EDITTO DI MILANO: Emanato dall'imperatore romano Costantino, nel 313 d.C., garantiva ai cristiani libertà di culto. Si trattò di un provvedimento di grande importanza politica e culturale, oltre che religiosa, poiché fino ad allora il credo cristiano era stato professato di nascosto, per sfuggire alle persecuzioni. Con la pubblicazione dell'Editto di Milano, invece, vennero revocate le leggi contro i cristiani promulgate dall'imperatore Diocleziano e furono concesse: la possibilità di riunirsi nelle chiese per professare la religione, la restituzione dei beni confiscati e l'autorizzazione a fare donazioni alla Chiesa. Agli inizi del IV secolo il cristianesimo si era diffuso su tutto il territorio dell'impero, in ogni classe sociale, e le idee che divulgava avevano scosso il mondo della cultura classica. La portata rivoluzionaria del concetto di uguaglianza e di pari dignità di tutti gli uomini, indipendentemente dal loro stato sociale, aveva già preoccupato i predecessori di Costantino, che colsero le implicazioni extra-religiose di tale idea ma risposero alla minaccia adottando misure repressive. Costantino per primo ebbe il merito di capire che il problema della presenza cristiana nell'impero non era più gestibile con il metodo delle persecuzioni e che in un momento in cui l'impero romano viveva una profonda crisi politica e culturale, in cui la sua integrità era seriamente compromessa, la comunità dei cristiani era ormai diventata una forza sociale in grado di condizionarne le sorti. L'Editto di Milano rappresentò quindi una vera e propria svolta nella politica imperiale e Costantino riuscì con questo provvedimento a rafforzare l'unità dello stato.