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Provincia di LECCE

Capoluogo: Lecce

Scheda

 
Stemma della provincia Lecce
   

Provincia di Lecce - Statistiche

Territorio. La provincia di Lecce, articolata in 97 comuni, comprende interamente il settore estremo del Salento, propaggine meridionale della Puglia, rientrante, in parte, anche nelle province di Taranto e Brindisi: quella che meglio rappresenta il Salento è, in effetti, proprio la provincia di Lecce, quella più a sud-est d'Italia. Caratterizzato da una forma oblunga e prevalentemente pianeggiante, il Salento non ha formazioni montuose ma è punteggiato da colline, concentrate soprattutto nella parte meridionale e note come “Serre” o “Murge Salentine”; queste formazioni collinari non raggiungono i 200 metri sul livello del mare: la vetta più alta è la collina dove sorge Montesardo, località di Alessano, che con i suoi 184 metri è la cima più alta del Salento. Con la sua forma allungata la Penisola Salentina è protesa tra il mar Ionio, che con il golfo di Taranto lambisce la costa occidentale -caratterizzata da un'armoniosa alternanza di scogliere e grandi spiagge-, e il mare Adriatico, che bagna la costa orientale, punteggiata da strette insenature e grotte marine. Insenature e scogliere dominano la costa da Capo Santa Maria di Leuca a Otranto: solo più a nord diventa nuovamente bassa e sabbiosa, articolata in ampie spiagge intervallate da abitati che vantano una storia millenaria. Formatosi in epoca piuttosto recente dal sollevamento di enormi masse di sedimenti calcarei depositati sul fondo di un antichissimo mare, il Salento non ha nessuna risorsa nel proprio sottosuolo, fatta eccezione per gli enormi giacimenti di pietra sedimentaria, nota come “pietra leccese”. Sua unica risorsa è il mare, che da sempre ha rappresentato una fonte di vita ma anche di problemi per questa terra e il suo popolo: dal mare giunsero i più antichi abitanti della provincia di Lecce ma anche i turchi e i saraceni, che con galee ed eserciti organizzati assediarono e saccheggiarono le città che punteggiavano la costa. Il Salento è quindi una terra di frontiera, una linea di confine tra Oriente e Occidente, un ponte tra diversi popoli e culture. Le numerose dominazioni succedutesi dai tempi antichi nel territorio salentino hanno lasciato segni tangibili: cattedrali, castelli, torri costiere e masserie fortificate, che punteggiano le coste o gli antichi borghi dell'interno; insediamenti del monachesimo orientale, articolati in stanziamenti ipogei e cripte, affrescate con immagini realizzate dai monaci della Regola di San Basilio al tempo della persecuzione iconoclasta nell'impero bizantino, scatenata tra il VII e il IX secolo; dolmen, menhir e necropoli. Alla grandiosità e varietà dei fenomeni superficiali corrisponde un importante patrimonio ipogeo: l'erosione marina e i fenomeni di carsismo, infatti, hanno scavato lungo le coste salentine numerose grotte e caverne. Questa erosione, più sensibile in questa parte della Puglia, è stata resa possibile dalla particolare formazione del territorio, costituito prevalentemente da terreno a base sabbiosa e rocce sedimentarie, che ha dato origine a diffusi fenomeni di carsismo. Le rocce del Salento infatti sono costituite prevalentemente da carbonati, che l'acqua piovana nel corso dei