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GRAFFITI DI CAPO DI PONTE

Approfondimento

Approfondimento: GRAFFITI DI CAPO DI PONTE

Sulle pietre di arenaria della Val Camonica, come su grandi fogli, l'antico popolo camuno cominciò già nel Neolitico ad incidere i fatti e gli avvenimenti della propria vita: i riti religiosi, le cerimonie sociali, le attività legate alla guerra, alla caccia, al lavoro. Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri Camune di Capo di Ponte (BS), istituito nel 1955 dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia, racchiude il maggiore patrimonio di graffiti esistente in tutto il mondo, comprendente circa 40.000 incisioni e più di un migliaio di figure distribuite su un territorio di oltre 30 ettari e riguardanti un arco di tempo di circa venticinque secoli, dal Neolitico a parecchio dopo la conquista romana. Le figure più antiche sono incise in modo superficiale sulle rocce e raffigurano segni astratti, geometrici, di incerta e difficile interpretazione. Una seconda fase, compresa tra il 2200 ed il 1800 a.C., è caratterizzata da figure più realistiche, eseguite con un segno profondo, studiato, meticoloso: raffigurano armi, pugnali, lance, asce o strane strutture labirintiche. Successivamente, con l'età del Bronzo, le immagini realistiche si raffinano e prevalgono soprattutto raffigurazioni di armi, animali, personaggi umani, carri per il lavoro agricolo. Infine, nell'ultima fase, che coincide con l'età del Ferro (1000 a.C.), le figure raggiungono una notevole espressività e sono tracciate con grande vigore plastico e dinamico, oltre ad essere raggruppate tra di loro in composizioni e scene dal senso narrativo ben definito. Famosa è la roccia di Naquane, con circa 900 figure risalenti quasi tutte all'età del Ferro. Utilissimo, d'altro canto, è il Museo Didattico d'Arte e Vita Preistorica, in località Cemmo. Non sappiamo perché il popolo camuno incidesse la roccia. Quello che però possiamo intuire è che questi graffiti sono una manifestazione primitiva e originale dello spirito creativo che è nell'uomo, del suo impulso a rivolgersi alla natura e alle sue forze incontrollate e a mettere in relazione la propria esistenza con esse. Tali incisioni rappresentano già, insomma, quello che noi oggi chiamiamo arte. V. anche CAMUNI e VAL CAMONICA

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