Evento enogastronomico con degustazione e vendita di tartufo e prodotti tipici, intrattenimento musicale itinerante diurno e spettacoli serali, gara cinotartuficola.
Gara podistica diventata negli anni un appuntamento fisso per tutti gli appassionati di questo sport, provenienti da tutto il Molise e in gran numero anche dalle regioni limitrofe: Abruzzo, Lazio, Campania. Il percorso, nei suoi 11 km, attraversa ben tre comuni (San Pietro Avellana – Castel di Sangro e Vastogirardi), due [...]Gara podistica diventata negli anni un appuntamento fisso per tutti gli appassionati di questo sport, provenienti da tutto il Molise e in gran numero anche dalle regioni limitrofe: Abruzzo, Lazio, Campania. Il percorso, nei suoi 11 km, attraversa ben tre comuni (San Pietro Avellana – Castel di Sangro e Vastogirardi), due province (Isernia e l’Aquila), due regioni (Molise ed Abruzzo), il tutto immerso nei boschi lussureggianti e ricchi di variegata flora e fauna, patrimonio UNESCO della riserva AssoMab. Gli amanti delle camminate potranno partecipare alla passeggiata non competitiva di 7 km fino al santuario di S. Amico nell’omonimo bosco.
Fine settimana da attore protagonista per il tuber magnatum pico, tartufo bianco pregiato. Rassegna di prodotti tipici enogastronomici: stands di salumi, formaggi, miele, aglio, olio, vino faranno da contorno al prezioso fungo da acquistare e lamellare su un piatto di tagliatelle o un uovo al tegamino per assaporarne a pieno il suo aroma.
La mostra a cura di Laura Cherubini e realizzata in collaborazione con l’Archivio Nanda Vigo inaugurata lo scorso 29 febbraio e chiusa subito dopo, ultimo progetto espositivo realizzato dall’artista in prima persona. Ripercorrendo alcuni punti salienti della ricerca di Nanda Vigo dagli anni Settanta a oggi, la mostra [...]La mostra a cura di Laura Cherubini e realizzata in collaborazione con l’Archivio Nanda Vigo inaugurata lo scorso 29 febbraio e chiusa subito dopo, ultimo progetto espositivo realizzato dall’artista in prima persona. Ripercorrendo alcuni punti salienti della ricerca di Nanda Vigo dagli anni Settanta a oggi, la mostra celebra una delle figure italiane più importanti della sua generazione – pioniera della sperimentazione tra arte, architettura e design – inserendosi nel percorso di studio e valorizzazione della collezione permanente e della storia del Premio Termoli attivato dal MACTE sin dalla sua apertura. Nanda Vigo vinse il Premio Termoli nel 1976 con l’opera Sintagma, realizzata in vetro, specchio e neon; il cui titolo – dal greco σÏνταγμα, propriamente «composizione, ordinamento» – si riferisce al termine coniato da Ferdinand de Saussure per definire “la combinazione di due o più elementi linguistici linearmente ordinati”. Quarantaquattro anni dopo quest’opera torna protagonista, nella sua indivisibilità di significato, come chiave interpretativa dell’intera esposizione. I lavori in mostra, infatti, da un lato sono disposti secondo un disegno espositivo unitario e attento all’architettura del museo – cifra distintiva degli allestimenti della Vigo – dall’altro dimostrano la relazione tra due gruppi di opere collegati anche dal punto di vista linguistico il cui comun denominatore è la luce. [meno informazioni]
Dopo una lunga ma giustificata assenza, Molise Explorer è pronta a ripartire con le “terapie” escursionistiche. Appuntamento per domenica prossima, 14 giugno con una bellissima ascesa tra prati verdi e panorami a 360 gradi, sano nutrimento per occhi e spirito gentilmente offerto dall’incanto dell’Altissimo [...]Dopo una lunga ma giustificata assenza, Molise Explorer è pronta a ripartire con le “terapie” escursionistiche. Appuntamento per domenica prossima, 14 giugno con una bellissima ascesa tra prati verdi e panorami a 360 gradi, sano nutrimento per occhi e spirito gentilmente offerto dall’incanto dell’Altissimo Molise. Partenza da Guado Licia (Agnone) puntando i primi passi verso la pista di crinale che ci porterà a raggiungere Monte del Cerro, successivamente Guado Cannavina e Monte San Nicola, da cui inizia il Geosito “La struttura monoclinale di Monte Campo – Monte San Nicola”. Dalla vetta di Monte San Nicola si scenderà velocemente per raggiungere il pianoro sottostante da dove il sentiero che ci condurrà, dopo aver attraversato una fresca faggeta, a Monte Campo. Pranzo in compagnia della Croce della vetta e pian piano si scenderà verso la Chiesa di Santa Lucia e il Giardino della Flora Appenninica dove alle 15:30 sarà possibile effettuare una visita guidata a pagamento (€ 3.50). [meno informazioni]
Una passeggiata per ammirare le fortezze medioevali di Tommaso Da Celano a Roccamandolfi e Civita di Boiano passando per le splendide cascate di Carpinone, Roccamandolfi e Santa Maria del Molise. Una giornata all’insegna della natura e della cultura per i borghi del meraviglioso Molise.
Il Corso è rivolto sia a chi vuole imparare da zero sia a chi intende consolidare le proprie conoscenze dello strumento fotografico. Attraverso lezioni in aula ed uscite di gruppo si forniranno le informazioni necessarie per utilizzare al meglio la propria fotocamera con il fine di rendere i partecipanti consapevoli dello [...]Il Corso è rivolto sia a chi vuole imparare da zero sia a chi intende consolidare le proprie conoscenze dello strumento fotografico. Attraverso lezioni in aula ed uscite di gruppo si forniranno le informazioni necessarie per utilizzare al meglio la propria fotocamera con il fine di rendere i partecipanti consapevoli dello scatto e della sua esecuzione: la fotografia, infatti, non ammette alibi.