millenni ha inciso sia esternamente, come testimoniano i letti ormai a secco di antichi fiumi, sia internamente, dove fiumi e laghi sotterranei punteggiano grotte e caverne. Il fenomeno del carsismo ha avuto origine, per il Salento, nel Cretaceo: l'erosione della roccia nel corso dei millenni ha innescato quei fenomeni che hanno determinato la formazione di stalattiti e stalagmiti che, specie nella grotta Zinzulusa, danno adito alle più svariate composizioni architettoniche e scultoree. I fenomeni carsici hanno impedito lo sviluppo di una rete idrografica superficiale: l'assenza di fiumi e l'insufficienza idrica hanno segnato, anche in tempi recenti, la storia di questo lembo di terra: l'Acquedotto Pugliese infatti è stato portato a termine solo negli anni Trenta del XX secolo sulla base di un progetto iniziato nel 1860. La scarsità d'acqua non ha tuttavia impedito lo sviluppo di una flora rigogliosa, costituita da macchia mediterranea e pinete marine, che ospitano animali stanziali e migratori. Il paesaggio è inoltre caratterizzato da estesi oliveti e vigneti, inframmezzati da piantagioni di tabacco, filari di fichi d'India e cespugli di capperi. La densità abitativa è molto elevata, anche se la Penisola Salentina non è ancora un'area assediata da massicci fenomeni di antropizzazione: la popolazione è accentrata in agglomerati urbani di medie e grandi dimensioni; i comuni principali, oltre al capoluogo, sono Campi Salentina, Copertino, Galatina, Maglie, Poggiardo, Casarano, Gallipoli, Presicce e Tricase. Ad un'analisi approfondita della distribuzione della popolazione risulta che più popolose sono le zone limitrofe al capoluogo provinciale e il Basso Salento, la parte di territorio gravitante sul polo calzaturiero di Casarano e su Maglie (che presentano una densità demografica che supera la media). Diversa è la situazione della fascia costiera adriatica (che dal capoluogo si estende fino a Otranto) e del litorale ionico, vicino alla provincia di Taranto. In prossimità di Lecce va segnalata la presenza della Riserva Naturale Le Cesine, unico resto di una più vasta area paludosa, poi bonificata, che da San Cataldo giungeva fino a Torre Specchia Ruggieri: ne fa parte un lago retrodunale, diviso in due bacini salmastri (Pantano Grande e Salapi), uniti da un canale. Laghi e acquitrini sono legati alla sola abbondanza delle piogge e punteggiano zone incolte, distese di pini e lecci e un folto sottobosco di mirti, lentischi, ginestre, ginepri e oleandri. Altra importante oasi di protezione faunistica sono i laghi Alimini, i “Limne” degli antichi greci. Alimini Grande, il bacino più settentrionale, era originariamente un'ampia insenatura marina, chiusa per la sedimentazione di depositi sabbiosi; Alimini Piccolo, alimentato da moltissime risorgive di acqua dolce, anticamente era una depressione carsica, scesa lentamente fino al livello della falda freatica. La Palude del Capitano comprende un'area, fra Porto Cesareo e Taranto, punteggiata di pozzi carsici, frutto dello sprofondamento di piccoli anfratti o di canali sotterranei, arricchiti da una fitta vegetazione. Lo stemma provinciale, aureo, concesso con Decreto del Capo del Governo, si compone di quattro pali rossi sui quali spicca un delfino stizzoso, guizzante, raffigurato nell'atto di “imboccare” una mezzaluna d'argento.

