoti, la rocca conserva infatti il prezioso portale barocco, che conduce, attraverso un androne, nella corte a pianta quadrata; all’interno è possibile ammirare uno scalone che conduceva ai piani nobili dell’edificio mentre all’esterno s’innalza, per un’altezza di sei metri, una torre a pianta quadrata, emblema dell’importanza strategica e difensiva dell’edificio. Nelle vicinanze sorge il settecentesco santuario della Madonna del Fiume, collocato in una suggestiva grotta e meta di pellegrinaggi religiosi.

Economia

L’agricoltura, rivolta soprattutto alla coltivazione di cereali e olivi, costituisce ancora una delle principali fonti di reddito e occupazione per la comunità; una moderata apertura nei confronti del progresso ha consentito il discreto sviluppo del settore secondario, rivolto principalmente ai tradizionali comparti alimentare, metallurgico, edile e della produzione di mobili; il commercio, stimolato anche dal buon afflusso di turisti, annovera una rete di distribuzione piuttosto articolata e servizi qualificati, come il credito. Ospita le scuole dell’obbligo e una biblioteca comunale. L’apparato ricettivo, discretamente sviluppato, annovera esercizi di ristoro e strutture per il soggiorno mentre l’assistenza sanitaria è assicurata da un ufficio sanitario, dalla guardia medica e da un punto di vaccinazione.

L’agricoltura, rivolta soprattutto alla coltivazione di cereali e olivi, costituisce ancora una delle principali fonti di reddito e occupazione per la comunità; una moderata apertura nei confronti del progresso ha consentito il discreto sviluppo del settore secondario, rivolto principalmente ai tradizionali comparti alimentare, metallurgico, edile e della produzione di mobili; il commercio, stimolato anche dal buon afflusso di turisti, annovera una rete di distribuzione piuttosto articolata e servizi qualificati, come il credito. Ospita le scuole dell’obbligo e una biblioteca comunale. L’apparato ricettivo, discretamente sviluppato, annovera esercizi di ristoro e strutture per il soggiorno mentre l’assistenza sanitaria è assicurata da un ufficio sanitario, dalla guardia medica e da un punto di vaccinazione.

Relazioni

È meta turistica frequentata: offre una natura incontaminata e rappresenta una base di partenza ideale per raggiungere la vetta del monte Cervialto (1.908 metri) e il cuore dei Monti Picentini, ricchi di sentieri segnalati e di svariate specie di animali selvatici; il santuario della Madonna del Fiume è inoltre meta di pellegrinaggi. Numerose le feste tradizionali, prima fra tutte quella dedicata a Sant’Antonio Abate (17 gennaio), durante la quale i bambini si aggirano per le strade dell’abitato agitando campanacci in segno di ringraziamento, secondo un antico uso pastorale; in occasione della festa di San Giuseppe (19 marzo) si allestiscono, invece, grandi falò, attorno ai quali ci si riunisce mangiando patate cotte sotto la cenere e bevendo vino. Tra le manifestazioni locali figura anche la frequentata sagra della castagna (20-31 ottobre). Il Patrono, San Giuseppe, si festeggia l’ultima domenica di luglio.

È meta turistica frequentata: offre una natura incontaminata e rappresenta una base di partenza ideale per raggiungere la vetta del monte Cervialto (1.908 metri) e il cuore dei Monti <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=PICENTINI'>Picentini</a>, ricchi di sentieri segnalati e di svariate specie di animali selvatici; il santuario della Madonna del Fiume è inoltre meta di pellegrinaggi. Numerose le feste tradizionali, prima fra tutte quella dedicata a Sant’Antonio Abate (17 gennaio), durante la quale i bambini si aggirano per le strade dell’abitato agitando campanacci in segno di ringraziamento, secondo un antico uso pastorale; in occasione della festa di San Giuseppe (19 marzo) si allestiscono, invece, grandi falò, attorno ai quali ci si riunisce mangiando patate cotte sotto la cenere e bevendo vino. Tra le manifestazioni locali figura anche la frequentata sagra della castagna (20-31 ottobre). Il Patrono, San Giuseppe, si festeggia l’ultima domenica di luglio.

Località

Castruzzo, Cervarolo, Quaglietta, San Mauro, Vallone Cannito

Castruzzo, Cervarolo, Quaglietta, San Mauro, Vallone Cannito

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Calabritto rientra nell’Obiettivo "Convergenza" (che succede al precedente Obiettivo 1 della programmazione 2000-06). A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. I settori prioritari d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.