Descrizione

Piccola comunità di montagna, di antiche origini, la cui economia si basa essenzialmente sulle tradizionali attività agricole. I liussani, che presentano un elevato indice di vecchiaia, sono distribuiti tra il capoluogo comunale e la località Murzalis. Il territorio, costituito anche da rocce vulcaniche, ha un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine molto accentuate: si raggiungono i 2.043 metri del monte Dimon. L’abitato, che non fa registrare segni di espansione edilizia, conservando un aspetto rurale, è immerso in una suggestiva cornice paesaggistica; situato in posizione panoramica, ha un andamento plano-altimetrico vario. Lo stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, rappresenta, in campo di cielo, un albero poggiato sulla cima mediana di tre monti.

Piccola comunità di montagna, di antiche origini, la cui economia si basa essenzialmente sulle tradizionali attività agricole. I liussani, che presentano un elevato indice di vecchiaia, sono distribuiti tra il capoluogo comunale e la località Murzalis. Il territorio, costituito anche da rocce vulcaniche, ha un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine molto accentuate: si raggiungono i 2.043 metri del monte Dimon. L’abitato, che non fa registrare segni di espansione edilizia, conservando un aspetto rurale, è immerso in una suggestiva cornice paesaggistica; situato in posizione panoramica, ha un andamento plano-altimetrico vario. Lo stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, rappresenta, in campo di cielo, un albero poggiato sulla cima mediana di tre monti.

Storia

Abitata già in tempi molto antichi, ha un toponimo di origini oscure: ricordato in un documento della seconda metà del XIII secolo, nella forma di Liusolo, potrebbe derivare da un vocabolo celtico o slavo. Nel Medioevo fece parte della gastaldia di Tolmezzo, posta sotto la giurisdizione del patriarcato aquileiese. Governata dal cosiddetto “meriga”, seguì le vicende degli altri territori della Val Pontaiba e venne conquistata, nella prima metà del Quattrocento, dalla repubblica veneta, che lasciò sussistere le precedenti amministrazioni patriarcali. Rimasta sotto il dominio veneziano fino all’arrivo delle truppe francesi, sul finire del XVIII, con le riforme napoleoniche fu aggregata a Treppo Carnico; avrebbe recuperato l’autonomia amministrativa nel 1841. La storia successiva all’annessione al regno d’Italia, nel 1866, non fa registrare avvenimenti di particolare rilievo. Terra povera, al centro di una vasta emigrazione, è stata risparmiata dalle grandi distruzioni del terremoto del 1976. Del patrimonio storico-architettonico, oltre alla chiesa parrocchiale, fa parte il castello di Valdajer, la cui costruzione fu iniziata forse verso la fine del Seicento; di proprietà della locale famiglia Craighero, venne incendiato dalle truppe italiane dopo la disfatta di Caporetto, del 1917; parzialmente ricostruito negli anni Settanta, è stato adibito ad albergo.

Abitata già in tempi molto antichi, ha un toponimo di origini oscure: ricordato in un documento della seconda metà del XIII secolo, nella forma di Liusolo, potrebbe derivare da un vocabolo celtico o slavo. Nel Medioevo fece parte della gastaldia di Tolmezzo, posta sotto la giurisdizione del patriarcato aquileiese. Governata dal cosiddetto “meriga”, seguì le vicende degli altri territori della Val Pontaiba e venne conquistata, nella prima metà del Quattrocento, dalla repubblica veneta, che lasciò sussistere le precedenti amministrazioni patriarcali. Rimasta sotto il dominio veneziano fino all’arrivo delle truppe francesi, sul finire del XVIII, con le riforme napoleoniche fu aggregata a Treppo Carnico; avrebbe recuperato l’autonomia amministrativa nel 1841. La storia successiva all’annessione al regno d’Italia, nel 1866, non fa registrare avvenimenti di particolare rilievo. Terra povera, al centro di una vasta emigrazione, è stata risparmiata dalle grandi distruzioni del terremoto del 1976. Del patrimonio storico-architettonico, oltre alla chiesa parrocchiale, fa parte il castello di Valdajer, la cui costruzione fu iniziata forse verso la fine del Seicento; di proprietà della locale famiglia Craighero, venne incendiato dalle truppe italiane dopo la disfatta di Caporetto, del 1917; parzialmente ricostruito negli anni Settanta, è stato adibito ad albergo.

