TIZIANO:
Pittore italiano, nato a Pieve di Cadore, Belluno, tra il 1488 e il 1490 e morto a Venezia nel 1576. Secondo dei cinque figli del notaio cadorino Gregorio Vecellio, si trasferì a Venezia ancora ragazzo e compì la sua formazione in contatto con la bottega dei Bellini e, successivamente, presso Giorgione, accanto al quale lavorò, non ancora ventenne, alla decorazione del Fondaco dei Tedeschi (1508). La rapidissima assimilazione del linguaggio rivoluzionario del maestro è evidente già in dipinti alternamente attribuiti all'uno o all'altro artista, come "Venere dormiente" (Dresda, Pinacoteca), il "Concerto campestre" (Parigi, Louvre), "Cristo e il manigoldo" (Venezia, scuola di San Rocco), il "Concerto" (Firenze, Pitti). Con gli affreschi dei "Miracoli di Sant'Antonio" della scuola del Santo a Padova (1511) Tiziano contrappose alla visione naturalistica di intonazione lirica e contemplativa di Giorgione la prepotente vitalità dei suoi personaggi rappresentati con intensi contrasti chiaroscurali. Della sensibilità naturalistica del suo maestro rimane tuttavia ancora traccia profonda in numerosi dipinti del secondo decennio, dal "Noli me tangere" (Londra, National Gallery) e dal "Battesimo di Cristo" (Roma, Pinacoteca capitolina) alla "Allegoria delle tre età della vita" (Edimburgo, National Gallery), alle numerose variazioni sul tema della "Sacra conversazione" (Edimburgo, National Gallery; Reggio Emilia, Collezione privata; Madrid, Prado; Londra, National Gallery; Dresda, Pinacoteca). Sempre all'inizio del secondo decennio risalgono, insieme con i primi ritratti, il "Ritratto d'uomo" (supposto ritratto dell'Ariosto) e la cosiddetta "Schiavona" (Londra, National Gallery), le affascinanti mezze figure femminili: "Donna allo specchio" (Parigi, Louvre), "Salomè" (Roma, Galleria Doria), "La Flora" (Firenze, Uffizi). Si impose come la personalità-guida della pittura veneta adeguando il nuovo linguaggio cromatico-tonale alle esigenze della monumentalità con grandiose composizioni religiose. Importanti furono in questo periodo i lavori effettuati a Venezia per il Palazzo Ducale. Al terzo decennio risalgono anche la "Venere Anadiomene" (Edimburgo, National Gallery) e la "Madonna del coniglio" (Parigi, Louvre). Oltre che con i dipinti l'arte, Tiziano si impose grazie ai magnifici ritratti dei grandi personaggi del suo tempo: quello di "Vincenzo Mosti" (Firenze, Pitti), quello di un "Gentiluomo" (Vienna, Kunsthistorisches Museum), quello di "Federico II Gonzaga" (Madrid, Prado), l'"Uomo dal guanto" (Parigi, Louvre) e "Carlo V" (Madrid, Prado). Ma anche: "Isabella d'Este" (Vienna, Kunsthistorisches Museum) ed "Eleonora Gonzaga" (Firenze, Uffizi), "Francesco I di Francia" (Parigi, Louvre) e il doge "Niccolò Marcello" (Pinacoteca vaticana), "Pietro Bembo" (Washington, National Gallery), "Sperone Speroni" (Treviso, Pinacoteca comunale) e "l'Aretino" (Firenze, Pitti), "Giacomo Doria" (Londra, Collezione Wernher) e "Alfonso d'Avalos" (Parigi, Collezione de Ganay). Tra le opere più importanti eseguite a Venezia nel corso del quarto decennio e nei primi anni del quinto sono la "Presentazione della Vergine al Tempio" (1534-1538) e le tre tele per il soffitto della chiesa di Santo Spirito a Isola (1542-1544, ora nella sagrestia di Santa Maria della Salute): tutti dipinti che indicano chiaramente, nei violenti risalti plastici, negli scorci e nell'ostentazione degli elementi scenografici, una svolta nel percorso stilistico dell'artista e l'accoglimento di motivi formali manieristici penetrati in ambiente veneto fin dall'arrivo sulle lagune, nel 1527, di Jacopo Sansovino e dell'Aretino, ambedue legati a Tiziano da vincoli d'amicizia e d'interesse. Nell'ottobre 1545, dopo aver sostato nelle Marche presso il duca di Urbino, Tiziano, che già due anni prima aveva dipinto in Emilia il primo "ritratto di Paolo III" (Napoli, Gallerie nazionali di Capodimonte), giunse a Roma accolto presso la corte pontificia. Il soggiorno si concluse nel marzo dell'anno seguente con il conferimento della cittadinanza romana all'artista che, durante quei cinque mesi, aveva eseguito numerose opere per i Farnese (tutte a Napoli, Gallerie nazionali di Capodimonte). Lasciatasi ormai alle spalle l'esperienza manierista, nonostante il successo presso i Farnese, non poté sfuggire all'incomprensione degli artisti romani e alle riserve dello stesso Michelangelo. Tornato a Venezia, l'artista riprese la sua intensissima attività; tra le opere successive al soggiorno romano spicca il "Ritratto votivo della famiglia Vendramin" (Londra, National Gallery). Chiamato ad Augusta da Carlo V, all'inizio del 1548, Tiziano vi dipinse il più "eroico" dei ritratti dell'imperatore (Madrid, Prado), raffigurato a cavallo, in armatura, dopo la battaglia di Mühlberg, sullo sfondo di un vasto paesaggio incendiato dalla luce del tramonto. Con il definitivo ritorno a Venezia, nell'agosto 1571, si apre l'ultima fase dell'attività del maestro che, pur abbandonando ai collaboratori l'esecuzione di numerose opere e, soprattutto, delle repliche, continuò a lavorare con ritmo sorprendente fino agli ultimi anni di vita. Toccando le corde più profonde dell'emozione e della commozione, nelle opere tarde la riflessione di Tiziano sulla natura e sull'esistenza sembra approdare a una sempre più cosciente e tragica visione della condizione umana ma senza disperazione e con inesausta passione per la vita; quella riflessione e la lunga attività del maestro vengono interrotte dalla morte, il 27 agosto 1576, mentre l'artista esegue la "Pietà" (Venezia, Gallerie dell'Accademia), estrema meditazione sul dramma cristiano, destinata alla propria sepoltura.