FEDERICO II DI SVEVIA:
Imperatore germanico del Sacro Romano Impero, nato a Jesi nel 1194. Figlio di Enrico VI di Hohenstaufen e di Costanza d'Altavilla, in giovane età successe al padre sia sul trono di Germania sia su quello di Sicilia, sotto la reggenza della madre prima e di papa Innocenzo III in seguito. Nel 1211, con l'appoggio di quest'ultimo, riuscì ad assicurarsi la corona del regno di Germania, a patto di tenerla divisa da quella di Sicilia e di impegnarsi in una crociata in Terra Santa. Incoronato imperatore da papa Onorio III nel 1220, Federico si trovò a governare su Italia, Germania e Sicilia. Alla fine di giugno del 1228 salpò da Brindisi alla testa di un esercito crociato e, a differenza dei suoi predecessori, riuscì a ottenere Gerusalemme per via diplomatica e non militare, dando l'impressione di preferire il fascino della grande e raffinata cultura orientale alla lotta contro gli infedeli. Nel frattempo la grandiosa opera di riorganizzazione amministrativa e politica del regno di Sicilia, iniziata qualche anno prima, culminava con le Costituzioni di Melfi (1231), più conosciute col nome di LIBER AUGUSTALIS -corpo di leggi tendenti alla restaurazione dell'autorità regia e alla limitazione degli arbitrii feudali dei nobili, della Chiesa e delle singole città del regno-. Grande energia l'imperatore profuse anche nella lotta contro i comuni dell'Italia settentrionale e nel 1237, a Cortenuova, colse la sua più grande vittoria militare contro la Lega Lombarda, vendicando la sconfitta del nonno, Federico I Barbarossa. Fu scomunicato due volte per questioni politiche, nel 1239 da papa Gregorio IX e nel 1245 da Innocenzo IV: la Chiesa, infatti, mal tollerava la stretta unione tra la corona imperiale e quella del regno d'Italia ma soprattutto mirava ad affermare la supremazia del potere spirituale su quello temporale; d'altro canto, dall'invasione dei longobardi in poi, i pontefici avevano sempre temuto la costituzione di solide realtà politiche nella penisola italiana, che consideravano un loro dominio. Federico II morì per una grave infezione intestinale il 13 dicembre del 1250, a meno di 56 anni, nella residenza di Castelfiorentino, in Puglia, terra da lui amatissima. Sposò, per motivi politici e di continuità dinastica, Costanza d'Aragona, Iolanda di Brienne e Isabella d'Inghilterra. Molti furono i suoi figli ma solo quattro quelli legittimi: Enrico VII e Corrado IV re di Sicilia, cresciuti ed educati lontano da lui, in Germania, poiché destinati a governare quella parte dell'impero, Margherita ed Enrico II; quest'ultimo, figlio dell'ultima moglie, pare fosse il più amato dal padre. I figli illegittimi furono almeno nove -cinque femmine e quattro maschi- e tra questi particolarmente cari all'imperatore furono Enzo, futuro re di Sardegna, Manfredi, che governò la Sicilia alla sua morte, e Federico principe di Antiochia. La complessa personalità di Federico, denominato STUPOR MUNDI per la sua cultura raffinata e la sua insaziabile sete di sapere, è stata variamente interpretata in base alle diverse convinzioni politiche dei suoi biografi: per quelli di parte guelfa fu un "mostro apocalittico posseduto da Satana", per quelli di parte ghibellina un sovrano saggio e magnanimo. La verità è che Federico II ebbe un'altissima concezione della sovranità e dell'indipendenza del potere politico da quello spirituale; sorretto da una lucida e straordinariamente moderna filosofia del potere creò un nuovo modello di stato, in cui la vita pubblica era posta completamente sotto il controllo del sovrano e delle leggi. Cresciuto ed educato nell'Italia meridionale, che disseminò di splendidi castelli, usufruì di una formazione culturale unica, nata dall'incontro delle civiltà normanna, araba e bizantina. Amante delle lettere e delle arti, diede inizio alla scuola poetica siciliana, fondò l'università di Napoli, specializzata in scienze giuridiche, rianimò l'antica scuola di medicina di Salerno, raccolse preziosi manoscritti arabi e greci e curò la diffusione delle opere di Aristotele. Poeta e scrittore egli stesso, compose un trattato di caccia in lingua latina intitolato DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS.