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Regione MARCHE

Capoluogo: Ancona

Scheda

 
Stemma della regione Marche
   

Regione Marche - Statistiche

La terra dell’“Infinito” è sesta per estensione fra le regioni d’Italia, con una superficie di 9.693 chilometri quadrati, pari al 3,2% circa del territorio nazionale. Come per molte altre regioni, la sua vicenda politico-amministrativa è il risultato di un faticoso cammino verso un assetto unitario, scandito da aggiustamenti territoriali, compromessi e scorpori, a partire dalle antiche “marche” -dal tedesco MARK, vale a dire ‘territori di frontiera sottoposti alla giurisdizione di un marchese’-; si spiega così anche il nome al plurale di questa terra affascinante, schiva e sonnolenta, per lunghi secoli conosciuta e percorsa solo da pochi viaggiatori. Regione “plurale” forse più di altre ma che ha teso sempre più a omogeneizzarsi nei valori e nei comportamenti sociali, particolarmente dagli anni Cinquanta in poi. Le tradizioni e le numerose fiere eno-gastronomiche locali determinano flussi sempre più rilevanti di traffico turistico; pertanto il quadro delle relazioni esterne, grazie anche al ricco patrimonio storico-architettonico e naturalistico nonché alla dinamicità delle imprese, si presenta assai vivace e in continua espansione.

Collegamenti. Parallelamente alla costa corre l’autostrada Bologna-Taranto (A14), asse portante del sistema dei collegamenti tra il nord e il sud della penisola lungo il versante adriatico. Un’estesa e funzionale rete di strade statali, vero tessuto connettivo delle attività economiche e turistiche, arricchisce inoltre la mappa viaria della regione: fra queste spicca la strada statale n. 16 Adriatica, arteria al servizio delle stazioni balneari del litorale adriatico da Termoli (CB), nel Molise, a Ravenna, in Emilia-Romagna; sulla quale confluiscono le antiche vie consolari n. 3 Flaminia e n. 4 Salaria. Di rilievo interregionale sono anche le statali n. 73 bis di Bocca Trabaria, n. 257 Apecchiese, n. 76 della Val d’Esino, n. 361 Septempedana, n. 77 della Val di Chienti e n. 209 Valnerina mentre assolvono perlopiù funzioni comprensoriali la n. 424 della Val Cesano, la n. 360 Arceviense, la n. 502 di Cingoli, la n. 210 Fermana Faleriense e la n. 433 della Val d’Aso. La rete ferroviaria si articola su due linee di rilievo nazionale, la Bologna-Bari e la Orte-Falconara Marittima, e su tre secondarie, la Fabriano-Civitanova Marche, la Fabriano-Pergola e la Ascoli Piceno-Porto d’Ascoli. Nel comune di Falconara Marittima è situato l’aeroporto “Raffaello Sanzio” (Ancona/Falconara Marittima), abilitato prevalentemente al traffico nazionale, mentre nel capoluogo regionale ha sede un grande porto, che assicura i collegamenti con i più importanti paesi dell’Adriatico e del Mediterraneo, oltre a svolgere funzioni turistiche e militari; diversi altri comuni rivieraschi, inoltre, possiedono attrezzati porti turistici (Gabicce Mare, Pesaro, Fano, Senigallia, Numana, Civitanova Marche, Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto). Oltre ai capoluoghi di provincia costituiscono poli di gravitazione i comuni di Fano (PS), Urbino (PS), Fabriano (AN), Iesi (AN), Senigallia (AN), Camerino (MC), Civitanova Marche (MC), Tolentino (MC), Fermo (AP), Porto San Giorgio (AP) e San Benedetto del Tronto (AP).