Economia

Il quadro economico non risulta particolarmente fiorente: esso risente dell’impronta rurale della zona, a causa delle caratteristiche del territorio, che non risulta adatto a diversi tipi di coltivazioni, con un’agricoltura basata soprattutto sulla produzione di cereali; parte della popolazione si dedica anche alla zootecnia, prediligendo l’allevamento di bovini, suini e avicoli. L’industria, limitata a qualche piccola impresa edile, non ha avuto un adeguato sviluppo. Il terziario non assume dimensioni significative: non sono garantiti servizi qualificati, come quello bancario, e la rete distributiva è appena sufficiente a soddisfare le esigenze primarie della comunità. Non si registra la presenza di strutture sociali di rilievo, quali asili nido, case di riposo o orfanotrofi; mancano scuole di ogni ordine e grado e strutture desinate all’arricchimento culturale. Buona è invece la dotazione di strutture ricettive che, accanto alla ristorazione, offrono un’ampia possibilità di soggiorno. L’assenza di una farmacia rende necessario rivolgersi altrove anche per i servizi sanitari di base.

Il quadro economico non risulta particolarmente fiorente: esso risente dell’impronta rurale della zona, a causa delle caratteristiche del territorio, che non risulta adatto a diversi tipi di coltivazioni, con un’agricoltura basata soprattutto sulla produzione di cereali; parte della popolazione si dedica anche alla zootecnia, prediligendo l’allevamento di bovini, suini e avicoli. L’industria, limitata a qualche piccola impresa edile, non ha avuto un adeguato sviluppo. Il terziario non assume dimensioni significative: non sono garantiti servizi qualificati, come quello bancario, e la rete distributiva è appena sufficiente a soddisfare le esigenze primarie della comunità. Non si registra la presenza di strutture sociali di rilievo, quali asili nido, case di riposo o orfanotrofi; mancano scuole di ogni ordine e grado e strutture desinate all’arricchimento culturale. Buona è invece la dotazione di strutture ricettive che, accanto alla ristorazione, offrono un’ampia possibilità di soggiorno. L’assenza di una farmacia rende necessario rivolgersi altrove anche per i servizi sanitari di base.

Relazioni

La tranquillità del luogo, l’aria salubre e le bellezze dell’ambiente naturale, arricchito dalla presenza di boschi di conifere, costituiscono valide risorse per tentare di favorire lo sviluppo turistico della zona. Intrattiene rapporti non molto rilevanti con il circondario, cui gli abitanti si rivolgono anche per esigenze scolastiche e per usufruire dei servizi non disponibili sul posto. Non si registrano particolari momenti di folclore, che potrebbero fungere da richiamo per numerosi visitatori. Degna di nota è la festa patronale, dedicata a San Nicola, che si celebra il 6 dicembre.

La tranquillità del luogo, l’aria salubre e le bellezze dell’ambiente naturale, arricchito dalla presenza di boschi di conifere, costituiscono valide risorse per tentare di favorire lo sviluppo turistico della zona. Intrattiene rapporti non molto rilevanti con il circondario, cui gli abitanti si rivolgono anche per esigenze scolastiche e per usufruire dei servizi non disponibili sul posto. Non si registrano particolari momenti di folclore, che potrebbero fungere da richiamo per numerosi visitatori. Degna di nota è la festa patronale, dedicata a San Nicola, che si celebra il 6 dicembre.

Località

Murzalis

Murzalis