Comunicazioni. La Penisola Salentina è una zona pianeggiante rotta qua e là da piccole groppe sassose, concentrate prevalentemente nella parte meridionale: per la sua uniformità geofisica pertanto è percorsa da una rete stradale scorrevole, che al non lontano tracciato autostradale dell'A14 Bologna-Taranto affianca le strade statali n. 7 Ter Salentina, n. 16 Adriatica, n. 101 Salentina di Gallipoli, n. 173 delle Terme Salentine, n. 174 Salentina di Manduria, n. 274 Salentina Meridionale, n. 275 di Santa Maria di Leuca, n. 459 di Parabita, n. 474 di Taurisano, n. 475 di Casarano, n. 476 di Galatina, n. 497 di Maglie e di Santa Cesarea Terme, n. 543 del Lido di Lecce, n. 605 di Mesagne, n. 611 di Otranto, n. 613 Brindisi-Lecce e n. 664 Mediana del Salento. La rete stradale, fitta e articolata, è collegata alla rete del capoluogo, a quella di tutti i comuni e alla maglia costituita dalla rete stradale provinciale ed è affiancata da una rete ferroviaria in grado di garantire collegamenti su scala locale e interregionale (Bari-Lecce, Novoli-Gagliano del Capo, Martina Franca-Casarano, Maglie-Otranto, Zollino-Gagliano del Capo). Piuttosto lontani dalle aree produttive del basso Salento risultano gli aeroporti di Brindisi e Bari.