Serate musicali, Rappresentazioni teatrali, Proiezioni, Attività ludiche per bambini, Corso di fotografia, Giornate ecologiche, Tornei vari, Escursione guidata con e-bike, Giornata di arrampicata
Bologna Jazz Festival, edizione dei ricordi e delle celebrazioni: una ricorrenza storica imprescindibile (il centenario della nascita di Charlie Parker affidato a una trinità di sax: Francesco Cafiso, Mattia Cigalini, Jesse Davis); il sentito saluto a Steve Grossman, figura imponente della storia jazzistica che ha legato indelebilmente [...]Bologna Jazz Festival, edizione dei ricordi e delle celebrazioni: una ricorrenza storica imprescindibile (il centenario della nascita di Charlie Parker affidato a una trinità di sax: Francesco Cafiso, Mattia Cigalini, Jesse Davis); il sentito saluto a Steve Grossman, figura imponente della storia jazzistica che ha legato indelebilmente il proprio nome alla scena musicale di Bologna; il progetto monografico di Paolo Fresu su David Bowie, stella pop che ha sempre illuminato anche le lande del jazz. Attorno a questi omaggi si svilupperà la nuova edizione della kermesse jazzistica bolognese, dal 30 ottobre al 15 novembre.
Oltre ai numerosi concerti, il programma del festival includerà importanti contenuti didattici e un’esposizione dedicata a Steve Grossman. Grazie alla collaborazione con BilBOlbul – Festival Internazionale di fumetto, è stato coinvolto il noto illustratore Paolo Bacilieri, che ha realizzato una serie di disegni originali per l’immagine del BJF 2020. Queste opere saranno anche esposte sull’Autobus del Jazz e sulle bacheche di CHEAP on board.
Il BJF 2020 sarà multilocalizzato: oltre ai teatri bolognesi che ospiteranno i concerti principali, il festival sarà di casa in numerosi altri luoghi cittadini, espandendosi anche nei comuni dell’area metropolitana e nelle province di Modena, Ferrara e Forlì.
Il Bologna Jazz Festival è organizzato dall’Associazione Bologna in Musica con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Bologna Città della Musica UNESCO, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Carisbo, Gruppo Unipol, Coop Alleanza 3.0, TPER, Città Metropolitana di Bologna, Peugeot e del main partner Gruppo Hera.
Concerti principali nei teatri
Il primo dei grandi omaggi del Bologna Jazz Festival 2020, il 30 ottobre al Teatro Duse, sarà in onore del centenario della nascita di Charlie Parker. Nel suo nome e sul suo repertorio musicale si troveranno riuniti i talenti di tre quotatissimi altosassofonisti: Francesco Cafiso, Mattia Cigalini e l’eloquente portavoce di New Orleans Jesse Davis. Una front line di ben tre sassofoni è indicativa di un’occasione speciale, di un omaggio che riecheggia la frenesia ritmica e vitale di Parker.
“We Won’t Forget – Bologna celebra Steve Grossman” (il 6 novembre al Teatro Auditorium Manzoni) sarà un omaggio accorato a uno dei più autentici giganti della musica afroamericana da parte dei jazzmen che con lui hanno lungamente condiviso la vita e la musica. Riuniti sullo stesso palco ci saranno ben dodici tra i jazzisti più in vista della scena non solo bolognese ma anche nazionale: Flavio Boltro e Tom Kirkpatrick alla tromba, Carlo Atti, Piero Odorici e Valerio Pontrandolfo al sax tenore, Danilo Memoli e Nico Menci al pianoforte, Paolo Benedettini e Stefano Senni al contrabbasso, Max Chiarella, Roberto Gatto e Fabio Grandi alla batteria. La serata sarà articolata in ben cinque set, in un continuo e caleidoscopico rimescolarsi dei musicisti.
Il jazz ha ricevuto molto da David Bowie e ora gli restituisce qualcosa: un omaggio in grande stile orchestrato attorno alla tromba di Paolo Fresu (13 novembre al Teatro Auditorium Manzoni). Il cast di “Heroes” è a dir poco stellare, completato da Petra Magoni, Gianluca Petrella, Francesco Diodati, Francesco Ponticelli, Christian Meyer: una band unica, creata appositamente da Fresu per questo progetto convocando grandi musicisti eclettici e provenienti da esperienze diverse, anche lontane dal jazz.
Le produzioni principali del festival saranno seguite da ulteriori live dopo concerto al Camera - Jazz & Music Club, per entrare a suon di jazz nel cuore della notte.
In ricordo di Steve Grossman
Steve Grossman (1951-2020) è stato uno dei musicisti statunitensi che più hanno lasciato il segno sulla scena jazzistica italiana. Nel corso degli oltre vent’anni trascorsi a Bologna, ha contribuito a formare molti dei più interessanti musicisti emersi in Emilia. A pochi mesi dalla sua scomparsa, il BJF gli dedica non solo uno dei concerti principali, ma anche un contorno di altri live e iniziative, concentrati tra il 6 e l’8 novembre.
Dal vivo si ascolteranno la Steve Grossman Legacy Band con, tra gli altri, solisti come Flavio Boltro, Roberto Rossi e Piero Odorici, oltre a Roberto Gatto alla batteria (il 7 al Camera Jazz & Music Club); il “Tributo a Steve Grossman” della Bentivoglio All Stars al cui nucleo, un ottetto con ben quattro sax tenori, si aggiungeranno come ospiti speciali Jimmy Villotti alla chitarra e Valerio Pontrandolfo, che porterà addirittura a cinque il numero dei tenoristi (il 7 alla Cantina Bentivoglio); il trio di Carlo Atti, il cui “So Long Steve!” toccherà nel cuore la materia musicale grossmaniana (l’8 ai 300 Scalini).
Il Museo internazionale e biblioteca della musica ospiterà dal 6 all’8 l’esposizione Grossman Unpublished, con scatti, live e i video inediti del grande tenorista (ingresso libero contingentato).
