CAPECE:
Nobile famiglia di origine sorrentina trasferitasi a Napoli al tempo di re Manfredi. Partecipò attivamente alle lotte tra Svevi e Angioini schierandosi con i primi. Un suo membro, Enrico (XIII secolo), fu nominato viceré di Napoli da Manfredi; Corrado, signore di Atripalda (morto nel 1270), conquistò il regno, combatté a Benevento (1266) e sollevò la Sicilia contro gli Angioini a favore di Corradino di Svevia, ricevendone il titolo di vicario; dopo la sconfitta dell'ultimo degli Svevi, cadde prigioniero di Carlo I d'Angiò, che lo condannò a morte con i suoi due fratelli, Marino e Giacomo, mentre altri esponenti della famiglia furono mandati in esilio. Ritornati più tardi in possesso dei loro domini e riacquistata notevole influenza e autorità nella vita di Napoli, i Capece si misero a capo di una consorteria di famiglie nobili (i Bozzuto, i Galeota, i Latro, i Minutolo, i Piscitelli, gli Zurlo), che associarono il proprio cognome a quello dei Capece. Intorno alla seconda metà del XVI secolo questo organismo familiare creò un proprio "monte", per aiutare economicamente i membri bisognosi delle stesse famiglie. Tra i titoli ricoperti dai Capece sono da ricordare quello di principi di Montaguto e quello di marchesi d'Alvignano. Molti personaggi di questa casata si distinsero in campo giuridico, ecclesiastico e letterario: si ricordano Antonio (morto nel 1545), giurista e consigliere di Ferdinando il Cattolico e di Carlo V, e Scipione (morto nel 1551), umanista e giureconsulto napoletano, che scrisse un famoso poema, DE PRINCIPIIS RERUM (1546), di ispirazione lucreziana ma di contenuto cristiano.