Storia. Dai numerosi reperti rinvenuti (che abbracciano il periodo che va dal paleolitico fino alle soglie della storia), si ha la testimonianza di un'origine molto remota e di evoluzioni di una civiltà, sviluppatasi nel corso di circa tremila anni: al paleolitico si datano i reperti della grotta Romanelli, rinvenuti a Diso. Poco si conosce delle popolazioni che verso il III millennio a.C. occupavano quasi tutto il territorio regionale ed erano già organizzate in nuclei abitati. Sembra accettabile si tratti di popolazioni di ceppo indoeuropeo, provenineti dall'Illiria (secondo alcuni) o dall'Egeo (secondo altri), in particolare da Creta. Dalla Dalmazia e dall'Epiro gli Iapigi (come li definirono i greci) o Apuli (come li denominarono i romani) si sarebbero inoltrati attraverso il mare giungendo fino a Capo di Leuca. Fra i sottogruppi etnici degli Iapigi furono i Messapi, stanziatisi nella penisola salentina, colonizzati nei secoli XIX-XVI a.C. dagli egei e dal XV al XII dai micenei. Fra i gruppi di Iapigi, i Messapi più degli altri assorbirono la cultura greca, pur essendo etnicamente più compatti, fino ad adottarne l'alfabeto. Particolarmente importante nella loro civiltà fu il ruolo di Taranto, che ebbe uno sviluppo economico rapido, favorito dai commerci. Agli immigrati spartani che la fondarono è dovuta la creazione di Gallipoli e forse quella di Otranto, cui seguì un'opera di infiltrazione, alla ricerca di nuovi territori da conquistare, che portò, nel 500 a.C., alla sconfitta delle città messapiche che, pur federate fra loro, non riuscirono ad evitare una lunga guerra fallimentare. Nel 470 fu la volta della stessa Taranto, che alleata con Peucezi e Dauni, sconfisse i Messapi. In seguito alle guerre sannitiche l'intero territorio regionale fu conquistato dai romani: con la Calabria, l'Apulia (per la divisione augustea) costituì la II regione (comprendente anche il Vulture e parte del Molise). Il territorio provinciale fu sottoposto alla tribù Camilia, essendo stato elevato il capoluogo al rango di municipio: il periodo di massima espansione si sarebbe avuto sotto l'imperatore Marco Aurelio: se da un lato la completa latinizzazione della zona portò alla progressiva perdita delle caratteristiche mutuate dalla civiltà greca, d'altro canto notevole fu lo sviluppo economico, che recò anche benessere, sicurezza e pace, fino alla caduta dell'impero romano d'occidente (476 d.C.). Il VI secolo d.C. vide l'ascesa di Otranto e il conseguente declino del capoluogo, dovuto anche ai saccheggi voluti da Totila, nel 542 e nel 549. Le contese fra longobardi, da un lato, e, alternativamente, bizantini (che dominarono Gallipoli, Otranto e gran parte del Salento) e arabi, dall'altro, contribuirono a rendere oscura la sua storia medievale, che si risollevò allorché, morto Ottone II (983), il territorio divenne parte del Catapanato bizantino di Bari: in particolare il capoluogo divenne il fulcro della vita religiosa della zona. La rivalsa del capoluogo su Otranto, anche da un punto di vista socio-economico, si ebbe in seguito alla conquista normanna della regione: alla fine dell'XI secolo, Lecce divenne contea ed estese i propri domini; fu soggetta a Goffredo d'Altavilla, per volere del fratello di questi, Roberto. Prima di essere assegnata da Federico II a Manfredi, la zona fu sottoposta al figlio di Goffredo, ad Accardo, a Tancredi, figlio di Ruggero (1166), e a Gualtieri di Brienne. Dopo l'arrivo degli angioini a Lecce, tornò ai Brienne, duchi di Atene, cui si deve l'opera di fortificazione del capoluogo, e, in conseguenza del matrimonio tra Isabella di Brienne e Gualtieri Enghien, passò (nel 1353) agli Enghien. La concessione degli statuti comunali si ebbe per volere di Maria, ultima discendente degli Enghien, alla cui morte si ebbe il passaggio del principato di Taranto al dominio degli Orsini-del Balzo e, in seguito, di Ferrante d'Aragona, marito dell'erede della contea di Lecce, Isabella di Chiaromonte: fu quello un periodo importante per il capoluogo, che divenne un nodo commerciale rilevante. I secoli XV e XVI videro la zona provata dalla peste e dalle invasioni dei turchi; sul finire del XV secolo, poi, risultò sconvolgente la lotta anti-semita, che si tenne nel corso del breve dominio di Carlo VIII. Anche qui ebbero ripercussione i moti napoletani di Masaniello: nel 1647 diedero vita ad una violenta rivoluzione antispagnola, frutto delle idee di innovazione e delle esigenze di miglioramento, nate all'interno della vivace vita culturale salentina; vi si sommarono le esigenze di potere della emergente borghesia, che vi sovrappose anche la rivolta anti-feudale: protagonisti dell'insurrezione furono Girolamo Paladini e Giovanni Spinola. A un breve periodo di dominio austriaco seguì, nel 1734, una nuova insurrezione, conseguente l'ascesa al trono di Napoli di Carlo di Borbone, la cui signoria veniva vista con terrore: la rivolta questa volta fu promossa da Pasquale Saraceno e da Leonardo Antonio Pedio che dapprima riuscirono a trattare con i Borboni (che avevano ottenuto la vittoria nella battaglia di Bitonto) e in seguito, visti come pericolosi dall'aristocrazia locale, furono arrestati e uccisi. Le istanze sociali maturate in terra d'Otranto nel periodo borbonico divennero sempre più pressanti, fino a sfociare negli episodi del 1799, che vedevano, questa volta, contrapposte la borghesia e la componente popolare contadina e artigiana, additata come un pericolo dalla nuova classe dirigente, il cui unico scopo era quello di debellare per sempre il potere borbonico. Ma nel 1848 gli stessi Borboni sarebbero riusciti a depotenziare il governo provvisorio che i liberali leccesi avevano formato. Le idee liberali, che continuarono, malgrado tutto, a circolare, avrebbero portato, nel 1860, alla costituzione di un comitato cittadino, che dichiarò decaduti i Borboni ancor prima dell'annessione della zona al regno d'Italia.