Nell’incontro Extemporaneous, Emiliano Pintori traccerà un ricordo di Grossman come uomo e musicista, ricorrendo a materiale audio e video di repertorio e alle testimonianze di coloro che ne hanno condiviso la vita e la carriera (l’8 al Museo internazionale e biblioteca della musica).
Concerti nei jazz club tra Bologna e Ferrara
A dare continuità al festival, tra un appuntamento in teatro e l’altro, ci sarà la vivace scena dei jazz club.
Nel centro cittadino bolognese la Cantina Bentivoglio è diventata la ‘casa del jazz moderno’, con un’apertura stilistica assai più marcata che in passato: qui in una concentrata successione di serate si ascolteranno il quartetto venato di R&B della vocalist Lucy Woodward (10 novembre), gli iconoclasti fisarmonicisti Simone Zanchini e Antonello Salis (l’11), il quartetto del virtuoso sassofonista Seamus Blake (il 12).
Le serate al Torrione Jazz Club di Ferrara ruoteranno attorno ai capisaldi del jazz nazionale: il duo voce-trombone con Tiziana Ghiglioni e Giancarlo Schiaffini (31 ottobre); il pianista Antonio Faraò alla guida di un trio dall’impressionante forza cinetica (7 novembre); il raffinato e poetico duo, ricco di virtuosismi in punta di dita, formato dal trombettista Fabrizio Bosso e il pianista Julian Oliver Mazzariello (il 14).
Il Camera – Jazz & Music Club è il punto di riferimento per la programmazione mainstream, con il quartetto della pianista e cantante Dena DeRose, arricchito dal sax di Piero Odorici (31 ottobre), e l’Exit Signs Quartet, che vanta la presenza solistica di Robert Bonisolo al sax tenore (14 novembre).
Il Bravo Caffè si ritaglia un suo spazio con due perle del jazz italiano: il quartetto di Fabrizio Bosso, che presenterà il nuovo progetto “WE4” (4 novembre) e il trio di Antonio Faraò (il 5).
Concerti nell’area metropolitana e fuori provincia
Il BJF 2020 si espande sul territorio, oltrepassando i confini cittadini: saranno numerose le trasferte fuori porta verso i comuni dell’area metropolitana e le province di Modena e Forlì, oltre alle già citate serate al Jazz Club Ferrara.
È organizzato in collaborazione con l’Hengel Gualdi Jazz Club di Anzola dell’Emilia, ma si terrà nel capiente Cine Teatro Fanin di San Giovanni in Persiceto (BO), il concerto del batterista Marcello Molinari, alla guida di un quintetto che avrà come punto di forza la voce di Diana Torto (2 novembre).
Lo Smallet Jazz Club di Modena si conferma spazio dalla spiccata vocazione in the tradition: ospiterà le performance del quintetto To Miles with Love, con i fiati di Fulvio Sigurtà e Robert Bonisolo, oltre a Ferenc Nemeth alla batteria (7 novembre), e dell’Italian Jazz Guitar Trio, con tre dei migliori plettri del jazz nazionale: Giancarlo Bianchetti, Marco Bovi e Sandro Gibellini (il 14).
L’ultima alzata di sipario del BJF 2020 sarà il 15 novembre a Villa Zarri di Castel Maggiore (BO), sui Jazzasonic del sassofonista Dario Cecchini, che lascia i panni di leader dei celebri Funk Off per guidare un piccolo ma agguerrito combo.
Ci sarà poi una sorta di dopo festival a Forlì in dicembre, quando il BJF sosterrà la causa dell’Artusi Jazz Festival.
Attività didattiche e altri eventi
Il Progetto Didattico “Massimo Mutti”, dedicato al ricordo del fondatore del festival bolognese e realizzato grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, giunge all’ottava edizione, che si articolerà in varie sezioni.
Si è recentemente concretizzato, con la registrazione del primo Cd della formazione, il lavoro dell’ERJ Orchestra, orchestra giovanile del jazz emiliano nata nel 2019 sotto la direzione di Piero Odorici e Roberto Rossi, la cui attività è co-finanziata dalla Regione Emilia-Romagna e realizzata in collaborazione con il Camera – Jazz & Music Club di Bologna. Il disco sarà presentato ufficialmente il 3 novembre con un concerto alla Sala Paradiso di San Lazzaro di Savena (BO).
Dal 2 al 5 novembre avrà luogo il seminario della contrabbassista toscana Silvia Bolognesi, una delle figure di spicco della scena creativa europea. Il workshop si svolgerà presso il Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna e sarà aperto agli studenti del Conservatorio e del il Liceo Musicale “L. Dalla” di Bologna. Il percorso sarà coronato dal saggio finale in forma di concerto, il 5 novembre presso il Museo internazionale e biblioteca della musica. In tale occasione verrà assegnato il “Premio Massimo Mutti”, consistente in quattro borse di studio che consentiranno agli studenti selezionati di partecipare ai corsi internazionali di perfezionamento estivi 2021 realizzati dalla Fondazione Siena Jazz – Accademia Nazionale del Jazz.