Territorio. Stretta tra gli Appennini a occidente e il mare Adriatico a oriente, la regione presenta una morfologia essenzialmente montuosa e collinare. Le quote variano dallo zero fino ai 2.476 m del monte Vettore, vertice altimetrico della dorsale più meridionale dell’Appennino marchigiano, quella dei monti Sibillini che, sul confine laziale-abruzzese, si saldano con le estreme propaggini settentrionali dei selvaggi e incontaminati monti della Laga. Da nord a sud si possono inoltre individuare altre tre catene montuose distinte: quella del Montefeltro, che culmina con il monte Carpegna (1.415 m); quella del monte Catria, con i suoi 1.701 metri d’altezza e con le sue formazioni di roccia calcarea risalenti al giurassico-cretaceo; quella del monte San Vicino, che raggiunge i 1.485 metri. Solitario si erge inoltre, a spezzare in due il lunghissimo litorale marchigiano, il promontorio calcareo del monte Conero (572 m), che si getta nel mare con le sue falesie ripidissime, a tratti verticali. Fino agli anni Trenta del XX secolo lo zolfo estratto dalle miniere marchigiane contribuiva per un quarto alla produzione nazionale; attualmente, se si escludono modeste quantità di petrolio e gas naturale e una più rilevante attività di estrazione di materiali destinati all’edilizia (travertino, argille, calcari bianchi e rossi), il sottosuolo non custodisce risorse di particolare pregio. La vegetazione dei rilievi collinari e della fascia costiera è stata fortemente ridotta dall’opera secolare dell’uomo mentre è ancora rigogliosa quella dell’Appennino. Alle quote più elevate regnano incontrastati il faggio, il castagno, il sempre più raro abete bianco, la pregiata stella alpina dell’Appennino, la genziana e l’orchidea dei pascoli, che a quote più basse lasciano il posto al carpino nero, alla roverella e al cerro; le coste, inoltre, rappresentano l’habitat ideale della palma mentre sui pendii collinari predominano il biancospino, il corniolo, la quercia e il platano. Due parchi nazionali (dei monti Sibillini nonché del Gran Sasso e dei monti della Laga), tre parchi regionali (Monte San Bartolo, Monte Conero e Sasso Simone e Simoncello), due riserve statali (Montagna di Torricchio e Abbadia di Fiastra) e un centinaio di altre aree protette testimoniano l’efficace operato degli organi preposti alla salvaguardia naturalistica del territorio. Dal punto di vista dell’idrografia la regione presenta un assetto piuttosto regolare: i fiumi e i torrenti che l’attraversano seguono un percorso pressoché identico, trasversale e parallelo da sud-ovest verso nord-est, disegnando la caratteristica conformazione “a pettine” del territorio -si segnalano il Chienti, il Foglia e il Metauro-. L’unico lago di una certa importanza è quello di Pilato, di origine glaciale, che sorge a 1.954 metri di quota, sui monti Sibillini; gli altri bacini lacustri sono di dimensioni assai modeste e di origine artificiale.  

Clima. Il clima della regione risente della presenza dell’Appennino: questo ostacola l’arrivo delle correnti caldo-umide dai quadranti sud-occidentali, che pertanto riversano buona parte delle precipitazioni sul versante sopravvento della catena montuosa; d’altra parte, però, la dorsale appenninica favorisce la confluenza e il successivo ristagno nell’entroterra dell’aria fredda e secca di origine orientale. La costa, ovviamente, risente dell’effetto di inerzia climatica provocato dal mare Adriatico ma in misura minore del litorale tirrenico alle stesse latitudini, vista la minore profondità dell’Adriatico rispetto al Tirreno. L’acqua di evaporizzazione marina, inoltre, va a precipitare sugli alti rilievi appenninici, per cui le Marche sono caratterizzate da una piovosità superiore a quella delle restanti regioni adriatiche meridionali. Questa analisi scaturisce dai rilevamenti delle grandezze metereologiche del suolo: per le precipitazioni medie si va da circa 1.200 mm annui sulla catena appenninica a circa 600 mm annui sulla costa, con una frequenza di 60-90 giorni l’anno e con 40-60 giorni senza alcuna precipitazione. Le temperature medie si attestano tra i 2°-6° centigradi in inverno e i 23°-26° centigradi in estate. I venti dominanti, a parte quelli generati dalle configurazioni bariche a grande scala, che sono preminentemente nord-orientali (grecale o bora) e sud-orientali (scirocco), sono rappresentati dalle brezze di monte e di valle, prodotte dal differente riscaldamento diurno e notturno tra le cime dei monti e le valli.