Struttura socio-economica. A causa di un reddito procapite non molto elevato, compreso tra i valori delle ultime dieci province italiane, la situazione economica delle famiglie residenti non è fra le più floride. Un altro elemento che influisce negativamente sulle entrate delle famiglie è dato dai trasferimenti: è questa una provincia in cui la pubblica amministrazione detiene numerosi addetti e pesa in maniera cosiderevole sul Pil; non si può dire altrettanto, invece, per interessi e redditi da capitale-impresa. Sebbene inferiore alla media nazionale, la dotazione di infrastrutture sociali si mostra migliore rispetto a quella delle altre realtà regionali: il capoluogo è una città universitaria in cui le frequenti iniziative culturali ben si inseriscono in una cornice urbanistica, data soprattutto dal suo centro storico di stile barocco. Se il settore primario ha ancora un ruolo predominante (non è stata tradita la vocazione rurale della provincia), quello secondario non è ancora decollato in maniera determinante; la quota del terziario, invece, presenta una situazione diversa: coincide con quella regionale, anche per l'incidenza della pubblica amministrazione, che influisce sulla netta prevalenza del lavoro alle dipendenze, con un evidente squilibrio a danno dell'industria manifatturiera, quanto a numero di addetti; in compenso essa contribuisce al valore aggiunto in misura solo lievemente inferiore a quello della Puglia. I dati regionali della disoccupazione ne fanno una zona che si caratterizza per un'offerta insoddisfatta tra le più alte d'Italia; gli indici della provincia di Lecce sono perfino superiori a quelli della Puglia. Anche per quanto riguarda la qualità della vita, Lecce risulta penalizzata in ambito regionale e nella graduatoria delle province italiane: ciò è dovuto alla bassa disponibilità di reddito (per cui si è disposti più facilmente a soddisfare i bisogni di prima necessità), alle poche occasioni di lavoro regolare e ad una dotazione di infrastrutture sociali decisamente insufficiente. Al settore primario si affiancano attività artigianali e commerciali, organizzate soprattutto in un numero di ditte individuali ampiamente al di sopra della media nazionale: in particolare la presenza dell'artigianato appare più rilevante che nel resto della regione, sia per quanto riguarda la quota sul totale delle imprese, sia per l'incidenza sul valore aggiunto provinciale. Il settore commerciale si distingue per l'elevato numero di addetti al commercio al dettaglio, compreso quello ambulante, e alle officine di riparazione degli autoveicoli. Rilevante risulta, al confronto con la media delle altre province pugliesi, la presenza delle attività di credito (in una provincia che fa registrare un soddisfacente livello di copertura degli sportelli bancari), per il peso sul prodotto interno lordo. Se nel resto della provincia risulta bassa la diffusione imprenditoriale, anche rispetto ad altre aree della Puglia, non bisogna dimenticare l'eccezione costituita dal polo calzaturiero di Casarano, sviluppato soprattutto in un tessuto di micro-imprese; ivi si concentra anche la confezione di calze ed altri articoli di abbigliamento, con una struttura imprenditoriale che da un'attività di subfornitura per grandi imprese non regionali si è in seguito espansa verso le diverse fasi del processo produttivo, fino alla produzione di manufatti, venduti principalmente sui mercati internazionali. Infatti, se scarsa risulta l'esportazione dal polo di Casarano verso il resto della provincia, non altrettanto si può dire per l'esportazione all'estero, principale sbocco delle produzioni di un manifatturiero piuttosto diversificato; in particolare, le calzature di pelle vengono esportate, nell'ordine: in Germania, Stati Uniti d'America, Francia e Regno Unito. Un altro punto di forza del settore secondario è nella fascia centrale della provincia, nei comprensori di Maglie-Otranto-Poggiardo, Galatina e Nardò-Galatone, in cui risaltano aziende della plastica, dei materiali edili e dell'impiantistica; il nucleo industriale di Lecce, invece, gode della presenza di uno stabilimento per la produzione di macchine per il movimento terra, che ha causato la crescita di un indotto di numerose aziende metalmeccaniche, che stanno gradualmente modificando la propria attività, liberandosi dal rapporto di subfornitura. Similmente alla diffusione demografica, e forse anche causa di quella, la distribuzione di unità produttive ha luoghi di elezione a Galatina, in posizione centrale all'interno del territorio della provincia, e nell'area che gravita su Casarano, oltre che nei comuni limitrofi al capoluogo provinciale; diversa è la situazione della densità imprenditoriale dei comuni costieri sul mare Adriatico posti a sud di Lecce e di quelli ionici vicini alla provincia di Taranto. Come nel resto delle province pugliesi, anche qui è praticata la lavorazione dell'olio, legata alle produzioni di olive. Un altro comparto dell'industria connesso al settore primario è quello della manifattura dei tabacchi, che occupa un numero rilevante di addetti. Nel basso Salento, specie a Gallipoli, particolare importanza riveste la pesca. Un'ulteriore fonte di ricchezza è data dal patrimonio paesaggistico della costiera salentina, che registra, nel periodo estivo, un'elevata presenza di turisti, malgrado le difficoltà di collegamento dovute alla posizione geografica, lontana dalle principali direttrici di traffico. Un'opera di miglioramento della proposta turistica può essere data dalla “destagionalizzazione”, in una provincia in cui il clima invernale è decisamente più temperato rispetto ad altre zone d'Italia e d'Europa; congiuntamente, è ovvio, risulterebbe opportuno un miglioramento dei collegamenti.

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