Torneranno anche le lezioni musicali “Jazz Insights” con Emiliano Pintori (ideate e ospitate dal Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, tutti i sabati dal 14 novembre al 12 dicembre): cinque approfondimenti tematici dedicati ad alcuni dei principali protagonisti della musica afroamericana, raccontati dalla prospettiva di un musicista jazz. [meno informazioni]
Dopo questo periodo così difficile, che ha spento i riflettori su tutte le manifestazioni sportive, la Regione Emilia Romagna riparte e punta sui grandi eventi come traino turistico e per la valorizzazione del territorio. E così, a fianco del tradizionale Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini, confermato [...]Dopo questo periodo così difficile, che ha spento i riflettori su tutte le manifestazioni sportive, la Regione Emilia Romagna riparte e punta sui grandi eventi come traino turistico e per la valorizzazione del territorio. E così, a fianco del tradizionale Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini, confermato anche quest’anno, nasce il Gran Premio dell’Emilia-Romagna e della Riviera di Rimini, per nove giorni all’insegna della velocità sulle due ruote. La prima gara è in programma il secondo fine settimana di settembre, nel week end dell’11-13 settembre, e subito dopo, in quello del 18-20 settembre, debutterà il nuovo Gran Premio. La Riders’ Land romagnola riaccende quindi i motori con due competizioni del Motomondiale 2020. Protagonista anche il mondiale di Moto E, che debuttò a Misano nel 2019 e del quale quest’anno, sulla pista romagnola si disputeranno ben 3 gare. [meno informazioni]
“Una figura femminile, dai vividi colori. Una Fanciulla, icona tornita di una femminilità ideale che immagino quasi come dea primigenia, tutrice e madre della terra che da quel balcone si domina così ampia”. Ha immaginato così il maestro Franco Summa, creatore di arte ambientale urbana – nell’idea [...]“Una figura femminile, dai vividi colori. Una Fanciulla, icona tornita di una femminilità ideale che immagino quasi come dea primigenia, tutrice e madre della terra che da quel balcone si domina così ampia”. Ha immaginato così il maestro Franco Summa, creatore di arte ambientale urbana – nell’idea di fare arte che dialoga con i luoghi, la storia e la memoria della città - l’opera d’arte contemporanea che il 25 settembre 2020 sarà inaugurata nella piazza panoramica di Borgotufi, l’albergo diffuso di Castel del Giudice (IS), dove l’Appennino molisano sfiora le vette d’Abruzzo. Una Fanciulla che diventa parte e si integra nell’universo architettonico, culturale e ambientale del borgo, un luogo di rinascita dove stalle e case, un tempo abbandonate, sono divenute luogo di ospitalità turistica. Un luogo denso di significato che ora si arricchisce dei segni, colori e forme narranti della Fanciulla del Borgo di Franco Summa. Una scultura d’autore, una figura totemica alta oltre tre metri, “un segno gentile e forte allo stesso tempo” che consacra Borgotufi come luogo di ispirazione e di arte contemporanea. Un monumento urbano che si apre sull’Appennino, frutto della visione di un maestro capace di costruire oggetti narranti, arcobaleni di colori, dando nuove forme ai luoghi abitati. Un’idea nata dall’imprenditore Enrico Ricci, promotore del recupero del borgo (con il fratello Gianfranco e l’imprenditore Ermanno D’Andrea), che ha conosciuto il maestro Summa tramite l’amicizia con Franco D’Amico. Di qui la proposta di creare un’opera da installare nel cuore di Borgotufi, l’intervento monumentale che l’artista abruzzese ha pensato ed ideato in funzione delle caratteristiche della piazza dell’albergo diffuso, una terrazza che si affaccia verso la valle del Sangro. Un’iniziativa nata in collaborazione con la Fondazione Summa, che valorizza il lavoro artistico del maestro e lavora per la realizzazione della qualità dei luoghi urbani, evidenziando il ruolo fondamentale dell’arte, e con il patrocinio del Comune di Castel del Giudice. All’evento di inaugurazione, dal titolo “Recupero arte comunicazione per una nuova visione dei borghi”, che si terrà a partire dalle 16.30 nella sala convegni di Borgotufi, interverranno personalità di spicco come: Annalisa Monfreda, direttrice della rivista Donna Moderna, che torna a Borgotufi a circa due anni dalla presentazione del suo libro; il cuoco stellato Niko Romito, il quale parlerà del recupero nell’ambito dell’arte gastronomica; Lucio Zazzara, docente di urbanistica e presidente del Parco della Majella, il quale metterà in evidenza gli aspetti urbanistici sul collocamento dell’opera d’arte. Non mancherà l’imprenditore Enrico Ricci, ideatore dell’iniziativa, il sindaco di Castel del Giudice Lino Gentile e Giovanni Tavano, vicepresidente della Fondazione Summa. A moderare l’incontro, la giornalista Maria Stella Rossi. Alle 18.00, tutti si sposteranno nella piazza di Borgotufi dove sarà svelata la Fanciulla del Borgo del maestro Franco Summa. [meno informazioni]
Il Ferrari Challenge è il campionato monomarca per eccellenza, il più ambito e il più invidiato al mondo. La serie è nata nel 1993 ed è omologata secondo le norme FIA per poter godere degli standard qualitativi migliori sia sotto il profilo dell’organizzazione che sotto quello della sicurezza. [...]Il Ferrari Challenge è il campionato monomarca per eccellenza, il più ambito e il più invidiato al mondo. La serie è nata nel 1993 ed è omologata secondo le norme FIA per poter godere degli standard qualitativi migliori sia sotto il profilo dell’organizzazione che sotto quello della sicurezza. Il successo di questo campionato è stato immediato: la sua formula, che prevede il coinvolgimento solo di concessionarie e officine autorizzate, fa sì che le vetture siano vicinissime tra loro nelle prestazioni e che le capacità del pilota vengano messe in risalto. Quattro le categorie presenti in ogni gara: Trofeo Pirelli, Trofeo Pirelli Am, Coppa Shell e Coppa Shell Am. Nel 2018 la vettura in uso tre campionati sarà la Ferrari 488 Challenge, la prima vettura turbo nata per il campionato monomarca. Oltre 1000 piloti vi hanno partecipato, centinaia sono le gare disputate mentre i sorpassi, le emozioni e il divertimento sono incalcolabili. [meno informazioni]