Attività produttive. Il fulcro del “miracolo” economico marchigiano è senza dubbio rappresentato dall’imprenditoria diffusa sul territorio, costituita da imprese di piccole e medie dimensioni: queste hanno cominciato a muovere i primi passi nel secondo dopoguerra ma hanno conosciuto un vero boom economico a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Il sistema della piccola e media impresa ha gettato le sue solide fondamenta sulla grande tradizione artigianale marchigiana (produzione di carta, ceramiche e strumenti musicali nonché lavorazione del ferro battuto e del rame sbalzato), favorendo la trasformazione di laboratori artigiani, attivi in alcuni casi fin dall’Ottocento, in vere e proprie aziende industriali. È il caso dei due comparti industriali più rappresentativi, nei quali le capacità imprenditoriali e la perizia dei marchigiani hanno saputo creare solidi poli produttivi, diventati punti di riferimento a livello internazionale: quello delle calzature, che si concentra soprattutto nelle province di Macerata e Ascoli Piceno, e quello del mobile, che ha nel Pesarese la sua sede elettiva. A questi comparti si affiancano quelli della meccanica, dei prodotti alimentari, della lavorazione del pesce, dei tessuti, dell’abbigliamento, della carta, dell’elettronica, degli strumenti musicali, dei giocattoli, della gomma e della plastica, concentrati prevalentemente lungo la fascia costiera e nell’immediato entroterra collinare. Il settore primario, dopo la crisi del modello mezzadrile, ha saputo riciclarsi andando incontro alle mutate esigenze della moderna agricoltura: frumento, barbabietole e uva da vino rappresentano ormai produzioni di livello industriale e precedono, in termini quantitativi, ortaggi, mais, olive e frutta. Una menzione particolare, inoltre, meritano i numerosi vini di grande prestigio, giustamente rinomati fin dall’antichità e consacrati dal marchio Doc: tra i molti altri, il Verdicchio di Matelica, il Verdicchio dei Colli di Jesi classico, il Falerio Ascolano, la Vernaccia di Serrapetrona, la Lacrima di Morro d’Alba e il Rosso Piceno. La zootecnia ha conosciuto negli ultimi decenni una costante e pronunciata riduzione del numero dei capi bovini, in parte, però, compensata dall’aumento di quelli ovini e del patrimonio avicolo. Il settore terziario ha il suo punto di forza nel turismo, soprattutto in quello balneare, anche se i flussi di visitatori attratti dalle bellezze artistiche e architettoniche sono in costante aumento.

Analisi statistica. Area sociale. Le statistiche culturali e sociali varie vedono la regione collocarsi, nel complesso, lievemente al di sopra delle medie nazionali: le Marche occupano il settimo posto per grado di istruzione e l’ottavo per spesa pro-capite per spettacoli, manifestazioni sportive e trattenimenti vari; inferiore alla media italiana è invece la diffusione di periodici per abitante. Per quanto riguarda le statistiche sanitarie, la regione occupa il quinto posto sul versante pubblico mentre si colloca lievemente al di sotto della media nazionale sul versante privato. Area economica. L’apporto più consistente all’economia regionale è dato dal terziario, con una percentuale lievemente inferiore alla media italiana, mentre le percentuali relative al valore aggiunto del settore agricolo e di quello industriale sono entrambi superiori alla media nazionale. Nella graduatoria dei conti economici pro-capite la regione si colloca su posizioni superiori alle medie nazionali (ottavo posto per i consumi e undicesimo per il Prodotto Interno Lordo). La graduatoria degli occupati per 1.000 abitanti vede la regione al settimo posto, con 393,6 occupati contro 346,5 della media italiana. Area demografica. Il 70% dei comuni ha una popolazione non superiore ai 4.000 abitanti e la classe di ampiezza demografica che va dai 1.000 ai 2.000 abitanti è quella che comprende il maggior numero di comuni (56). La città più popolosa è il capoluogo regionale, con oltre 100.000 abitanti. La regione vanta il primato per quanto riguarda la vita media, con 74,9 anni per gli uomini e 81 per le donne mentre occupa il settimo posto nella graduatoria dell’indice di vecchiaia, con un valore sensibilmente superiore alla media italiana. Area ambientale. La superficie territoriale secondo la zona altimetrica presenta una composizione prevalentemente collinare (68,3%) nettamente superiore alla media nazionale; il 31,2% di superficie montuosa completa l’estensione territoriale della regione. La quasi totalità del territorio è a media sismicità. Con il 73,9% di costa balneabile le Marche occupano il quarto posto per quanto riguarda la qualità delle acque marine.

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