SFORZA:
Nobile famiglia italiana originaria della Romagna, il cui nome sembra che derivi dal soprannome con il quale Alberico da Barbiano era solito chiamare il capostipite della casata, il famoso condottiero Muzio Attendolo (1369-1424), per il suo valore e vigore. Questi, dopo aver combattuto al servizio di Francesco Broglia, della città di Perugia e di Gian Galeazzo Visconti, passò al servizio di Firenze; successivamente seguì Luigi II d'Angiò e quindi i Durazzeschi, ottenendo il titolo di barone e di gran conestabile del regno di Napoli nonché signore di Benevento e Manfredonia. Nel 1417, inviato dalla regina Giovanna II a Roma, sconfisse Braccio da Montone, riconsegnando la città al papa Martino V. Nella guerra di successione tra Angioini e Aragonesi si schierò dalla parte di Luigi III d'Angiò e si scontrò di nuovo con Braccio da Montone, dal quale fu sconfitto nel 1419. Riconciliatosi con Giovanna II, la difese contro Alfonso V d'Aragona. Morì nel 1424 affogando nel fiume Pescara mentre marciava in soccorso della città di L'Aquila, che si era ribellata a Braccio da Montone. Tra i numerosi suoi figli, molti dei quali naturali, si distinsero maggiormente Francesco, Leone, Alessandro e Bosio. Il primogenito Francesco (1401-1466), che ebbe fama di grande condottiero, si pose al servizio della regina Giovanna II e riconquistò Napoli, dopo aver corrotto il governatore Caldora; con l'aiuto di quest'ultimo riprese L'Aquila, sconfiggendo Braccio da Montone (1424). Passato al servizio di Filippo Maria Visconti, duca di Milano, subì dure sconfitte in occasione della guerra contro Venezia e Firenze ma riuscì infine a battere i veneziani a Sonnino (1431). Stabilì quindi la sua signoria nella marca di Ancona, che governò con il titolo di vicario e gonfaloniere della Chiesa conferitogli da papa Eugenio IV. Venuto in contrasto con il duca di Milano, passò al servizio di Firenze e poi di Venezia (1437-1441) e sconfisse più volte i Visconti, conquistando la contea di Cremona e assicurandosi la mano di Bianca Maria Visconti (1441), figlia illegittima ma unica erede del duca. Dopo la morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1447, Francesco assediò Milano, che nel 1450 fu costretta ad arrendersi e a riconoscerlo duca ebbe origine così il ramo degli Sforza di Milano, che resse il ducato dal 1450 al 1535. Uno dei figli di Francesco, Galeazzo Maria (1444-1476), ereditò dal padre il ducato di Milano nel 1466 e, circondatosi di artisti di chiara fama, ne fece uno dei principali centri d'irradiazione d'arte e cultura del Rinascimento; il suo carattere crudele e autoritario, però, causò un clima di malcontento che sfociò nel 1476 nella congiura degli Olgiati, di cui rimase vittima. Il titolo ducale passò quindi al figlio minorenne Gian Galeazzo (1469-1494), sotto la reggenza della madre Bona di Savoia. Nel 1480 l'irrequieto e ambizioso zio, Ludovico Maria detto il Moro (1452-1508), terzogenito di Francesco, si fece nominare tutore di Gian Galeazzo, esiliò Bona di Savoia e usurpò il potere, governando al posto dell'effettivo duca. Quest'ultimo, relegato nel castello di Milano, morì nel 1494, non senza che lo zio fosse sospettato di averlo avvelenato. Avendo ottenuto l'investitura del ducato dall'imperatore Massimiliano nel 1494, prima ancora della morte del nipote, Ludovico il Moro si fece proclamare duca della città. Essendosi opposto alle conquiste di Carlo VIII re di Francia (1494), si procurò l'odio dei francesi, che nel 1499 con Luigi XII, pretendente al ducato, occuparono Milano. Rifugiatosi in Germania, nel 1550 tentò la riconquista della città ma fu tradito dalle sue truppe svizzere e imprigionato in un castello in Francia dove morì. Altri rami della famiglia ebbero origine dai figli di Muzio Attendolo. Il ramo di Pesaro ebbe il suo capostipite in Alessandro (1409-1473), che difese la marca di Ancona con il titolo di vicemarchese al servizio di suo fratello Francesco (1433), sconfiggendo a Fiordimonte, presso Camerino (MC), Niccolò Fortebraccio; nel 1444 egli sposò Costanza da Varano, dalla quale ricevette come dote una parte della signoria di Pesaro; comprò l'altra parte nel 1445, divenendo così signore della città; nel 1447 ottenne l'investitura papale come vicario e nel 1462 il re di Napoli gli concesse il titolo di gran conestabile e di luogotenente generale del regno. I suoi discendenti dominarono Pesaro fino al 1512, quando l'ultimo signore, Galeazzo, fu costretto da Giulio II a cedere il potere ai Della Rovere.