<p style="text-align: justify; color: rgb(0, 0, 0); font-size: 13.3333px; margin-right: 0px; margin-bottom: 10px; margin-left: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Continuando si risale lungo il pendio con una traccia sino a quando si incontra una corda di acciaio posta provvisoriamente per agevolare il [...]<p style="text-align: justify; color: rgb(0, 0, 0); font-size: 13.3333px; margin-right: 0px; margin-bottom: 10px; margin-left: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Continuando si risale lungo il pendio con una traccia sino a quando si incontra una corda di acciaio posta provvisoriamente per agevolare il passaggio sino ad uno spuntone roccioso da cui si apre lo spettacolo del corso d’acqua sulla destra e delle due cascate di fronte. Il sentierino, da percorrere adesso con cautela e con il sussidio della fune d’acciaio, è adatto solo per gli esperti; al di sotto del castello si trasforma, infatti, in una traccia appena accennata, stretta fra pareti rocciose e profondi burroni del torrente Fornello. Poco dopo si può risalire sulla sinistra verso il castello e incontrare la strada asfaltata. Ma, proseguendo, per non perdere la continuazione dello spettacolare tracciato, si ridiscende verso il letto, quasi sempre asciutto, del vallone, per poi risalire verso un altro spuntone roccioso da cui si può raggiungere il tracciato “Sentiero dei Pastori”. Si prosegue a mezza costa, al di sopra del Rio Torrone, con alcuni stretti passaggi da affrontare con cautela, e si passa al di sopra delle due cascate; una serie di cascate e scivoli sono visibili dal sentierino, che ora scorre fra il bosco che ricopre il versante sino al punto ove il “Sentiero dei Pastori” supera il vallone da cui si può raggiungere “Le tre Croci”.</p> [meno informazioni]
Il riconoscimento di “Città Italiana del Vino 2021” è stata assegnato ieri, sabato 7 novembre, a Barolo (Cuneo). Insieme al Comune delle Langhe gareggiavano per il titolo i territori di Bianco (Rc), Duino Aurisina (Ts), Montepulciano (Si), Montespertoli (Fi), Taurasi (Av) e Tollo (Ch). A Duino Aurisina e [...]Il riconoscimento di “Città Italiana del Vino 2021” è stata assegnato ieri, sabato 7 novembre, a Barolo (Cuneo). Insieme al Comune delle Langhe gareggiavano per il titolo i territori di Bianco (Rc), Duino Aurisina (Ts), Montepulciano (Si), Montespertoli (Fi), Taurasi (Av) e Tollo (Ch). A Duino Aurisina e Montepulciano, la commissione ha riconosciuto però una menzione speciale per la validità del progetto culturale che sostenuto le rispettive candidature.
Il programma vincitore di Barolo, che prevede vari eventi come mostre, seminari, Lectio magistralis, installazioni artistiche e tanto altro, è stato sviluppato dal Comune in collaborazione con la Barolo&Castle Foundation, che è anche il braccio esecutivo del calendario di appuntamenti della Città Italiana del Vino 2021.
“Siamo molto contenti che sia stato premiato il nostro dossier e lo sforzo di coinvolgimento del territorio e delle istituzioni locali e regionali, che ci supporteranno nel programma di appuntamenti ed eventi previsti per il 2021 – ha dichiarato Renata Bianco, sindaco di Barolo -. Il 2020 è stato un anno molto difficile e crediamo che questa iniziativa sia un forte messaggio di speranza e ripartenza”.
“Questo concorso tra i Comuni a vocazione vitivinicola ed enoturistica intende mettere in risalto l'influenza della cultura del vino nella società, nel paesaggio, nella cultura e nell'economia locale – sottolinea il Presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -. E’ un’occasione per promuovere modelli virtuosi di gestione del territorio e valori culturali e di sostenibilità che da sempre contraddistinguono la nostra Associazione. Insignire Barolo del titolo di Città Italiana del Vino 2021 è un riconoscimento del lavoro e dell’impegno di un Comune che ha saputo valorizzare il legame del territorio con il vino e l’enoturismo, al centro di un’area, le Langhe, che è anche Patrimonio Unesco”.
Barolo & Castles Foundation e in particolare il WiMu-Museo del Vino di Barolo (gestito dalla Fondazione) sono gli organi tecnici che supervisioneranno un articolato programma d’iniziative che mette a sistema tanti enti e istituzioni locali: l’Unione dei Comuni "Colline di Langa e del Barolo", l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, la Strada del Barolo e grandi vini di Langa, l’Enoteca Regionale del Barolo, Slow Food, ma anche Artissima, la Film Commission Torino Piemonte, Opera Barolo, l’Associazione Culturale Castello di Perno, la Fondazione Bottari Lattes; il tutto con il sostegno della Regione Piemonte.
Complessivamente sono previste 24 grandi iniziative nell’ambito del programma di “Barolo Città Italiana del Vino 2021”. Tra queste, per i temi della “memoria” e della “comunità”, la Hall of Fame, cioè la cerimonia d’ingresso nel Museo del Vino delle grandi personalità del vino italiano. Inoltre gemellaggi internazionali tra realtà museali e territori del vino; iniziative di avvicinamento tra campagne e città; la Convention d’Autunno delle Città del Vino; ma anche mostre d’arte contemporanea in alcune cantine del Barolo, in collaborazione con Artissima, la principale fiera italiana di settore.
E naturalmente, se la situazione sanitaria lo consentirà, grandi degustazioni di Barolo. Il programma sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito internet ufficiale, in fase di realizzazione.
“Il tema di fondo della candidatura è un grande viaggio tra tradizione e modernità, che racchiude l'anima stessa del Barolo, un vino dalla storia antica che ha saputo rinnovarsi e aprirsi al mondo – spiega Tiziano Gaia, referente della Fondazione Barolo&Castle e del comitato tecnico scientifico del WiMu Museo del Vino -. Sarà una sorta di viaggio nel tempo attraverso riti e feste tradizionali, stagionalità e recupero della memoria dei personaggi che hanno fatto la storia del vino. In questo lavoro di ricerca e approfondimento saremo accompagnati da antropologi e storici, ma non mancheranno i tributi ai grandi scrittori del territorio, Pavese e Fenoglio su tutti, intorno ai quali costruire un percorso di valorizzazione dei luoghi raccontati nelle loro opere, nelle quali il vino e la cultura contadina avevano un'importanza centrale”.
