BORGIA:
Nobile famiglia oriunda di Xàtiva presso Valencia, in Spagna, stabilitasi in Italia nella prima metà del XIV secolo. Diede alla Chiesa due pontefici: Alonso, papa con il nome di Callisto III (1455-1458), e suo nipote Rodrigo, nato nel 1431 o nel 1434 e asceso al soglio pontificio con il nome di Alessandro VI (1492-1503). Rodrigo fu inviato a studiare diritto canonico a Bologna; nominato protonotario apostolico nel 1455, nel 1456 fu eletto cardinale e l'anno successivo ottenne l'uffizio elevato e lucroso di vicecancelliere della Chiesa. Rimasto nella cerchia dei più autorevoli personaggi della curia anche dopo la morte di Callisto III, accumulò numerosi benefici ecclesiastici, compresa l'abbazia di Subiaco (1471), di cui fece ricostruire la fortezza. Eletto papa con l'appoggio di Ascanio Sforza e di Ludovico il Moro, si macchiò del nepotismo più sfrenato -sei dei suoi congiunti ebbero il cappello cardinalizio- e di avidità di denaro, cedendo frequentemente alle relazioni carnali. La purezza della sua dottrina religiosa, tuttavia, non fu mai messa in discussione: oltre a favorire gli ordini religiosi e le missioni, egli difese i privilegi della Chiesa contro gli eretici, pur mostrandosi tollerante con gli ebrei per motivi politici ed economici; amante della cultura e delle arti, protesse celebri umanisti e incaricò Antonio da Sangallo di trasformare in fortezza Castel Sant'Angelo, affidando al Pinturicchio il compito di affrescarne gli interni. Dei suoi numerosi figli i più noti sono quelli avuti da Vannozza Cattanei, vale a dire Giovanni, Cesare, Lucrezia e Joffrè. Cesare, nato a Roma nel 1475, fu avviato alla carriera ecclesiastica e ben presto nominato cardinale (1493). L'anno seguente venne preso in ostaggio dal re di Francia Carlo VIII ma riuscì a fuggire; ordì quindi un complotto ai danni di suo fratello Giovanni, che morì assassinato, ma riuscì ad avere il perdono del padre insieme al permesso di abbandonare la carriera ecclesiastica. Inviato in Francia come messo pontificio nel 1498, ottenne il titolo di duca di Valentinois (da cui il soprannome di Valentino), la mano di Carlotta d'Albert, sorella del re di Navarra, e la promessa di appoggio ai suoi propositi di conquista in territorio italiano. In tal senso fu aiutato anche dal padre, che, dichiarati decaduti i feudatari della Romagna e delle Marche, fece in modo che Cesare occupasse Imola e Forlì (1500). Assoldate nuove truppe, questi prese anche Pesaro, Rimini e Faenza, completando così la conquista della Romagna (1501), di cui fu nominato duca; quindi s'impadronì del ducato di Urbino e di Camerino mentre le sue milizie occupavano il principato di Piombino, Arezzo e Cortona. Preoccupati dalla piega degli eventi, i signori dell'Italia centrale si diedero convegno a Magione (Perugia) e si coalizzarono contro il Valentino, che però, con l'aiuto francese, riconquistò in breve quanto aveva perduto, facendo uccidere a tradimento i ribelli. Nel 1503 la fortuna gli voltò le spalle: la morte del padre, infatti, interruppe i suoi ambiziosi disegni politici e lo costrinse a cercare asilo presso il re di Navarra, suo cognato. Morì combattendo a Viana nel 1507. Sulla sorella del Valentino, la bellissima Lucrezia, nata a Roma nel 1480, nel corso dei secoli sono fiorite leggende macabre di tutti i tipi ma la verità è che sin dalla nascita ella fu destinata a essere uno strumento politico nelle mani della sua famiglia. Nel 1493, appena tredicenne, andò in sposa al signore di Pesaro Giovanni Sforza; per motivi politici questo matrimonio fu annullato da Alessandro VI, che preferì darla nuovamente in moglie ad Alfonso d'Aragona, duca di Bisceglie e figlio naturale del re di Napoli Alfonso II -da questo matrimonio nacque Rodrigo, duca di Sermoneta-. Nel 1500 Alfonso di Bisceglie fu ucciso per mandato di Cesare Borgia e di lì a poco Lucrezia fu data in moglie ad Alfonso d'Este duca di Ferrara, dal quale ebbe numerosi figli. Passata alla storia come donna lussuriosa, incestuosa e dedita alla magia, Lucrezia ebbe invece spirito vivace, solida cultura, abilità diplomatica e doti di buona amministratrice e diplomatica, che le guadagnarono il rispetto dei suoi sudditi; fra l'altro, abbellì la residenza ferrarese di opere di Jacopo Bellini e del Mantegna e trasformò la corte estense in uno dei più splendidi cenacoli culturali del tempo, circondandosi di prestigiosi letterati come Ludovico Ariosto e Pietro Bembo.