FEDERICO II DI SVEVIA:
Figlio di Enrico VI e di Costanza d'Altavilla, nacque a Jesi (AN) nel 1194 e morì nel castello di Fiorentino, presso Lucera (FG) nel 1250. Rimasto orfano di padre a tre anni, regnò in Sicilia, prima sotto la tutela della madre, ultima erede del regno normanno, e, dopo la scomparsa di quest'ultima, sotto la tutela del papa Innocenzo III, che lo fece eleggere re di Germania nel 1212. Dopo la morte del papa, Federico II si distaccò dalla santa sede, mostrando di voler agire in piena indipendenza. Nel 1215 fu scomunicato dal papa per non aver mantenuto la promessa di guidare la crociata in Terra Santa ma nel 1228 decise di organizzarla e ottenne, tramite negoziati, la città di Gerusalemme divenendone re. Continuando la politica dei suoi antenati, si dimostrò fiero avversario del papato e dei comuni, desideroso di affermare la superiorità del potere imperiale. Combattè contro la seconda lega lombarda e, approfittando delle divisioni e delle rivalità esistenti tra i Comuni, riuscì a vincerla a Cortenuova, presso Bergamo, nel 1237. La sconfitta non scoraggiò i Comuni e il papa, che scomunicò di nuovo l'imperatore. Gli anni che seguirono segnarono l'inizio del declino di Federico II che, nel 1248, fu sconfitto dalla lega nell'assedio di Parma e, l'anno successivo, dovette subire il dolore della cattura e della prigionia del figlio Enzo, vinto a Fossalta dai bolognesi. Ogni tentativo del padre per ottenerne la liberazione fallì e il principe morì in carcere. Diverse ribellioni in Sicilia e la morte dei suoi collaboratori più fedeli, Taddeo da Sessa e Pier delle Vigne, contribuirono a rendere più triste l'ultimo periodo della vita di Federico II. La sua figura è una delle più interessanti della storia medievale. Dimostrò una grande capacità nell'organizzazione dei suoi domini, creando una monarchia accentrata, nella quale un apparato burocratico ben strutturato assicurava l'equilibrio tra il sovrano e i feudatari. Creò un gruppo dirigente meridionale e tolse ai feudatari parte del potere giudiziario, che passò ai funzionari statali. Rafforzò l'intervento dello stato nell'economia e nel sistema militare. Tale assetto politico e amministrativo fu sancito nelle Costituzioni di Melfi (1231). Colto e raffinato, amò in modo particolare il suo regno dell'Italia meridionale e stabilì a Palermo la sede della corte, che divenne un punto di incontro delle culture araba, bizantina, ebraica, latina e richiamò artisti e studiosi eminenti. Fu proprio a Palermo che Federico II, i suoi figli e alcuni poeti, diedero vita alla Scuola poetica siciliana, dove si usò per la prima volta la lingua volgare. Il suo amore per la cultura si manifestò anche nella fondazione dell'università di Napoli (1224), nello sviluppo della Scuola medica di Salerno e nell'impulso dato agli studi scientifici e filosofici. Mostrò anche predilezione per la Puglia, dove fece costruire numerosi castelli, il più bello dei quali, Castel del Monte, era preferito dall'imperatore come luogo di riposo e di svago.