“È stato difficile giungere alla scelta finale – conclude il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon – a conferma della validità dei dossier presentati dai sette Comuni. Abbiamo comunque colto gli obiettivi che avevamo con l’avvio di questa prima edizione: mettere in risalto la cultura enologica ed enoturistica di un territorio, la sua influenza nella società e nell'economia locale; inoltre vogliamo promuovere quelle buone pratiche che valorizzano la biodiversità, la tutela dell’ambiente e che possano portare benefici permanenti in termini di servizi, infrastrutture, eventi”.
Secondo lo spirito per cui è stato ideato dall’Associazione Città del Vino il concorso della “Città Italiana del Vino” tra i progetti e i territori deve fare da stimolo per le comunità locali, incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini, delle categorie sociali ed economiche e del volontariato, con uno sguardo oltre i propri confini, consolidando legami con altri territori vitivinicoli italiani. [meno informazioni]
La porta a destra in fondo al porticato conduce alla prima stanza che si visita all'entrata del castello, essa porta il nome del pitture che ne ha affrescato le pareti, ovvero l'artista bolognese Cesare Baglione.
Vissuto nel secolo XVI, Cesare Baglione ha lavorato nel palazzo Ducale di Parma ma anche in molte ville del Parmense [...]La porta a destra in fondo al porticato conduce alla prima stanza che si visita all'entrata del castello, essa porta il nome del pitture che ne ha affrescato le pareti, ovvero l'artista bolognese Cesare Baglione.
Vissuto nel secolo XVI, Cesare Baglione ha lavorato nel palazzo Ducale di Parma ma anche in molte ville del Parmense compresi i castelli di Torrechiara e Montechiarugolo e naturalmente anche nella Rocca Di Soragna.
La particolarità di tale pittore è il genere di ornati detti "Grottesche" ispirati all'ornamentazione pompeiana riprendendo anche lo stile Raffaelliano.
Tale dipinto del 1588 si presume che includesse un autoritratto del pittore (in basso a destra) con l'arrotino con cui sta lavorando, simbolo di laboriosità che schizza le scintille le quali schizzano simbolicamente dal nostro cervello, quindi significato di riflessione e di memoria.
Il tema predominante è l'acqua che bagna la testa delle fanciulle, cosi come la fonte battesimale e i nastri rossi, simbolo della nascita di una nuova vita.
La figura del cacciatore che spara all'oca è l'emblema dell'uomo che spesso distrugge le energie vitali.
Nella seconda foto vediamo Afrodite che trionfa nella grotta nell'antico e nel nuovo Testamento composto appunto dall'anfora rotta e dall'anfora nuova.
Fonte: "La Rocca di Soragna, itinerario e cenni storici" di Manuela Quaranta.
Foto a cura dell'ufficio turistico di Soragna
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Il salottino da thé fu ricamato tutto a piccolo punto dalla principessa Anna dei Duchi di Mondragone, lo ideò lei stessa e in seguito si fece aiutare dalle altre nobildonne.
Comprende dei grandi ovali di fine '600, di Francesco Monti di Brescia che raffigurano dei paesaggi in stile fiammingo e cornici dorate in stile [...]Il salottino da thé fu ricamato tutto a piccolo punto dalla principessa Anna dei Duchi di Mondragone, lo ideò lei stessa e in seguito si fece aiutare dalle altre nobildonne.
Comprende dei grandi ovali di fine '600, di Francesco Monti di Brescia che raffigurano dei paesaggi in stile fiammingo e cornici dorate in stile barocco.
Sullo sfondo si notano I piatti della "Compagnia Delle Indie" e dei vasi giapponesi collocati apposta su quell'unico basamento per i vasi, importati in Rocca dalla nonna del principe, la principessa Gonzaga Dei Gonzaga di Cremona.
Foto a cura dell'ufficio turistico di Soragna [meno informazioni]
Arrivando alla rocca Meli Lupi di Soragna non si può non rimanere affascinati dalla maestosità dell’edificio a pianta quadra e dalle poderose torri merlate agli angoli, con bugnati ai vertici e alle finestre risalenti al XVIII secolo; tanto austero visto da fuori quanto sfarzoso al suo interno.
Al centro della [...]Arrivando alla rocca Meli Lupi di Soragna non si può non rimanere affascinati dalla maestosità dell’edificio a pianta quadra e dalle poderose torri merlate agli angoli, con bugnati ai vertici e alle finestre risalenti al XVIII secolo; tanto austero visto da fuori quanto sfarzoso al suo interno.
Al centro della facciata principale si erge una quinta torre d’ingresso affacciata su un ponte in muratura edificato nel XVII secolo in sostituzione dell’antico ponte levatoio.
Sui tre lati anteriori si allarga un profondo fossato asciutto.
L’accesso al Castello di Soragna è vegliato da due statue di leoni in pietra collocati su due alti piedistalli che tengono una palla tra le zampe anteriori.
Nel torrione centrale l’ingresso, ad arco tutto sesto è sovrastato da un piccolo balcone incassato, su cui si erge un secondo arco al centro del quale si trova lo stemma dei principi Meli Lupi. La torre centrale è coronata da un ampio timpano triangolare, dai tratti classici.
Nell’androne di accesso la volta a botte decorata con un grande affresco di forma ovale contenente l’Assunzione della Vergine, con il suo buon augurio “Domum custodiat quae Christum custodivit” Protegga la casa colei che protesse Cristo.
Fonte: www.roccadisoragna.it
Foto a cura dell'uffico turistico di Soragna presso la Rocca Meli Lupi [meno informazioni]
Il "Cavallo del Catria" deriva il proprio nome da quel Monte Catria che sovrasta Cantiano. La sua origine è antica; già se ne trovano tracce dopo l’anno 1000 in documenti che citano la presenza a Fonte Avellana di allevamenti di cavalli ad usum equitandi.
Nel ceppo indigeno sono state introdotte diverse [...]Il "Cavallo del Catria" deriva il proprio nome da quel Monte Catria che sovrasta Cantiano. La sua origine è antica; già se ne trovano tracce dopo l’anno 1000 in documenti che citano la presenza a Fonte Avellana di allevamenti di cavalli ad usum equitandi.
Nel ceppo indigeno sono state introdotte diverse linee di sangue. I contatti legati alle attività dei carbonari, hanno favorito l’introduzione di sangue maremmano. Ha subito inoltre l’influenza del “Croato”, del “Franches-Montagnes”, mantenendo caratteristiche di robustezza e frugalità necessarie alla sopravvivenza nel pascolo brado di montagna.
Sino alla metà del secolo scorso, l’area del Monte Catria era zona di reclutamento quadrupedi da parte dell’esercito italiano. Inoltre questo cavallo ha servito l’uomo trasportando a soma ogni genere di materiale: carbone, legna, fieno, bigonci di mosto, cereali.
Dalla metà degli anni ‘90 sono stati attuati programmi di selezione e miglioramento della razza, finanziati dalla REGIONE MARCHE. Grazie alle sue caratteristiche morfologiche e alla sua provata attitudine al lavoro, il cavallo del Catria è particolarmente adatto al Turismo Equestre.
Ha ormai più di trent'anni l'evento "Cantiano Fiera Cavalli": la “mostra mercato del cavallo” a cui è abbinata la "Rassegna Cavallo del Catria", che si svolge il secondo week-end di ottobre e la domenica successiva.
Ospitata nel Centro Ippico LA BADIA, la manifestazione è diventata l’appuntamento autunnale per eccellenza degli appassionati di cavalli, ma anche di coloro desiderosi di scoprire un itinerario a misura d’uomo per trascorrere giornate di relax immersi nel verde. Delle 3 giornate di manifestazione, la prima è una fiera zootecnica dedicata agli operatori di settore equino. Le 2 domeniche successive sono giornate aperte al grande pubblico con numerose attività e spettacoli equestri di alto livello tra cui esibizioni di addestramento, monta da lavoro e di mountain trail di cui il Centro Ippico la Badia è diventato un punto di riferimento a livello nazionale.
In programma, spazi ludici per ragazzi, prove di abilità nel taglio della legna, dimostrazione e sfide nell’utilizzo di muli con uno spazio agroalimentare dedicato alle tipicità e alla gastronomia tradizionale tra cui la famosa polenta alla carbonara di Chiaserna. [meno informazioni]
L’antica Parrera (o Parriera) in dialetto vibonese significa cava di pietra, terreno roccioso, o pietraia. Probabilmente il nome deriva dalla presenza in passato di una cava Cordopatri nelle vicinanze del Castello Normanno-Svevo che si collegava a questa via. In effetti non è stato mai specificato perché si chiamasse [...]L’antica Parrera (o Parriera) in dialetto vibonese significa cava di pietra, terreno roccioso, o pietraia. Probabilmente il nome deriva dalla presenza in passato di una cava Cordopatri nelle vicinanze del Castello Normanno-Svevo che si collegava a questa via. In effetti non è stato mai specificato perché si chiamasse così per cui si possono fare solo ipotesi. Questa stradina si trova nel quartiere dove sorgeva l’antica Giudecca (1276), nel cuore dell’antico borgo. [meno informazioni]
Quest’albero, il Visciolo, produce una sorta di ciliegia selvatica in grado di crescere spontaneamente su tutto il territorio di Cantiano.
Agli inizi del Novecento, la bontà di questo frutto unita al grande successo che riscuoteva a livello locale, diede l’idea a due sagaci imprenditori di provare a commercializzare [...]Quest’albero, il Visciolo, produce una sorta di ciliegia selvatica in grado di crescere spontaneamente su tutto il territorio di Cantiano.
Agli inizi del Novecento, la bontà di questo frutto unita al grande successo che riscuoteva a livello locale, diede l’idea a due sagaci imprenditori di provare a commercializzare il prodotto, dando così origine alla Famosa Amarena di Cantiano.
L’Amarena di Cantiano, oggi è conosciuta come Prodotto tipico regionale ed ha avuto un enorme successo tanto da diventare il Simbolo della Raffinatezza gastronomica in tutta Italia.
Il prodotto si compone di Visciole conservate in uno sciroppo zuccherino e insieme alle amarene sono oggetto di numerose iniziative imprenditoriali di nicchia! [meno informazioni]
Fortezza con mura delimitate agli angoli da quattro torri cilindriche merlate, con fossato e ponte levatoio, il castello di Bivona è uno dei rari esempi di costruzioni difensive erette vicino alla costa della zona marina di Vibo Valentia, a difesa di un porto già esistente nel III sec. a.C. di origine greco-romana e [...]Fortezza con mura delimitate agli angoli da quattro torri cilindriche merlate, con fossato e ponte levatoio, il castello di Bivona è uno dei rari esempi di costruzioni difensive erette vicino alla costa della zona marina di Vibo Valentia, a difesa di un porto già esistente nel III sec. a.C. di origine greco-romana e nei pressi di una villa romana di cui sono stati rinvenuti i ruderi nel perimetro esterno.
L’importanza strategica del sito, in prossimità di un'insenatura naturale, ne aveva fatto un porto naturale molto importante, da cui si potevano controllare lo scalo marittimo e i suoi traffici.
Venne definito come pagus di Castellarium e poi, erroneamente, anche “Monasterio Castellarium”, secondo la pergamena di donazione da parte del conte Ruggero dei territori di Bivona e sua Tunnaria alla Abbazia della SS.ma Trinità di Mileto.
L’aspetto economico della zona sotto il governo feudale dell’Abbazia di San Michele Arcangelo e della SS.ma Trinità di Mileto “il cui abate aveva titolo di dominus Plagiae Bibonae, era rappresentato dalla preponderanza della produzione di pesca. E tutta la zona aderiva in intima coesione sociale ad una generalizzata Cultura del Mare da cui le popolazioni traevano e fattivamente trassero ogni sostentamento. Per questo necessitavano di un adeguato livello militare di protezione. “Ed in ciò bisogna individuare il livello operativo e direi la principale, se non unica, motivazione dell’esistere stesso di una Torre Mastra nell’incipiente XII secolo”.
Passato ai Pignatelli, nel 1500, Duchi di Monteleone, vi avevano introdotto la lavorazione del cannamele (canna da zucchero) e, a tal fine, venne edificato un secondo piano, utilizzato come stabilimento per la lavorazione su larga scala del prodotto, che assunse un ruolo chiave, insieme alla lavorazione del cotone, nell’economia del ducato. “Per questo uso verrà anche costruito un acquedotto che, agganciandosi alla torre ovest e seguendo per intero il tratto della cinta muraria, convogliava le acque del vicino torrente Trainiti facendole confluire nella saetta che azionava il mulino”.
Dopo il 1645 intorno al castello si era formato un lago di acqua stagnante che aveva reso l’area poco salubre e praticabile. Si ritiene, pertanto, che dopo questa data l’area venne abbandonata. Inoltre i sismi del 1638, 1659, 1783 fecero tragicamente scomparire alcuni dei centri attivi nel territorio le cui testimonianze sono ben evidenti nelle pergamene dell’Abbazia di Mileto.
Tali terremoti, tra cui ad esempio quello del 1638, favorirono il distacco di immani masse di terreno, a causa di violente e continuative piogge, che, incanalatesi nei due corsi d’acqua Trainiti e Sant’Anna, si precipitarono giù sino ad avvolgere le mura del sottostante Castello di Bivona con colate enormi di fango, formando dei terreni paludosi nell’area antistante il Castello che, man mano, prosciugandosi, spostarono sempre più in avanti la linea di battigia, distanziando e distaccando sempre di più il Castello dal mare.
Dopo di allora il castello venne abbandonato e ristrutturato nel 2016 con contributi regionali sotto la direzione scientifica della Soprintendenza e, sul campo, dall’archeologa Mariangela Preta. Oggi ripulito dalle erbacce grazie all’opera di volontari, è stato sede di mostre e concerti durante la stagione estiva
Documenti:
“Un successivo diploma normanno del 1101, oltre a rilevare la presenza nell’area portuale di una tonnara, testimonia la presenza in Bibona di una struttura incastellata, nell’atto meglio definita come “monasterio castellarium” [Diplomi Normanni (a.1101, giu., Ind. II): “In primis dedimus praefato monasterium castellarium, cum Bibona portum tonnariae, et cum omnibus eorum pertinentii, videlicet cultoris, et vineis, sicut ego una die, et una nocte tenui in meo domini libere, et absolute, et franche sine aliqua contradictione…”.
Il testo della predetta donazione ruggeriana ben indica la sequenza logica temporale fattuale e diremmo sinanche sintattico-ortografica del ductus: Io Ruggero, conte, diedi al predetto monastero della Trinità di Mileto (soggetto ed oggetto preindicato del vistoso donativo = praefato monasterium) Castellarium, (unitamente a nello stesso tempo) Bibona (il suo) portum (e l’ivi) tonnariae…”.
Palatium et Tintoriae ricorrono nel lessico di cui alla seguente fonte pergamenacea, del Diplomatico dell’Abbazia di Mileto: 1135, gennaio. Indizione XIV. Scritto per mano di Guidone, notaio reale. Re Ruggero, figlio del conte Ruggero, autorizza la permuta intercorsa tra l’abate David e monastero della Trinità di Mileto, e la Chiesa di Cefalù (fondata dallo stesso re Ruggero II) di alcuni beni per comodità del monastero miletino e della chiesa cefaludense
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Mariangela Preta “Ottavo Congresso Nazionale di Archeologia medievale - Giovanni Pititto “Archivio storico della Calabria - Fonti web “Cultura e identità”- SPQVibo [meno informazioni]
Il bergamotto è un agrume con il marchio Dop, coltivato, in gran parte, nella provincia di Reggio Calabria che ha moltissime proprietà benefiche, aromatiche, cosmetiche, antiossidanti, disinfettanti e antivirali ma è anche un ingrediente utilizzato in molte preparazioni gastronomiche. Fra queste una vera novità [...]Il bergamotto è un agrume con il marchio Dop, coltivato, in gran parte, nella provincia di Reggio Calabria che ha moltissime proprietà benefiche, aromatiche, cosmetiche, antiossidanti, disinfettanti e antivirali ma è anche un ingrediente utilizzato in molte preparazioni gastronomiche. Fra queste una vera novità vibonese è il Bergababà un’idea nata, con la collaborazione di maestri pasticceri reggini, dalla ricerca e sperimentazione, in questo campo, di Alessandro Russo, figlio d’arte e titolare di una delle più antiche pasticcerie di Vibo Valentia, la Pasticceria D’Arte, fondata dal padre Salvatore nei primi anni ’80. Utilizzando la tecnica della vasocottura, già sperimentata dai grandi maestri pasticceri d’Italia, Alessandro ha ideato il Bergababà dentro un vaso sottovuoto che ne garantisce così tutte le proprietà organolettiche, la morbidezza, gli aromi e i profumi. Nella ricetta di Alessandro la pasta del Bergababà, a base di uova fresche e miele del territorio, è un lievitato al bergamotto realizzato all’interno di un vaso sottovuoto e ha, come ingrediente principale dell’impasto e della bagna che lo inzuppa, il bergamotto di Reggio Calabria Dop. Senza conservanti, il Bergababà riesce così a durare per moltissimi mesi a temperatura ambiente perché realizzato con questa tecnica antica e particolare che dona al prodotto caratteristiche uniche. [meno informazioni]